Come possono i musei cambiare gli adolescenti - e viceversa?


Un post di Chelsea Kelly di Art Museum Teaching che condivide spunti per coinvolgere gli adolescenti al museo e... viceversa! Nella traduzione di Ilaria

Questa è la mia traduzione dell’articolo, scritto da Chelsea Kelly e pubblicato sul blog Art Museum Teaching, che tratta del cambiamento che è possibile avere in adolescenti grazie a programmi per studenti all’interno di un museo. Qui il link dell’originale. Buona lettura!

Negli scorsi quattro anni, ho lavorato con centinaia di adolescenti, provenienti da Milwaukee e dintorni, che amano l’arte e che durante i programmi per ragazzi al Milwaukee Art Museum hanno fatto sì che aumentasse anche il loro amore per i musei.

Ho sempre avuto la sensazione che i miei studenti crescessero nel tempo trascorso al Museo. Quest’anno, per analizzare realmente questa crescita, abbiamo proposto di far diventare il nostro Satellite Program per Scuole Superiori, già sperimentato da tanti anni, un’esperienza di un anno, volta a scoprire esattamente come incontri settimanali in un museo d’arte possano cambiare il pensiero dei nostri ragazzi partecipanti . Scopo del nostro programma era fare in modo che i ragazzi mostrassero una crescente capacità di riflettere sulle loro stesse esperienze e risultati.

Questo mi ha portato a pensare a lungo sulla valutazione: come facciamo a dimostrare che il cambiamento è avvenuto? Anni fa, pensavo che la valutazione fosse più o meno un argomento spinoso, ma chiaro e necessario, che mi obbligava a usare molto la matematica; ma negli ultimi due anni, ho cambiato idea e credo che la valutazione sia esattamente l’opposto (sebbene la matematica sia ancora importante!). La valutazione è una zona grigia, quasi come l’insegnamento e l’interpretazione, e noi come educatori abbiamo bisogno di usare molteplici metodi per avere un quadro più completo dei nostri studenti. E inoltre, questi metodi possono essere strumenti che ci aiutano nell’insegnamento, migliorando i programmi e il nostro impatto sugli studenti.

Alla fine, ho capito che avevo bisogno di riflettere io stessa per capire come i miei studenti stessero cambiando e per sperimentare vari modi per esprimermi sulla loro crescita. In questo articolo, condividerò alcuni metodi che ho usato quest’anno nel Satellite Program per Scuole Superiori per scoprire come i nostri adolescenti sono cambiati grazie alla riflessione.

Prima di tutto... Cos’è il Satellite Program?
Il Satellite Program per Scuole Superiori è un tirocinio di un anno svolto da sedici adolescenti dai 16 ai 18 anni provenienti da diverse scuole superiori nei dintorni di Milwaukee. Una volta alla settimana, dopo la scuola, vengono al Museo e analizzano come oggi l’arte può essere importante per la loro vita. Partecipano agli “studi pratici” (discussioni di un’ora su una singola opera d’arte) e a workshop su come scrivere un curriculum, parlano con lo staff di com’è dietro le quinte la loro professione e fanno anche da guida a studenti di scuola elementare in visita alla collezione permanente. Gli adolescenti realizzano un progetto finale che ha un impatto reale sul Museo. Scelgono un’opera d’arte della Collezione, fanno ricerche su questa e formulano una loro interpretazione sull’opera. Negli anni passati, gli studenti hanno creato i loro progetti utilizzando l’arte visiva, la scrittura o la rappresentazione.

Quest’anno usano gli iPad per realizzare video sull’opera d’arte scelta, danno una loro interpretazione e spiegano come quest’opera abbia cambiato il loro pensiero o pratica artistica.

