Com'è possibile che un capolavoro di Bassano che era in Italia sia stato comprato dal Getty?


In queste ore si discute molto, su Facebook, dell'acquisto da parte del Getty Museum di un capolavoro di Jacopo Bassano, il “Miracolo delle quaglie”. Il dipinto si trovava in Italia, e la domanda è: perché lo Stato non lo ha trattenuto? Occorre fare chiarezza.

Dal gruppo Facebook Le Connoisseur, sempre solerte e fonte d’interessanti spunti, giunge, da parte dell’amministratore Lorenzo Barbato, segnalazione d’una notizia della quale in Italia non s’è parlato e che ha invece ottenuto un buon risalto sugli organi d’informazione americani: l’acquisto, da parte del Getty Museum, di un’opera di Jacopo Bassano, il Miracolo delle quaglie. Un capolavoro, per definizione stessa del museo di Los Angeles, che lo scorso 18 ottobre ne ha comunicato l’avvenuto acquisto, ma solo da pochi giorni ha pubblicato la scheda completa del dipinto, che verrà ora esposto al pubblico.

L’opera, del 1554, viene presentata dal Getty come “una delle più grandi e ambiziose dell’artista”, e ancora come un “eccezionale esempio dello stile distintivo di Bassano e dei suoi accostamenti di soggetti storici e persone comuni e povere”. Conosciamo bene le circostanze in cui il dipinto fu eseguito, dacché fu commissionato nel 1554 dal nobile veneziano Domenico Priuli (i pagamenti sono documentati nel Libro de’ conti del pittore, dove il dipinto è descritto come “l’istoria como vene le cotornice al populo d’Israel”). In questa mirabile tela, Jacopo Bassano s’è cimentato in una rara rappresentazione dell’episodio biblico del miracolo delle quaglie, narrato nell’Esodo e nei Numeri: è il momento in cui il popolo d’Israele, guidato da Mosè e Aronne e stremato dopo l’uscita dall’Egitto, viene sfamato con le quaglie che Dio ha fatto piovere dal cielo. Così Davide Gasparotto, senior curator di pittura al Getty, descrive l’opera: “incarna perfettamente il genere a cui Bassano deve la sua fama: la rappresentazione di temi biblici dal carattere pastorale, dove dettagli realistici della vita quotidiana prendono corpo in composizioni di grande raffinatezza formale. Prevalgono le ombre nere, e i colori brillano attraverso spessi strati di pigmento. I dettagli della superficie, disegnati con precisione, sfocano in passaggi applicati con pennellate più sciolte. Questa semplicità quasi brusca ma altamente calcolata conferisce al quadro un’aura misteriosa e poetica”. È, in sostanza, un quadro che si distingue nella produzione di Bassano per la rarità del soggetto, l’originalità della composizione e la finissima qualità esecutiva.

Jacopo Bassano, Il miracolo delle quaglie (1554; olio su tela, 150 x 235 cm; Los Angeles, Getty Museum)
Jacopo Bassano, Il miracolo delle quaglie (1554; olio su tela, 150 x 235 cm; Los Angeles, Getty Museum)

La notizia dell’acquisto del Miracolo delle quaglie da parte del Getty ha scosso gli animi degli addetti ai lavori e degli appassionati d’arte perché si tratta d’un’opera che non sarebbe dovuta finire in America: stando alle attuali conoscenze, è sempre rimasta in Italia fino all’acquisto del museo californiano. Leggendo la scheda sul sito del Getty, risulta che dal 1948 al 2006 il dipinto fosse proprietà del collezionista fiorentino Vittorio Frascione, celebre antiquario: a venderlo, attraverso una società registrata a New York, la OMP Fine Art LLC, sono stati gli eredi di Frascione. Barbato ha riferito peraltro che il dipinto era già disponibile sul mercato a metà degli anni Novanta, e fu offerto anche agli Uffizi.

