Difficile dire oggi come cambieranno gli scenari nel mondo dell’arte post COVID-19. Certo non possiamo aspettarci di tornare a quella che per noi era “la normalità” in breve tempo. Sto facendo molte riflessioni in questo periodo e le condivido con voi. Il mondo dell’arte tutto, e quello italiano in particolare, sono stati fermi molti mesi. Non per questo gli artisti non hanno prodotto opere, ma la filiera si trova in un momento di stasi: non solo le gallerie sono chiuse, ma i confini bloccati e i trasporti d’arte impossibili. Tutto ricomincerà, ma sarà una ripartenza graduale, credo progressiva.
Le fiere sono state cancellate e spesso spostate all’autunno, ma bisogna interrogarsi sulla loro fruizione. Eravamo abituati a grandi numeri, molte persone che si ritrovavano insieme in spazi affollati, numerosi spostamenti intercontinentali anche per pochi giorni, frenetici viaggi aerei, treni… credo che per un po’ non sarà più così e sarà un bene anche per il nostro Carbon foot print! L’afflusso alle fiere potrebbe diventare contingentato, limitando gli ingressi soprattutto ad appassionati e collezionisti, facendo sì che piccoli gruppi possano accedere agli spazi espositivi, alternandosi. Credo che le fiere avranno una dimensione più contenuta, più umana. Questo potrebbe anche essere un bene: consentirebbe un rapporto più intimo con i galleristi, i curatori e anche tra collezionisti. Permetterebbe di entrare in relazione con le opere d’arte in un contesto di maggiore tranquillità.
Artissima 2019. Ph. Credit Perottino – Piva – Bottallo / Artissima |
Artissima 2019. Ph. Credit Perottino – Piva – Bottallo / Artissima |
Artissima 2019. Ph. Credit Perottino – Piva – Bottallo / Artissima |
Quanto all’aspetto legato agli spostamenti di beni e persone, le fiere per un periodo potrebbero avere un carattere maggiormente locale, valorizzando le risorse che sono più vicine. Pensare Artissima 2020 come una fiera più europea non mi sembra negativo perché le gallerie, anche le italiane, rappresentano artisti di tutti i paesi del mondo e sarà la loro ricerca e visione a rendere comunque internazionale l’offerta. In ogni caso a oggi gli espositori, anche quelli internazionali, ci hanno dimostrato il loro interesse a partecipare ad Artissima, ci stanno rispondendo e hanno molta voglia di ripartire. Le nostre date, 5-8 novembre, sono ancora lontane e in molti speriamo che coincidano con una riapertura e con nuove attività nel mondo dell’arte per scoprire la scena torinese. I galleristi, che hanno già investito supportando le produzioni dei loro artisti, non vedono l’ora di tornare in pista.
Quanto agli artisti, non è un momento semplice per loro. Stavano già soffrendo per la crisi economica e non hanno strumenti di protezione, come ad esempio la cassa integrazione, ma, se il bisogno di azione e l’ottimismo avranno la meglio sulla recessione in cui siamo entrati, credo che si troverà una via di uscita. Le persone, in questo momento di lockdown, hanno mostrato un gran bisogno di arte e cultura e hanno iniziato a fruirle da casa: un’abitudine, questa, che non perderanno quando torneranno a stare insieme. Penso anche che le aziende private, per ripartire, potranno fare tesoro dell’arte contemporanea, rinnovandosi, reinventandosi, anche grazie al potere creativo degli artisti. Le collaborazioni tra imprenditori e pensatori possono portare a trasformazioni positive di un sistema. Credo quindi che ci saranno per gli artisti nuove possibilità, dal settore privato, alla didattica, al digitale.
A questo proposito, ci siamo stupiti di quanto prontamente in mondo dell’arte contemporanea si sia attivato sul web, in ottica di condivisione e produzione di contenuti. Noi come Artissima abbiamo rafforzato le nostre attività digitali, lanciando su Instagram un nuovo progetto: /ge·ne·a·lo·gì·a/. Un po’ un gioco e un po’ un’indagine, è nato per tenere vivo e visibile il mondo dell’arte italiana, rendendolo facilmente accessibile anche a chi lo conosce meno. Ogni giorno un artista scelto tra quanti avevano partecipato alla mostra Deposito d’Arte Italiana Presente (progetto curato insieme a Vittoria Martini ad Artissima 2017), viene invitato a indicare due artisti italiani a cui si sente legato, eleggendone uno come proprio antenato e uno come ideale discendente, naturalmente non in maniera letterale ma metaforica. Oltre a valorizzare l’arte contemporanea italiana, il progetto mette in luce quel senso di “famiglia” così radicato nella nostra cultura, svelando una comunità artistica fatta di eclettismo, originalità ma anche senso di appartenenza e amicizie. Abbiamo già allo studio altri progetti digitali: un’attività interattiva per i bambini e uno spazio virtuale dedicato all’incontro tra artisti e appassionati d’arte contemporanea, ma di questo vi parlerò più avanti.
L'autrice di questo articolo: Ilaria Bonacossa
Critica d'arte e curatrice. È direttrice di Artissima, una delle principali fiere d'arte contemporanea. Ph. Credit Giorgio Perottino