La domanda da cui partirei è: qual è il ruolo dell’Unesco in relazione al turismo? In effetti, se si legge la Convenzione del 1972 con moltissima attenzione, non si troverà mai la parola “turismo”, non si troverà mai l’espressione “promozione territoriale”, non si troverà mai questo questo tema: la convenzione, e di conseguenza la lista del Patrimonio Mondiale, nasce per identificare, proteggere e conservare i beni. A un certo punto della convenzione, alla fine, si parla di educazione, e forse questo è, assieme alla protezione, l’elemento su cui possiamo lavorare: questi siti devono infatti avere innanzitutto dei valori che travalichino i confini nazionali. Sono cioè valori che riguardano tutta l’umanità, perché rappresentano dei valori di civiltà. Un altro equivoco che a volte emerge quando si parla dell’Unesco è che sono “siti belli”, “bei posti”. La bellezza non è l’elemento identificativo tout court dell’appartenenza alla lista: è uno degli elementi, ovviamente, ma a volte i beni protetti dall’Unesco neanche sono immediatamente visibili. Penso a Monte San Giorgio, un sito transfrontaliero italiano protetto perché al suo interno conserva delle testimonianze di un’epoca più che preistorica, ma bisogna scavare per trovarle, oppure bisogna andare al museo, quindi non è un sito che immediatamente racconta il suo valore, un valore che va ricercato.
Ed è proprio a questa conoscenza che deve, credo, agganciarsi poi il fare turismo nei nei siti Unesco, nel senso che è importante non solo utilizzare il marchio, ma raccontare perché i siti Unesco entrano nella lista del Patrimonio Mondiale. Ovvero, sulla base di un valore molto specifico che viene espresso dalla dichiarazione di valore eccezionali. Io sfido molti che hanno visitato dei siti Unesco a raccontarmi qual è il motivo per cui questi siti sono stati così considerati così eccezionali.
Nel nostro caso (è così porto anche il racconto del sito cui appartengo e per cui lavoro), Mantova e Sabbioneta sono testimonianze di un’epoca molto specifica, l’epoca rinascimentale, e testimonianza dell’azione sul territorio di una famiglia, la famiglia dei Gonzaga, ma le due città rappresentano soprattutto le due principali modalità urbanistiche dell’epoca. Sabbioneta è una città di fondazione costruita in cinquant’anni sulla base del disegno di un signore visionario, Vespasiano Gonzaga, che ha costruito una città rimasta integra nel tempo quasi totalmente (andare a Sabbioneta è veramente un’immersione in un’epoca lontana). Mantova è una città in cui il Rinascimento si è espresso innestandosi su una città già costruita e quindi anche facendo proprie, rifunzionalizzando una città che nasce in epoche etrusca ma poi si sviluppa che in epoca romana e comunale. Sono due modalità diverse di costruire la città: il tema che a noi piace cercare di portare (e che diventa un tema universale) è il tema della città, di come deve essere la città ideale (tutte e due hanno cercato nel rinascimento di essere città ideali), di quali sono i bisogni a cui corrisponde. Quindi c’è la conoscenza della città, ma anche un portato di riflessione che secondo noi deve andare oltre, ed è quello che può qualificare un tipo di turismo diverso nel nostro sito.
Il sito Unesco “Mantova e Sabbioneta” sta lavorando ad esempio sul tema dell’interpretazione del patrimonio, è una modalità di raccontare il territorio che rappresenta anche un aspetto dell’accessibilità e dell’inclusione, perché è un modo di raccontare il patrimonio che va oltre il racconto della storia delle date, dell’evoluzione: ovviamente c’è anche questo, ma cerca di incontrare le persone anche da un punto di vista empatico, emotivo, di relazione, perché pensiamo che il turismo e la promozione del sito possano e debbano avere anche questo aspetto. Quindi stiamo ricostruendo la nostra dichiarazione di valore perché possa essere più accessibile e più raccontabile a tutti, e lo stiamo facendo anche attraverso un percorso di co-progettazione e formazione degli operatori culturali e turistici che agiscono sul territorio, in modo da avere uno sguardo condiviso su questo tema.
