Artigianalità e innovazione: Dolce&Gabbana in mostra a Milano


La mostra di Dolce&Gabbana che si è tenuta a Milano, a Palazzo Reale, è stata più che una mostra: una vera esperienza immersiva. La recensione.

Si è appena conclusa a Palazzo Reale la mostra Dal cuore alle mani: Dolce&Gabbana curata da Florence Müller. Più che una mostra, una vera e propria esperienza immersiva, arricchita da contributi artistici multimediali, e una narrazione a doppio filo: da un lato la storia di Dolce&Gabbana ripercorsa attraverso i momenti salienti della carriera dei due stilisti, dall’altro il legame di Domenico Dolce e Stefano Gabbana con l’Italia, raccontato attraverso la cultura e l’evoluzione della moda italiana e i concetti di Artigianalità, Fatto a mano, Tradizione e Innovazione.

Articolata in dodici ambienti a tema, la mostra ospitava abiti, accessori e creazioni di Alta Moda, Alta Sartoria e Alta Gioielleria fra i più prestigiosi e iconici della maison, costruendo attorno ad essi spettacolari allestimenti ibridi che coniugano moda e arte. In più casi infatti, l’allestimento si è avvalso di opere fisiche o di interventi virtuali e digitali di artisti che hanno collaborato al progetto in stretto dialogo con gli stilisti: fra questi non è mancata la pittrice franco-americana Anh Duong, legata a Dolce e a Gabbana da un’amicizia di lunga data, i cui dipinti realizzati tra il 2012 e il 2024 – per lo più autoritratti e citazioni di capolavori reinterpretati dell’arte moderna, come la Colazione sull’erba di Manet – adornavano le pareti della sala introduttiva, dedicata all’Italia e alle sue tradizioni artigianali preservate e trasmesse nelle antiche botteghe, nei laboratori e nei quartieri di storici centri della moda e del tessile come Venezia, Milano e Firenze, Alberobello, Agrigento e Siracusa, Napoli, Capri, Como e Portofino. Al centro di questa prima sala, intitolata Fatto a mano, trionfava un gruppo di manichini con indosso maestosi abiti cuciti e ricamati in modo magistrale con scene e vedute delle città italiane, e confezionati in un vasto assortimento di tessuti e materiali pregiati: dal tulle al pizzo, dal raso all’organza, dal chiffon allo zibellino, dalla seta ai broccati, dalla ciniglia al velluto, solo per citarne alcuni; aguzzando l’occhio si notava poi un universo di minuscoli elementi e dettagli luminosi, piccole cuciture brillanti, inserti, pattern e decorazioni di perle, paillettes, cabochon, piume e cristalli.

Le sale successive hanno accolto i visitatori in mondi sempre nuovi e diversi, all’interno dei quali si stagliavano abiti, accessori, calzature e gioielli di formidabile esecuzione artigianale e artistica, testimoni dell’estro creativo che ha dato vita ad alcune leggendarie collezioni e sfilate di Dolce e Gabbana, caratterizzate da tematiche, gusti e stili sempre diversi: dalla lavorazione del vetro di Murano alle tradizioni popolari siciliane, dal concetto di sacralità alla sensualità del pizzo, dalla moda nel Gattopardo di Luchino Visconti all’estetica del cinema neorealista, dalla grande Opera lirica italiana all’eleganza delle architetture di Milano, dai mosaici bizantini all’antica Grecia fino all’arte rinascimentale e barocca. Tantissime le tematiche trattate, poiché altrettanto eterogenea ed eclettica è la produzione dei due stilisti che, durante tutto il percorso insieme, hanno sempre perseguito l’obiettivo comune della ricerca e della sperimentazione recuperando e valorizzando il passato e il patrimonio culturale e tradizionale, e coniugandolo con la modernità, il progresso, l’innovazione e le nuove tecniche all’avanguardia.

