di
Federico Giannini
(Instagram: @federicogiannini1), scritto il 28/09/2016
Categorie: Opere e artisti - Recensioni mostre / Argomenti: Arte contemporanea - Castelnuovo Magra
'Five steps to a dream' è l'ultima impresa artistica di Luigi Franchi detto Zino, interessante artista contemporaneo che qui sviluppa il tema del sogno.
You cannot stem the sea, “non puoi fermare il mare”. La frase è impressa sul cartellino di una valigia, quello che solitamente riporta il numero da chiamare nel caso il proprietario la perda. Ma, questa volta, lo smarrimento è da ritenersi fortunato, e ancor più felice sarà l’evenienza se qualcuno deciderà di aprire la valigia: ne uscirà un’inarrestabile fiumana di palline colorate, che come un travolgente fluido si spanderà nell’ambiente. Non esiste un contenitore che può contenere il mare, soprattutto se è un mare di sogni, di creatività, di fantasia. Il messaggio è disarmante nella sua semplicità, e allo stesso tempo è potente nelle forme che l’artista ha deciso di dargli. Una valigia socchiusa, per l’appunto. Dalla quale fuoriescono le sfere poliviniliche colorate coi toni dell’arcobaleno, che inondano la stanza, sotto l’occhio attento di un omino che, seduto, osserva pensoso. L’installazione si chiama Exodus, e l’artista è Zino, soprannome di Luigi Franchi (Teramo, 1973), artista il cui percorso formativo snodatosi attraverso l’Università di Bologna e gli studi da restauratore tra Firenze, Roma e Bologna, ha creato un fertile humus dal quale germogliano idee fresche, emozionanti, che colpiscono e arrivano dirette all’osservatore.
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Zino, Exodus (2016; oggetti e sfere in PVC; Castelnuovo Magra, Torre del Castello dei Vescovi di Luni) |
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Zino, Exodus, particolare |
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Zino, Exodus, particolare |
Zino cerca di instaurare un dialogo che non abbia mediatori all’infuori dell’opera stessa. C’è la creatività dell’artista, c’è l’osservatore, e c’è l’opera d’arte, a cui spetta il compito di comunicare il messaggio. Solo chi conosce bene un’opera, come essa nasce, qual è il processo che la conduce alla sua forma definitiva, può assumere una posizione così forte nei confronti di chi la ammira. E Zino, da restauratore che ha messo le mani su una gran quantità d’opere antiche, da conoscitore della storia dell’arte e da artista contemporaneo dotato di acume e sensibilità, riesce bene in questo intento. Il visitatore d’un museo o di una mostra che si trova dinnanzi a un suo lavoro difficilmente passa oltre indifferente: le opere di Zino lo catturano in un vortice di sorpresa, sguardi interrogativi prima e divertiti poi, pensieri, riflessioni, discussioni. Qualcuno potrà tacciarlo di eccessiva semplicità, ma dietro questa manifestazione apparente, sottolinea la critica d’arte Guya Bacciocchi, è celata "un’anima molto più complicata, perché le immagini sono come noi le vediamo, ma al tempo stesso sono differenti, perché anche il più semplice degli oggetti può diventare un rebus agli occhi di un’altra persona".