Famiglie al Satellite Program di Milwaukee
Famiglie al Satellite Program di Milwaukee

Valutazione
Partiamo dal metodo di base di valutazione che usavamo per questo programma. Siamo stati fortunati a lavorare con uno dei fondatori del programma per ragazzi, il Milwaukee Public Schools Partnership for the Arts & Humanities e il Center for Urban Initiatives and Research (CUIR) dell’Università di Wisconsin-Milwaukee, per sviluppare il progetto appena descritto e stabilire uno strumento per la sua valutazione. Avevamo stabilito di fare colloqui individuali, uno nei primi giorni del programma, a ottobre, e uno negli ultimi giorni, a maggio. A ogni studente veniva chiesta separatamente la stessa serie di domande sia nel primo che nell’ultimo colloquio, facendo sì che riflettessero sulle loro esperienze compiute durante il programma. Su un’agenda, ho dato una valutazione a ogni colloquio sul livello dei dettagli presenti nelle loro risposte e successivamente ho confrontato il punteggio dei due colloqui per vedere se erano migliorati.

Alla fine, ogni studente aveva migliorato la sua capacità di riflessione: le loro risposte erano molto più dettagliate. I migliori “pensatori” venivano premiati facendo loro usare l’agenda, per vedere i loro colloqui come dati quantitativi e più tangibili. Data la sua utilità, questo è ancora il nostro unico metodo di valutazione. Essere in grado di spiegare dettagliatamente è di certo un aspetto fondamentale per essere capaci di riflettere con successo; ma, mentre stavo ascoltando le loro risposte e pensavo a cosa avevo visto negli studenti durante l’anno, ho realizzato che c’erano molti altri aspetti su cui riflettere, non solamente sui dettagli. Nelle loro risposte usavano un buon vocabolario, esprimevano idee sofisticate e facevano molte domande, più profonde. Come facevo a esporre questo tipo di cambiamento?

Dati inaspettati
Fortunatamente, in questo percorso, ci siamo trovati di fronte a dati inaspettati che mi hanno aiutato a vedere più concretamente il cambiamento nei miei studenti.

Indagini
Alla fine di ogni incontro, gli studenti usavano una app sui loro iPad chiamata Infuse Learning per rispondere a un’indagine veloce alla fine di ogni incontro: un semplice modo per farsi un’idea sui tuoi studenti. Per questo Programma, hanno risposto a domande come “Cosa hai imparato oggi?” e “Su cosa stai ancora riflettendo?”. Sebbene differenti dalle nostre domande dei colloqui, queste sono certamente di supporto alla riflessione poiché portano a riflettere sulla giornata trascorsa.

Durante l’anno, poi, ho notato che le risposte dei ragazzi stavano diventando sempre più sofisticate: erano più lunghe, contenevano più vocaboli legati all’arte e si rendevano conto che potevano anche non essere capaci di rispondere in modo definitivo a certe domande, se non a tutte. Su consiglio di Marianna Adams, specializzata in ricerca e valutazione all’interno dei musei, ho provato a fare due diversi test di leggibilità a queste risposte, per vedere se questi riuscivano a quantificare la loro sofisticatezza. Un test produceva il punteggio su modello della Fog Scale, che misurava il numero delle sillabe e la lunghezza delle frasi (un punteggio di 5 se leggibile, 20 se molto difficile). L’altro misurava il punteggio secondo il Flesch-Kincaid Grade, cioè il punteggio medio necessario a leggere e a capire il testo.

Un ragazzo parla al museo
Un ragazzo parla al museo

Per la prima domanda (Cosa hai imparato oggi?), i punteggi sono saliti considerevolmente nella Fog Scale e nel Livello di Leggibilità e, dato che questi test misurano il numero delle sillabe, la lunghezza delle frasi e il grado di leggibilità, sono utili nella valutazione di base.

Ma sono rimasta sorpresa vedendo che quando ho usato per i test le risposte alla seconda domanda (Su cosa stai ancora riflettendo?), i punteggi degli studenti sono veramente andati a picco! Tuttora se leggete le loro risposte c’è un cambiamento drastico – in meglio.

