C’è stato spazio anche per la cultura e per il turismo nella tradizionale conferenza stampa di fine anno del presidente del Consiglio, durante la quale il premier risponde alle domande dei giornalisti. L’unica domanda mirata sul tema è stata l’ultima dell’incontro con la stampa, arrivata dopo due ore e quaranta minuti, e formulata dal giornalista Domenico Cavazzino di Stampa Italiana, che ha espressamente chiesto al presidente Giuseppe Conte quali sono le misure su cui il governo sta ragionando per rilanciare il settore turistico-culturale, alla luce dei dati diffusi dall’Enit, secondo il quale un ritorno dei flussi turistici del 2019 si avrà solo nel 2023.
“Mi fa piacere una domanda sul turismo, sulla cultura, sullo spettacolo”, ha risposto Conte, “perché dobbiamo riconoscere che sono tra i settori che in generale sono stati più colpiti dall’evento pandemico. Poi in tanti altri settori ci sono tante sofferenze che si concentrano, ma forse mai come altri questi comparti sono stati diffusamente investiti dalle conseguenze negative della pandemia: è la ragione per cui abbiamo stanziato 11 miliardi di complessivi interventi per contrastare, appunto, gli effetti drammatici della pandemia. Sono stati all’incirca una sessantina i provvedimenti da parte del ministro Franceschini e del MiBACT in questo settore, a cui poi si aggiungono le misure di carattere generale (penso alla cassa integrazione ordinaria speciale, ai fondi integrativi salariali, ai contributi a fondo perduto, ai tax credit speciali, e via discorrendo). Ma qui dobbiamo continuare a lavorare in questa direzione, dobbiamo continuare a investire, a spiegare il perché bastano i dati: abbiamo avuto 57 milioni di turisti nazionali e internazionali nel 2020 mentre erano il doppio nel 2019. Secondo Confturismo il Covid è costato a tutto il settore del turismo e all’indotto all’incirca 100 miliardi di perdita di valore di produzione. Se poi ragioniamo anche per quanto riguarda il settore della cultura, del cinema, dello spettacolo, sono settori fortemente penalizzati. Abbiamo fatto tanto, siamo intervenuti diffusamente, perché qui c’è stata difficoltà, pensiamo semplicemente alle indennità per tutti i lavoratori stagionali (in questi settori dove siamo intervenuti anche per gli intermittenti, per quelli con contratti a tempo determinato e via discorrendo). Dobbiamo intervenire ancora, continuare a seguirlo con misure per le città d’arte, per i centri storici, per i centri a vocazione turistica religiosa, ma non solo, dobbiamo ancora lavorare perché è chiaro che se questo settore, che di per sé dimostra anche doti di resilienza, non viene aiutato in questo momento, difficilmente si potrà riespandere immediatamente laddove poi terminerà l’impatto più acuto della pandemia”.
Prima ancora era stata rivolta a Conte anche una domanda più specifica sulla data delle possibili riaperture: Marco Corrado Billeci di Fanpage, nel chiedere al premier se verrà confermato fino ad aprile il sistema delle zone gialle, arancioni e rosse (e il presidente del Consiglio ha risposto affermativamente: sarà confermato nella linea attuale se le varianti del virus non provocheranno livelli di maggior contagiosità, e in quest’ultimo caso si faranno valutazioni sulle misure restrittive in corso), gli ha anche domandato esplicitamente se le chiusure di attività come cinema, teatri e palestre rimarrà in essere dal 15 gennaio. Conte non ha però risposto nello specifico.
Conte: “se non aiutiamo cultura e turismo difficilmente potranno espandersi a emergenza finita” |