di
Ilaria Baratta
, scritto il 10/08/2021
Categorie: Recensioni mostre / Argomenti: Novecento - Toscana - Niki de Saint Phalle
Recensione della mostra “Il luogo dei sogni: il Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle”, a Capalbio, Palazzo Collacchioni e Galleria Il Frantoio, fino al 3 novembre 2021.
Tra le mostre dell’estate e d’inizio autunno è sicuramente da visitare quella di Capalbio dedicata a Niki de Saint Phalle (Neuilly-sur-Seine, 1930 - La Jolla, 2002), l’artista franco-americana che ha creato nei pressi di uno dei borghi più belli d’Italia, in provincia di Grosseto, il parco artistico che potrebbe essere considerato il Parc Güell nostrano. Lei stessa lo confessa all’ingresso del suo Giardino dei Tarocchi in una lettera ai visitatori: l’ambiziosa e complessa idea di realizzare un parco come opera d’arte totale e come sorta di viaggio iniziatico le fu ispirata dalla visita all’età di venticinque anni al famoso parco di Gaudí a Barcellona, ma anche dal Parco dei Mostri di Bomarzo. Un sogno diventato realtà che progettò e finanziò completamente da sola, ma che realizzò con l’aiuto dei suoi collaboratori, con i quali costruì un bellissimo rapporto di amicizia, per un progetto collettivo dove protagonista assoluta è l’Arte.
La grande mostra diffusa curata da Lucia Pesapane, dal titolo Il luogo dei sogni: il Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle, visitabile fino al 3 novembre 2021 e organizzata dal Comune di Capalbio in collaborazione con la Fondazione Il Giardino dei Tarocchi, The Niki Charitable Art Foundation e Fondazione Capalbio, si snoda su due sedi espositive del borgo antico: Palazzo Collacchioni e la Galleria Il Frantoio. È tuttavia consigliabile, se non doveroso, visitare, prima della mostra diffusa, il Giardino dei Tarocchi, non solo perché è un’esperienza imperdibile se oltretutto si è da queste parti, ma anche perché il progetto espositivo ne è strettamente legato. Attraverso questa piacevole rassegna, il Comune di Capalbio omaggia il forte rapporto artistico di Niki de Saint Phalle con il borgo (le fu conferita anche la cittadinanza onoraria), di cui testimonianza esemplare è ancora oggi il suo Giardino. Concedersi una visita alla mostra diffusa significa dunque avvicinarsi all’universo artistico di Niki nella complessità della sua struttura, per poi meglio comprendere quello straordinario ed elaborato progetto che diede vita a uno dei luoghi d’arte più spettacolari d’Italia. Oltre che all’articolato universo artistico della Saint Phalle, si ha occasione di comprendere anche il suo mondo dal punto di vista umano, basato sui concetti d’inclusione, di partecipazione, di amicizia, di collaborazione e su temi quali la condivisione di valori universali e comunitari, la difesa dei diritti, l’idea di un’Europa unita e progressista, l’urgenza di questioni legate all’ecologia e al cambiamento climatico. A fronte di tutto ciò, la realizzazione del Giardino fu per l’artista la creazione di un luogo migliore, dove dare spazio a una società empatica, ricca di valori, che prende coscienza dell’importanza della collettività, contro l’arroganza e la sopraffazione che dominano nel sistema politico, economico e sociale. “Sogno di abitare in uno spazio senza frontiere”: questo era il suo sogno e da qui è partita per provare a crearlo, lei stessa.
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Il Giardino dei Tarocchi. Foto Finestre sull’Arte
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Sala della mostra Il luogo dei sogni: il Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle (Palazzo Collacchioni)
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Sala della mostra Il luogo dei sogni: il Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle (Palazzo Collacchioni)
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Sala della mostra Il luogo dei sogni: il Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle (Palazzo Collacchioni)
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Sala della mostra Il luogo dei sogni: il Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle (Galleria Il Frantoio)
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La mostra diffusa, da vedere come già detto insieme al Giardino, è un’immersione a tutto tondo nella vita, nell’arte e nella mente di Niki de Saint Phalle, che si rivolge sia a chi conosce già un po’ la figura di questa donna e artista indipendente e all’avanguardia, sognatrice, ma anche testarda e combattiva nel portare avanti i propri valori in cui crede fermamente, sia a chi affascinato esteticamente dal parco artistico intende poi approfondire tutto ciò che c’è dietro.
