Per la prima volta in Italia una retrospettiva di circa centocinquanta scatti in bianco e nero rende omaggio ad Inge Morath (Graz, 1923 – New York 2002), fotografa dell’agenzia Magnum che con la sua macchina andò oltre il ritratto fotografico e mostrò culture e mondi diversi. Ospitata all’interno della Casa dei Carraresi nel cuore di Treviso, la retrospettiva Inge Morath. La vita. La fotografia è curata da Marco Minuz, Brigitte Bluml Kaindl e Kurt Kaindl e sarà visitabile fino al 9 Giugno 2019.
Dopo gli studi in Lingue all’Università e qualche esperienza lavorativa, la Morath entra nella famosa agenzia Magnum non come fotografa ma come scrittrice, traduttrice e ricercatrice, apprendendo fin da subito i trucchi del mestiere da fotografi come Ernst Haas, Robert Capa ed Henri Cartier-Bresson. Durante un viaggio a Venezia rimane impressionata dalla luce e dai riflessi nella città e comincia a fotografare capendo subito che quella è la sua grande passione e che ad essa si dedicherà per il resto della vita. E così entra a far parte della Magnum anche come fotografa, inizialmente ricevendo incarichi minori come servizi durante le feste, le sfilate di moda e le aste d’arte e successivamente conquistando incarichi più importanti.
Inge Morath, Beduini che danzano, Baghdad 1958, © Magnum Photos |
Inge Morath, Corso di bellezza sulla Fifth Avenue, New York 1958, © Magnum Photos |
Inge Morath, Lavavetri al Rockefeller Centre, New York 1958, © Magnum Photos |
Inge Morath, Ballerina, Fiera di Siviglia 1987, © Magnum Photos |
Sul set del film Gli spostati (1961) di John Huston, in cui si trova per documentare le riprese, conosce il drammaturgo americano Arthur Miller (New York, 1915 – Roxbury, 2005) che un anno dopo diventerà il suo secondo marito. I due comprano una fattoria a Roxbury, in Connecticut, a due ore di auto da New York. Questa casa diventa laboratorio per Inge Morath, studio e scrittoio per Miller e luogo aperto a molti amici artisti della coppia che qui verranno anche immortalati dalla macchina fotografica di Inge.
A suo agio ovunque, Inge Morath è stata una viaggiatrice e nel corso della sua vita ha realizzato reportage in Spagna, Medioriente, America, Russia, Romania, Cina. Minuziosa e seria nel suo lavoro, ha affrontato ogni viaggio con preparazione e studiando la lingua e la cultura del luogo. Conosceva e parlava in maniera fluente tedesco, inglese, francese, spagnolo, rumeno, russo e mandarino. “Più attratta dall’elemento umano che dall’astratto”, come lei stessa si descrisse, Inge Morath era curiosa ed instancabile. Proprio la voglia di scoprire e la conoscenza di molte lingue le hanno permesso di relazionarsi con le persone e di conoscerle in maniera più autentica. A sue spese, e oltre le scadenze degli incarichi, cercava di far durare di più i suoi viaggi proprio per esplorare e approfondire la cultura dei luoghi visitati. Nelle fotografie esposte in questa retrospettiva si può notare una grande attenzione all’elemento umano, agli atteggiamenti, e si può capire come la sua passione per le culture e per il nuovo le abbia permesso di realizzare degli scatti pieni di vita e in grado di raccontare. Come lei stessa disse: “Ho amato la gente. Mi hanno permesso di fotografarli, ma anche loro volevano che li ascoltassi, per dirmi quello che sapevano. Così abbiamo raccontato la loro storia insieme”. Che si trattasse di persone comuni, come beduini nel deserto o pescatori a Riva degli Schiavoni a Venezia, o di personaggi pubblici, come attori, scrittori e registi, il suo interesse era senza pregiudizi e si indirizzava sempre verso l’intimità di ciascuno. Una fotografia molto conosciuta ed esposta in questa mostra è Marilyn Monroe durante le riprese del film “Gli spostati” (1960). In questa si vede la famosa attrice passeggiare a piedi scalzi sotto gli alberi mentre ripassa la parte assegnatale per il film. Un’icona sempre rappresentata in maniera seducente e che qui, invece, viene mostrata da un punto di vista più riflessivo e contemplativo.
In occasione del suo primo viaggio a New York, nel 1956, Inge Morath conosce il disegnatore Saul Steinberg (Râmnicu Sărat, Romania 1914 – New York, 1999) e rimane entusiasta della sua produzione di maschere realizzate su sacchetti di carta e scatole di cartone. Negli anni successivi dalla collaborazione tra questi artisti nasce il progetto Masks in cui Inge Morath ritrae diverse persone con addosso queste maschere aventi espressioni diverse. In questa retrospettiva una sezione è dedicata proprio a questo reportage. Scatti come Passeggeri (1962) che ritraggono la vita quotidiana e che mostrano volti diversi, un po’ grotteschi e divertenti allo stesso tempo. In generale sono molte le fotografie che la Morath dedica agli Stati Uniti e specialmente a New York. Celebre, e presente in questa retrospettiva, è “Lama vicino a Times Square” (1957), in cui si vede un lama che sporge dal finestrino di un taxi e che fa parte di un progetto più ampio dedicato agli animali impiegati sui set cinematografici.
Uno sguardo senza barriere è quello di Inge Morath, artista instancabile e sempre in movimento. Capace di vedere le persone senza filtri e di mostrarne il lato più autentico. Le fotografie di Inge Morath sono come pagine del suo diario personale. Come lei stessa dice, lLa fotografia è essenzialmente una questione personale: la ricerca di una verità interiore”.
Inge Morath, Lama vicino a Times Square, New York 1957, © Magnum Photos |
Inge Morath, Marilyn Monroe surante le riprese del film “Gli spostati”, Nevada 1960, © Magnum Photos |
Inge Morath, Audrey Hepburn, Messico 1958, © Magnum Photos |
Inge Morath, Giovane donna con la pelliccia, USA 1960, © Magnum Photos |