Allestimenti della mostra. Foto: Michael Adair
Allestimenti della mostra. Foto: Michael Adair
Allestimenti della mostra. Foto: Michael Adair
Allestimenti della mostra. Foto: Michael Adair
Allestimenti della mostra. Foto: Michael Adair
Allestimenti della mostra. Foto: Michael Adair

Se da un lato Dolce e Gabbana amano raccontare l’Italia nei suoi molteplici e diversi aspetti culturali, dall’altro è chiaro come la loro visione graviti sempre attorno a due poli principali: la Sicilia e Milano, terre native rispettivamente di Domenico Dolce e Stefano Gabbana, il Nord e il Sud nella mappa geografica dell’Alta Moda italiana, e luoghi identitari di un paese estremamente complesso, tanto unificato dall’orgoglio collettivo per l’eccellenza della moda e della sartoria italiane quanto diversificato localmente nei saperi, nelle tecniche e nelle lavorazioni del passato, patrimoni di inestimabile valore per Domenico Dolce e Stefano Gabbana.

Due sale in particolare sugellavano questo loro attaccamento alle proprie radici: la sala 7 dedicata alle Tradizioni siciliane, e la sala 11 intitolata Nel cuore di Milano. La prima esponeva capolavori di Alta Moda e Alta Gioielleria presentati a Palermo nella stagione autunno/inverno 2017-2018, allestiti su un tipico carretto da processione abilmente costruito e decorato in legno dipinto e piastrelle prodotte nella bottega artigianale Ceramica Bevilacqua; tutto l’allestimento era leggibile come un grande tributo agli antichi stili decorativi, qui recuperati da Salvatore Sapienza e Gianfranco Fiore, maestri nell’arte della pittura e decorazione dei carretti siciliani. Nel secondo caso, una sala piccola ma carica di valore simbolico presentava un unico capo: un abito in pizzo macramé ideato su una gonna panier che ricorda l’architettura a cupola ottocentesca della Galleria Vittorio Emanuele II; la corona in filigrana, unita alla scelta dell’oro quale colore assoluto per l’intero capo e per l’allestimento sfarzoso che lo incorniciava, non poteva che simboleggiare la statua dorata della Madonnina, che domina la città dalla guglia maggiore del Duomo e alla quale i milanesi rivolgono preghiere e attribuiscono potere spirituale.

Non solo, quindi, il riconoscimento al fascino eterno di Milano, alla moda e all’eleganza milanese, ma anche un chiaro rimando alla spiritualità, alla mistica e alla devozione per il sacro, temi che pure occupano un posto speciale in mostra. Giungiamo così alla sala della Devozione: calato in un’atmosfera quasi mistica il visitatore ha l’opportunità di scoprire la centralità nell’iconografia di Dolce e Gabbana del cuore sacro, simbolo di amore e vita, creatività e talento che confluisce dal cuore alle mani – idea da cui scaturisce il titolo stesso della mostra –, e di ammirare spettacolari abiti che giocano a sfidare l’equilibrio fra sensualità e sacralità, grazie alla preziosità del pizzo nero e oro e ai decori virtuosistici propri dell’arte barocca del Seicento e Settecento. A completare la scena un pulpito dorato, tipico elemento della teatralità barocca, diviene un altare eretto al culto della perfezione dell’artigianato artistico e una metafora della passione e della ricerca di eccellenza che accomuna artigiani e stilisti.

Allestimenti della mostra. Foto: Michael Adair
Allestimenti della mostra. Foto: Michael Adair
Allestimenti della mostra. Foto: Michael Adair
Allestimenti della mostra. Foto: Michael Adair

