Si parla tanto in questi giorni di volontariato nei beni culturali, spesso in tono polemico. Personalmente non sono contrario al volontariato culturale se si tratta di un percorso di formazione all’interno una struttura che offre ai suoi partecipanti un percorso di crescita e allo stesso tempo un servizio per i visitatori. Le visite guidate gratuite sono alcuni dei servizi che vengono svolti dai volontari della cultura oggi. Ragazzi usciti dal liceo, universitari della prima ora, pensionati, perfino guide turistiche con regolare patentino ormai affollano i nostri musei con servizi di visita guidata gratuita. I volontari operano spesso all’interno di associazioni le quali ricevono tuttavia alcuni benefici di natura economica. Questo avviene con contributi concordati all’associazione che offre il servizio oppure con donazioni individuali che vengono poi convogliate verso l’associazione dagli stessi volontari con inviti più o meno espliciti. Insomma, alla fine della visita “gratuita” il denaro spunta lo stesso e non beneficia certo i volontari. In generale, per le donazioni brevi manu ci sono piccole od opache forme di tracciamento fiscale. In Italia siamo ormai “cintura nera di associazionismo”, ma quando questo si trasforma in lavoro non retribuito e quando può essere ritenuto invece un servizio completamente disinteressato per la comunità? Inoltre c’è un altro elemento da considerare. Chi lo ha detto che la visita guidata deve essere gratuita? Non è forse questa una forma di prestazione professionale? La nostra risorsa più preziosa, il tempo, se viene regalato ai visitatori in forma continuata e ripetuta, può essere ancora chiamato volontariato? Questo naturalmente cambia se chi svolge il servizio di visita gratuita è già un dipendente del museo o del sito in cui opera. In questi casi si potrebbero offrire delle visite tematiche per differenziare l’offerta da chi svolge questo servizio di mestiere.
Una visita guidata durante le Giornate FAI di Primavera 2017 presso la Villa Saraceno a Finale di Agugliaro (Vicenza). Ph. Credit |
Come può infatti una guida turistica competere con un servizio che viene offerto gratuitamente? Non può, semplicemente. E questo lo hanno capito bene alcuni tour operator che hanno cominciato proprio in questi ultimi anni ad offrire sulla piazza i cosiddetti “free tour”. Le visite vengono pubblicizzate in spagnolo ed inglese nei maggiori centri cittadini dando anche più appuntamenti al giorno. Sono servizi svolti regolarmente da guide con patentino (altrimenti sarebbe illegale) che però ufficialmente non percepiscono niente. Ufficiosamente viene richiesta una mancia che finisce in un buco nero fiscale a cui fanno fede solo le dichiarazioni della guida ed il soggetto promotore del tour. Un vero “fuoco amico” sta colpendo la categoria delle guide turistiche già messa a rischio da tante altre insidie, non ultime quelle di natura burocratica. Insomma chi beneficia veramente del servizio di visita guidata gratuita oltre all’ignaro visitatore? Quasi mai il volontario se escludiamo la “riconoscenza”, il “senso di appartenenza”, i “crediti formativi”, il “servizio per la comunità” che gli vengono talvolta attribuiti.
Se vogliamo invece uscire dal binomio cultura = gratis e soprattutto provare a creare delle professioni (e della professionalità) attorno al nostro patrimonio, forse dovremmo cominciare ad aprire gli occhi su certe realtà gratuite e riconoscere il valore di chi sta provando a lavorare onestamente in questo campo.
L'autore di questo articolo: Marco Turini
Archeologo e consulente si occupa di musei, formazione e comunicazione dei beni culturali (ideamuseo.it)