Poesiarte
2011, Seconda puntata
Olio su tela, 66 x 73 cm
1909 ca.
Bari, Pinacoteca Provinciale
Immagine
Una giovane fanciulla dai vaporosi capelli castani tutti mollemente raccolti in una gonfia matassa dai riflessi d'ambra stringe in mano un mazzo di fiori di campo. Con una bocca morbida e vellutata che può paragonarsi ad un bocciolo di rosa, uno sguardo sognante che punta altrove e un bel nasino all'insù, la protagonista del dipinto di Zandomeneghi viene inserita in una scenografia campestre dove gli impasti di colore cercano di tradursi nella poesia degli accordi cromatici di un campo primaverile e di un cielo che si tinge di accenti rosa ed arancioni.
Che bella poi la chioma della giovane che pare fondersi nelle forme delle alberature e delle colline retrostanti! Sullo sfondo, a sinistra, compare anche un agglomerato di abitazioni. Là c'è il paese e qua c'è la natura; una natura indagata alla maniera degli impressionisti francesi,
en plein air, e cioè cercando di cogliere, come in uno scatto fotografico – in un attimo fuggente, i profumi e i fruscii della vita che pervadono il Mondo. La pennellata di Zandomeneghi, però, non è rapida e fugace come quella di un Monet, o di un Degas; essa resta infatti saldata al linearismo tipico dell'arte italiana. Non c'è una completa fusione delle forme del Mondo in un'unica sinfonia di segni e campiture cromatiche ma permane la distinzione tra disegno e colore.
Federico Zandomeneghi nasce a Venezia il 2 giugno 1841 e giunge a Parigi proprio nel 1874. Un tempismo perfetto se consideriamo che proprio in quell'anno gli impressionisti esposero in una collettiva da Nadar, il celeberrimo fotografo della capitale francese. Prima di venire a contatto con gli artisti della pittura en plein air – cioè coloro che alla finzione dell'arte accademica preferirono immergersi nella natura per catturarne l'essenza più profonda – era stato anche a Firenze dove conobbe i macchiaioli. Nei primi anni del suo soggiorno parigino si espresse anche come disegnatore di moda con scarsi successi.
La sua cifra stilistica è fatta di un perfetto rapporto tra il colore e il segno che vengono amalgamati in un modo di dipingere assolutamente personale. E, in più, il seducente gusto estetico di una Parigi in cui il tango furoreggiava e in cui la moda con Poiret, sofisticatissima, voleva le
demoiselles tutte esili geishe o conturbanti odalische.
La fanciulla di questo meraviglioso dipinto del 1909 conserva però una ingenuità di fondo, una commovente semplicità che la rendono ancora più reale. Bellezza, impasti cromatici naturalissimi e verità sono tre delle tante sfaccettature che tramutano Zandomeneghi in un poeta del colore. Se Pascoli avesse intrapreso la carriera di pittore, forse, gli avrebbe fatto concorrenza.
Riccardo Zironi