Prendiamo le risposte dello studente D. Nella sua prima risposta, fa una domanda quasi sulla storia dell’arte di base: la distinzione di un tipo di arte da un altro. Nella sua ultima risposta, sta pensando profondamente allo scopo dell’arte e a in che modo decidiamo cos’è arte. E anche se lo studente F usa un vocabolario di storia dell’arte di alto livello nella sua prima risposta, è senza contesto; successivamente, riflette su come due concetti apparentemente opposti possano avere dopotutto qualcosa in comune.

I punteggi di queste risposte forse sono diminuiti, ma sostengo che la loro capacità di riflessione è aumentata: gli adolescenti fanno grandi domande che potrebbero non avere una risposta; abbandonano un vocabolario di alto livello per uno più informale su questioni filosofiche riguardanti l’arte, la distruzione e la razza. Gestire queste risposte attraverso i test mi aiuta a capire ancora una volta che anche se gli strumenti possono essere utili, alla fine sono solo strumenti. Abbiamo bisogno di più strumenti per avere un quadro più completo.

Video
Per avere altro a disposizione al fine di un quadro più completo, condividerò un inaspettato strumento di valutazione finale: i video del progetto finale dei ragazzi e un incontro-dibattito durante la presentazione dei video.

Per il progetto finale, ogni studente doveva scegliere un’opera d’arte della Collezione del Museo e la doveva osservare, fare ricerche su questa e parlarne con altri per sette mesi. (Dato che la maggior parte dei visitatori si ferma meno di 10 secondi davanti a un’opera d’arte, è un’impresa di per sé!). Hanno concentrato un anno di scuola in poco tempo: 2-4 minuti di video per rispondere a che significato aveva per loro l’opera, a che significato aveva per gli altri e a come il loro stesso pensiero fosse cambiato stando a contatto con l’opera – tutte domande dirette ovviamente alla riflessione.

I ragazzi hanno partecipato inoltre a un dibattito/talk show durante la presentazione di questi progetti finali. Gli ospiti – lo staff del museo, insegnanti, famiglie e amici – hanno fatto ai ragazzi domande sulle loro esperienze. Se vi interessa, potete vedere i video dei ragazzi, nel corso del talk show, nel video di YouTube qua linkato.

Impatto – Possono i musei cambiare gli adolescenti?
Quindi, tutto ciò che abbiamo detto finora – colloqui, indagini relative a ogni incontro e progetti finali – porta a un’immagine completa dell’impatto che un anno di pratica riflessiva può avere sugli studenti?

Non sono certa sul fatto che possiamo sempre avere un quadro completo della crescita di uno studente durante programmi impegnativi come questo. Tuttavia, penso che combinare tutti questi strumenti possa essere utile, soprattutto se gli strumenti di valutazione supportano attivamente l’obiettivo del programma. Colloqui, indagini e attività erano intenzionalmente strutturati per stimolare la riflessione, legata al risultato stesso.

Quest’attinenza è stata fondamentale, non solo nel valutare autenticamente il successo del programma, ma anche nel supportare le capacità degli studenti attraverso i metodi stessi. È stato importante, inoltre, che noi educatori chiarissimo agli studenti l’obiettivo del programma. I ragazzi sapevano fin dall’inizio che avrebbero lavorato sulla pratica riflessiva; questo li ha aiutati innanzitutto a pensare riflettendo fin dall’inizio.

Per quanto riguarda l’impatto avuto sulla capacità riflessiva, voglio condividere anche alcuni commenti dei ragazzi stessi sul tempo trascorso all’interno del programma: “I video ci hanno aiutato a pensare più profondamente a cosa facciamo, così anche a scuola penso in maniera più approfondita a ciò che sto facendo o a perché una cosa è stata fatta o a perché è successa”.

