Poesiarte
2011, Sesta puntata
1616 ca.
Olio su tela, 55 x 71 cm
Stoccolma, Nationalmuseum
Immagine
È da poco finito il temporale sulla campagna. La notte è ancora velata da nuvole oscure che iniziano però ad aprirsi: si apre uno squarcio nelle nubi, la luce della luna filtra e illumina il paesaggio, gli alberi, gli arbusti. Un castello, la cui forma ricorda quella di Castel Sant'Angelo, si erge solitario sulla sinistra al limitare di un boschetto. Un gruppetto di persone esce nei campi, e una carrozza attraversa il nostro sguardo in primo piano.
È il “Paesaggio al chiaro di luna” di Giovanni Francesco Barbieri, meglio noto come “il Guercino”, un'opera del 1616 circa conservata al Museo Nazionale di Stoccolma: uno dei capolavori della pittura paesaggistica del Seicento ma anche uno dei dipinti più poetici della storia dell'arte. La luce della luna che rischiara la campagna ci introduce in un'atmosfera suggestiva, quasi da sogno. Un sogno di un pittore giovane, che nel 1616 aveva solo venticinque anni, dal momento che era nato nel 1591, ma che si preparava già per dare il suo importante contributo alla storia dell'arte.
L'uso che il Guercino fa del luminismo in questo dipinto ricorda gli esiti della pittura caravaggesca, dalla quale fu sempre attratto, ma a differenza di Caravaggio, il Guercino non usa la luce per costruire le forme: la luce serve per creare effetti, bellissimi effetti come quello del bagliore della luna che filtra dalle nubi.
Il Guercino utilizza il colore per costruire i suoi dipinti e per dare pienezza alle forme: la sua più importante invenzione è la “macchia guercinesca”, una tecnica pittorica in base alla quale si giustappongono “macchie” molto uniformi di colori in modo armonico ed equilibrato. L'artista ce ne dà un saggio anche in questo “Paesaggio al chiaro di luna”, e ce ne accorgiamo se osserviamo il modo in cui vengono stesi i colori della campagna.
È una pittura nuova, fatta di atmosfere incantevoli e suggestivi chiaroscuri, e il “Paesaggio al chiaro di luna” è anche uno dei primi esempi della pittura di paesaggio, che diventerà una delle principali forme d'arte del Seicento, con moltissimi autori, anche di elevato livello, che si cimenteranno nel rappresentare idilliache campagne, boschi frondosi attraversati da fiumi e ruscelli, borghi marinari, scorci di paesi e città.
Il paesaggio diventa quindi il grande protagonista dell'arte: un ruolo del tutto inedito, perché fino al sedicesimo secolo era considerato solo come lo sfondo su cui doveva svolgersi la scena principale. Adesso invece è il paesaggio ciò che importa, e anche se c'è qualcosa che lo anima, poco ci interessa: anche nel “Paesaggio al chiaro di luna” vediamo una carrozza in primo piano e alcuni personaggi in prossimità del castello, ma a nessuno verrebbe in mente di chiedersi chi siano, cosa stiano facendo, dove si stiano recando.
Ci interessa solo immergerci in questo meraviglioso paesaggio, lasciare che il chiarore lunare ci mostri l'incanto della campagna dopo il nubifragio, farci guidare dalle pennellate del Guercino in un'atmosfera in cui arte e poesia si fondono e vogliono trasportarci in un mondo di serenità, calma e silenzio.
Federico Giannini