Nel medioevo erano gatti e streghe, ora a scontare la paura del virus sono le guide turistiche; che in effetti sono per la stragrande maggioranza donne. A giudicare dalle norme in vigore, infatti, sono considerate pericolose per tutti quelli intorno, perché la visita guidata è tra le poche attività ancora adesso vietate in vari luoghi d’Italia. Nonostante l’uso delle mascherine e dei microfoni con auricolari e nonostante il distanziamento, nel mondo dei beni culturali si guarda alle visite come a uno dei più pericolosi strumenti di trasmissione del virus. Gira anche voce che le guide sarebbero incolpate di creare assembramenti da parte dei sindacati dei custodi che lavorano nei musei e nei monumenti, persino quelli nei parchi archeologici all’aperto.
Ci chiediamo però se il “virus” e la tutela della salute non vengano usati per altri scopi. Ci sono siti meravigliosi dove non si può più spiegare e le visite guidate sono completamente proibite: Villa Farnesina a Roma, Galleria Borghese a Roma, Palazzo Barberini a Roma, Galleria Corsini a Roma In tantissimi luoghi si può spiegare a un numero estremamente basso di persone.
Visitatrice alla Galleria Borghese |
A Sant’Apollinare in Classe a Ravenna, il sito più visitato dell’Emilia Romagna, nonostante l’ampiezza della basilica, le guide possono accedere con massimo 8 persone. A Firenze, all’Accademia e al Museo Archeologico Nazionale, con 5. Le limitazioni però non risparmiano neanche i parchi archeologici all’aperto. Inspiegabilmente, a Ercolano una guida può condurre massimo 10 persone, mentre a Pompei e ad Ostia fino a 25 (purché dotati di auricolari). Un gruppo di 25 persone, se vuole visitare Pompei ed Ercolano, a Ercolano deve dividersi e prendere 3 guide. Ancora più grave il caso dei siti dove possono spiegare solo le guide interne: Castel Del Monte, Sacro Speco a Subiaco (sabato e domenica solo guide interne, le guide esterne possono spiegare solo dal lunedì al venerdì)
Vista la varietà degli edifici museali e dei monumenti, il MIBACT può dare solo indicazioni generiche e ogni direttore deve decidere le regole autonomamente, sulla base degli spazi e delle caratteristiche specifiche di ogni struttura. L’antichità e la tipologia degli edifici in cui sono ospitati tanti musei italiani rende difficile adeguarli alle norme sanitarie richieste. Siamo quindi ben consci delle difficoltà che ogni istituto ha dovuto affrontare per la riapertura; e siamo solidali con i direttori e i funzionari di tutti i luoghi della cultura che in questo periodo si trovano a gestire i siti con problemi enormi, sia di sicurezza, sia finanziari.
Conosciamo bene però i monumenti di cui parliamo. Contestiamo quindi che in un edificio come la Farnesina (che era già quasi sempre vuoto negli anni precedenti, quando Roma aveva il problema dell’overtourism, perché è uno di quei tesori poco conosciuti meta di pochi appassionati e che ora, senza turisti stranieri, è ancora più desolatamente deserto) le visite guidate con 5-10 persone siano impossibili in sicurezza anche nelle sale più grandi.
Sala della Galleria Borghese vuota in periodo Covid |
Pensiamo che nei musei dove le visite sono ora totalmente vietate il problema sarebbe risolvibile permettendo le spiegazioni negli ambienti più ampi e vietandoli in quelli troppo piccoli. Tutto si può risolvere, se affrontato con lo spirito giusto.
Il caso peggiore è però quello dei siti in cui le guide sono state escluse del tutto, usando le norme sanitarie da COVID-19 come pretesto.
Castel Del Monte in Puglia è al momento l’esempio più eclatante: dal giorno della sua riapertura, il 1° luglio, le entrate sono limitate a un turno all’ora e le visite guidate sono riservate solo al personale del concessionario, mentre a tutte le altre guide è vietato esercitare la professione all’interno del monumento. Si tratta di scelte non giustificate dalle norme sanitarie: gli itinerari obbligati, i tempi limitati e i flussi possono essere perfettamente coniugati con le guide “esterne” e con più turni.
Il fenomeno si sta allargando pericolosamente. Sempre nel Lazio, al Sacro Speco, nei giorni di sabato e domenica, quelli in cui arrivano più visitatori, le visite sono riservate alle persone scelte e coordinate dalla struttura religiosa.
Visitatori alla Farnesina in periodo pre-Covid |
Il problema della esclusione delle guide dai siti risale a qualche anno fa e la situazione si è aggravata particolarmente dal 2015. Le nostre associazioni AGTAR e AGTA combattono su questo fronte da parecchio e hanno dovuto affrontare il muro alzato da istituzioni del calibro del Museo delle Civiltà (con il Pigorini) e addirittura del Quirinale.
Evidentemente le visite interne “piacciono” a molti soggetti in campo.
Ogni volta c’è un pretesto buono per dare l’esclusiva: dalla necessità delle visite gratuite a quella di controllare i contenuti, dalle domeniche gratuite alla mancanza di personale, le motivazioni le abbiamo sentite tutte. Sapevamo che, passato il lockdown, ci avrebbero rifilato anche quella del coronavirus: come non usarla? È perfetta: si comincia la frase con “salute pubblica, norme, limitazioni, contingentamento” e si conclude con “le visite sono riservate al solo personale interno”, naturalmente aggiungendo che “è una norma temporanea” per calmare gli animi.
E noi, possiamo “temporaneamente” non pagare le tasse e bruciare l’abilitazione che non serve più a lavorare da nessuna parte?
L'autrice di questo articolo: Isabella Ruggiero
Presidente AGTA - Associazione Guide Turistiche Abilitate