Jeanne seduta di fronte all'uscio di Amedeo Modigliani

Poesiarte

2010, Quarta puntata

La donna amata, la propria moglie, la propria compagna di vita. Angelo del focolare, sposa che divide il letto nuziale, musa ispiratrice: molti artisti anno dedicato componimenti e dipinti alle loro amate, cercando di fissare con parole o immagini la natura dei sentimenti che li legava ad esse.

Amedeo Modigliani, di origine livornese, conobbe Jeanne a Parigi, dove visse in povertà fino alla morte. Il rapporto tra il pittore e la sua compagna fu estremamente tormentato: ai continui tradimenti di lui, inaspriti dalle crisi di alcolismo, Jeanne opponeva una fedeltà e una dedizione totale. Tuttavia, l'amore di Modì per la sua compagna traspare nella messe dei ritratti, in cui a essere rappresentata, di volta in volta, è una Jeanne sempre diversa: Jeanne innocente e fresca nel suo amore giovanile, Jeanne donna sensuale e seducente, Jeanne trasformata in idolo, simulacro di una primigenia fertilità, Jeanne donna dal profilo intellettuale altissimo, Jeanne compagna dei tormenti.

“Jeanne seduta di fronte all'uscio” ritrae la giovane, incinta della loro seconda creatura. La composizione del quadro è estremamente tesa sulle diagonali e gioca sull'equilibrio dei colori accesi. La torsione del corpo, bilanciata dal movimento opposto del collo e del viso, mette in evidenza il pancione della ragazza, protetto dalle braccia coperte da una camicetta bianca, resa con un bianco puro che isola visivamente la forma tondeggiante del ventre di Jeanne.
Si tratta quasi di un doppio ritratto, per l'importanza assegnata a quella vita che, sebbene invisibile, cresce e modifica il corpo della donna.

Modigliani sceglie di rappresentare Jeanne come simulacro della vita: il corpo della donna è esso stesso un mistero, regale e delicata nell'appoggiarsi alla sedia, sembra si stia alzando. Le parole di Saba, seppure scritte nel 1911, nove anni prima dell'esecuzione di questo ritratto, potrebbero da sole accompagnare il dipinto: oltre le spiegazioni di contesto, oltre i riferimenti iconografici, il ritratto di Jeanne e la poesia di Saba costituiscono un monumento alla donna amata, donna proprio perché in lei, solo in lei, nasce la vita, ed è proprio questo miracolo che le dona fermezza e dolcezza, timore per il futuro e coraggio di lottare e difendere il proprio nido. Sebbene la creatura di Jeanne e Amedeo non abbia visto mai la luce (Modigliani morì di tubercolosi pochi giorni dopo l'esecuzione di questo dipinto e Jeanne si suicidò il giorno dopo la sua morte), il suo ricordo e la rete delle emozioni e dei sentimenti che essa suscitò nei suoi giovani genitori rimangono ben visibili impressi sulla tela, sospesi nella tessitura visiva e compositiva del dipinto.
Al di là della rappresentazione, al di là delle letture critiche che se possano fare, insieme a Jeanne è seduto di fronte all'uscio, anche la creatura che Jeanne porta in grembo; e forse, l'ultima immagine che il pittore ci restituisce della sua compagna, è proprio quella di una donna che, oltre i tormenti e le difficoltà, è al tempo stesso un essere materno che protegge e un santuario della vita che non dovrebbe mai essere né violato né offeso, ma protetto e tutelato con tenero amore.

Antoniettachiara Russo








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