Lo scorso mercoledì 21 dicembre è stata inaugurata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN) la mostra Bizantini. Luoghi, simboli e comunità di un impero millenario. L’esposizione è visitabile dal 21 dicembre e lo sarà fino al 13 febbraio, salvo probabili proroghe, ed è stata allestita nel Salone della Meridiana del MANN, che aveva già ospitato la precedente mostra dei longobardi nel 2017-2018. Proprio questa mostra sui bizantini sembra la prosecuzione cronologica di quella sui longobardi, evidenziando la volontà del museo di esaltare un senso di continuità nella propria offerta culturale. L’esposizione è stata curata dal professor Federico Marazzi dell’Università di Napoli Suor Orsola Benincasa ed è stata realizzata con il sostegno della Regione Campania, è coordinata da Laura Forte (Responsabile Ufficio Mostre al MANN) ed organizzata da Villaggio Globale International (che aveva già collaborato con il MANN in occasione della mostra di Canova), realizzata con la collaborazione dell’Università “Suor Orsola Benincasa”, che ha partecipato alla creazione dei percorsi inclusivi ad alta accessibilità a livello tattile.
L’esposizione vuole fornire ai visitatori uno strumento per apprendere gli aspetti della cultura bizantina e per approfondire quindi la fase storica successiva alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente, con approfondimenti sull’Italia Meridionale, sulla Grecia ed in particolare su Napoli, città “bizantina” per circa sei secoli, dopo la conquista da parte di Belisario nel 536 d.C. Questa mostra è il frutto di collaborazioni con numerosi enti, in Italia e soprattutto in Grecia, che hanno portato al prestito di oltre 400 opere da 33 musei italiani e 22 musei greci, oltre che dai Musei Vaticani e dalla Fabbrica di San Pietro. Proprio dalla Grecia provengono numerosi reperti, grazie ad un’intesa del MANN con la Direzione Generale dei Musei del Ministero Ellenico della Cultura, che ha permesso il prestito di opere da Atene e soprattutto da Salonicco, dove provengono numerosi reperti mai esposti fino ad ora, ritrovati nei recenti lavori degli scavi per la metropolitana della città greca. Tutti questi reperti sottolineano una forte tradizione culturale comune tra questi luoghi e molte città italiane, come Ravenna e la stessa Napoli, evidenziando la complessità culturale di un impero estremamente vasto: popolazioni molto diverse con una cultura comune.
La mostra ripercorre le tappe della civiltà bizantina, dalla sua ascesa alla completa caduta di Costantinopoli. Nel 476, Roma e l’Impero Romano d’Occidente erano caduti per mano di Odoacre: Costantinopoli, che era già stata fondata nel 330, diventava così la “nuova Roma”. L’Impero all’epoca occupava le attuali Turchia e Grecia, ma anche la Siria, Gerusalemme, l’Egitto e parte della Libia. Intorno al 565, in seguito a numerose guerre ed alla morte dell’imperatore Giustiniano, Bisanzio conosce la sua massima espansione grazie alla riconquista dell’Italia, all’espansione nel nord Africa, ma anche attraverso la conquista di parte del territorio spagnolo. Nel 730, i territori bizantini subiscono un forte ridimensionamento per mano degli arabi e dei longobardi che conquistano gran parte dell’Italia. Ma è il 1025 l’anno che definisce un importante consolidamento per l’Impero, soprattutto nell’area est del Mediterraneo, momento in cui si stabiliscono anche numerosi contatti con il mondo russo, che ne influenzeranno la cultura. Tuttavia, dopo un centinaio di anni, intorno al 1170, l’Impero verrà nuovamente ridimensionato con la perdita dei territori in Italia e di parte dell’Anatolia, prima che la stessa Costantinopoli venisse presa dai Crociati e dai Veneziani nel 1204. Questo ridimensionamento porterà al crollo dell’impero nei suoi ultimi anni, prima della presa finale di Costantinopoli nel 1453.
Il percorso al MANN si articola in quindici sezioni, composte da pannelli esplicativi dedicati a specifiche tematiche ed a reperti di tutti i generi. Ogni sezione affronta un aspetto della civiltà bizantina: dal rapporto con il potere e la chiesa, all’architettura, passando per il commercio e per l’immagine della persona, con l’esposizione di alcuni gioielli. Ma la mostra si focalizza molto soprattutto sul rapporto tra l’impero e la città di Napoli, dove ha sede il MANN, vista come porta sul mondo bizantino, avamposto dell’impero sul Mediterraneo e punto nevralgico di un dialogo tra le culture locali del Mediterraneo, tra cui quella araba. Attraverso manufatti ed informazioni viene evidenziata la presenza fisica dei luoghi legati alla civiltà bizantina a Napoli. Va quindi ricordato che diverse opere presenti alla mostra, tra cui alcune lastre marmoree, sono state ritrovate in città nei pressi di piazza Nicola Amore, in occasione degli scavi della linea 1 della metropolitana, dove probabilmente sorgevano diverse necropoli fuori le mura. La mostra non si sofferma unicamente sul rapporto con la città, ma si allarga all’intera regione, tanto che oltre al catalogo della mostra (edito da Electa), ed a quello dedicato ai bambini, sarà presto disponibile una guida dedicata proprio alla civiltà bizantina in Campania.
