Guardando al ricco e vario patrimonio librario della Biblioteca Medica Statale di Roma, che conta più di 145.000 pubblicazioni tra manoscritti, incunaboli, cinquecentine e opere monografiche e periodiche che vanno dal XV ai giorni nostri, una parte significativa è di sicuro quella rappresentata dalla vasta raccolta di libri di ostetricia e ginecologia. La Biblioteca Medica Statale, nata nel 1925 nei locali della Regia Accademia Medica come complemento alle finalità di ricerca del Policlinico Umberto I di Roma, fu definita nel giorno dell’inaugurazione da Vittorio Ascoli, primario degli ospedali di Roma, come “uno strumento di progresso non meno meraviglioso che il laboratorio e la corsia”.
Oltre al fondo antico che vanta prime e in alcuni casi uniche edizioni, tra cui figurano le opere di Ippocrate, Galeno, Avicenna, Vesalio, Valverde, Mattioli e moltissime altre, la Biblioteca conserva originali studi di medicina di alto valore scientifico che, insieme alla raccolta di periodici italiani e stranieri, rappresentano un unicum nel patrimonio bibliografico nazionale. Nel nucleo principale del patrimonio della Biblioteca Medica figura, tra le altre, l’importante donazione Felice La Torre, un’ampia collezione specializzata in Ostetricia e Ginecologia composta da 812 volumi monografici e 2923 opuscoli, tra cui molte edizioni rare e di pregio dei secoli XVI, XVII e XVIII.
Medico e filantropo, oltre che ginecologo tra i più insigni del suo tempo, Felice La Torre nacque a Savoca, nei pressi di Messina, il 3 maggio 1846. Compì i suoi studi proprio nella città natale: dopo aver ottenuto la licenza classica nel 1864, si iscrisse alla facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Messina che frequentò per i primi quattro anni, periodo durante il quale ebbe modo di approfondire con costanza gli studi di anatomia e di embriologia, svolgendo anche pratica “sul campo” nel 1867, durante un’epidemia di colera, prestando servizio come volontario nell’ospedale militare della città. L’esperienza gli consentì di studiare in modo più approfondito le malattie veneree, e questo periodo di volontariato gli procurò anche un encomio da parte delle autorità cittadine. In seguito, La Torre continuò i suoi studi all’Università di Napoli, dove conseguì la laurea nel 1870. Subito dopo la laurea prestò servizio nell’esercito, ottenendo i gradi di capitano, anche se la vita militare non gli si addiceva a causa del carattere insofferente e poco propenso al rispetto della disciplina. Nel 1882 lasciò dunque l’esercito decidendo di darsi all’esercizio privato della professione medica: fu questo il periodo in cui decise di specializzarsi in ostetricia e ginecologia.
La Torre intese dunque arricchire la sua formazione, e per raggiungere questo scopo viaggiò in lungo e in largo per l’Europa: soggiornò per sei anni a Parigi, dove studiò e lavorò al Service de la Charité che all’epoca era diretto da uno dei maggiori ostetrici del tempo, Pierre-Constant Budin, e alla clinica ostetrica universitaria di Charles Pajot, considerato uno dei fondatori dell’ostetricia moderna. Studiò poi anche a Vienna, a Friburgo, a Lipsia, a Berlino, avendo modo nel frattempo di pubblicare saggi e articoli specialistici e intervenendo nei dibattiti più aggiornati sulla materia, e infine, nel 1889, tornò in Italia: si stabilì a Roma, dove fondò l’Istituto specialistico La Torre, una struttura clinica ostetrica ubicata presso gli antichi Orti Sallustiani, e lì svolse l’esercizio pratico della professione oltre ad una intensa attività didattica. Il suo istituto aveva sei posti letto gratuiti per le donne povere, contava sulla presenza di ambulatori anch’essi gratuiti, su strumentazioni all’avanguardia per l’epoca, e a partire dalla data in cui La Torre conseguì la libera docenza di ostetrica (il 15 dicembre 1890), l’istituto ebbe anche aule che accoglievano studenti di un corso teorico-clinico tenuto dallo stesso La Torre e che, per la parte pratica, si svolgeva nelle sale dell’ospedale di Santo Spirito. Nel 1898, La Torre ottenne anche la libera docenza in ginecologia e l’anno successivo fondò la rivista scientifica La Clinica ostetrica, che diresse per circa vent’anni.
Fu anche membro di diverse società ed accademie scientifiche italiane e straniere, tra le quali l’Accademia Medica e l’Accademia Lancisiana di Roma, ed era riconosciuto come luminare della sua materia, di cui fu tra i massimi specialisti del suo tempo, anche grazie all’attitudine scrupolosa che aveva nei suoi studi e che gli consentì di firmare numerosi trattati e di sperimentare tecniche innovative (tra cui quella per fermare le emorragie ostetriche e che da lui prende nome, l’”emostasi La Torre”, descritta per la prima volta nel 1889) . Tra le sue ricerche, furono riconosciute come di notevole importanza quelle sull’anatomia e sulla struttura dell’utero, e inoltre fu autore di un manuale, Elementi di ostetricia ad uso dei medici e degli studenti, che ebbe notevole diffusione al tempo, così come il suo testo del 1917 L’utero attraverso i secoli da Erofilo ai nostri giorni (1917), una sorta di storia della ginecologia. La Torre ebbe inoltre una notevole attenzione per i problemi sociali: non soltanto si prodigò affinché il suo istituto, come anticipato, fornisse assistenza gratuita alle donne bisognose, ma fu anche presidente della Croce verde, prestò servizio come volontario durante il terremoto della Marsica del 1915, e durante la prima guerra mondiale si arruolò come medico per curare i feriti.