Tra le due sedi nel borgo antico di Capalbio sono riunite in quest’occasione oltre cento opere tra sculture, disegni, video, fotografie, alcune delle quali inedite e mai esposte al pubblico, che comprendono un arco temporale che dagli anni Sessanta arriva fino agli anni Novanta. Nella sede di Palazzo Collacchioni viene ripercorsa in varie sezioni la storia del Giardino dei Tarocchi, dall’inizio della sua costruzione, con immagini, video, sculture, maquettes, collages; nella sede della Galleria Il Frantoio sono esposti anche lavori storici dell’artista, per fornire un ulteriore elemento di conoscenza sulla sua arte.
Partendo da Palazzo Collacchioni, l’esposizione introduce i visitatori alla storia del progetto del Giardino: di come Niki rimase affascinata dal Parc Güell di Gaudí a Barcellona da decidere di costruire un giardino fantastico in grado di dare gioia ai visitatori e di proporre un modello di vita comunitaria attraverso l’arte. Il parco di sculture, considerato una delle maggiori espressioni dell’arte ambientale contemporanea, è stato realizzato tra il 1978 e il 1998 e si ispira ai ventidue arcani maggiori dei Tarocchi: questi, oltre a essere un gioco di carte, costituiscono anche, anzi soprattutto, un insegnamento di vita; in questo senso, i visitatori che entrano nel Giardino percorrono un viaggio iniziatico, le cui tappe, rappresentate dalle monumentali sculture, scandiscono i punti fondamentali per un cambiamento interiore. L’invito a soffermarsi sull’introduzione è reso esplicito da alcune coloratissime sedute poste nel cortile esterno del Palazzo, delle quali il serpente è elemento caratterizzante, frequente anche nel parco.
Entrando nella prima sala espositiva, i visitatori sono accolti da una serie di fotografie che testimoniano il cantiere avviato dall’artista su un terreno che i fratelli Caracciolo le misero a disposizione all’interno di una loro proprietà a Garavicchio. Come documentato dalle immagini esposte, Niki realizzava per prima cosa i modelli delle sculture in terracotta, che poi venivano ingranditi su scala reale con l’aiuto di Jean Tinguely (Friburgo, 1925 – Berna, 1991) e Doc Winsen. Le armature delle sculture erano realizzate con barre d’acciaio saldate e piegate a braccia grazie a una squadra di collaboratori; sulle strutture d’acciaio venivano posti reticoli di fil di ferro per sostenere il cemento, le ceramiche numerate, cotte e invetriate, e i pezzetti di specchio disposti a mosaico. L’intero Giardino prende così forma e colore e per alcuni anni l’artista sceglie di vivere all’interno dell’Imperatrice, la grande dea, madre protettiva e magia sacra, a cui Niki ha dato la forma di sfinge. Ancora oggi è possibile entrare nella carta dell’Imperatrice per rendersi conto dell’incredibile appartamento che l’artista aveva creato, completo di sala da pranzo, cucina, bagno (vi è una foto dove Niki è nella doccia seduta sulla sedia Serpente) e camera da letto. Il parco venne inaugurato e aperto al pubblico nel 1998 e tuttora è visitabile sette mesi l’anno per garantirne la conservazione.
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Niki de Saint Phalle, Fauteuil Serpent (1992; resina epodissica dipinta; Collezione Il Giardino dei Tarocchi)
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Niki de Saint Phalle sulla sedia serpente nella doccia dell’Imperatrice (1985; Niki Charitable Art Foundation)
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Saldature nelle torri dell’Imperatore (1982; Niki Charitable Art Foundation)
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Niki de Saint Phalle, Visage (1999; ottone patinato, mosaico in vetro e specchio, luce elettrica a bassa intensità; Parigi, Galerie Messine)
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Jean Tinguely, Lampada (1993; ferro e lampadine colorate; Collezione Il Giardino dei Tarocchi)
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Niki de Saint Phalle e Pierre Marie Lejeune, Mobile (1999; acciaio, vetro, mosaico in vetro e specchio, luce elettrica a bassa intensità; Parigi, Galerie Messine)
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Due sculture di Niki de Saint Phalle
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Niki de Saint Phalle, L’Arbre de vie (1992; poliestere dipinto, grafite; Collezione Venera Finocchiaro)
