I professori non portano gli studenti alla mostra di Goldin? Non è oscurantismo né boicottaggio


Ha fatto discutere la lettera aperta dei docenti di Vicenza che non porteranno gli studenti a visitare la mostra di Goldin. Ma non si tratta di oscurantismo né di boicottaggio. Ecco perché.

Ho la sensazione che questo 2015 porterà un nuovo luogo comune sull’arte. E cioè: “ogni mostra merita di essere vista”. Luogo comune che, formulato in diverse varianti, sta prendendo sempre più piede. L’ultimo ad averlo formulato è il giornalista Alessandro Zangrando in un suo articolo sul Corriere del Veneto: “guardate tutta l’arte, tutte le mostre, anche quelle che vi sconsigliano, e fatevi le vostre opinioni”. Oggetto del dibattere è l’ennesimo prodotto di intrattenimento targato Marco Goldin, ovvero la trascurabile mostra Tutankhamon Caravaggio Van Gogh, e motivo scatenante è il presunto boicottaggio di un gruppo di docenti del Liceo Pigafetta di Vicenza (la città dove si tiene la mostra), che hanno deciso di non accompagnare gli studenti all’esposizione.

Bene: credo sia superfluo rimarcare che non val la pena visitare ogni mostra, anche fosse la più bieca operazione commerciale, per formarsi un’opinione. Sarebbe come dire che bisogna vedere tutti i film prodotti in un anno, compresi quelli di De Sica e Cipollino, per capire che La grande bellezza è un prodotto artistico di altro spessore. Oppure andare a vedere i concerti di Justin Bieber per capire che un concerto della PFM garantisce un’esperienza di ben altro tenore. Dunque, personalmente vedo fuori posto una scolaresca accompagnata da docenti sia a un cinema che proietta un film di Cipollino, sia a un concerto di Justin Bieber, sia a una mostra di Goldin. E questo non è snobismo, come credono i supporter di Goldin: è semplicemente il dovere degli insegnanti, che qui si traduce nel distinguere bene ciò che è arte da ciò che è commercio. E non possiamo neppure parlare di oscurantismo a priori, dato che nella lettera dei docenti emerge chiaramente che la scuola aveva già portato gli studenti a precedenti esposizioni goldiniane. Tuttavia la delusione è stata tale da spingere i docenti a non ripetere l’esperienza: non si comprende quindi dove sia il boicottaggio, dove sia l’oscurantismo. Tanto più che gli stessi docenti, nella stessa lettera, scrivono che gli studenti sono liberissimi di recarsi individualmente alla mostra qualora lo ritenessero necessario.

Tutankhamon Caravaggio Van Gogh

Insomma: credo che nessuno abbia niente contro Goldin. Si tratta solo di rimettere a posto un po’ di cose: ovvero stabilire che le mostre di Goldin non sono configurabili come cultura ma come intrattenimento. E non credo sia necessario visitarle tutte per comprendere questa distinzione. Certo, il pubblico deve essere messo in grado di cogliere questa differenza: perché se per il cinema, per la musica, per la letteratura è tutto più facile, per l’arte questo sentire deve ancora essere ben costruito. E per costruirlo dobbiamo proprio partire dalle scuole: ma non è possibile se la storia dell’arte non viene considerata alla stregua delle materie più importanti. E qui andiamo a toccare argomenti che esulano dal contenuto di questo post.

Certo, ci possiamo poi fare domande sull’opportunità di questa lettera aperta dei docenti vicentini. Ovvero: era proprio necessario ribadire la propria contrarietà alle operazioni goldiniane in una lettera aperta? Meglio sarebbe stato, forse, suggerire che le alternative alla mostra di Goldin ci sono eccome. Dunque meglio portare gli studenti alla scoperta del patrimonio cittadino, che è vasto, in gran parte gratuito e, al contrario della mostra di Goldin, ha una vera storia da raccontare. Il sottoscritto, per esempio, non è mai stato accompagnato con la propria classe nel quinquennio delle scuole superiori, a visitare il Duomo della propria città: mi auguro dunque che questa lettera serva a stimolare nei docenti di ogni scuola una maggior sensibilità verso il patrimonio artistico locale. E a far comprendere ai supporter di Goldin che l’alternativa alle mostre del suddetto non è il nulla, come si evince dalle argomentazioni dei tanti che dicono “meglio un’opera d’arte in una mostra di Goldin che niente”: esistono mostre di più alto spessore, esiste un patrimonio locale degno di essere conosciuto, studiato e vissuto, e tutto questo costituisce un’alternativa più che valida a Tutankhamon Caravaggio Van Gogh.

È anche vero che Vicenza avrebbe comunque cose più serie di cui occuparsi, rispetto a una mostra di Goldin. Abbiamo la TAV che minaccia l’incolumità di Villa Valmarana. Abbiamo torbide storie di abusi edilizi a pochi metri dai siti dichiarati patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Sarebbe bello se la lettera dei docenti potesse anche configurarsi come punto di partenza per parlare di questi problemi: tuttavia l’interesse continuerà a mantenersi vivo?


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Federico Giannini

L'autore di questo articolo: Federico Giannini

Nato a Massa nel 1986, si è laureato nel 2010 in Informatica Umanistica all’Università di Pisa. Nel 2009 ha iniziato a lavorare nel settore della comunicazione su web, con particolare riferimento alla comunicazione per i beni culturali. È giornalista iscritto all’Ordine dal 2017, specializzato in arte e storia dell’arte. Nel 2017 ha fondato con Ilaria Baratta la rivista Finestre sull’Arte, iscritta al registro della stampa del Tribunale di Massa dal giugno 2017. Dalla fondazione è direttore responsabile della rivista. Collabora e ha collaborato con diverse riviste, tra cui Art e Dossier e Left, e per la televisione è stato autore del documentario Le mani dell’arte (Rai 5) ed è stato tra i presentatori del programma Dorian – L’arte non invecchia (Rai 5). Ha esperienza come docente per la formazione professionale continua dell’Ordine e ha partecipato come relatore e moderatore su temi di arte e cultura a numerosi convegni (tra gli altri: Lu.Bec. Lucca Beni Culturali, Ro.Me Exhibition, Con-Vivere Festival, TTG Travel Experience).






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