Nel mondo dell’arte contemporanea, dove i confini tra reale e virtuale diventano sempre più sfumati, The Lilac Room, il nuovo progetto dell’artista ERK14, a cura di Raffaella A. Caruso e presentato in collaborazione con la Galleria Eidos in occasione di ArtVerona 2024, si distingue per una profonda esplorazione dell’arte performativa contemporanea. Sintesi di estetica pop-surrealista e denso impegno concettuale, l’opera di ERK14 invita lo spettatore in uno spazio interattivo, stimolando sia la partecipazione emotiva che intellettuale, per creare un momento di riflessione sul senso della realtà, dell’identità e degli innumerevoli strati nascosti sotto la superficie.
ERK14, nato come designer e art director, ha lavorato per oltre un decennio in alcune delle principali agenzie di comunicazione tra Napoli, Roma e Milano, e l’esperienza nel mondo del branding e della moda, inclusa la fondazione di un proprio marchio di streetwear, ha influito profondamente sul suo linguaggio artistico. La sensibilità estetica, l’attenzione al dettaglio e la capacità di cogliere le tendenze visive del contemporaneo sono infatti evidenti in tutta la sua produzione. Il passaggio alla ricerca artistica è avvenuto nel 2014, spinto dalla necessità di raccontare le dinamiche della quotidianità attraverso un linguaggio simbolico. È così che ERK14 ha iniziato un’intensa indagine sugli oggetti di uso comune, trasformandoli in protagonisti di opere che riflettono non solo la realtà esteriore, ma anche quella interiore, spesso segnata da disagi nascosti. La sua arte diventa quindi un dialogo tra gli oggetti e le emozioni che essi evocano, tra l’accumulo materiale e quello psicologico, offrendo al pubblico un deposito di memorie e significati.
Ciò che rende The Lilac Room così unica è il suo audace approccio alla performance attraverso la pittura. Questa installazione non è solo un’esperienza visiva, ma un’opera performativa che richiede il coinvolgimento diretto del visitatore. Entrando nello stand, lo spettatore era circondato da un ambiente meticolosamente creato: le pareti, immerse in un vibrante lilla, richiamavano un interno borghese, curato nei minimi dettagli ma sottilmente inquietante. Gli oggetti sembravano familiari, ma leggermente fuori posto, trasportando lo spettatore in un paesaggio onirico e surreale, dove nulla è come appare.
L’uso del colore non è una semplice scelta estetica, ma uno strumento emotivo deliberato: ERK14, che nel 2020 ha sperimentato il passaggio dal bianco e nero al colore, ha utilizzato in The Lilac Room un tono caldo e avvolgente, creando un’immediata connessione empatica con il pubblico. Il lilla che domina l’ambiente suggerisce una dimensione sognante e rassicurante, ma è proprio in questa apparente serenità che si celano i dettagli di rottura e gli elementi discordanti che svelano l’anima più complessa dell’opera.
The Lilac Room va oltre l’installazione: è un dialogo aperto tra reale e virtuale, tra apparenza e intimo, una riflessione sul senso della performance oggi. Le pareti dello stand fungevano quasi da Wunderkammer, una Wunderkammer in cui gli oggetti accumulati raccontano frammenti di vita quotidiana, ma sempre attraverso il filtro del surreale. Alcuni di questi oggetti, incorniciati in quadri tridimensionali posti sulle pareti, sembravano “finestre” aperte verso un mondo esterno che, seppur apparentemente più “reale”, si rivela altrettanto misterioso e ambiguo.
La scelta di inserire quadri che invitano lo spettatore a interagire fisicamente, spostandoli e osservando cosa si nasconde dietro di essi, ha reso la performance unica. È come se lo spettatore fosse chiamato a decifrare un codice nascosto, un abbecedario che legge la vita al contrario, e in questo processo di scoperta, il visitatore è invitato a riflettere sul confine tra realtà e rappresentazione, su cosa si celi davvero sotto la superficie di una quotidianità sempre più mediatica e scintillante.
L’intento di ERK14 è chiaro: spingere lo spettatore a non fermarsi all’apparenza, per quanto essa possa essere attraente e appagante, ma a scavare oltre, esplorando i disagi e le inquietudini che spesso si celano dietro il colore di un sorriso. The Lilac Room è un teatro dell’assurdo, in cui l’azione sulla scena e ciò che avviene dietro di essa diventano due facce della stessa medaglia, invitando a una riflessione costante su cosa sia davvero reale e su quanto assurdo possa essere, alla fine, ciò che si nasconde dietro le quinte.
Si può notare una certa contiguità concettuale tra il lavoro di ERK14 e la ricchezza archeologica del territorio da cui proviene, in particolare gli scavi di Ercolano: come i reperti archeologici ci raccontano storie di vite passate attraverso oggetti dimenticati, le opere di ERK14 creano nuove narrazioni a partire dagli oggetti del quotidiano. Tuttavia, a differenza dell’archeologia, che segue una cronologia storica, il lavoro di ERK14 non offre una visione univoca o lineare, ma si sviluppa in un intreccio di simboli che ciascuno può decifrare secondo il proprio vissuto.
ERK14, con la sua capacità unica di mescolare ironia, colore e profondità emotiva, ci ha regalato un’opera che è al contempo ludica e profonda, capace di affascinare lo sguardo e stimolare la mente. The Lilac Room è un’esperienza che va oltre la semplice fruizione visiva e ha rappresentato uno dei momenti più significativi di ArtVerona 2024, confermando ERK14 come una delle voci più interessanti e innovative del panorama artistico contemporaneo.
L'autrice di questo articolo: Federica Schneck
Federica Schneck, classe 1996, è curatrice indipendente e social media manager. Dopo aver conseguito la laurea magistrale in storia dell’arte contemporanea presso l’Università di Pisa, ha inoltre conseguito numerosi corsi certificati concentrati sul mercato dell’arte, il marketing e le innovazioni digitali in campo culturale ed artistico. Lavora come curatrice, spaziando dalle gallerie e le collezioni private fino ad arrivare alle fiere d’arte, e la sua carriera si concentra sulla scoperta e la promozione di straordinari artisti emergenti e sulla creazione di esperienze artistiche significative per il pubblico, attraverso la narrazione di storie uniche.