La sua intera biblioteca fu donata dai suoi eredi alla Biblioteca Medica Statale ed è stata interamente digitalizzata. La parte composta dai volumi monografici è stata pubblicata ed è consultabile dal 2021 sul portale di Internet Culturale. Diversi i libri antichi, come detto sopra. Il più antico è una cinquecentina (datata 1520) di un trattato, Secreta sublimia ad varios curandos morbos, scritto nel 1319 da Guglielmo da Varignana, importante compendio sulla terapia delle malattie degli organi del corpo umano. Tra le cinquecentine si contano poi un’edizione della Medicina di Paolo di Egina stampata a Basilea nel 1551, La anatomia del corpo umano di Juan de Valverde, del 1586, interessante anche in quanto corredata di tavole illustrative, sugli organi del corpo umano (che viene spesso descritto in sezione per mostrare come gli organi sono disposti all’interno del corpo, e inoltre gli organi vengono anche singolarmente illustrati), e l’opera De conceptu et generatione hominis di Jakob Rueff e Wolfgang Haller, trattato sul parto risalente al 1587, anche in questo caso ricco di illustrazioni.
Risale invece al 1601 La commare o raccoglitrice di Scipione Mercurio, libro stampato in prima edizione del 1595: il termine “comare” era quello con cui si indicava la levatrice, e il libro di Mercurio, illustre medico romano vissuto a cavallo tra XVI e XVII secolo, è riconosciuto come il primo trattato italiano di ostetricia e ginecologia. Si trattò di un libro che ebbe grande diffusione (anche perché fu l’unico trattato in materia scritto in volgare fino al 1721), stampato in ben ventitré edizioni dal 1595 fino al 1713 e tradotto anche in tedesco: era diviso in tre volumi, il primo dedicato al parto “normale”, il secondo al parto “difficile” (e dunque anche all’aborto e al parto cesareo) e il terzo alle malattie ostretriche, ginecologiche e pediatriche. Il libro di Mercurio non era innovativo tanto per i contenuti, in quanto trasmetteva tecniche tradizionali e nozioni non particolarmente originali, ma per il fatto che era scritto in volgare, e ciò dimostra pertanto la volontà di raggiungere un pubblico più vasto possibile allargando il pubblico della medicina che all’epoca si riteneva materia riservata soltanto agli studiosi (che dunque componevano i loro trattati prevalentemente in latino). Mercurio, anzi, volle scrivere un libro che fosse di agevole lettura anche per le stesse levatrici. Sarebbe stato necessario attendere fino al 1721, quando Sebastiano Melli diede alle stampe La comare levatrice, per avere un trattato aggiornato, in italiano, di ostetricia e ginecologia, e peraltro La comare levatrice è presente nel fondo La Torre in un’edizione veneziana del 1738. Tra le edizioni settecentesche si annoverano poi le Nouvelles decouvertes sur les parties de l’homme et de la femme qui servent a la generation del francese Reinier de Graaf, L’anatomie de l’homme di Pierre Dionis, le Observations sur les accouchemens di William Smellie, il trattato Operationum chirurgicarum novum lumen di Hendik van Deventer, trattato di operazioni chirurgiche ostetriche riccamente illustrato dalle incisioni di Philibert Bouttats, e la Corporis humani anatomia di Philippe Verheyen che ha la particolarità di recare sulla copertina una grande marca tipografica con la firma di un’artista, Giovanna Pesche. Si contano, infine, centinaia di libri stampati tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, quando Felice La Torre era in attività, e non si faceva pertanto mancare i libri più aggiornati per la pratica del suo mestiere.
La Biblioteca Medica Statale di Roma nasce nel 1925 nei locali dell’Accademia Medica di Roma, con fondi librari di quest’ultima, della Biblioteca Lancisiana e varie donazioni. Nel corso degli anni, l’istituto ha continuato a specializzarsi nella documentazione della ricerca medica più recente. Nel 1975, con l’istituzione del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, la Biblioteca Medica Statale è stata riconosciuta tra le 46 istituzioni pubbliche competenti, divenendo a livello nazionale il principale punto di riferimento in materia di scienze mediche, infermieristiche, farmaceutiche e veterinarie. Dal 2016, la Biblioteca Medica Statale ha una nuova sede, inaugurata il 21 giugno di quell’anno, in viale Castro Pretorio 105, all’interno del complesso della Biblioteca Nazionale Centrale: le raccolte sono disposte a scaffale aperto e collocate in ordine classificato in modo da agevolarne la fruizione.
A oggi, la Biblioteca Medica Statale possiede circa 145.000 monografie e 1463 titoli di periodici (il materiale bibliografico si sviluppa per circa cinquemila metri lineari): tra i libri sono presenti anche 4 incunaboli, 128 cinquecentine, circa 230 seicentine, 8 manoscritti moderni, opere e repertori su CD-ROM e online. Il nucleo originario del patrimonio bibliografico, costituito dai fondi della Biblioteca Lancisiana, dell’Accademia Medica e della Biblioteca Alessandrina si è arricchito, nel corso del tempo, di opere di notevole interesse scientifico e storico, frutto di lasciti e donazioni da parte di eminenti clinici e studiosi, tra i quali si ricordano Casimiro Manassei (il Fondo Manassei è composto di circa 1.400 volumi prevalentemente dedicati alla dermatologia), Luigi Galassi (circa 1.300 volumi) e Felice La Torre. Il fondo antico è costituito da incunaboli, manoscritti moderni, cinquecentine e seicentine, monografie di fine ottocento/primi del novecento, collezioni di periodici inglesi, francesi e tedeschi, delle quali alcune iniziano sin dal secolo XIX e pubblicazioni di elevato valore scientifico soprattutto straniere che costituiscono un unicum nel patrimonio bibliografico nazionale.
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