Anche questa ambiguità latente rivela la profondità di pensiero che sta dietro alle opere di Zino, perché la sua arte si presta a una lettura su più livelli, e sarà la sensibilità dell’osservatore a stabilire se la profondità della sua analisi basterà a ricavare dall’opera un significato che comunque, al contrario di ciò che avviene per molte opere d’arte per le quali una lettura superficiale non è sufficiente a tradurre l’immagine in messaggio, in Zino già emerge in virtù di un’iconografia agevole che offre a chiunque strumenti per poterla decifrare. Sono le caratteristiche che contraddistinguono anche Five steps to a dream, l’ultima impresa dell’artista abruzzese: un’opera che assomma scultura, installazione e performance, ma anche un intervento site specific pensato per la Torre del Castello dei Vescovi di Luni di Castelnuovo Magra, borgo inserito in una delle zone più sensibili d’Italia ai problemi dell’arte contemporanea. Un’opera che, com’è tipico di Zino, si ammanta di una leggerezza tipicamente pop, ma al contempo getta il proprio fondamento su un sostrato culturale che rimanda alla psicanalisi, agli studi di Freud, la cui teoria sull’interpretazione dei sogni viene rivisitata dall’artista in chiave collettiva, universale, così che il sogno risulta ancora la manifestazione inconscia di un desiderio, ma si allarga a investire il pensiero analitico e il pensiero creativo che rielaborano le visioni oniriche per conferire a quest’ultime un significato e forme accessibili. Five steps to a dream è contemporaneamente un gioco, un sistema filosofico, un viaggio nella mente della quale vengono esaminate cinque categorie (desiderio, istinto, pensiero analitico, pensiero creativo, inconscio), “una perfetta metafora di tutto ciò che circonda l’uomo, di tutto ciò che esiste”.
La summenzionata Exodus non è che la prima tappa di un viaggio che percorre in verticale i cinque piani della Torre: primo step di un’installazione i cui singoli brani già brillerebbero tranquillamente di luce propria, ma la cui luminosità viene accresciuta da una visione d’insieme. Il leitmotif è costituito dalle sfere in PVC che rimandano a una dimensione ludica: sono le stesse nelle quali nuotano i bambini negli appositi spazi a tale gioco riservati. E per Zino, il gioco è un “bisogno primario e fondamentale per l’uomo contemporaneo”: l’uomo, del resto, è presente in Five steps to a dream sotto forma di piccole sculture ottenute da stampa in 3D che interagiscono con le sfere, come nel secondo “passo” dell’installazione, Shoots, dove vediamo quattro pistole che sparano bolle colorate e tutt’intorno coppie che si abbracciano e si scambiano baci, persone che leggono, altre che passeggiano. Il compito di rendere palese quanto l’uomo contemporaneo abbia “bisogno” di gioco è affidato alla terza opera, State of mind, dove, sul più alto di tre pinnacoli di sfere colorate, un personaggio dal fisico scultoreo si aggrappa a una pallina gialla che si eleva a mo’ di palloncino.
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Zino, Shoots (2016; oggetti e sfere in PVC; Castelnuovo Magra, Torre del Castello dei Vescovi di Luni) |
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Uno dei modellini stampati in 3D attorno a Shoots |
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Zino, State of mind (2016; stampa 3D e sfere in PVC; Castelnuovo Magra, Torre del Castello dei Vescovi di Luni) |
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Zino, State of mind, particolare |
Tornano anche i rimandi alla società liquida teorizzata da Bauman, a quella “liquidità del nostro tempo che rende tutto sfuggevole, inafferrabile e informe”, ma se molti sociologi e filosofi contemporanei hanno interpretato in chiave negativa questa “liquidità”, non è detto che da una situazione in cui “manca ogni punto di riferimento” (per citare il “riassunto” di Umberto Eco), ammesso che punti di riferimento ci siano stati, e che per di più la loro presenza fosse un bene, si possa ricavare una lettura ottimistica, perché “inafferrabile” può significare anche “libero da costrizioni” o, più in generale, “libero” in senso stretto. E se punto di riferimento per antonomasia di una supposta “società solida” può esser individuato nella religione, anche in Five steps to a dream la visione ironica della fede, quasi un topos, una costante nell’arte di Zino, torna a manifestarsi in Holy book, un libro dalle cui pagine volano verso l’alto le palline colorate: sacri erano (e sono per chi ci crede) i libri su cui si fonda una tradizione religiosa, ma ancor più sacrosanto è il nostro diritto a pensare su un libro e a intepretare la lettura secondo il nostro sentire, come sta facendo la ragazza che Zino inserisce al centro del turbine colorato che sale dal volume al centro del quarto piano della Torre. La conclusione del viaggio è demandata a quel sogno che costituisce l’argomento principale di Five steps to a dream (oltre che del quinto passo, intitolato semplicemente Dream): le sfere, questa volta, si librano in volo partendo da un cuscino appoggiato per terra. You cannot stem the sea, si torna al punto di partenza: Zino dona concretezza visiva al concetto di “sogno”, che di nuovo inizia a invadere la stanza, perché i sogni non si possono contenere, tanto che neppure la stessa Torre riesce a trattenerli, e loro escono da finestre e feritoie per riversarsi nel borgo.
