A dieci giorni dall’entrata in vigore del Green Pass obbligatorio nei monumenti, proviamo a fare un primo bilancio della organizzazione nei musei a Roma che, con alcuni dei monumenti più affollati e quindi più difficili da gestire d’Italia, si conferma la città con maggiori criticità, ma anche con esempi virtuosi. Alla vetta dei siti eccellenti della Capitale per l’organizzazione (tutt’altro che facile) del Green Pass si collocano Galleria Borghese, Parco Archeologico del Colosseo e Musei Vaticani (questi ultimi però non sono italiani). Alla Galleria Borghese i dirigenti hanno gestito le forze a disposizione in maniera egregia, permettendo di effettuare controlli accuratissimi senza farlo pesare sui visitatori; al Colosseo e Foro Romano, dopo un primo giorno terribile che aveva visto file lunghissime, i dirigenti del Parco sono riusciti ad organizzare un sistema che funziona a perfezione, nonostante sia il monumento più visitato d’Italia e presenti la complicazione di 2 aree separate; i Musei Vaticani, che registrano numeri altissimi come il Colosseo, hanno messo a punto un sistema semplice ed efficace fin dal primo giorno.
In fondo alla classifica si distinguono invece Pantheon (il peggiore in assoluto) e Castel Sant’Angelo. Al Pantheon le file per accedere al monumento erano già notevoli negli ultimi mesi a causa del numero contingentato e del controllo della temperatura e degli abiti (essendo anche chiesa cattolica, vige un rigoroso “dress code” e le donne con spalle scoperte non vengono fatte entrare); da quando è scattato anche l’obbligo del Green Pass il 6 Agosto, sono ulteriormente peggiorate, per il numero insufficiente di personale addetto ai controlli. La fila nei primi giorni era di 30 minuti, poi è passata a 40; sabato 14 è diventata di 50 minuti, ieri era di oltre un’ora. Come vedete, invece di prendere provvedimenti e migliorare, va peggiorando di giorno in giorno.
14 agosto, interno del Pantheon e coda per i controlli |
Il problema non è il Green Pass in sé, ma la totale mancanza di organizzazione nel gestire e affrontare tutte le misure sanitarie che ormai sono tante nei monumenti: un pesantissimo contingentamento, controllo della temperatura e del Green Pass, prenotazione obbligatoria nei fine settimana da farsi entro il giorno prima. È a causa della pandemia che nel Pantheon si è imposto un itinerario obbligato circolare nel monumento, che limita la superficie di percorrenza e, di conseguenza, il numero bassissimo di visitatori ammessi in contemporanea e, infine, addirittura l’obbligo della prenotazione nei fine-settimana. Tali norme rimarranno ancora per lungo tempo e devono essere gestite bene, che ci piaccia o no. Non si può pensare di imporre attese di 40-50 minuti per il prossimo futuro come se fossero inevitabili e come se non ci fosse un’alternativa. Se in altri monumenti ugualmente famosi sono riusciti ad eliminare le file, pur gestendo siti che fanno oltre 8.000 ingressi al giorno, con pubblico pagante, con biglietti di vario tipo e con prenotazione ad orario obbligatorio da rispettare, allora ci si dovrebbe riuscire anche al Pantheon, dove non si paga neanche il biglietto e quindi ci sono 3 controlli da superare invece di 5.
Di certo occorre più personale. È assurdo che dopo le file dei giorni scorsi si continui a mantenere solo 3 persone ai controlli: una per la prenotazione, una per il Green Pass e una per la temperatura. C’è però anche bisogno di capacità organizzativa, buon senso e attenzione verso il pubblico in chi è al vertice. Non basta applicare alla lettera le norme dei ministeri per fare il proprio dovere. Le file di oltre 10 minuti non sono un’opzione; sono indice di un problema e chi è in carico dovrebbe allarmarsi e prendere provvedimenti. La prenotazione obbligatoria nei fine-settimana e nei festivi (per decreto ministeriale) merita poi un discorso a parte. Il sabato e la domenica nel Pantheon si può entrare solo a condizione di avere prenotato con almeno un giorno di anticipo. Anche se il monumento dentro è vuoto e anche se ci sono ancora posti disponibili, il giorno stesso non è più possibile prenotare.
