Il ministro dei beni culturali, Dario Franceschini, è intervenuto lo scorso 24 luglio a un seminario di Symbola, intitolato Il soft power dell’Italia per la ripresa. Durante il suo intervento, Franceschini ha indicato quello che secondo lui l’Italia del post-Covid dovrebbe fare per incentivare turismo e cultura.
“Tra i tanti drammi di questa vicenda del Covid, drammi umani, drammi sociali e drammi economici”, ha detto Franceschini in premessa, “è emersa anche in una fascia di opinione pubblica e di decisori politici molto più ampia di quella che già lo sapeva, la centralità degli investimenti e del ruolo del turismo e della cultura per le scelte economiche del nostro paese, e quindi della tutela e della valorizzazione di tutto ciò che è fondamentale per il turismo e la cultura. Ogni giorno c’è qualcheduno che ricorda che il turismo è il 13% del Pil, e insieme alla cultura arriveremmo al 20% del Pil: sentirlo dire da persone che non hanno mai seguito questi settori ci dà un’opportunità. Si è capito cosa vogliono dire le nostre città deserte di turisti, si è capito cosa vuol dire avere i teatri chiusi, i cinema chiusi, le librerie chiuse, le biblioteche chiuse. E quindi questo scossone ha spostato un po’ di attenzione, bisogna fare in modo che l’attenzione resti alta e che non torni tutto come prima, ché uno dei grandi temi di riflessione che vanno ben oltre il nostro settore è se il lockdown, che è entrato così prepotentemente nelle vite collettive e individuali delle società e degli individui di tutto il mondo, si chiuderà come una parentesi, quando sarò possibile far tornare tutto alla normalità, o se viceversa resteranno delle cose che le società e le persone hanno imparato a conoscere durante il lockdown. Io penso che resteranno molte cose, non penso che tornerà il modello per cui è bello solo stare insieme in tanti, comprare beni immateriali, stare nella folla: penso che molte persone hanno scoperto il valore della casa, il valore del silenzio, la bellezza della solitudine, la lentezza, che in qualche modo ci possa essere una riscrittura dei valori. E in questo lo spazio per l’Italia è uno spazio enorme se sappiamo investire su tutela e protezione del patrimonio e su valorizzazione di quello che abbiamo”.
La prima priorità è l’attrazione di un turismo colto, sostenibile e con capacità di spesa, che secondo Franceschini dovrà continuare il lavoro sin qui fatto con iniziative come l’Anno dei cammini, l’Anno dei borghi, l’Anno del turismo lento, l’Anno del cibo, e l’Anno delle ferrovie storiche (che, ha fatto sapere il ministro, verrà esteso al 2021). “Siccome il turismo tornerà, e tornerà nel modo dirompente e impetuoso con cui era cresciuto negli ultimi anni”, ha proseguito Franceschini, “bisogna che utilizziamo questo deserto che si sta attraversando per reindirizzare: bisogna valorizzare quei luoghi, che sono infiniti in Italia, che hanno la possibilità di attrarre un turismo colto, intelligente e rispettoso. Non credo che la prospettiva nostra sia di tornare ai difetti che avevamo prima. Certo, per la nostra economia e per le nostre imprese turistiche dobbiamo collaborare affinché torni al più presto possibile il turismo internazionale, ma dobbiamo lavorare per indirizzarlo verso un turismo colto e sostenibile con capacità di spesa, rispettoso delle bellezze naturali, capace di capire la fragilità dei luoghi che attraversa. Questo è un turismo di cui ha esattamente bisogno l’Italia, quindi investire sul patrimonio materiale e immateriale, tutelarlo, valorizzarlo e farlo diventare una fonte di crescita”.
“Per far questo”, ha aggiunto indicando la seconda priorità, le infrastrutture e in particolare l’alta velocità, “servono anche delle scelte infrastrutturali. Io ne indico soltanto due: spero che le risorse del Recovery Fund ci consentano di progettare opere che avevamo rinunciato a progettare perché pensavamo che non avremmo mai avuto le risorse per farlo. Adesso le risorse ci sono, bisogna avere capacità di visione, guardare in grande e non far soltanto ordinaria amministrazione. Io ne indico soltanto due che riguardano cultura, turismo e Mezzogiorno: il primo tema è che l’Alta Velocità non può fermarsi a Salerno ma deve arrivare in Sicilia, deve arrivare nel Mezzogiorno. L’altro tema è il gap infrastrutturale che in Italia non è soltanto tra nord e sud ma è anche tra Adriatico e Tirreno: i grandi aeroporti e l’alta velocità sono sul lato tirrenico, sul lato adriatico non ci sono grandi aeroporti e c’è una ferrovia dell’Ottocento a binario unico che danneggia centinaia di chilometri di costa. Allora io penso che bisogna avere la forza e la capacità, come si è fatto in passato fin dagli anni Cinquanta quando si è progettata l’Autostrada del Sole e poi l’alta velocità, di progettare una linea di alta velocità da Taranto e Trieste che si allontani dal mare e fiancheggi l’autostrada, in particolare nel tratto che va da Pesaro a Termoli, e che consentirà una grande operazione di recupero di patrimonio edilizio e urbanistico senza consumo di suolo, uno dei grandi mali dell’Italia del nostro tempo”.
Infine, in conclusione, la terza priorità è investire nella riqualificazione dei borghi, in particolare dell’Appennino e del Mezzogiorno. “Altra operazione sarà un progetto di riqualificazione dei borghi”, ha detto Franceschini terminando, “ci abbiamo lavorato e adesso è il momento di stanziare risorse. Sono migliaia di borghi disabitati quasi tutti lungo la dorsale appenninica, in modo da ripopolarli e farli tornare a vivere. Quelli che si sono trasformati in hotel diffusi e quelli che hanno saputo investire in recupero del patrimonio hanno avuto uno sviluppo enorme. Allora io penso a un piano con molte risorse che consenta di recuperare il patrimonio edilizio pubblico e privato e che consenta di ripopolare quei luoghi, di trasformarli attraverso le capacità ricettive, le iniziative culturali, il ripopolamento”.
Le priorità di Franceschini: turismo con capacità di spesa, alta velocità e borghi |