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Zino, Holy Book (2016; oggetto, resina e sfere in PVC; Castelnuovo Magra, Torre del Castello dei Vescovi di Luni) |
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Zino, Holy Book, particolare |
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Zino, Dream (2016; oggetto, resina e sfere in PVC; Castelnuovo Magra, Torre del Castello dei Vescovi di Luni) |
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L’installazione Five steps to a dream di Zino sulla facciata del Castello dei Vescovi di Luni (Castelnuovo Magra) |
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Five steps to a dream sulla facciata del Castello dei Vescovi di Luni |
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Particolare con la Torre |
Poi, alla fine, come accade ai sogni e alle performance artistiche, tutto svanirà, e l’unica traccia che rimarrà, sarà impressa nella nostra memoria. Per toccare con mano il sogno di Zino però c’è ancora tempo: la mostra che accoglie Five steps to a dream, curata da un Andrea Zanetti che da tempo si dedica al lavoro dell’artista abruzzese contribuendo ad accrescerne la fortuna (mai come ora in forte ascesa), è aperta fino al 23 ottobre 2016 nella Torre del Castello dei Vescovi di Luni. Per chi entro tale data leggerà queste righe, si tratta di un invito a passare in un fine settimana d’inizio autunno da Castelnuovo Magra per scoprire quanto le rivoluzioni debbano ai sogni, come sia possibile dare una forma a un’idea forte, in che modo l’arte contemporanea possa instaurare coi suoi fruitori un rapporto genuino, amichevole, proficuo. Per coloro che invece capiteranno su queste pagine successivamente, quando Five steps to a dream sarà probabilmente solo l’ombra di un’immagine dopo un risveglio, tutt’al più fissata sulle pagine d’un catalogo, rimane comunque valido l’invito a scoprire Zino, un artista che fa della spontaneità giocosa, della potenza visiva, dell’estetica pop rivisitata e della profondità di pensiero gli ingredienti fondamentali della sua arte, con un obiettivo: per dirla con le parole dello stesso Zanetti, non necessariamente fare in modo che ognuno di sia “d’accordo con la riflessione che Zino propone”, bensì metterci nelle condizioni di “trovare la nostra”.
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Zino, Five steps to a dream, fino al 23 ottobre 2016 a Castelnuovo Magra |
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L'autore di questo articolo: Federico Giannini
Nato a Massa nel 1986, si è laureato nel 2010 in Informatica Umanistica all’Università di Pisa. Nel 2009 ha iniziato a lavorare nel settore della comunicazione su web, con particolare riferimento alla comunicazione per i beni culturali. È giornalista iscritto all’Ordine dal 2017, specializzato in arte e storia dell’arte. Nel 2017 ha fondato con Ilaria Baratta la rivista Finestre sull’Arte, iscritta al registro della stampa del Tribunale di Massa dal giugno 2017. Dalla fondazione è direttore responsabile della rivista. Collabora e ha collaborato con diverse riviste, tra cui Art e Dossier e Left, e per la televisione è stato autore del documentario Le mani dell’arte (Rai 5) ed è stato tra i presentatori del programma Dorian – L’arte non invecchia (Rai 5). Ha esperienza come docente per la formazione professionale continua dell’Ordine e ha partecipato come relatore e moderatore su temi di arte e cultura a numerosi convegni (tra gli altri: Lu.Bec. Lucca Beni Culturali, Ro.Me Exhibition, Con-Vivere Festival, TTG Travel Experience).