Il 22 febbraio scorso sul sito ufficiale del Comune di Lecce è stato pubblicato un avviso finalizzato alla redazione di una shortlist “Guide Turistiche”. La scadenza di presentazione delle candidature era entro il 18 marzo. Il 28 aprile scorso sul medesimo sito la pubblicazione dell’elenco. Questi i fatti. Una buona notizia, si potrebbe e vorrebbe dire, perché per quanto è stato possibile verificare questa sarebbe la prima volta di una shortlist a quel fine per il capoluogo salentino, dove tuttavia la selezione/chiamata delle guide turistiche in questi ultimi tempi ha seguito modalità che hanno sollevato più di qualche perplessità in molti addetti del settore. In altre città come Brindisi, ad esempio, già da anni si segue, invece, un modello più che virtuoso di cui si dirà alla fine.
A generare forti perplessità sono già le prime righe dell’avviso dove il Comune: [...] “INVITA i titolari di abilitazione a svolgere l’attività di guida turistica con tesserino rilasciato dalla Regione Puglia residenti nella provincia di Lecce”. In sostanza, e lo rileviamo per drammatica, necessaria chiarezza, a questa chiamata di un ente pubblico potevano rispondere solo i residenti in provincia di Lecce e con tesserino rilasciato dalla Regione Puglia. Abbiamo contattato esperti del settore e quei due criteri sono apparsi discriminatori: si possono escludere candidati da altre provincie italiane (o stati dell’Unione Europea) oppure coloro che, per rimanere al solo testo dell’avviso, abbiano conseguito l’abilitazione in altre regioni nostrane? Le leggi sembrano dire di no ed anche di più in merito.
A ciò si aggiunga, poi, pure il buonsenso e l’idea stessa di Cultura che non ammette limiti di quel genere. Per la nostra Carta Costituzionale, in particolare, vale quanto segue: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Un’altra legge, inoltre, entra ancora di più nel merito proprio a proposito dell’esercizio della professione di guida turistica: “L’abilitazione alla professione di guida turistica è valida su tutto il territorio nazionale. Ai fini dell’esercizio stabile in Italia dell’attività di guida turistica, il riconoscimento ai sensi del decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 206, della qualifica professionale conseguita da un cittadino dell’Unione europea in un altro Stato membro ha efficacia su tutto il territorio nazionale (Disposizioni relative alla libera prestazione e all’esercizio stabile dell’attività di guida turistica da parte di cittadini dell’Unione europea. Caso EU Pilot 4277/12/MARK)”.
Vi sono, inoltre, altri aspetti curiosi che meritano attenzione. L’avviso è stato pubblicato il 22 febbraio, come detto, e si è chiuso il 18 marzo: neanche, quindi, un mese di tempo. Perché tanta fretta, soprattutto tenendo presente che nel medesimo avviso non si fa riferimento a condizioni di urgenza? E poi ancora: non sono nemmeno indicati i criteri con cui le guide inserite nella lista da formarsi saranno selezionate per i singoli eventi, anzi si scrive addirittura di “eventuali procedure selettive”. In sostanza le procedure selettive sono ancora nelle nebbie dell’eventualità. Si tratta di una condizione pericolosa, perché in essa si potrebbe annidare la tentazione che vengano chiamate sempre le stesse persone: eventualità che appare davvero poco opportuna in un momento generale caratterizzato da grandi difficoltà a trovare lavoro per tutti.
Questo modo di fare a Lecce appare in tutti suoi limiti ancora di più se lo si confrontasse con un esempio analogo per finalità. A Brindisi il Comune, nel 2019, agì con la Fondazione Teatro Verdi; quest’ultima, con decisione della presidente Katiuscia Di Rocco, anche direttrice della Biblioteca Arcivescovile “Annibale de Leo”, pubblicò il 22 luglio 2019 (scadenza 30 settembre successivo) un avviso per la formazione di una shortlist di guide turistiche. I candidati, a differenza del caso leccese, ebbero oltre due mesi di tempo per presentare le domande di adesione e il Comune di Brindisi e la Fondazione dimostrarono con tale tempistica di avere tutto l’interesse a rendere noto a tutti il più possibile l’avviso. In questo caso, infine, venne fissato il criterio di selezione delle guide inserite nell’elenco approvato, ovvero quello della rotazione.
Altra, ultima differenza fra i due casi: in quello brindisino l’elenco delle guide, finale e approvato, è consultabile ancora oggi con estrema trasparenza, mentre nel caso leccese i nominativi sono stati resi illeggibili, con la pubblicazione delle sole iniziali. Questa curiosa segretezza diventa singolare quando si consulti un’altra shortlist pubblicata sul medesimo sito del Comune di Lecce (ultimo aggiornamento al 2 aprile 2021) dove sono leggibili i nominativi dei professionisti (architetti ecc.) ammessi, ma anche quelli non ammessi. Perché, quindi, quell’anonimato nella lista delle guide turistiche? La trasparenza è fondamentale ovunque, soprattutto dove si è invocato il dovere di spalancare le finestre dei palazzi della politica. Qualche finestra rimane purtroppo ancora chiusa, a meno di riaprire a tutti i termini di questa shortlist.