Lasciata alle spalle l’esperienza della pandemia di Covid-19, i musei statali italiani tornano ai numeri del passato: e con la consueta enfasi, il Ministero della Cultura, nei giorni scorsi, ha pubblicato i dati relativi al 2023, il primo anno di attività a pieno regime dopo i rovesci della pandemia, e le note ministeriali hanno molto insistito sui record che sono stati segnati l’anno scorso. È vero: mai i musei dello Stato hanno registrato tanti visitatori (oltre 57 milioni, per l’esattezza 57.730.502) e tanti incassi (superato per la prima volta il tetto dei 300 milioni di euro: i musei hanno totalizzato introiti lordi per 313.888.163,71 euro). Quali tendenze si possono ricavare a un’analisi più approfondita dei dati?
Occorre, intanto, una premessa rilevante: i dati di quest’anno mostrano oscillazioni importanti rispetto al passato soprattutto a causa di due effetti significativi. Il primo è l’introduzione dell’ingresso a pagamento al Pantheon, che da solo sposta milioni di visitatori e che ha visto l’avvio della bigliettazione a partire dal 1° luglio 2023. Rispetto al 2018 e al 2019 si noterà dunque un drastico calo dei visitatori dei siti gratuiti, imputabile al fatto che il Pantheon è passato tra gli istituti a pagamento. Il secondo è il singolare metodo di calcolo dei visitatori del Foro Romano: si legge infatti in una nota a margine delle tabelle che, a partire dal gennaio 2022, “i dati relativi ai visitatori gratuiti del Parco Archeologico del Colosseo tengono conto anche dei rientri nell’area archeologica ‘Foro Romano-Palatino’ connessi al biglietto ‘Circuito Colosseo-Foro Romano Palatino’”. Ecco perché, andando a vedere il singolo dato del Foro Romano, risulta negli ultimi due anni un’enorme sproporzione tra paganti (335.329 nel 2023) e non paganti (4.881.607 nel 2023) rispetto, per esempio, al 2019 (quando i paganti erano stati 114.857 e i non paganti 42.276): chi acquista il biglietto cumulativo e visita prima il Colosseo e poi, in un secondo momento, il Foro Romano e il Palatino, viene inserito nel computo dei visitatori gratuiti. E questo spiega anche la grossa differenza di visitatori gratuiti nei siti a pagamento tra il 2023 e gli anni precedenti: più di 18 milioni quest’anno contro un massimo di 11,8 nel periodo pre-Covid. C’è comunque da tener conto che prima del 2023 i dati degli istituti gratuiti erano condizionati dalla presenza del Pantheon, che nel 2019 ha superato i 9 milioni di visitatori: quest’anno, al contrario, l’introduzione del biglietto deve aver disincentivato molti visitatori, se si è passati a un totale di circa 5 milioni (dei quali 3,9 gratuiti). Insomma, le differenze nei metodi di calcolo e l’introduzione del biglietto al Pantheon, poiché spostano numeri molto significativi di visitatori, rendono difficile una comparazione: l’unico modo per avere un raffronto è tentare un esercizio, ovvero eliminare dal calcolo i visitatori di Colosseo e Pantheon, che sono stati anche i due siti più visitati tanto nel 2023 quanto nel 2019. Una sorta di calcolo a partire dal terzo museo più visitato, insomma: il record del 2023 rimarrebbe comunque in piedi, dal momento che, tolti Colosseo e Pantheon, lo scorso anno i musei italiani hanno oltrepassato i 40 milioni di visitatori, contro i quasi 37,9 milioni del 2019 e i 38,7 del 2018. Per avere dati sui visitatori più puliti, si terrà dunque conto dei numeri senza Colosseo e Pantheon.
Sono aumentati di poco, nel 2023, i numeri dei musei autonomi che avevano già l’autonomia nel 2019: sempre tolto il Colosseo, sono 23,34 milioni lo scorso anno contro i 21,69 degli anni precedenti. Cresce poi lo squilibrio tra i musei più visitati e tutti gli altri: sempre tolti Colosseo e Pantheon, i primi della lista nel 2023 pesano 24,3 milioni su di un totale di 40,3 (il 60,2% di visitatori è concentrato dunque su 28 siti), mentre per il 2019 il dato era di 22,2 su 37,9 (58,5%) e per il 2019 era di 20,3 su 38,7 (52,45%). È dunque andata sempre incrementando la media visitatori dei siti principali, ma quest’anno è comunque aumentata la media dei siti “minori”, per così dire, per effetto del minor numero di musei considerati nel calcolo (454 quest’anno contro i 479 del 2019 e i 488 del 2018): 37.623 visitatori per sito contro i 34.929 del 2019, i 40.009 del 2018, i 33.441 del 2017, i 30.081 del 2016 e i 30.887 del 2015.