Dieci giorni fa, per esempio, abbiamo realizzato un’iniziativa, la “passeggiata patrimoniale”, una sperimentazione che stiamo facendo che stiamo che stiamo sviluppando da qualche mese :la passeggiata patrimoniale è un format che deriva dalla convenzione di Faro, nella quale si dice che il significato di un bene del patrimonio mondiale viene sì dal parere degli esperti, ma soprattutto dal significato che viene attribuito a quel bene dalla comunità che in quel bene si riconosce. Quindi, nel cercare di raccontare in questo caso Mantova, ci siamo focalizzati su un aspetto della nostra città, il rio, che è un elemento identitario, di un’importanza fondamentale in epoca rinascimentale (durante la quale era un’arteria di comunicazione, di trasporti e di commercio), che nei secoli è stato perso e che si sta recuperando attraverso delle iniziative di ristrutturazione di edifici (per esempio le pescherie di Giulio Romano) che permettono di accedere a Rio. Abbiamo portato avanti una campagna di emersione delle memorie, abbiamo avuto contatti con persone che ci hanno raccontato come vivevano in rio da piccoli, in un periodo storico in cui lo si viveva veramente, e con queste persone siamo andati a fare una passeggiata lungo questo corso d’acqua invitando e promuovendo l’iniziativa. Hanno partecipato persone della città, ma anche turisti e persone che venivano da città vicine in una situazione in cui si fa turismo, si fa promozione ma si fa anche incontro tra le culture, dialogo tra persone di posti diversi, recupero della memoria, riappropriazione rispetto al bene che non è più un bene di qualcun altro che viene raccontato, ma diventa qualcosa che entra a far parte della propria vita e che quindi probabilmente si sta più attenti a tutelare e a proteggere. Questa esperienza, assieme ad altre, verrà trasformata in pillole, fotografie, piccoli video che verranno trasferiti su una app per permettere anche ad altri turisti di fruire di questa esperienza e di avere un’immersione un po’ più totale nella vita e nei racconti che caratterizzano il territorio.
Tutto questo nella cornice di un festival a cui stiamo partecipando, IT.A.CÀ. Migranti e viaggiatori, un festival del turismo responsabile che promuove una cultura del turismo basata su tutto quello che ci siamo detti fino ad ora: le storie e i racconti delle persone, l’incontro col territorio, il turismo lento, la consapevolezza, la sostenibilità, l’inclusione. Una domanda che mi pongo e che faccio in questo momento è: come mai non ci sono tante amministrazione locali in questa rete, che è una rete nazionale? Ci siamo noi, c’è qualche altro ente, ma perlopiù sono associazioni cooperative che si occupano di queste tematiche. Mi sembra così rilevante il fatto che non ci sia invece tanta partecipazione degli enti pubblici, che forse dovrebbero avere molto a cuore questi temi, ed essere quelli che riescono anche, attraverso delle risorse, a sostenere un tipo di turismo che possa essere veramente non solo sostenibile rispetto alla materialità dei beni (il tema è, ma non è solo, la fragilità fisica), ma anche rispetto all’autenticità e all’integrità delle relazioni, dei rapporti, del tessuto sociale, soprattutto in un sito come il nostro che non è un sito che si identifica in un museo o in un parco protetto, ma coincide con una città in cui ci sono persone che ci vivono, e dove quindi il turismo deve integrarsi e convivere con questa realtà. Turismo che secondo noi, in questo momento, può essere sicuramente grande opportunità di sviluppo, di conoscenza, di crescita economica, ma anche di crescita sociale.
Questo intervento è stato tenuto in occasione del convegno Essere Sito Unesco, organizzato da Finestre sull’Arte alla fiera TTG di Rimini, 9 ottobre 2024.
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ISCRIVITI ALLA NEWSLETTERL'autrice di questo articolo: Mariangela Busi
Mariangela Busi è referente per il sito Unesco “Mantova e Sabbioneta” per il Comune di Mantova