La scomparsa dell'uomo nella storia dell'arte e il primo paesaggio puro

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2011, Settima puntata

Tutti conosciamo e sappiamo cos'è la pittura paesaggista, ma forse non tutti sono in grado di dire qual è stato il primo dipinto di paesaggio puro della storia dell'arte: Riccardo fornisce un breve panorama sull'argomento e ci introduce alla figura di Albrecht Altdorfer parlandoci del Paesaggio danubiano, opera degli anni Venti del Cinquecento conservata alla Alte Pinakothek di Monaco di Baviera.


Un tema molto affascinante nella Storia dell'arte occidentale è quello della rappresentazione dell'uomo. L'uomo inteso come concentrato della bellezza cosmica avrà la sua più alta espressione nel Mondo Greco; in età classica, infatti, l'uomo è diventato divinità indiscussa del creato, simbolo di perfezione e prestanza fisica nonché di un'inarrivabile vivacità di pensiero. Del resto, non c'è da stupirsi perché proprio in Grecia nacque anche la filosofia.

Vediamo poi altre rappresentazioni dell'uomo: bello e forte anche in età romana seppur declinato in varie forme scultoree con un maggior realismo (retaggio della cultura etrusca), intimorito e dedito al lavoro nell'età medievale (basti pensare, ad esempio, ai bassorilievi dell'ambito del Wiligelmo), ancora una volta “misura di tutte le cose” nel Rinascimento che, guarda caso, si rifà proprio alla classicità greco-romana da cui si lascia ispirare e sedurre.

Ad un certo punto, però, nella storia dell'arte succede qualcosa. Qualcosa di tellurico e di assolutamente sconvolgente. Tra la fine del '500 e l'inizio del '600 alcuni artisti non sentiranno più la necessità di rappresentare l'uomo. Egli, in un certo senso, esce di scena per cedere il passo a due nuovi generi artistici: la natura morta e il paesaggio. Le due prime nature morte che si conoscano sono il Piatto metallico con pesche (1591-1594) di Ambrogio Figino, milanese, e la Natura morta con cardo (1602) dello spagnolo Juan Sánchez Cotán. Qualche decennio prima Albrecht Altdorfer aveva sconvolto la pittura dando vita al Paesaggio Danubiano, la prima rappresentazione di uno scenario naturale privo di qualunque entità umanoide. Era nato il cosiddetto paesaggio puro. L'età dell'umanesimo era ormai finita e l'amore stava, per così dire, passando alle cose, agli oggetti che si fanno così specchio del mondo interiore dell'artista. Non è un caso che questi due nuovi generi pittorici nascano praticamente negli stessi anni.

Il Paesaggio Danubiano si concretizza nella rappresentazione di una mulattiera umida che s'innesta in una vegetazione nordica, fredda, quasi glaciale. Sullo sfondo il languido tramonto, un lieve sfumato che dal blu digrada ad un giallo quasi bianco calce, chiude wagnerianamente l'intero dipinto. Come un sipario. In esso c'è già tutto quel mondo uggioso, solitario, silenzioso e fremente proprio del Romanticismo tedesco: da Schiller a Friedrich passando attraverso le tristissime romanze del Winterreise di Schubert. Ecco per quali motivi il Paesaggio di Altdorfer è di fondamentale importanza: perché il pittore non ci racconta nulla; egli osserva uno scenario con gli stessi occhi languidi con cui si leggerebbe una poesia scritta nella natura e in quella natura immerge il suo io. Un io che parla non “dall'interno” ma “dall'esterno”, dal mondo fenomenico che lo circonda. E' un sogno, un momento di profonda meditazione. Assolutamente “romantico”. Ed era soltanto il 1527...

Riccardo Zironi








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