Nella moda di Dolce&Gabbana il cuore inteso come concetto veicolante idee di amore, passione e vita pervade ogni cosa. Percorrendo la mostra si giunge al cuore del progetto, che non può che essere il laboratorio di sartoria. Nella Sala 5, intitolata Sartoria: Ornamenti e volumi, si raccontano le fasi del processo creativo, artistico, artigianale e produttivo e le tecniche di lavorazione del fatto a mano, insomma tutte quelle attività che animano la bottega del sarto. La sala rievocava alcuni ambienti degli atelier di sartoria milanesi di Dolce&Gabbana, ivi trasposti e riprodotti meticolosamente in ogni dettaglio, con figure e manichini sui quali si osservavano pezzi di tessuto nero appena imbastiti con le cuciture a filo bianco a vista, destinati a trasformarsi in elegantissimi abiti su misura. Su una parete, cinque schermi verticali mostravano ciascuno un video che illustrava una fase del processo o una particolare tecnica di lavorazione del tessuto: il Ricamo, i Ricami a telaio, la Molatura, la Giacca da uomo, l’Intaglio. L’allestimento molto ben studiato di questa sala riassumeva alcuni aspetti chiave dello stile di Dolce&Gabbana, come per esempio la predilezione degli stilisti per il nero che – insieme all’oro e al bianco – costituisce un colore dominante nella loro palette distintiva: associato ai concetti di essenzialità e purezza, il nero è pure simbolo di carisma e mistero nel caso del velo delle donne veneziane, così come evoca sacralità e misticismo quando indossato dalle popolane e dalla figura della vedova siciliana nel cinema neorealista italiano. Sempre in questa sala si introduce anche un tema fondamentale: il rapporto tra tradizione e innovazione, da sempre molto caro agli stilisti i quali spesso nel corso della loro carriera hanno recuperato lavorazioni antichissime, come il ricamo a piccolo punto, integrandole con tecniche moderne e all’avanguardia come quella del collage che permette di trasporre sulla superficie del capo immagini tratte dalla natura o dalla storia dell’arte.

E proprio l’arte la si ritrovava protagonista nella sala successiva, dedicata alle collezioni di D&G che omaggiano alcuni grandi maestri, fra artisti e architetti, del Rinascimento italiano come Botticelli, Leonardo, Raffaello, Tiziano, Piero della Francesca, Giorgione, Caravaggio e molti altri. Qui non solo gli abiti, ma anche i gioielli, gli accessori, le borse e le scarpe, tutto reca riferimenti a capolavori assoluti dell’arte e dell’architettura rinascimentali evocati per mezzo di un ricco assortimento di tessuti squisitamente raffinati, ricercati dettagli e piccole applicazioni che ben testimoniano l’altissimo livello di manualità, la qualità ineguagliabile e la sensibilità eccezionale nella realizzazione di opere di Alta Moda e Alta Gioielleria.

Stefano Dolce e Domenico Gabbana si incontrano a metà degli anni Ottanta e fondano la loro prima maison di pret-a-porter nel 1985. All’inizio degli anni Novanta, i due stilisti raggiungono i primi successi e il plauso della critica, sancendo la nascita del marchio Dolce&Gabbana, oggi sinonimo di cultura del Made in Italy a livello globale. Le loro collezioni, ispirate al cinema, al teatro, all’arte e alla musica, nonché alle tradizioni popolari e al paesaggio italiano, hanno fatto la storia della moda italiana.

La forza di Dolce e Gabbana risiede nella loro costante attenzione alla valorizzazione delle proprie culture di appartenenza, che si traduce in una serie di capolavori di arte sartoriale che combinano elementi antichi, moderni, contemporanei e innovativi.

Questa dicotomia tra tradizione e innovazione, ma anche tra minimalismo ed eccentricità, oscurità e luce, bianco e nero, sacralità e sensualità, lusso e tradizione popolare, è uno dei cardini della mostra Dal cuore alle mani. La mostra, capace di grande dinamicità e intensità emotiva, ha offerto al pubblico un viaggio temporale attraverso l’evoluzione del gusto e dello stile della grande moda italiana, culminando nel Nuovo Rinascimento di Dolce&Gabbana. Due stilisti, due artisti, due maestri del saper fare che, con mani alchemiche, da oltre quarant’anni fanno brillare la storia e plasmano il futuro dell’Alta Moda italiana.


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