MiC, c'è un problema: stanno per arrivare i fondi del PNRR ma manca il personale


Il MiC ha un problema molto grosso: stanno per arrivare i fondi del PNRR, ma il ministero ha enormi problemi di carenza di personale. L'urgenza della questione è stata pubblicamente riconosciuta anche dal capo di gabinetto del ministro, Lorenzo Casini.

Il Ministero della Cultura ha un problema: arriveranno a breve i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ma il dicastero si muove in una situazione di grave carenza di personale. Il MiC gestirà infatti, nei prossimi anni, un pacchetto del valore di 6,675 miliardi (a questo link il dettaglio completo delle misure: si tratta del 3% dei 222,1 miliardi di euro che l’Italia ha ricevuto per il PNRR tra fondi del piano Next Generation EU e fondi complementari), con risorse che potranno essere utilizzate solo nell’ottica di una programmazione di investimento (ovvero i fondi non si potranno utilizzare per l’ordinario). Il MiC, tuttavia, ha già difficolta con l’amministrazione ordinaria, e la gestione del PNRR rischia di causare ulteriori problemi alla macchina.

In effetti, gestire i fondi del PNRR presupporrà, da parte del MiC, un lavoro enorme: la gestione del piano avrà un forte impatto sul ministero, basti pensare soltanto a tutti gli iter autorizzativi dei vari progetti, e a tutto ciò si sommerà la gestione dei cosiddetti “grandi attrattori”, 14 investimenti sparsi su tutto il territorio nazionale che coinvolgeranno anche gli enti locali, con ulteriori ricadute a livello amministrativo. Per far fronte a tutto ciò, il ministero ha già predisposto un’unità di missione dedicata all’attuazione del PNRR e uffici dedicati (ci sarà anche una soprintendenza dedicata, la Soprintendenza Speciale per l’Attuazione del PNRR), ma con poco personale è probabile che tutto ciò non basti.

I sindacati confederali hanno già lanciato l’allarme la settimana scorsa, con un comunicato congiunto di CGIL, CISL e UIL nel quale si sottolinea che l’attività istruttoria del MiC si farà molto intensa e ciò comporta anche un ulteriore rischio, quello dell’eventuale semplificazione delle proedure, dal momento che la soprintendenza unica avrà “poteri di sostituzione e avocazione dei procedimenti in capo alle soprintendenze”. Il problema più grave è tuttavia quello delle risorse umane: "Abbiamo chiesto già da tempo", scrivono i sindacati, "di avviare un confronto con il Soprintendente Nazionale, architetto Galloni>, al fine di verificare le condizioni organizzative che diano garanzie di funzionamento alla nuova struttura, ci siamo trovati di fronte ad un muro di silenzio ed ad a una disposizione di servizio che sostanzialmente scarica tutto il carico di lavoro su un nucleo di personale incardinato nella Direzione Generale Archeologia e Belle Arti che è del tutto impossibilitato, per la grave carenza di personale e per i carichi ordinari già pesantissimi, ad assolvere questi compiti. In sostanza si pensa di trattare questa materia come se fosse un adempimento burocratico e non come una sfida che mette in discussione, nel caso gli obiettivi del Piano non fossero raggiunti, l’immagine internazionale del nostro Paese con soluzioni che sono solo funzionali a chi vorrebbe marginalizzare il ruolo della tutela del patrimonio paesaggistico perché considerata di ostacolo ai piani di innovazione energetica". Tra le richieste dei sindacati c’è anche un incontro urgente con il ministro Dario Franceschini per discutere del tema. Certo è che sarà impossibile affrontare la sfida del PNRR scaricando i compiti sull’organico attuale, che ammonta già a circa la metà di quello previsto, secondo i sindacati.

Di questo tema, tra gli altri, si è parlato lunedì a Parma, all’Auditorium “Carlo Mattioli”, durante il convegno Le regioni, gli istituti di cultura e le politiche culturali del territorio nel quadro del PNRR, e in particolare ad affrontare l’argomento è stato Lorenzo Casini, capo di gabinetto del ministro della cultura. La notizia è importante perché è una delle prime volte (se non la prima tout court) che in un incontro pubblico una figura così vicina al ministro sottolinea l’urgenza della questione. “Abbiamo un tema enorme”, ha dichiarato lo stesso Casini, “che non possiamo sfuggire e che va trattato e affrontato con urgenza: quello del personale delle strutture pubbliche. Lo dico perché siamo in un momento in cui il personale delle strutture pubbliche è molto carente dal punto vista quantitativo ed è sottopagato: ora è arrivata l’attuazione del PNRR e il rimedio non può essere assumere a tempo determinato persone per fare il PNRR”.

L’impossibilità di ricorrere a personale a tempo determinato è data, secondo Casini, da due ragioni. In primo luogo, “perché chi sta dentro si deprime, perché è quello che abbiamo già visto succedere. Ci sono cioè funzionari anche capaci, non necessariamente vicini alla pensione, che prendono 1.500 euro al mese e vedono arrivare un tecnico per il PNRR che ne prende 2.500 e che non può neanche firmare perché poi sarà il funzionario da 1.500 euro a dover mettere la firma. Non è accettabile dal punto di vista organizzativo: delle soluzioni ci sono, ci sono programmi speciali per dare incentivi ai dipendenti pubblici, però il nodo del personale va risolto, non solo sotto il profilo stipendiale perché andrebbero rivisti gli interi salari, dagli insegnanti all’Università, di tutto il comparto pubblico”. Il secondo problema è quello delle competenze, perché afferma Casini, “se non ci sono le persone e non ci sono le qualità professionali, nessun PNRR potrà mai essere attuato”. Quello che servirebbe è dunque un “programma serio di reclutamento e di investimento sulle persone”, ha detto il capo di gabinetto, pertanto il suo auspicio è quello che “il PNRR sia anche l’occasione per andare oltre il PNRR stesso, ossia per capire come l’impatto enorme che sta avendo l’attuazione di queste misure possa portare a riforme più complesse”. In conclusione, ha dichiarato Casini, “per chi studia e per chi fa cultura, lavorare per lo Stato dovrebbe essere visto come il massimo privilegio possibile possa esserci nella vita”.

Certo è che gli investimenti dovranno portare a creare qualcosa che resterà, come si è augurato anche il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, che ha aperto i lavori: “la mia preoccupazione è cosa rimarrà dopo: abbiamo miliardi di investimenti in nuove strutture e potenzialmente anche in nuove assunzioni, quando finiscono i soldi non mi è chiaro poi la spesa corrente come si sostiene. Nel frattempo dobbiamo fare riflessioni che possano esserci d’aiuto a investire in meglio le risorse che abbiamo”. Ma di sicuro occorrerà, prima ancora, risolvere il punto di partenza: il personale che gestirà le risorse per gli investimenti.

Nella foto: il Collegio Romano, sede del MiC. Foto di Finestre sull’Arte

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