Racconti d’inverno. Storie dell’Arte da Bacco a Gesù è il titolo dalla mostra che la Galleria Caretto & Occhinegro ha allestito all’interno degli spazi dell’Antonello Colonna Resort di Labico: una mostra asciutta ma ricca di opere importanti, sapientemente valorizzate da una illuminazione crepuscolare e da un gioco di sedute di diverse forme, stili e gradi di comfort che catapultano il visitatore all’interno di una atmosfera dickensiana. L’ingresso della sala dedicata all’esposizione è preceduta dall’accogliente camino acceso, dall’albero di Natale elegantemente decorato, dalla cantina ordinata di vini preziosi, tutti elementi che annunciano l’esperienza espositiva e che introducono il visitatore ai soggetti ritratti da Jan Brueghel il Vecchio, Joris Fraet, Franz Christoph Janneck, Cornelis Massy, che da li a poco ammirerà. Non di minore importanza le grandi pareti di vetro laterali che permettono al visitatore di godere a pieno del pesaggio brumoso di questa stagione che circonda il resort, e quindi la sala espositiva, e quindi ancor di più di respirare quell’atmosfera che ci riporta al titolo della mostra.
Un anno dopo Ápeiron, la prima mostra nel resort alle porte di Roma, e dopo il successo della seconda dedicata alla fioritura nella natura nel periodo primaverile ed estivo, Caretto & Occhinegro continuano il racconto delle stagioni con un’esposizione dedicata all’autunno e all’inverno visto attraverso gli occhi di alcuni importanti artisti nordici. Come spiegano gli stessi Massimiliano Caretto e Francesco Occhinegro: “il legame con il tema delle stagioni ci è parso il miglior modo per ribadire prima di tutto le potenzialità infinte di un luogo come questo, capace di unire come nessun altro Cultura e Natura. In secondo luogo, ci teniamo a confermare quanto espresso da Antonello, potendo già da ora annunciare i preparativi per una grande mostra il prossimo anno, in occasione degli undici anni di apertura del Resort. La sede della nostra Galleria, qui in questo luogo unico, è una scelta ci cui siamo sempre più convinti e che ci darà l’occasione per progetti sempre più entusiasmanti in futuro”.
La narrazione inizia con il Trionfo di Nettuno e Anfitrite di Jan Brueghel il Vecchio, opera in cui le nuvole cariche di pioggia preparano l’arrivo della stagione fredda, e lascia intendere il filo mitologico che lega i lavori in mostra. Si prosegue infatti con una tavola, sempre di Jan Brueghel il Vecchio ma realizzata in collaborazione con Frans Francken il giovane, che rappresenta il mito di Plutone e Proserpina (si narra che, nei sei mesi in cui la giovane figlia di Cerere raggiungeva Plutone agli inferi, sulla terra arrivavano l’autunno e l’inverno), e che rappresenta anche una importante scoperta di Caretto e Occhinegro dal momento che si tratta di un dipinto inedito, che i due galleristi dichiarano essere di “importanza museale”. La scena è ambientata in una notte d’inverno: Cerere, che sta cercando la sua Proserpina, vaga solitaria fino ad arrivare a una capanna di contadini, dove la accolgono una anziana cieca e un bambino che, non riconoscendola, la prende in giro, e sarà punito dalla vendicativa dea, che lo trasformerà in una lucertola.
La mostra presenta anche una lastra di rame dipinta da Franz Cristoph Janneck e raffigurante il motto latino Sine Cerere et Baccho, Friget Venus (“Senza Cerere e Bacco, si raffredda Venere”), a esprimere bene la concezione pagana del piacere sensuale. Il dipinto infatti rappresenta in maniera efficace la lezione degli antichi romani secondo i quali il cibo (Cerere) e il vino (Bacco) favoriscono l’amore (Venere). Nell’opera, Bacco e Cerere riscaldano dunque Venere con alcuni doni mentre intorno a loro ninfe e satiri celebrano il sentimento dell’amore e in particolare dell’amore durante la stagione invernale, quando il sentimento viene scaldato dai piaceri della tavola e del letto.
C’è però modo di sondare anche i significati cristiani della stagione invernale. Le rimanenti opere in mostra affrontano infatti temi tipicamente “natalizi”, come la Natività, l’Adorazione dei Magi e la Fuga in Egitto. L’opera più imporante in questo senso è l’Adorazione dei Magi del fiammingo Joris Fraet, una pala d’altare che, scrivono Caretto e Occhinegro, “mostra una profusione di dettagli unici a corredo di una scena ricca di simbologie e significati nascosti, tutti allusivi alla rinascita che accadrà alla fine dell’Inverno”. Si tratta di una presenza eccezionale in mostra dal momento che di Joris Fraet si conoscono pochissime opere sicure, malgrado lo si possa considerare uno dei più importanti artisti fiamminghi del Cinquecento. La mostra si conclude infine con un’opera a tema conviviale ed esempificativa del Secolo d’Oro della pittura olandese: è la Cucina del Contadino di Pieter Cornelis van Rijck, dipinto che in un tripudio di colori e con grande realismo raffigura una cucina dove vediamo uova, pesce, pane, cipolle, burro, per ricordare al visitatore, come affermano i galleristi, “che l’appetito, prima di tutto, viene guardando”.