Il legame tra il mondo bizantino e la città di Napoli viene sintetizzato con un’opera esposta di grande interesse storico e sociale: una moneta dell’870 circa, raffigurante san Gennaro, il santo patrono di Napoli, in abiti vescovili. Questa moneta è un’importante testimonianza del forte interesse per il culto di san Gennaro già in epoca bizantina. Il rapporto dell’impero con il culto e con la Chiesa non ci viene rappresentato soltanto dalla presenza di molti oggetti religiosi, tra cui croci, reliquiari, icone, stele e reliquie. Diversi manufatti riguardanti gli imperatori, tra cui una moneta in bronzo del 330 circa, ed una in oro del 530 circa, raffiguranti Costantino I, evidenziano anche come lo stesso culto per il potere, nella figura dell’imperatore, fosse estremamente cambiato con l’influenza dalla Chiesa: l’imperatore non era più una divinità terrestre, ma un uomo che rappresenta sulla terra un unico Dio, in piena coerenza con il nuovo spirito cristiano. L’opera che meglio raffigura questo mutamento nella figura dell’imperatore è la grande lastra litica in gesso con la figura dell’Imperatore (XII-XIII secolo) in prestito dal Museo Correr di Venezia: qui l’imperatore è rappresentato con i simboli del potere, ma al tempo stesso la presenza del globo crucigero nella sua mano ci ricorda l’importanza del valore religioso su quello terrestre. Sono inoltre presenti una serie di miniature non solo di soggetto religioso: oltre ad alcuni trattati teologici, sono presenti testi medici ed epistole, a rappresentare un aspetto importante di questa cultura, che proprio in questi anni avrebbe visto un forte sviluppo legato ai monasteri.
L’architettura e lo stile decorativo invece, religioso o civile, vengono raccontati attraverso diverse opere, come la bellissima lastra in marmo del XI-XII secolo dal Museo di San Martino, raffigurante un’aquila che ghermisce una lepre, sovrastanti un tipico motivo ornamentale del periodo. Oppure il pluteo con le due bestie una di fronte all’altra: pezzi emblematici di questa civiltà che ci ricordano non solo l’importanza delle rappresentazioni animali nelle decorazioni, ma anche dei motivi vegetali, un altro elemento caratterizzante di questo stile. La lastra con la raffigurazione dell’albero della vita, circondata dagli animali, è un’opera che ci rappresenta benissimo questo stile, ma al contempo evoca epoche mitiche ed ancestrali. Non manca la presenza dell’uomo nelle rappresentazioni, dal frammento di dipinto murale raffigurante i santi Giorgio e Nicola, provenienti dalla chiesa della Vergine a Naxos (1260-1280), al dipinto murale con santo militare a mezzo busto della fine del XIII secolo, proveniente da una chiesa a Pyrgos e conservato ad Atene. Queste opere sono intrise di un senso religioso in cui si percepiscono antichi riflessi della cultura greca. La stessa che percepiamo nei mosaici, una delle espressioni artistiche più note e caratteristiche della cultura bizantina. Il pannello musivo con ritratto di papa Giovanni VII del 705 circa, proveniente dalla Fabbrica di San Pietro e costituito da tessere di vetro, ne è un esempio, così come il frammento di un pavimento a mosaico del V secolo, proveniente dal Museo Bizantino e Cristiano di Atene. Chiudono la parte sull’architettura una grande illustrazione che mostra allo spettatore come doveva essere Costantinopoli dall’alto in quegli anni, ed un video estremamente suggestivo, che racconta, tramite ricostruzioni virtuali, come si presentassero all’epoca una serie di luoghi chiave a Costantinopoli, come le mura cittadine, il foro, le terme ed il circo (il video è visibile sul sito byzantium1200.com).
L’esposizione ha il pregio di raccontare al visitatore anche aspetti quotidiani della vita in quel periodo, come l’artigianato ed il commercio. Il tema del commercio viene affrontato con una serie di anfore e di monete, che evidenziano un impero estremamente esteso, unito nelle complessità culturali di popolazioni diverse, ma con un background comune, quello mediterraneo. L’artigianato invece viene esaltato con una serie di oggetti straordinari ed incredibilmente eleganti anche per il gusto moderno: è il caso del bellissimo bracciale a fascia proveniente dagli scavi di Salonicco, del IX - X secolo, in oro e vetro, con inserti di smalto cloisonné. Così come una serie di orecchini, anelli, bracciali e collane, alcuni in bronzo, altri in oro, alcuni dei quali arricchiti da smalti. Pezzi che ci ricordano uno stile di vita dell’epoca, dove l’arte aveva un posto particolare con l’architettura ed i mosaici, ma dove certo non si disdegnava il lusso ed una certa ricercatezza negli accessori.
Questa mostra, grazie a questi reperti, accompagnati da esaurienti pannelli esplicativi, sui soggetti e sulle tematiche affrontate, rappresenta un’efficace finestra sulla cultura di questo complesso impero, riuscendo ad esaltare tanti i suoi tanti aspetti ed a promuovere nello spettatore, così come dovrebbe fare ogni mostra, il desiderio di approfondire ancora di più questa civiltà, così importante per la nostra storia e per quella del Mediterraneo. Il biglietto della mostra dà diritto ad una serie di riduzioni nei luoghi di arte della rete ExtraMann, al Teatro Bellini e alle Gallerie d’Italia per la mostra Artemisia Gentileschi a Napoli.
L'autore di questo articolo: Francesco Carignani di Novoli
È esperto in management e politiche culturali.