Ci amareggia che la “denuncia” fatta da una guida turistica tramite i social e i media a proposito della folla di sabato scorso nelle Stanze di Raffaello ai Musei Vaticani sia stata utilizzata dalla stampa e dalla TV per articoli dai toni scandalistici e apocalittici. Un singolo e temporaneo episodio di assembramento in un museo rischia di danneggiare l’intero settore, già in ginocchio. Per le guide i musei e i monumenti sono il luogo di lavoro: da quelli che abbiamo la fortuna di illustrare poche volte nella vita perché raramente richiesti, a quelli in cui entriamo e usciamo quotidianamente, a volte due o persino tre volte al giorno, come i Musei Vaticani in altissima stagione fino al 2019. Propio perché i musei li “viviamo” siamo in grado di testimoniare per esperienza, sulla nostra pelle, con correttezza, le condizioni di ogni museo in Italia, pre e post-Covid.
Possiamo quindi dire con certezza che i musei, nei mesi che sono stati aperti lo scorso anno tra il primo lockdown e la seconda chiusura a novembre, erano tra i luoghi più sicuri sul territorio italiano. A causa delle norme rigidissime decise dai responsabili della sicurezza, erano talmente sicuri che risultava difficile entrarci e tanto più lavorarci. Mentre gli italiani stavano sdraiati sulle spiagge attaccati gli uni agli altri, mentre prendevano gli aperitivi nei luoghi della movida chiacchierando e ridendo con i volti senza mascherina a distanza di pochi cm, mentre viaggiavano appiccicati sugli autobus e nelle metro, i visitatori dei musei circolavano in stanze deserte con vari metri quadrati a disposizione per ogni individuo. Non si sa perché, ma le norme di metri quadrati che valevano per gli autobus non valevano per i musei, dove l’area minima prevista per ogni essere umano doveva essere circa 5 volte superiore a quella consentita sui mezzi di trasporto. Come se parlare di arte e archeologia contribuisse a propagare il virus. Lo scorso anno, alcuni tra i musei più famosi al mondo permettevano di condurre visite guidate a 5 persone massimo, in altri le visite non sono mai più state permesse dall’inizio della pandemia. In molti musei invece (anche solo per visitarli, senza nemmeno parlare) si giocava a Monopoli: alla stanza/casella 1 entri con 5 persone, alla 2 possono entrare solo in 2 quindi gli altri 3 fanno un salto e passano direttamente alla stanza/casella 3. Siamo andati avanti così per mesi, fino alla chiusura di Novembre. I musei e monumenti italiani sono contingentati, da un anno: il numero chiuso imposto dall’inizio dell’era post-Covid impedisce qualsiasi assembramento.
Cosa è successo sabato pomeriggio ai Musei Vaticani? Si è verificato un assembramento in una parte specifica del complesso (le Stanze di Raffaello, che sono di modeste dimensioni), che si è protratto per circa mezz’ora, sulla base delle testimonianze di decine di guide che erano lì a diversi orari. Non è vero che i biglietti venduti erano troppi, perché la struttura fino a due anni fa ospitava cinque volte il numero delle persone presenti sabato. Tanto è vero che il sabato precedente non si era verificato alcun problema. Si è trattato di un errore umano nella gestione dei flussi che però, una volta individuato, si corregge. Errori e assembramenti possono capitare (e sono capitati) dovunque, anche al Parlamento.
Musei Vaticani, il Cortile Ottagono, fotografia scattata martedì 16 febbraio alle 14:30 |
Musei Vaticani, il Cortile Ottagono, fotografia scattata martedì 16 febbraio alle 15 |
Ogni assembramento è grave nella situazione pandemica, sia che duri 1 minuto o 4 ore. Troviamo però vergognosa la strumentalizzazione di un singolo episodio a fronte di musei vuoti in tutta Italia, ora e nel 2019. Già è stata ferale la decisione di riaprirli adesso solo dal lunedì al venerdì, quando quasi nessuno dei residenti può visitarli. Abbiamo chiesto a gran voce, noi ma anche figure ben più prestigiose di noi, inclusi illustri studiosi e direttori di importanti musei, di aprirli sabato e domenica. Le tinte fosche e le frasi allarmistiche usate sia da chi ha denunciato ai media l’assembramento sia dai giornalisti che le hanno riprese e ulteriormente enfatizzate, facendole rimbalzare anche sulla stampa estera, danneggiano il mondo dei beni culturali più di un lockdown. Fanno passare il messaggio che i musei siano luoghi non sicuri dal punto di vista delle norme sanitarie, mentre è esattamente il contrario. E fanno passare questo messaggio tra i cittadini e all’estero.
I Musei Vaticani hanno il merito di essere stata l’unica istituzione, in questo periodo, a riaprire di sabato, nella serrata di tutti i siti “italiani”; l’unico museo dove i romani si sono potuti recare il 13 febbraio, testimoniando tra l’altro quanto gli italiani abbiano bisogno e desiderio di riappropriarsi del loro patrimonio culturale. Dallo scorso anno, alla riapertura, hanno regole precise per rispettare le norme sanitarie. E sono tra le pochissime istituzioni (a Roma, oltre loro, si distingue solo il Parco Archeologico del Colosseo) che hanno assicurato i livelli di sicurezza sanitari senza danneggiare il lavoro per i professionisti del turismo, come le guide.
Chi ha puntato il dito su un singolo episodio farebbe bene a riflettere sul danno di immagine che certe frasi e certi articoli arrecano a tutto il mondo della cultura e, soprattutto, all’Italia. In un periodo in cui la crisi ha lasciato senza entrate 25.000 guide e altrettanti accompagnatori oltre alle decine di migliaia di lavoratori del comparto turistico (dipendenti di agenzie e tour operator, alberghi, ecc.), sbattere sui giornali foto con frasi da fine del mondo a fronte di un episodio isolato e facilmente risolvibile è la cosa più stupida e deleteria che si possa fare contro l’intero paese. Ci sono persone che da un anno dedicano ogni minuto della loro vita a risollevare il settore e a far capire quanto siano sicuri i luoghi della cultura in generale e quelli italiani in particolare.
Tutti noi come cittadini, e in particolare noi guide come professionisti della cultura, dobbiamo fare del nostro meglio per evitare che si verifichino situazioni di rischio; laddove ne registriamo dobbiamo sicuramente e immediatamente farle presenti agli organi competenti affinché non si ripetano. Il sensazionalismo e i toni che hanno contraddistinto questa vicenda però hanno solo la conseguenza di allontanare dai luoghi della cultura la cittadinanza e di dare del nostro paese un’immagine negativa che ci porteremo dietro per molto tempo dopo la fine della pandemia.
L'autrice di questo articolo: Isabella Ruggiero
Presidente AGTA - Associazione Guide Turistiche Abilitate