Londra, 3 ottobre 2018: il Vercelli Book ritorna nella sua terra di origine dopo più di mille anni, per essere esposto alla mostra Anglo-Saxon Kingdoms. Art, Word, War. Per la prima volta il manoscritto viene presentato alla British Library in una teca con gli altri tre volumi superstiti contenenti testi di poetica in antico inglese: il Codex Exoniensis della Cathedral Chapter Library di Exeter, il Cotton Vitellius della British Library di Londra e il Junius XI della Bodleian Library di Oxford. Il codice CXVII della Biblioteca Capitolare di Vercelli, noto fin dall’Ottocento con il nome di Vercelli Book, è l’unico ad essere conservato fuori dal Regno Unito.
Non siamo a conoscenza né di chi fosse il primo possessore del Vercelli Book né di quando esso sia arrivato a Vercelli, tuttavia il responsorio latino con neumi, scritto in una mano nord italiana della fine dell’XI secolo, documenta che il libro si trovava in questa zona prima del 1100. Questa fonte ci permette di ipotizzare che esso abbia lasciato l’Inghilterra a cavallo dell’anno Mille, pochi decenni dopo essere stato confezionato in uno scriptorium del Kent.
Il volume venne citato in modo esplicito per la prima volta in un inventario del Capitolo della Cattedrale di Vercelli, redatto nel 1602 dal canonico Giovanni Francesco Leone come Liber Gothicus, sive Longobardus, seguito dalla nota eo legere non valeo. Nessuna citazione negli inventari del 1361 e del 1426, forse perché col passare dei secoli nessuno fu più in grado di comprendere la lingua in cui era scritto, molto differente dal latino medievale comune nel continente.
Nel 1748 il veronese Giuseppe Bianchini, paleografo di fama mondiale, lo citò come Liber ignotae linguae. Esso rimase indecifrato fino alla fine del Settecento, quando Luigi Lanzi identificò per la prima volta la lingua, citandolo come libro in lettera incognita Anglosannica o Longobardica che sia.
Dal secolo successivo il manoscritto venne portato all’attenzione della comunità scientifica mondiale grazie al giurista tedesco Friedrich Blume che trascrisse parte del testo nel 1822, durante la sua visita alla Biblioteca. Successivamente, nel 1834, il giovane studioso tedesco C. Maier venne incaricato di completare la descrizione e trascrizione del testo (oggi conservata alla Lincoln’s Inn Library di Londra, Misc. 225). Da quel momento il Vercelli Book divenne famoso, tanto da essere citato nel 1842 nella guida For travellers in Northern Italy (Londra: John Murray and Son), tra i tesori della Biblioteca Capitolare: Amongst the other manuscripts are Anglo-Saxon poems, including one in honour of St. Andrew, and very possibly brought from England by Cardinal Guala. E ancora oggi, sul dorso della legatura del libro si legge Homiliarum liber ignoti idiomatis.
Vercelli Book (Seconda metà del X secolo; pergamena e legature in pelle su assi di legno del XVIII secolo, 325 x 220 mm, Inghilterra sud-orientale; Vercelli, Capitolo Metropolitano della Cattedrale di Sant’Eusebio Vercelli, Biblioteca Capitolare, ms CXVII) |
Il deposito in cui sono conservati i manoscritti, tra cui il Vercelli Book |
Dorso della legatura settecentesca del Vercelli Book con la scritta Homiliarum liber ignoti idiomatis |
Incipit del poema The Dream of the Rood, foglio 104v. Pagina aperta per la mostra Anglo-Saxon Kingdoms della British Library di Londra |
Il mistero del suo arrivo a Vercelli continua a essere un dilemma che probabilmente non verrà mai risolto. Di fatto le teorie ottocentesche sono state ampiamente superate, seppur ci siano ancora studiosi che perseverano nel collegare il libro al cardinale vercellese Guala Bicchieri (1150 – 1227), legato papale in Inghilterra per diversi anni, quale responsabile dell’arrivo del manoscritto e di altri beni oggi conservati tra il patrimonio del Capitolo della Cattedrale. O ancora a ipotizzare che il volume sia stato abbandonato a Vercelli da un pellegrino in viaggio sulla via Francigena, morto nell’Ospedale di Santa Brigida dove veniva assicurata ospitalità ai viaggiatori provenienti dal Regno Unito.
Il ruolo di Vercelli quale tappa del tragitto da Canterbury a Roma è senza dubbio importante e l’ipotesi che un viaggiatore di rango elevato, un vescovo o un cardinale proveniente dal nord, abbia donato il manoscritto a un prelato vercellese è tra quelle plausibili. Forse lo stesso cardinale di Canterbury Sigerico, che citò Vercelli quale tappa XLIII nel suo diario di viaggio del 990.
Una delle teorie più accreditate lega il Vercelli Book a Leone, vescovo della città dal 998 al 1026: figura di spicco della politica e della cultura scritta e artistica europea, consigliere degli imperatori tedeschi, conoscitore dell’antico sassone (lingua molto simile all’inglese antico) studioso e bibliofilo che donò parecchi manoscritti alla Biblioteca Capitolare di Vercelli, tra i quali un suo componimento poetico noto con il nome di Metrum Leonis. Al vescovo vercellese si associa anche la committenza del crocifisso monumentale in lamina d’oro e argento, che ancora oggi si staglia al centro del transetto della Cattedrale.
