Come stiamo affrontando, come Regione Toscana, il tema dell’Unesco? Siamo di fronte ad un vero giacimento, in larga misura completamente inesplorato dal punto di vista turistico: è vero che l’Unesco non vuole sentir parlare di funzione turistica, quindi il problema è un po’ complesso, ma io ho avuto il piacere di incontrare un genio assoluto, che è quello che è riuscito a convincere l’Unesco a fare di Nizza il primo sito Unesco sulla villeggiatura... quindi ha usato il turismo per far diventare Nizza un patrimonio Unesco, e chi ha a che fare con Unesco sa che questa era una sfida praticamente impossibile... ma ci è riuscito. In questa dimensione, cosa stiamo provando a fare in coerenza con il disegno regionale? Quello si chiama “Toscana diffusa”: far conoscere altre zone della regione. Ci sono un sacco di patrimoni Unesco, anche in Regione Toscana, di cui non si parla mai.
Abbiamo per esempio una Città Creativa, che è peraltro dedicata all’artigianato, cioè non a una industria minore della nostra regione, ma a uno degli asset primari di attrattività turistica: c’è un patrimonio immateriale che è la cerca e cava del tartufo, e guarda caso il più grande tartufo bianco al mondo è stato trovato a San Miniato ed è in riproduzione nel locale museo. Abbiamo anche uno straordinario patrimonio Unesco ambientale, che è come se fosse una sottocategoria ignota e che invece è importante: è tutto l’Arcipelago Toscano, e per noi turisticamente è... tanta roba.
Quindi, quello che abbiamo deciso di fare è una guida, che abbiamo definito “olistica”, dove ci sono tutti i 16 siti Unesco della regione, di qualunque tipo essi siano (immateriali, creativi, ambientali, culturali), tutti di pari livello, due transnazionali (l’unica città termale in Italia sito Unesco è Montecatini), dove ognuno di questi luoghi è stato descritto turisticamente, intervistando il site manager che è colui che, in qualche maniera, quella candidatura l’ha voluta, seguita e la segue tuttora, e con un’ottica che è quella di raccontare un’altra Toscana. Il paradosso infatti è che questo tema del sovraccarico antropico (che peraltro, se fosse conosciuto un po’ più seriamente, potrebbe svelarci un po’ di notizie interessanti, più sui modelli di disorganizzazione turistica che di organizzazione) riguarda pochi luoghi e in pochi momenti dell’anno. Poi noi vediamo le code, e la coda è l’overtourism, ma la coda è la cattiva organizzazione di chi fa fare la coda: l’overtourism è un tema brutto, perché se ne parla solo per i cittadini, ma bisogna anche parlarne per i visitatori. Io dubito che ci si diverta a stare quattro ore in coda per entrare in un sito: secondo me ci sarebbe da fare una riflessione un po’ più ampia.
Raccontare la Toscana diffusa è interessante poi perché anche le città a loro volta hanno zone non conosciute, a partire, nel nostro caso, da Firenze, quindi noi stiamo proponendo soltanto una Firenze non conosciuta, esattamente come fa la regione, esattamente come fa l’Italia, e come sta facendo un po’ tutto il mondo. In questo disegno, il prodotto che abbiamo generato è la guida con atlante e mappa dell’Unesco toscano, che punta a raccontare esattamente questa parte meno nota della regione, consentendoci peraltro di rafforzare un altro degli elementi fondanti della promozione turistica del nostro territorio, che è questa straordinaria diversità per cui se si va a vedere il parco delle dune costiere, uno dei tratti di costa italiana più conservati in assoluto nel nostro paese, tanto da essere diventato patrimonio Unesco, una volta usciti dal parco, con 10 minuti di bicicletta si arriva a vedere la torre di Pisa. Altro sito UNESCO culturale è la piazza dei Miracoli che soffre dello stesso problema: il 95% dei turisti si ferma a fare la foto alla torre pendente, in tutte le versioni, anche quelle comiche e divertenti che potete vedere in rete. Il resto della piazza e dei monumenti, a iniziare dalle mura e dal Camposanto, sono molto ma molto meno visitati. Per non parlare poi del resto della città di Pisa, che è praticamente sconosciuta, tanto che qualche giorno fa abbiamo fatto il Buy Tuscany (che per noi è il momento più importante), e c’erano 180 operatori da tutto il mondo a Pisa: abbiamo fatto veder loro l’altra Pisa, senza portarli nella Piazza dei Miracoli, dove potevano andare da soli perché tanto quella la conoscono. Magari non sanno bene nemmeno cosa sia la torre, non sanno bene nemmeno, come ci ha detto un signore americano, dove fosse la torre di “pizza” (lui pensava ci fosse una torre fatta di pizze), ma detto ciò, per fortuna, a 10 minuti di bicicletta dalla torre pendente c’è un altro sito Unesco che è ambientale e per il quale, vi posso garantire, si fa fatica a trovare le informazioni: non solo non viene pubblicizzato, ma è anche difficile da trovare all’interno dei misteriosi canali di comunicazione di questo strano paese che è l’Italia.
I geoparchi, poi, sono un altro mondo: noi abbiamo le cave di Carrara, e stiamo parlando di uno degli asset principali, e qui si trova una cava Romana, una delle pochissime cave romane esistenti (ce ne sono solo due in Europa), dove ci sono ancora le colonne e i pezzi di marmo pronti per la spedizione con il timbro dello spedizioniere: un museo cielo aperto in mezzo alle cave, dove vedi i pezzi dalla cava da cui Michelangelo andava a prendere il marmo. In questa dimensione poi scopri che a pochi chilometri dalle Cave di Carrara, geoparco Unesco, c’è una Città Creativa Unesco che non è conosciuta nemmeno in Toscana. E Carrara è città creativa, guarda caso, per tradizioni popolari e artigianato. Quindi, semplicemente provando a creare un fil rouge di narrazione sotto il cappello dell’UNESCO (e, come dico sempre, è un gesto di grande umiltà territoriale, perché il patrimonio non è più tuo, ma è dell’umanità, cioè è talmente straordinario da essere patrimonio di tutti, e diventa quindi anche meno territoriale, non è solo del singolo possessore del luogo), stiamo provando a raccontare una Toscana leggermente diversa.
Questo intervento è stato tenuto in occasione del convegno Essere Sito Unesco, organizzato da Finestre sull’Arte alla fiera TTG di Rimini, 9 ottobre 2024.
L'autore di questo articolo: Francesco Tapinassi
Francesco Tapinassi è direttore di Toscana Promozione Turistica.