Un capolavoro di notevoli dimensioni in filo di seta realizzato tra il 1653 e il 1659 alla manifattura Lefebvre, conservato alla Galleria Nazionale delle Marche di Urbino (e fino al 15 dicembre 2020 esposto alla mostra Raffaello. Capolavori tessuti. Fortuna e mito di un grande genio italiano, al Centro Trevi – TreviLab di Bolzano). Per la sua realizzazione venne utilizzato il cartone disegnato da Raffaello Sanzio (Urbino, 1483 - Roma, 1520) tra il 1515 e il 1516 per la serie che l’artista eseguì per papa Leone X al fine di completare la Cappella Sistina (i cartoni attualmente sono custoditi al Victoria and Albert Museum di Londra). Quando l’urbinate giunse a Roma realizzò per papa Giulio II gli affreschi della Stanza della Segnatura, la prima delle stanze vaticane a essere da lui decorate, e da qui ebbe inizio una continua collaborazione con la corte pontificia. Successivamente infatti, nel 1515, papa Leone X commissionò a Raffaello un ciclo di dieci arazzi destinati a decorare la parte più bassa delle pareti della Cappella Sistina.
Diffusi tra Trecento e Quattrocento nelle corti europee e tra le famiglie più ricche, gli arazzi, di grandi dimensioni e molto pregiati, favorivano la decorazione mobile di certi ambienti per farne sfoggio in determinate occasioni e permettevano la raffigurazione di una grande varietà di scene, da quelle religiose a quelle mitologiche, da quelle storiche a quelle letterarie, nonché la rappresentazione di scene di vita cortese. I centri di produzione più famosi si trovavano nelle Fiandre e in particolare a Bruxelles eccelleva la bottega di Pieter van Aelst, a cui i cartoni dipinti di Raffaello furono affidati per compiere gli splendidi arazzi.
Manifattura Lefebvre (dal disegno di Raffaello), Pesca miracolosa (1653-1661 circa; arazzo in lana, seta e filo d’argento dorato, 420 x 480 cm; Urbino, Galleria Nazionale delle Marche) |
Raffaello, La pesca miracolosa (1515-1516 circa; acquerello su carta, cartone per arazzo, 320 x 390 cm; Londra, Victoria and Albert Museum) |
I dieci arazzi destinati alla Cappella Sistina raffigurano le Storie dei Santi Pietro e Paolo. I primi due a essere compiuti furono la Pesca miracolosa e il Pasce oves meas (il momento in cui gli apostoli guardano Cristo che ha appena affidato a Pietro le chiavi del Paradiso, indicandogli allo stesso tempo un gregge di pecore), che rimandano ai rispettivi passi del Vangelo di Luca e di Giovanni. Tuttavia i primi sette furono portati a termine entro il 1519 e furono esposti il 26 dicembre di quell’anno in occasione della messa di Santo Stefano tenutasi nella Cappella Sistina, mentre gli altri tre entro il 1521. Oltre alla Pesca Miracolosa e al Pasce oves meas, furono quindi realizzati gli arazzi raffiguranti i miracoli dei primi apostoli ed episodi della loro predicazione che rimandano agli Atti degli Apostoli: la Guarigione dello storpio, la Morte di Anania, la Lapidazione di Santo Stefano, la Conversione di San Paolo, l’Accecamento di Elima, il Sacrificio di Listra, San Paolo in carcere e la Predica di san Paolo agli Ateniesi. Al centro è raffigurata la scena principale e, talvolta, alte bordure inferiori con episodi della vita di Leone X e di san Paolo o con grottesche, stemmi e imprese del papa arricchivano l’arazzo.
Sono veri capolavori molto pregiati, poiché costituiti da tessuto di seta, argento e oro, e della loro bellezza ne rimase colpito anche Goethe, che nel 1787 interruppe il suo soggiorno napoletano per ammirare a Roma questi splendidi manufatti che erano stati esposti in occasione della processione del Corpus Domini. Oggi sono custoditi ai Musei Vaticani, mentre i cartoni di Raffaello si trovano al Victoria and Albert Museum di Londra, in quanto furono acquistati nel secondo decennio del Seicento dalla corona inglese.
La Pesca miracolosa in mostra appartiene, come già affermato, alla Galleria Nazionale delle Marche. Questo perché il ciclo di arazzi realizzato nella bottega di Pieter van Aelst a Bruxelles fu modello per repliche e riedizioni che vennero compiute da manifatture fiamminghe, francesi e inglesi fino all’Ottocento. Ne vollero repliche (oggi perdute) Francesco I di Francia ed Enrico VIII d’Inghilterra, e a queste seguirono quelle del Palazzo Ducale di Mantova e del Palacio Real di Madrid.
Al Palazzo Ducale di Urbino furono donati nel 1922 sette arazzi provenienti da Palazzo Reale di Milano che un tempo appartenevano allo statista e cardinale, nonché collezionista e mecenate Giulio Mazzarino. Quest’ultimo era venuto in possesso di solo tre arazzi di una serie prodotta, da copie degli originali raffaelleschi, nella manifattura inglese di Mortlake tra il 1630 e il 1635 circa; decise quindi commissionarne il completamento e per questo scelse la manifattura di Jean Lefebvre, attivo a Parigi. I sette arazzi mancanti vennero realizzati tra il 1653 e il 1659, ma con le stesse bordure a festoni e cariatidi della serie inglese. Fece inoltre sostituire la raffigurazione delle armi del conte di Pembroke, colui che aveva commissionato la serie inglese smembrata, con il suo stemma, che campeggiava in alto in tutti gli arazzi.
La scena della Pesca miracolosa, realizzata nella manifattura di Lefebvre con lana, seta e filo d’argento dorato, rappresenta l’episodio narrato nel Vangelo di Luca (5, 1-10): dopo una pesca senza successo, Cristo obbliga Pietro e Andrea, due poveri pescatori nel lago di Galilea, e i loro compagni a calare di nuovo le reti. Queste si riempiono miracolosamente di pesci, svelano così la natura divina del Signore. Raffaello rese evidente nei volti degli apostoli tutto lo stupore e la venerazione provocata da questo miracolo; una scena che l’urbinate ambienta in un paesaggio acquatico tra i più suggestivi della storia dell’arte.
Il prezioso arazzo della serie seicentesca ebbe un ruolo importante per la fortuna dell’arte di Raffaello: gli arazzi, insieme alle stampe, contribuirono infatti a diffondere la conoscenza della produzione artistica di Raffaello, nonché ad accrescerne la fama e il mito in tutto il mondo.
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