Serie tv su Leonardo da Vinci: era necessario stravolgere una vita già straordinaria di suo?


Un commento sulla serie tv dedicata a Leonardo, andata in onda ieri sera. Va bene, non è un documentario, ma era davvero necessario creare un totale stravolgimento, colmo di dettagli poco credibili, che niente restituisce del genio?

Attesa e curiosità ci hanno portato, come migliaia di altri spettatori, a seguire i primi due episodi della serie televisiva dedicata a Leonardo da Vinci: ieri sera, in prima assoluta, è andata in onda infatti su Rai1 la prima puntata (sono quattro in tutto, divise in otto episodi) della nuova serie evento prodotta da Lux Vide con Rai Fiction, Big Light Productions in associazione con France Télévisions, RTVE e Alfresco Pictures, co-prodotta e distribuita nel mondo da Sony Pictures Television.

Negli intenti della serie, secondo quanto si legge in una nota stampa della Rai, la volontà è quella di “svelare il mistero di uno dei personaggi più affascinanti ed enigmatici della Storia. Conosciamo tutti le sue opere d’arte, ma il suo carattere è ancora ignoto. Cosa muoveva la sua infinita immaginazione? Quale travaglio nascondevano le sue più grandi creazioni?”. I produttori hanno voluto raccontare “la storia di un genio la cui personalità complessa ed enigmatica rimane ancora oggi un segreto avvincente” e “svelare per la prima volta il mistero dell’uomo nascosto dietro al genio”. L’enigma e il mistero sono dunque gli elementi su cui si è inteso costruire la trama della serie Leonardo, probabilmente perché i più celebri ritratti del grande genio, si pensi al sorriso enigmatico della Gioconda, hanno tuttora per molti un’aura di mistero e d’indefinito. Tuttavia, era proprio necessario trasformare in un presunto omicida il povero Leonardo per dare quell’ulteriore tocco di mistero al personaggio televisivo del genio, interpretato da un affascinante e tenebroso Aidan Turner?

Serie tv su Leonardo da Vinci

La fiction si apre infatti nel 1506, a Milano, con l’arresto di Leonardo da Vinci, accusato di aver avvelenato e ucciso Caterina da Cremona, personaggio di finzione, interpretata nella serie da Matilda De Angelis. È dalla dichiarazione della sua innocenza a un ufficiale del Podestà che prendono il via i ricordi dell’artista, che lo riportano a quando, poco più che ventenne, lavora come apprendista nella bottega di Andrea del Verrocchio a Firenze e incontra per la prima volta Caterina da Cremona, la quale posa come modella: una serva bella e sicura di sé, ma che nasconde un’intima sofferenza che solo lui riesce a comprendere; la fanciulla diventa la migliore amica di Leonardo, poiché entrambi accomunati da un senso di solitudine.

“Questo è un crime mistery”, ha dichiarato a Repubblica il produttore della serie Luca Bernabei. “Noi facciamo serie tv, non documentari. Ci siamo ispirati a fonti vere, ma poi gli sceneggiatori hanno avuto la necessità di inventare qualcosa su una vita che ha molti punti oscuri. La storia di Caterina da Cremona, ad esempio, è vera perché ci sono dei contratti in cui Leonardo la chiedeva come modella. Abbiamo pensato che lei fosse la sua musa ispiratrice e abbiamo tessuto nella trama vera alcuni elementi di finzione”.

D’accordo che una fiction televisiva non debba essere un documentario e che dunque si ammettano elementi e stratagemmi che non rispecchiano la totale aderenza alla biografia in questo caso di Leonardo, ma dal racconto che si fa della sua vita nella nuova serie risulta una visione quasi completamente stravolta, e arricchita di dettagli poco credibili per l’epoca (come il “vernissage” del Battesimo di Cristo dove Leonardo da Vinci viene direttamente ingaggiato da Ludovico il Moro, “modelle” che si sottopongono a lunghe sedute di posa davanti all’artista, la tavola dipinta dal Verrocchio e Leonardo a giornate come fosse un affresco, la disinibizione della protagonista, eccessiva per quei tempi). Se ne percepisce finora la minima parte, che poi è l’aspetto fondamentale del genio, l’aspetto da far risaltare su tutto, ovvero il suo grande ingegno, la sua abilità artistica, il suo talento che lo conducono a sfidare le convenzioni del tempo e a emergere fin da giovanissimo nella bottega del suo maestro (peraltro nella realtà tra Leonardo e il Verrocchio non c’era tutta quella differenza di età che sembra esserci nella fiction, esplicitata da un alquanto maturo Giancarlo Giannini: Verrocchio, all’epoca della realizzazione del Battesimo di Cristo, aveva una quarantina d’anni o poco meno, mentre Leonardo era poco più che ventenne). I suoi studi, la sua curiosità, il mettersi in gioco con continue invenzioni, le sue innovazioni sia dal punto di vista artistico che scientifico sembrano essere qui presenti ma offuscati da una ricostruzione del suo carattere che è peraltro totalmente arbitraria. Il presunto omicidio, la storia di Caterina da Cremona (personaggio di cui non si hanno fonti storiche) che corre parallela a quella di Leonardo, il dissidio con il padre, elementi fantastici come l’immagine di un corpo femminile nudo che spiega ali ampie e maestose e, dulcis in fundo, la maledizione che incombe su Leonardo fin da neonato nella culla, rivelata a sua madre dalla fattucchiera del paese: “disse che avrei distrutto tutto quello che amo”. Si chiude con questa rivelazione agli spettatori la prima serata dedicata a Leonardo da Vinci.

Ma era veramente necessario produrre una serie “crime” ad effetto su Leonardo devastando la già straordinaria fama e potenza della vita e dell’arte del grande genio? Il pubblico televisivo vuole davvero tutto ciò?


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Ilaria Baratta

L'autrice di questo articolo: Ilaria Baratta

Giornalista, è co-fondatrice di Finestre sull'Arte con Federico Giannini. È nata a Carrara nel 1987 e si è laureata a Pisa. È responsabile della redazione di Finestre sull'Arte.






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