A beffa della prenotazione obbligatoria però, nel fine-settimana c’è più fila e più confusione che durante i giorni feriali e non c’è neanche la minima idea di rispettare gli orari. Innanzitutto perché tanta gente non sa di questa regola, in quanto non è pubblicizzata e diffusa; e anche conoscendola, è addirittura difficile trovare da soli il sito in cui bisogna fare la prenotazione del Pantheon: non è per nulla intuitivo. E’ un dato che sappiamo noi operatori del settore. Chi visita la città per conto proprio arriva lì impreparato, anche perché è sempre stato un monumento senza biglietti e gratuito, e solo all’ultimo si accorge di non poter entrare. Inoltre nessuno del personale gestisce la fila e avverte quelli che si mettono in coda; soprattutto nessuno controlla gli orari di prenotazione, permettendo di entrare nell’orario stabilito. Sappiamo che la prenotazione obbligatoria non viene decisa autonomamente dalle direzioni ma per decreto ministeriale; ci chiediamo però per quanto tempo nessuno voglia obiettare contro questa norma senza senso. Che sia assurda lo dimostrano le file del Pantheon: se la regola era stata concepita per evitare assembramenti fuori dai monumenti, allora ha fallito, perché la gente non lo sa e si mettono comunque tutti in fila; se invece la si considera logica, allora ci si attivi affinché i turisti non rimangano in fila 50 minuti per poi essere mandati via all’ultimo. Se in altri siti come Pompei non c’è tale problema, forse esiste un modo diverso per gestire anche questa norma.
Fermo restando che l’Italia per fortuna è ricca di migliaia di musei e siti archeologici molto piccoli, con pochi visitatori e quindi facilmente gestibili e ben organizzati, l’impressione per chi conosce la reale situazione dei grandi monumenti (quelli per i quali fino al 2019 ci lamentavamo del troppo turismo) è che siano stati trasformati in fortezze da espugnare: come se qualcuno dall’interno si divertisse a giocare su un videogame, per vedere quanti visitatori riesce ad abbattere prima che entrino: livello 1 l’abbigliamento, livello 2 la temperatura, livello 3 il Green Pass, livello 4 la prenotazione obbligatoria ma solo nei fine settimana e solo per chi ha trovato il sito giusto! Le file non sono solo una inutile tortura per i visitatori, soprattutto nei mesi più caldi, ma costituiscono lo strumento che alimenta l’abusivismo e il turismo illegale. C’è un gruppetto che a piazza della Rotonda vende ai turisti stranieri tour condotti da abusivi completi di “saltafila” e “prenotazione”, perché con stratagemmi vari fanno affari d’oro sulle spalle della disorganizzazione di uno dei più importanti monumenti pubblici italiani.
Non possiamo non dedicare qualche parola a Castel Sant’Angelo, un monumento a cui la direzione ha dato un nuovo percorso e, con le norme sanitarie, l’entrata ad orario ogni ora e mezza, due elementi che avevamo salutato come estremamente positivi. D’altra parte però, le prenotazioni scaglionate ogni ora e mezza non hanno senso, se non si costringono i visitatori a lasciare il monumento, per permettere a quelli del turno seguente di entrare nell’orario prestabilito. Invece anche qui si creano lunghe file, perché per uno che entra un altro visitatore deve uscire. Eppure il monumento è enorme, con ampi spazi all’aperto e solo alcuni ambienti di dimensioni ridotte. Veramente non si possono trovare soluzioni alternative per un flusso migliore? Non possiamo credere che si pensi di applicare le norme sanitarie tenendo i visitatori fuori dalle mura del Castello come appestati, contando forse sul potere sterilizzante del calore solare.
Come Associazione di categoria e come singole guide stiamo chiedendo a tutti i visitatori di rispettare le regole, anzi da giorni spieghiamo anche via mail ai nostri clienti e alle agenzie di tanti paesi tutti i dettagli e le norme (tutt’altro che semplici, viste le varie eccezioni e i continui aggiornamenti). Chiediamo però che il Ministero e le Direzioni impieghino il personale necessario per mettere in atto quanto deciso dal Governo senza che questo si ripercuota negativamente su coloro che desiderano visitare i monumenti e che così facendo offrono anche una boccata di ossigeno ai beni culturali, al turismo e alle tante categorie che ci vivono. E offriamo totale disponibilità a collaborare con le direzioni per sottoporre proposte pratiche e costruttive, sulla base dell’esperienza che abbiamo sul campo.
L'autrice di questo articolo: Isabella Ruggiero
Presidente AGTA - Associazione Guide Turistiche Abilitate