Com'è visitare una mostra nel pre-lockdown. I Tesori d'Etruria al Museo Archeologico Nazionale di Firenze


Una visita alla mostra “Tesori dalle terre d'Etruria. La collezione dei conti Passerini, Patrizi di Firenze e Cortona”, inaugurata lo scorso 29 ottobre al Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

Sono quasi le sette di sera mentre attraverso le strade semivuote della città. Il nuovo dpcm che impone la chiusura di teatri, cinema e ristoranti dopo le 18:00 sta già portando i suoi effetti sulla socialità urbana. L’ombra lunga del lockdown è sempre più tangibilea giudicare dal rumore delle saracinesche che si abbassano e dal ritmo dei passi frettolosi di pochi passanti.

Appena entro nel Museo Archeologico di Firenze mi accoglie tuttavia un signore gentile che misura la temperatura mentre un altro operatore consegna il biglietto d’ingresso ad altri visitatori che continuano ad arrivare alla spicciolata. Per un attimo mi sembra di essere entrato in un club clandestino, come quelli che venivano aperti durante l’era del proibizionismo in America. Sono invece all’inaugurazione della mostra Tesori dalle terre d’Etruria. La collezione dei conti Passerini, Patrizi di Firenze e Cortona. Un uomo distinto con giacca e cravatta sta raccontando con enfasi alcuni passi dell’Iliade davanti ad un bellissimo stamnos (grande vaso) ateniese del 460 a. C. che riproduce il momento in cui gli Achei scelgono democraticamente a chi consegnare le armi del defunto Achille. Attorno a lui decine di persone opportunamente distanziate e con mascherina ascoltano rapiti. La guida è Mario Iozzo il direttore del Museo Archeologico di Firenze che assieme alla curatrice Maria Rosaria Luberto, archeologa della Scuola Archeologica Italiana di Atene, sta accogliendo da ore i numerosi avventori che sono venuti per conoscere questa preziosa collezione. Le varie restrizioni hanno già causato una forte contrazione dei visitatori nei musei fiorentini. Vedere le persone che sono qui presenti è una piacevole sorpresa se consideriamo che l’archeologia a Firenze ha sempre avuto (ingiustamente) una visibilità minore rispetto alla narrativa rinascimentale riproposta come un loop dai grandi attrattori museali.

Sala della mostra Tesori dalle terre d'Etruria. La collezione dei conti Passerini, Patrizi di Firenze e Cortona
Sala della mostra Tesori dalle terre d’Etruria. La collezione dei conti Passerini, Patrizi di Firenze e Cortona al Museo Archeologico Nazionale di Firenze


Stamnos (vaso da simposio) ateniese a figure rosse (470-460 a.C.; Firenze, Museo Archeologico Nazionale)
Stamnos (vaso da simposio) ateniese a figure rosse (470-460 a.C.; Firenze, Museo Archeologico Nazionale)


Coperchio figurato di una urnetta funeraria etrusca in pietra “fetida” (seconda metà del III-inizi del II secolo a.C.; Firenze, Museo Archeologico Nazionale)
Coperchio figurato di una urnetta funeraria etrusca in pietra “fetida” (seconda metà del III-inizi del II secolo a.C.; Firenze, Museo Archeologico Nazionale)


Diadema funerario etrusco
Diadema funerario etrusco

Appena entro noto una sezione dedicata all’artefice di questo vero tesoro. Nella foto dai colori seppia si staglia in bella posa un uomo calvo dalla lunga barba, è il ritratto di un noto agronomo e botanico nonché uno dei più grandi collezionisti del diciannovesimo secolo: il conte Napoleone Passerini (Firenze, 1862 – 1951). Figlio del ricco possidente Pietro Passerini da Cortona, si dedicò con successo alle scienze agrarie che lo portò alla fondazione dell’Istituto Agrario di Scandicci oltre a distinguersi come allevatore della migliore razza Chianina. Grazie alla grande agiatezza economica poté dedicarsi fin da giovanissimo all’accrescimento della collezione della famiglia patrocinando scavi e acquisendo via via nuovi capolavori. Dai vasti possedimenti di Bettolle e di Sinalunga e dalla collina di Foiano della Chiana provengono i tesori di centinaia di tombe etrusche con i loro magnifici corredi. Alcuni di questi reperti sono poi confluiti nelle collezioni del Metropolitan Museum di New York o il Museum of Fine Arts di Boston.

Nonostante la dispersione di molti manufatti questa preziosa collezione è stata integrata recentemente anche grazie alla donazione di numerosi reperti consegnati al Comando Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale di Firenze da una generosa donatrice.

Fra i numerosi vasi, monili ed utensili vari mi colpisce un diadema funerario etrusco in lamina d’oro conservato perfettamente ed esposto in una vetrina dedicata. L’oro mantiene le sue caratteristiche anche attraverso i secoli ed è quello uno dei motivi della sua preziosità. Il volto abbozzato del supporto imbottito su cui è appoggiato mi spinge ad immaginare quello di chi lo portava. Forse non avrebbe mai immaginato che il suo gioiello più bello sarebbe stato visto a distanza di secoli da altre generazioni di uomini e donne. Probabilmente non lo avrebbe neanche voluto. Eppure quel diadema mi riporta indietro nel tempo ai fasti dell’età etrusca e per un attimo dimentico il periodo incerto in cui stiamo vivendo.


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Marco Turini

L'autore di questo articolo: Marco Turini

Archeologo e consulente si occupa di musei, formazione e comunicazione dei beni culturali (ideamuseo.it)






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