Generali fu fondata il 26 dicembre del 1831 a Trieste, città che fu punto di partenza di un’espansione crescente e rapidissima su tutto il territorio italiano. Forse non tutti sanno che il nome che oggi designa la compagnia prende spunto dal consolidamento, in epoca asburgica, di una solida presenza in molti mercati e in tutti i rami assicurativi, resa possibile dalla forte inclinazione commerciale di Trieste e Venezia. Il 26 dicembre del 2021 Generali ha spento 190 candeline, e quell’originaria ambizione continua a essere più viva che mai. Per celebrare l’anniversario, nel dicembre dell’anno scorso la compagnia ha avviato un’intensa stagione di iniziative ed eventi. L’occasione è doppia: onorare da un lato la lunga storia della terza più grande compagnia italiana di assicurazioni; dall’altro guardare al futuro e siglare nuovi impegni verso la comunità e soprattutto a favore dell’ambiente, tema di assoluta priorità nelle agende delle potenze mondiali.
È proprio questa la direzione intrapresa dal progetto This Is Tomorrow, curato dallo storico dell’arte e Direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Cini Luca Massimo Barbero, fortemente incentrato sul tema stringente della sostenibilità. L’iniziativa punta sulle infinite potenzialità delle immagini perché, come spiega il Segretario Generale della fondazione The Human Safety Net Emma Ursich, l’immagine è il veicolo espressivo e comunicativo più efficace per rappresentare una società non di prodotto ma di servizi come è Generali, e lo strumento più idoneo per diffonderne la filosofia aziendale e creare engagement sulle tematiche e sugli obiettivi che il Gruppo promuove e persegue.
This is Tomorrow presenta, all’interno di Torre Generali a Citylife, una serie di manifesti in edizione limitata, dodici opere grafiche e illustrative realizzate da artisti di diverse generazioni e provenienti da varie aree del mondo, invitati a confrontarsi sulla questione della sostenibilità quale prospettiva per un futuro di maggior sicurezza e benessere per l’essere umano e per le società globali. Il manifesto assume qui doppia valenza simbolica: richiama sia l’idea dell’opera artistica e sia il manifesto inteso come dichiarazione di responsabilità e impegno sociale di Generali nei confronti dell’intera collettività, valore imprescindibile e basilare su cui la compagnia ha costruito nel tempo la propria vision.
Tra i dodici manifesti in mostra, sei magnifici esemplari sono firmati da alcuni artisti che tra Ottocento e Novecento collaborarono con Generali dando vita a efficaci campagne pubblicitarie e di comunicazione: Gian Luciano Sormani (1910), Marcello Dudovich (1928 e 1932), Achille Beltrame (1923), Wilém Rotter (1935) e Gino Boccasile (1936). A dialogare con questa piccola collezione di tesori troviamo invece sei pezzi inediti prodotti nel 2021 da artisti, designer e illustratori contemporanei: Max Guther, Elena Xausa, Alëna Skarina, Gérard Dubois, Craig & Karl e Tim Lahan. Questo secondo gruppo di opere, al di là degli omaggi al valore estetico e ai concetti veicolati dai manifesti più agé, offre una panoramica degli obiettivi e delle prospettive di Generali che, pur restando fedeli ai principî alla base della filosofia della compagnia, si sono nel corso del tempo trasformati e adattati ai nuovi problemi e alle sfide della modernità.
Ciascuno dei sei manifesti contemporanei richiama un tema, riprendendolo dalle opere storiche: dalla tecnologia al clima, dalla solidarietà alla protezione, fino alle grandi corporations. E tutti i manifesti nel loro insieme compongono un ottimo affresco di quello che è l’universo di valori, obiettivi e missioni che delineano la strategia di Generali: essere Partner di Vita dei clienti e creare valore per tutti gli stakeholder.
In materia di sostenibilità, che si diceva essere il grande focus della mostra, precisissimi sono i contributi di Max Guther e Craig & Karl. L’artista tedesco porta avanti da diversi anni un lavoro incentrato sulle “squadre di impegno”, ossia gruppi di lavoro che in un’ottica vicina alla disciplina sportiva o militare si battono per promuovere una forte responsabilità verso l’ambiente, a cominciare dal contesto di lavoro e dalle abitudini radicate nel quotidiano. Molto eloquente il suo manifesto intitolato Sharing Global Challenges, ambientato all’interno di un ufficio moderno e allo stesso tempo green, dove un team giovane e tech-friendly si dedica alla cura e alla ricostruzione di un pianeta terra in miniatura dalla superficie frammentata. Una profonda riflessione sullo sguardo muove la ricerca di Craig & Karl, dinamico duo di designer australiani (attivi rispettivamente a New York e Londra), che in Solutions for a Better World chiedono a un’umanità sopraffatta dalla massiva produzione di immagini di non guardare più solo ciò che riconosce, con occhio abulico e passivo, ma di attivare uno sguardo più consapevole e basato sul know-how e sulla new knowledge degli strumenti e dei device messi in campo dalla tecnologia.