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Niki de Saint Phalle, L’oiseau de feu (1985; cartapesta gessata e colorata; Collezione De Villa)
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Niki de Saint Phalle, Angel Vase (1993; poliestere dipinto e vaso in ceramica; Collezione privata)
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Niki de Saint Phalle, Le Sphinx (1983; poliestere dipinto e foglie d’oro; Collezione Fernanda Innocenti)
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Niki de Saint Phalle, Mini nana qui court (1970; resina dipinta su base in metallo; Parigi, Galerie GP&N Vallois)
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La seconda sala omaggia la collaborazione con Jean Tinguely, scultore svizzero molto innovativo che sposò nel 1971. Sono qui esposte alcune originali lampade, tra cui una realizzata da Tinguely composta da una sorta di piccola bicicletta appesa a cui sono attaccate lampadine colorate e due compiute da Niki in collaborazione con Pierre Marie Lejeune. Inizialmente Jean aiutava Niki saldando le armature in ferro delle sculture, poi in un secondo momento ha realizzato tre opere, le uniche astratte presenti nel parco, ovvero la Ruota della Fortuna (trasformata in fontana con l’acqua che sgorga dalla bocca della Papessa, su idea di Niki), l’Ingiustizia e il Tuono che colpisce la Torre di Babele, oltre al basamento su cui poggia il Mondo. Le forme metalliche e appuntite di Tinguely sono in contrapposizione con le forme sinuose e rotonde di Niki de Saint Phalle: “Mi piace ciò che è rotondo. Mi piace ciò che è rotondo, le curve, l’ondulazione, il mondo è rotondo, il mondo è un seno. Non mi piace l’angolo retto, mi fa paura”, diceva. Anche l’allestimento dell’intero percorso espositivo, curato da Viviana Panaccia, è stato pensato per richiamare l’universo rotondo e colorato dell’artista: sono state appositamente create strutture in legno dalle forme morbide e sinuose, modellate con una macchina laser e dipinte con i colori preferiti dell’artista, in particolare il blu.
La mostra prosegue con l’esposizione di alcuni disegni (con dediche) che Niki ha regalato in segno di affetto ad amici o a persone che l’hanno conosciuta e che queste ultime hanno gentilmente prestato in occasione del progetto espositivo per testimoniare il rapporto tra l’artista e Capalbio. Pagine che rispecchiano nella grafia e nelle decorazioni con adesivi e collage il suo stile gioioso e colorato. L’allora sindaco Gastone Franci conferì a Niki, il 20 ottobre 2000, il titolo di cittadino onorario “per gli straordinari meriti artistici che le hanno consentito di realizzare il Giardino dei Tarocchi; per avere arricchito il proprio territorio con un’opera unica e per aver creato un magico ideale filo conduttore che lega l’artista e il suo Giardino all’immaginario dei luoghi di Capalbio, alla sua gente e a tutte le persone amanti dell’arte”. Sono inoltre esposti un vestito e cappelli dell’artista, spille a forma di rinoceronte e il profumo che l’artista creò per finanziare in parte la costruzione del parco.
L’animo da femminista ante litteram è ben presentato nel successivo ambiente, dove sono riunite sculture di piccole dimensioni che raffigurano per la maggior parte donne: le Nanas di Niki sono figure femminili dalle forme prosperose e rotonde, libere da qualsiasi stereotipo di bellezza. Sono eroine, divinità pagane, guerriere che si fanno portavoce della battaglia femminista della Saint Phalle iniziata dagli anni Sessanta. L’artista rifiuta una vita convenzionale, anche se moglie a soli 19 anni e madre di due figli a 24, per dedicarsi all’Arte e alla difesa dei diritti dei più deboli. Sono dunque visibili in questa sala una mini Nana che corre e la Nana Fontana, ma anche la Sfinge e la Temperanza, figure femminili che si ritrovano anche nel Giardino, l’Albero della Vita con teste di serpente (significativa è la netta divisione tra la parte colorata a significare le cose belle della vita e la parte in bianco e nero a significare le cose brutte), l’Albero della Libertà e l’Uccello di fuoco (un rimando alle culture messicane e degli indiani d’America, che nel Giardino costituisce la carta del Sole). La mostra a Palazzo Collacchioni si conclude in una saletta in corrispondenza della torre con un video che racconta, attraverso interviste ad amici e collaboratori, la messa in opera, le fasi di realizzazione e i retroscena del Giardino dei Tarocchi.