Tra i testi di maggior impatto tramandati dal Vercelli Book vi è, infatti, la poesia The Dream of the Rood, considerata da alcuni il poema più enigmatico dell’inglese antico e giunto fino a noi grazie al libro di Vercelli. In una visione onirica la Croce racconta la storia della passione, parlando in prima persona della sofferenza patita con Cristo. Il testo, risalente all’VIII secolo, trasmette l’immagine di un Cristo trionfante, paragonabile a quello della Cattedrale vercellese: le parole assumono una potenza descrittiva e sono capaci di veicolare molteplici significati, esaltando la dimensione divina e al contempo umana di Cristo.
Pagina con le otto rune che formano il nome del poeta Cynewulf, foglio 133r |
Particolare pagina con le otto rune che formano il nome del poeta Cynewulf, foglio 133r |
Particolare dell’incipit dell’Omelia dell’elemosina con iniziale miniata M, foglio 112r |
Incipit dell’Omelia dell’elemosina con iniziale miniata M, foglio 112r |
Particolare del responsorio latino con neumi, scritto in una mano nord italiana della fine dell’XI secolo, foglio 24v |
Il Vercelli Book contiene ventitré omelie in prosa concernenti importanti solennità della Chiesa e sei componimenti poetici. Esso è stato scritto su pergamena da un unico copista che lo ha copiato attingendo da fonti latine non patristiche e scritti deutero-canonici, probabilmente disponibili nella biblioteca del suo monastero, per lo più in maniera meccanica, apparentemente senza un ordine logico nella successione dei testi. Ben undici delle omelie sono attestate unicamente nel Vercelli Book rendendolo, pertanto, un documento linguistico e culturale preziosissimo per la storia della Chiesa Cattolica in Inghilterra, prima della Riforma Benedettina della fine del X secolo.
La maggior parte dei componimenti sono anonimi, ad esclusione di due poesie I Fati degli Apostoli ed Elena, in cui vengono utilizzati otto caratteri runici che, trasformati nell’alfabeto romano, corrispondono al nome Cynewulf, considerato una delle figure di maggior rilievo nella poesia cristiana in antico inglese, vissuto probabilmente nell’VIII secolo. Le rune sono state utilizzate fin dall’antichità come metodo di predizione e per rituali magici, finché l’affermarsi del Cristianesimo ne limita l’uso in quanto retaggio di riti pagani. Famose sono le rune della croce di Ruthwell, datata all’VIII secolo, in cui sono scolpiti nel profilo della stessa alcuni passi tratti dal poema The Dream of the Rood del Vercelli Book.
Le caratteristiche fisiche del libro, il suo formato, i suoi contenuti e la quasi totale mancanza di annotazioni suggeriscono che esso ebbe un solo proprietario e che sia stato utilizzato come compagno devozionale durante il proprio pellegrinaggio, prima di essere lasciato a Vercelli. Infatti l’usanza di donare manoscritti alle chiese è pratica antica e ben nota, così come la prassi per gli ecclesiastici di possedere libri utili per la meditazione e per l’esercizio del loro ministero anche durante i viaggi.
La Biblioteca Capitolare da più di un decennio sta lavorando attivamente con la comunità scientifica internazionale di riferimento per approfondire lo studio del manoscritto e tentare nuovi approcci di ricerca, mirati a delinearne il contesto materiale, storico, devozionale e penitenziale, sfruttando anche le nuove tecnologie non invasive di indagine diagnostica.
Dal 2007 è attiva la Vercelli School of Medieval European Palaeography, istituita con il professor Winfried Rudolf, oggi docente alla Georg-August Universität di Göttingen, finalizzata allo studio e ricerca sui manoscritti della Biblioteca Capitolare. Nel 2013 il Vercelli Book è stato sottoposto a indagine multispettrale dal team del Lazarus Project della Rochester University (New York); negli stessi anni sono iniziate le indagini XRF e Raman con il Centro Interdisciplinare per lo Studio e la Conservazione dei Beni Culturali dell’Università del Piemonte Orientale; nel 2015 la Biblioteca è entrata nel progetto europeo ECHOE - Electronic Corpus of Homilies in Old Englishdella Georg-August Universität di Göttingen e dello University College of London.
Analisi multispettrali svolte nel 2013 dal Lazarus Project, fase di allestimento pagina del Vercelli Book |
Analisi multispettrali svolte nel 2013 dal Lazarus Project, fase di ripresa |
Il professor Winfried Rudolf con gli studenti della Vercelli School of Medieval European Palaeography nel 2019 |
Bozzetto del personaggio C. Maier per il gaming Hwaet! The Vercelli Book Saga, disegno di Andrea Capone |
Vercelli, 17 luglio 2019: nasce Hwaet! The Vercelli Book Saga, il gaming dedicato al Vercelli Book e al suo viaggio, realizzato con l’Istituto per le Tecnologie Didattiche del CNR di Palermo e la società Bepart di Milano. Una nuova sfida che vede tutto il personale scientifico dell’ente coinvolto in un progetto innovativo, unico nel suo genere, creato in concerto e con la consulenza di tutti i partner che dal 2007 collaborano con la Biblioteca. Un videogioco che vedrà la luce nel 2021 e rappresenterà, senza alcun dubbio, un mutamento radicale che in futuro potrà condurre a risvolti inaspettati: nulla di nuovo se si pensa ai molti misteri del Vercelli Book!
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ISCRIVITI ALLA NEWSLETTERL'autore di questo articolo: Timoty Leonardi
Direttore della Fondazione Museo del Tesoro del Duomo e Archivio Capitolare di Vercelli.