C’è poi l’opera For the future together di Gérard Dubois, che raffigura un bambino piegato dal peso della figura anziana sulle sue spalle, un’immagine che parla di generazioni, di famiglie e di una demografia italiana sbilanciata dal calo di nascite degli ultimi anni, fronteggiato dall’aumento progressivo della terza età. Quest’ultima finisce così per pesare, metaforicamente, sulle generazioni più giovani, rendendole col tempo insicure e vulnerabili. Diretto ed efficace il manifesto di Tim Lahan in cui sotto la scritta Caring for people’s lives si intrecciano due mani di colori diversi, in omaggio alla diversità culturale, e con le dita formano una rete compatta e resistente. In effetti, riflette Luca Massimo Barbero, quanto può essere fragile una mano da sola e quanto può divenire strutturata se unita ad altre mani. Allora quella rete insolubile e impenetrabile diviene una barriera, un simbolo e infine confluisce in un nome che è una dichiarazione di intenti: The Human Safety Net, fondazione di Generali che promuove programmi di solidarietà e assistenza a rifugiati e persone o famiglie vulnerabili, in collaborazione con organizzazioni ed enti no-profit. Ad essa è dedicato il manifesto The Human Safety Net della russa Alëna Skarina, che disegna girotondi infiniti di persone attorno a piccole isole e diverse specie di animali, evocando tutta la gioia di un universo in cui uomo, natura e ambiente si ritrovano e si celebrano.
Chiude la serie Elena Xausa, illustratrice e artista italiana di fama internazionale, con l’opera Innovation for Humanity: qui il trionfante Leone di Venezia, simbolo della città nonché logo di Generali, domina sul paesaggio della Serenissima in cima a una colonna che è in realtà un possente albero, da cui una moltitudine di energiche mani sbucano dalle fronde e alcune manovrano oggetti tecnologici, altre si uniscono in una stretta solidale, altre ancora evocano simboli e icone che richiamano concetti-chiave come lavoro, professionalità, tecnologia e interconnessione, sostenibilità, visione e futuro.
La scelta di affiancare, peraltro con risultati di notevole fascino, una parte storica ad una più contemporanea, risiede nella volontà del curatore di celebrare le grandi campagne di comunicazione e promozione di Generali, che nell’ottica del centonovantesimo anniversario rappresentano una parte significativa e imprescindibile della storia della compagnia. Non solo manifesti, ma anche calendari illustrati, opuscoli e cartoline, frutto del contributo di grandi artisti e illustratori, hanno scandito, potenziato e avvalorato negli anni il rapporto tra Generali e i propri diversi interlocutori: dagli stakeholder ai clienti, dalle famiglie ai lavoratori e fino ai singoli cittadini.
L’attento processo di selezione degli artisti compiuto dal curatore è stato seguito da un periodo di studio dei più giovani sulle opere dei maestri storici. Ne sono derivate opere inedite, ma anche interessanti reinterpretazioni: per esempio, Elena Xausa riprende gli elementi tipicamente veneziani da Colonna con leone marciano (1932) e La veneziana (1928) di Marcello Dudovich, uno dei padri del cartellonismo italiano. E Gérard Dubois riflette sul tema delle generazioni a partire da Una mamma con bambini (1935) di Luigi Boccasile, pubblicitario e pittore. I manifesti di Vilem Rotter (Faro, 1831), illustratore d’origine ceca, e Achille Beltrame (Raccolta dell’uva, 1923), celebre autore di numerose copertine della Domenica del Corriere, parlano entrambi di sicurezza: nel primo un maestoso faro proietta un potente fascio di luce che reca la scritta “Assicurazioni Generali” e guida i naviganti in tempesta verso la salvezza; nel secondo vi è la rassicurante familiarità di una scena bucolica ove la raccolta dell’uva simboleggia la ricchezza di un territorio rigoglioso, i cui frutti nutriranno la comunità mantenendola viva e in salute. C’è infine un richiamo alla mitologia nel manifesto Mercurio (1910) di Gian Luciano Sormani, pittore e illustratore, dai motivi vagamente Liberty, in cui l’autore riporta una gamma di servizi a promuovere l’idea di quella diversificazione settoriale di cui si parlava, e su cui Generali avrebbe edificato le basi della propria strategia.
Nella visione di Generali dunque, la lezione del passato rimane di vitale importanza (di pari passo con una costante ricerca di innovazione), per poter comprendere il presente e pianificare il futuro. Un concetto ben espresso dall’icona della giostra che Generali ha installato a grandi dimensioni in piazza Tre Torri nel cuore di Citylife. Concepita dallo studio di architetti milanesi Migliore+Servetto, la giostra è un dono ai cittadini e un invito collettivo a prendere parte alle celebrazioni per i 190 anni della compagnia. Sulle sue aste ruotano, sospinte dal vento, le grandi riproduzioni dei dodici manifesti con il dorso specchiato che riflette i raggi solari, abbagliando i passanti e creando giochi di luce sull’ambiente circostante. Come quando nel Medioevo gli spazi pubblici ospitavano momenti collettivi di festa, spesso carica di giocosità e ironia spinta, così oggi la monumentale giostra di Generali attrae ancora una volta il pubblico con un’immagine di natura ambivalente: dalla leggerezza di un classico gioco infantile alla riflessione su tematiche di portata globale.