Scendendo alla Galleria Il Frantoio, il percorso espositivo prosegue in due grandi sale, una interamente dedicata al linguaggio simbolico degli arcani maggiori delle carte dei Tarocchi, un mondo che Niki aveva scoperto grazie all’artista Eva Aeppli, prima moglie di Jean Tinguely. Il Giardino è un luogo ricco di fantasia, ma è progettato per essere una vera esperienza di vita, dove la parte bella e positiva della vita convive con la parte più oscura e più temibile. Più ostacoli e creature spaventose il visitatore incontrerà sul suo cammino, più si avvicinerà alla sorgente della forza interiore, per poi uscire cambiato da questo luogo: un augurio a trovare la pace interiore dopo aver scacciato i demoni che si incontrano nella vita, proprio come la stessa artista è riuscita a portare a termine il suo processo di maturazione. “Se la vita è come un gioco di carte, noi siamo nati senza conoscerne le regole e dobbiamo dunque accontentarci di quello che abbiamo in mano e fare il nostro gioco. I Tarocchi mi hanno permesso di capire meglio il mondo spirituale e i problemi della vita; ho consapevolezza delle difficoltà che si devono superare per passare alla prova seguente e trovare alla fine del gioco la pace interiore ed il giardino del paradiso”, aveva dichiarato Niki.
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Niki de Saint Phalle
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Niki de Saint Phalle, Le Fou (1990; poliestere e resina dipinta, metallo; Collezione Il Giardino dei Tarocchi)
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Niki de Saint Phalle, L’oiseau de feu (1985; poliestere dipinto; Collezione privata)
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Niki de Saint Phalle, La Force (1985; poliestere dipinto; Collezione privata)
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Niki de Saint Phalle, Cathédrale (1962; materiali vari su pannello in legno; Parigi, Galerie GP & N Vallois)
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Due maquette per il Giardino dei Tarocchi
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Si susseguono in questa sala le litografie delle sculture disseminate nel Parco, ciascuna accompagnata dalla sua interpretazione: la Forza, forse la più significativa di tutte, dove una ragazza tiene a un filo invisibile un feroce drago, ma “il vero mostro che la fanciulla deve addomesticare si trova dentro di lei. Deve vincere i suoi demoni e attraverso questa prova scoprirà la sua forza”; la Giustizia, al cui interno Tinguely ha realizzato una macchina che rappresenta l’Ingiustizia, prigioniera della prima; il Papa che simboleggia l’educatore, il profeta; l’Appeso che può vedere il mondo al contrario e quindi in un modo nuovo; il Diavolo, trionfo del potere materiale, ma allo stesso tempo simbolo di vitalità e di sessualità; la Torre di Babele che rappresenta le costruzioni fisiche e mentali che non poggiano su solide basi (“dobbiamo abbattere i muri della nostra mente e guardarvi attraverso”: il fulmine che squarcia la Torre simboleggia proprio questo). E ancora, la Stella, essere completo che rappresenta la salute fisica e spirituale; la Luna, immaginazione creativa e illusione negativa; il Sole, divinità che può elevare lo spirito; la Temperanza che rappresenta il giusto cammino. Una litografia presenta inoltre la precisa collocazione degli arcani maggiori all’interno del Giardino.
La scultura del Matto che accoglie i visitatori all’ingresso della prima sala appartiene alla serie degli Skinnies che Niki de Saint Phalle realizzò negli anni Novanta dopo una lunga serie di degenze a causa di un’insufficienza respiratoria. La caratteristica di queste sculture è quella di far passare l’aria al suo interno poiché vuote: attraverso questo espediente artistico, l’artista, debole di polmoni, riesce a respirare e quindi a vivere. Niki combatte le sue debolezze grazie il linguaggio dell’arte.
L’ultima sala riunisce infine maquettes in creta cruda che risalgono alla fase preliminare della realizzazione del Giardino e alcuni lavori storici dell’artista, quali gli assemblages degli anni Sessanta e gli Spari, serie in cui si combinano pittura, scultura e performance. Sulla tela venivano fissati oggetti selezionati tra cui venivano inserite sacche piene di colore e poi il tutto veniva ricoperto di gesso bianco. La performance consisteva nello sparare colpendo le sacche, le quali si rompevano e la pittura al suo interno colava sugli oggetti e sulla tela. Di questa serie sono esposti Cuore con gemelli e Cattedrale. Quest’ultima è un omaggio al fascino di Niki per le cattedrali medievali perché straordinaria espressione di uno sforzo condiviso, di un’opera collettiva.
Il Giardino dei Tarocchi è la sua cattedrale, la cui concreta realizzazione non sarebbe stata possibile senza la cooperazione dei suoi collaboratori: è una grande opera collettiva nel segno dell’Arte, che ha il potere di trasformare gli individui e di migliorare la società. L’opera finale che conclude un’esistenza vissuta completamente per l’Arte.
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L'autrice di questo articolo: Ilaria Baratta
Giornalista, è co-fondatrice di Finestre sull'Arte con Federico Giannini. È nata a Carrara nel 1987 e si è laureata a Pisa. È responsabile della redazione di Finestre sull'Arte.