“Ho imparato che non devo giudicare un libro dalla copertina. Quando per la prima volta ho visto la mia opera, ho subito pensato che fosse solo un insieme di colori diversi e non ho pensato proprio al significato che aveva. Ma ora ho imparato che in realtà aveva un super fantastico significato e mai l’avrei capito se non avessi avuto la possibilità di scoprirlo. Quindi non devo essere troppo veloce a giudicare”. “Dovevamo fare da guida e ho scoperto che mi piace davvero molto lavorare allo stesso tempo con i bambini e con l’arte. Mi piacerebbe intraprendere una professione che abbia a che fare con l’educazione artistica per studenti di scuola elementare”. “Sono riuscito a cambiare e a sviluppare il mio modo di pensare; ora sono in grado di non essere banale... Ho imparato che l’arte custodisce tutte le risposte alle domande che ci poniamo, bisogna solo cercarle”.

Dagli altri strumenti di valutazione, abbiamo visto che gli studenti hanno sviluppato la capacità di riflettere su se stessi e sulle loro performance. Ma come abbiamo letto nei commenti sopra, sono stati anche in grado di sviluppare abilità riflettendo sul mondo esterno – il mondo della storia dell’arte, le loro professioni future, il modo di interagire con altre persone. Tutte modalità di pensiero che sono preziose per il loro futuro, quando andranno all’università, quando scopriranno le loro passioni e perseguiranno significative opportunità di lavoro.

Possono gli adolescenti cambiare i musei?
Ho mostrato come questo programma abbia aiutato gli studenti a crescere in tanti modi. Cosa possiamo dire del Museo stesso? Questi studenti hanno avuto un impatto sulla nostra prassi istituzionale?

Le istituzioni sono più lente al cambiamento rispetto alla maggior parte dei programmi e, se il cambiamento e l’impatto sono difficili da valutare in sedici studenti, allora è dieci volte tanto più complicato per un’organizzazione che ha centinaia di migliaia di visitatori l’anno. Nonostante ciò, negli anni scorsi, il lavoro dei ragazzi dei nostri programmi ha lentamente ma certamente portato a modifiche all’interno del Museo. I ragazzi hanno intervistato artisti a nome dell’istituzione. Hanno dato consigli ai docenti su come fare da guida a studenti delle Superiori. I loro video-progetti faranno parte in loco e online dei Servizi della Collezione del Museo e degli Archivi per tutti i visitatori che vengono e vogliono scoprire le opere d’arte.

In conclusione, valutazione e impatto continuano a essere una zona grigia che ha molto in comune con l’insegnamento stesso. Se fatta bene e intenzionalmente, la valutazione non mostra solamente se abbiamo raggiunto l’obiettivo. Gli strumenti che utilizziamo per valutare idealmente diventano parte del nostro insegnamento, perché rafforzano proprio le capacità che cerchiamo di far sviluppare agli studenti.

Ci sto ancora riflettendo? Quest’anno, i nostri metodi di valutazione richiedono per la maggior parte agli adolescenti di avere abilità specifiche, come rispondere a domande al termine di ogni incontro o saper usare un iPad (sebbene facessimo workshop per la realizzazione di video). Sto pensando ad altri modi per raccogliere dati olisticamente. Ad esempio, dato che molto dei nostri metodi di valutazione nascono da strumenti per l’insegnamento, dovrei documentare o filmare le nostre discussioni sulle opere d’arte e trovare modi per analizzarle? Mi piacerebbe moltissimo conoscere qualche idea o strumento che utilizzate per valutare i vostri programmi, così come spero che questo articolo vi abbia ispirato a dare un nuovo look ai vostri sistemi d’insegnamento e a trovare modi inaspettati per vedere la crescita dei vostri partecipanti.


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Ilaria Baratta

L'autrice di questo articolo: Ilaria Baratta

Giornalista, è co-fondatrice di Finestre sull'Arte con Federico Giannini. È nata a Carrara nel 1987 e si è laureata a Pisa. È responsabile della redazione di Finestre sull'Arte.






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