Sugli introiti, si può sicuramente affermare che il record di oltre 313 milioni di euro è dovuto a un aumento generalizzato dei biglietti d’ingresso ai musei che non sono mai stati mediamente cari come lo scorso anno: la media del costo del biglietto, ottenuta dividendo il totale degli introiti per il numero di paganti, è di 11,37 euro, la più alta di sempre, in aumento del 7,6% rispetto al 2022, quando si era segnato un altro record storico (10,56, media per la prima volta oltre i 10 euro), a sua volta superiore del 13,36% rispetto ai 9,3 euro di media del 2021. Dal 2019, i biglietti dei musei fanno segnare rincari sempre più pesanti, e se prima l’aumento del costo medio era grosso modo in linea con l’inflazione, dopo la riforma Franceschini i prezzi hanno conosciuto spesso aumenti decisamente consistenti (il record è stato toccato tra 2019 e 2018 con aumento della media su base annua superiore al 14%). Nelle tabelle non è specificato se gli introiti tengono conto dell’euro di sovrapprezzo, stabilito a partire dal 15 giugno 2023 e fino al 15 dicembre, per far fronte all’emergenza alluvione dell’Emilia Romagna dello scorso anno: ad ogni modo, mai nella storia i musei avevano fruttato alle casse del ministero oltre 70 milioni di euro in più rispetto all’anno precedente (il record, in questo caso, risaliva sempre al 2019, con un aumento degli introiti circa 34 milioni: cifra che è stata raddoppiata).
C’è da sottolineare che il dato non è necessariamente negativo: è vero che aumentano i prezzi dei biglietti, ma non c’è stata neanche una contrazione del pubblico pagante (tutt’altro, e vale anche per molti dei musei dove si paga di più per entrare: per esempio gli Uffizi, dove un biglietto per una singola visita costa 25 euro, rispetto al 2019 hanno conosciuto un incremento di 200mila visitatori passando da 1,6 milioni del 2019 a 1,8 milioni del 2023). Questo significa che i musei italiani sono frequentati da un pubblico che è comunque disposto a pagare un prezzo sempre più alto per visitarli: sarebbe certo interessante capire come è distribuita la spesa per avere idea di quale sia il pubblico più propenso a spendere (prevedibilmente quello dei turisti internazionali), e di conseguenza quali iniziative adottare per bilanciare le esigenze di sostenibilità finanziaria dei musei (impensabile l’introduzione di un ingresso gratuito indiscriminato) con la necessità di portare più pubblico nelle sale degli istituti, soprattutto pensando al pubblico dei residenti o di chi non può permettersi di spendere 10-15-20 euro per visitare un museo (categorie per le quali avrebbe invece senso ipotizzare la gratuità). Al momento però non esistono dati aggregati che consentano questa disamina.
Contestualmente alla presentazione dei dati su visitatori e introiti, il ministro Gennaro Sangiuliano ha presentato anche la app “Musei Italiani”: la speranza degli addetti ai lavori è che finalmente, con la tracciatura degli utenti che acquisteranno il biglietto del museo attraverso l’applicazione, si possano avere dati più raffinati per poter eseguire analisi più accurate. Sarebbe già tanto disporre anche soltanto dell’età e della provenienza dei visitatori per ottenere informazioni in più su flussi e tendenze: l’augurio è che in futuro il ministero possa lavorare in tal senso, per dare a chi deve fare analisi numeri sempre più e meglio dettagliati.
L'autore di questo articolo: Federico Giannini
Nato a Massa nel 1986, si è laureato nel 2010 in Informatica Umanistica all’Università di Pisa. Nel 2009 ha iniziato a lavorare nel settore della comunicazione su web, con particolare riferimento alla comunicazione per i beni culturali. È giornalista iscritto all’Ordine dal 2017, specializzato in arte e storia dell’arte. Nel 2017 ha fondato con Ilaria Baratta la rivista Finestre sull’Arte, iscritta al registro della stampa del Tribunale di Massa dal giugno 2017. Dalla fondazione è direttore responsabile della rivista. Collabora e ha collaborato con diverse riviste, tra cui Art e Dossier e Left, e per la televisione è stato autore del documentario Le mani dell’arte (Rai 5) ed è stato tra i presentatori del programma Dorian – L’arte non invecchia (Rai 5). Ha esperienza come docente per la formazione professionale continua dell’Ordine e ha partecipato come relatore e moderatore su temi di arte e cultura a numerosi convegni (tra gli altri: Lu.Bec. Lucca Beni Culturali, Ro.Me Exhibition, Con-Vivere Festival, TTG Travel Experience).