Ci sono siti Unesco che, potremmo dire, non hanno bisogno di promozione: penso per esempio a Venezia o a Petra. Anzi: il problema è proprio quello di tutelare il sito. Quindi ci sono siti come Petra che si avvantaggiano di questo riconoscimento, o dovrebbero almeno, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto di tutela. Petra è un sito enorme, di quasi 270 km quadrati: ha al suo interno 800 monumenti, ma nonostante quest’area vastissima soffre di sovraffollamento, o almeno questo fino a un anno fa, prima che iniziassero le tensioni e il conflitto oltre confine. Ci sono stati anni in cui Petra ha superato il milione di visitatori: un milione di visitatori in un’area così grande potrebbero anche non essere troppi (pensiamo al Colosseo che fa 6 milioni di visitatori l’anno), tuttavia questi visitatori si concentrano tutti nello stesso periodo, negli stessi luoghi, nello stesso percorso, che è un po’ un imbuto (dal centro visitatori al monastero, che è la parte finale di questa valle che forma la città di Petra, quella più battuta dai turisti, la lunghezza è di 8 km). Io ci sono stata a luglio dell’anno scorso ed ero veramente innervosita io stessa, perché era impossibile anche solo soffermarsi a guardarsi intorno e godersi il sito: c’era troppa gente, gente che andava a cammello, che andava a cavallo, le comitive, e le crociere che arrivano ad Aqaba, ovvero il porto sul Mar Rosso e che in giornata fanno tappa là e vanno a Petra e quindi arrivano come cavallette (mi si passi il termine, ma invadono letteralmente il sito).
In queste condizioni è chiaro che i siti diventano a rischio, ed è a rischio anche il riconoscimento Unesco: in questo senso, Petra ha approfittato (spesso le crisi sono anche opportunità) del fatto che il calo di arrivi turistici in seguito ai fatti avvenuti in Israele il 7 ottobre del 2023 abbia permesso al sito e all’ente digestione di fare un po’ di “pulizia”, e quindi ha liberato il sito, per esempio, di tutti quegli insediamenti commerciali (bancarelle, quello che offriva il tè, il cammello, il cavallo, il carretto, di tutto e di più), ma ha dovuto farlo con la forza, con la polizia, perché le persone che gestivano queste attività (che sono persone che abitano ai bordi del sito e sicuramente erano avvantaggiate economicamente) partecipavano al benessere indotto dal sito, però se ne erano in qualche modo appropriate in modo anche illegale. Quindi ci sono sempre molte sfide, soprattutto quando i siti attraggono così tanti visitatori.
D’altra parte c’è da dire che il riconoscimento Unesco è importante, non solo per la tutela, ma anche ai fini della promozione turistica, quando i luoghi sono meno conosciuti. La Giordania ha sette siti Unesco: oltre a Petra uno dei più famosi è Betania, che è il sito del battesimo di Gesù di Nazareth, si visita proprio il sito riconosciuto da tutte le religioni come il luogo del battesimo, quindi fa parte dei siti della Terra Santa, che si trova in gran parte in Israele, in Palestina, ma anche in Giordania: ci sono oltre 200 siti, e infatti per il Giubileo 2025 c’è in programma una serie di iniziative perché la Terra Santa è un tema importante anche per la Giordania. Per quanto riguarda gli altri cinque siti, sono luoghi che spesso pochi hanno sentito nominare: eppure sono siti dove ci sono cose molto interessanti dal punto di vista culturale. Se però non fossero siti Unesco probabilmente i visitatori non ci andrebbero neanche, se non dicessimo loro che godono di questo riconoscimento.
Quindi sicuramente essere sito Unesco è un’etichetta che, al di là della tutela, parla anche del valore in questo caso culturale dei siti: penso che il tema prenda sfumature diverse tra tutela e promozione a seconda dei luoghi di cui stiamo parlando. Senz’altro il tema fondamentale è, secondo me, la tutela, ma anche far fruire anche questi luoghi nel modo corretto, quindi diventa fondamentale la gestione dei flussi. Petra, per esempio, stava per mettere in atto un piano per la prenotazione on-line obbligatoria con la gestione di numeri massimi di visitatori per fasce orarie e un tetto massimo per le giornate perché c’erano giornate, in cui c’erano decine di migliaia di persone nel sito. E siccome il percorso è uno, questi numeri rischiavano di non essere più sostenibili.
L'autrice di questo articolo: Nadia Pasqual
Nadia Pasqual è Media Relations & PR Italia di Jordan Tourism Board.