Il privato, naturalmente, decide di disporre del proprio bene secondo ciò che la legge gli consente di fare. Il problema, nel caso del Miracolo delle quaglie, riguarda esclusivamente la sfera del pubblico: com’è possibile, si domandano tutti, che l’ufficio esportazioni della soprintendenza competente abbia concesso l’autorizzazione all’uscita del dipinto dal territorio nazionale, e nessuno abbia pensato di sottoporlo a vincolo? L’uscita, si apprende infatti dalla discussione che si è sviluppata su Le Connoisseur, sarebbe avvenuta in modo lecito e regolare. Ciò significa che lo Stato avrebbe autorizzato l’esportazione dell’opera: con quali motivazioni? Perché lo Stato non ha apposto il vincolo (come può e dovrebbe fare, in presenza di beni culturali di elevato valore), per poi trovare un adeguato compenso economico al fine di assicurare l’opera alle raccolte pubbliche, se l’intenzione del privato era quella di vendere un’opera fondamentale di Jacopo Bassano? Lo Stato avrebbe potuto acquistarlo per destinarlo a un museo veneziano, dato che è da lì che l’opera proviene ed è Venezia la città con la quale il Miracolo delle quaglie ha un documentato rapporto storico, tanto più che Jacopo Bassano è un artista non così frequente nei nostri musei. Di certo non si può dire che l’opera fosse sconosciuta, essendo stata oggetto di molti e importanti studi, anche recenti. E un funzionario dell’ufficio esportazione non può non rendersi conto dell’importanza dell’opera. Non solo: presso il Ministero della Cultura esiste un Servizio IV, istituito nel 2016 e rinnovato nel 2019, che si occupa anche di “controllo sulla circolazione internazionale finalizzato a preservare l’integrità del patrimonio culturale nazionale in tutte le sue componenti”, coordinando gli uffici esportazione sparsi sul territorio nazionale. Cosa non è andato sul Miracolo delle quaglie?

È, dunque, una vicenda sulla quale è necessario che venga fatta chiarezza. Naturalmente è improbabile che l’opera possa tornare in Italia: è però del tutto lecito attendersi che giungano spiegazioni.


La consultazione di questo articolo è e rimarrà sempre gratuita. Se ti è piaciuto o lo hai ritenuto interessante, iscriviti alla nostra newsletter gratuita!
Niente spam, una sola uscita la domenica, più eventuali extra, per aggiornarti su tutte le nostre novità!

La tua lettura settimanale su tutto il mondo dell'arte

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Federico Giannini

L'autore di questo articolo: Federico Giannini

Nato a Massa nel 1986, si è laureato nel 2010 in Informatica Umanistica all’Università di Pisa. Nel 2009 ha iniziato a lavorare nel settore della comunicazione su web, con particolare riferimento alla comunicazione per i beni culturali. È giornalista iscritto all’Ordine dal 2017, specializzato in arte e storia dell’arte. Nel 2017 ha fondato con Ilaria Baratta la rivista Finestre sull’Arte, iscritta al registro della stampa del Tribunale di Massa dal giugno 2017. Dalla fondazione è direttore responsabile della rivista. Collabora e ha collaborato con diverse riviste, tra cui Art e Dossier e Left, e per la televisione è stato autore del documentario Le mani dell’arte (Rai 5) ed è stato tra i presentatori del programma Dorian – L’arte non invecchia (Rai 5). Ha esperienza come docente per la formazione professionale continua dell’Ordine e ha partecipato come relatore e moderatore su temi di arte e cultura a numerosi convegni (tra gli altri: Lu.Bec. Lucca Beni Culturali, Ro.Me Exhibition, Con-Vivere Festival, TTG Travel Experience).






Commenta l'articolo che hai appena letto



Commenta come:      
Spunta questa casella se vuoi essere avvisato via mail di nuovi commenti





Torna indietro



MAGAZINE
primo numero
NUMERO 1

SFOGLIA ONLINE

MAR-APR-MAG 2019
secondo numero
NUMERO 2

SFOGLIA ONLINE

GIU-LUG-AGO 2019
terzo numero
NUMERO 3

SFOGLIA ONLINE

SET-OTT-NOV 2019
quarto numero
NUMERO 4

SFOGLIA ONLINE

DIC-GEN-FEB 2019/2020
Finestre sull'Arte