La città di Delft è continuamente accostata al luogo che diede i natali a Jan Vermeer (Delft, 1632 – 1675), il celebre pittore della Ragazza con l’orecchino di perla che qui nacque e trascorse la sua intera esistenza. Semplicemente camminando per le strade di Delft ci si trova di fronte infatti alla casa in cui visse con la moglie, alla corporazione degli artisti di cui Vermeer faceva parte, ovvero la Corporazione di San Luca (St. Lucas Gilde in olandese), all’edificio in cui nacque, che oggi ospita un ristorante, e alla Oude Kerk, la chiesa più antica della città, dove l’artista è sepolto, e il cui campanile è pendente, come la Torre di Pisa.
Tuttavia, nonostante Vermeer sia divenuto il pittore più conosciuto di Delft, non fu l’unico: testimonianza di ciò la si ha tornando alla Corporazione di San Luca, a cui gli artisti dovevano necessariamente “iscriversi” per svolgere l’attività più prettamente commerciale, in cui le Gilde (così venivano denominate queste corporazioni) possedevano un ruolo di controllo nei traffici economici; l’Olanda ha infatti una grande tradizione commerciale. L’appartenenza a una corporazione di artisti dava quindi a questi ultimi la possibilità di vendere le proprie opere d’arte, di assumere apprendisti nelle loro botteghe e inoltre le gilde potevano influire positivamente sulla loro carriera, in quanto queste sedi erano veri centri di discussione e di giudizio riguardo all’attività artistica di ciascuno. Dislocate nei vari centri più attivi dell’Olanda, le varie sedi della Corporazione di San Luca si svilupparono in particolar modo nel cosiddetto Secolo d’Oro olandese, perciò nel Seicento; a quella di Delft appartenevano molti artisti, tra cui, oltre a Vermeer, Pieter de Hooch, Carel Fabritius, Jan Steen, Michiel van Mierevelt. E proprio Pieter de Hooch (Rotterdam,1629 – Amsterdam, 1684) potremmo dire sia stato l’artista della città più significativo insieme a Vermeer, suo contemporaneo, anche se quest’ultimo, ancora oggi, lo pone nell’ombra, essendo tuttora meno conosciuto rispetto al grande successo che riscuote in tutto mondo il pittore della Ragazza con l’orecchino di perla.
Da questo assunto ha preso le mosse la mostra Pieter de Hooch a Delft. Oltre l’ombra di Vermeer, (fino al 16 febbraio 2020 a Delft, presso il Museum Prinsenhof). Prima retrospettiva nei Paesi Bassi dedicata all’artista, è stata concepita per dare luce a uno dei maestri più importanti del Secolo d’Oro olandese, facendo conoscere al pubblico gli splendidi capolavori che de Hooch realizzò nella sua città quattrocento anni fa e che ancora oggi fanno incantare i visitatori di fronte ai suoi cortili e ai suoi interni raffigurati. In occasione dell’esposizione, circa trenta dipinti provenienti da tutto il mondo, poiché custoditi nelle sedi museali più prestigiose, dal Rijksmuseum di Amsterdam alla National Gallery di Londra, all’Hermitage di San Pietroburgo, hanno fatto ritorno nel luogo in cui vennero realizzati, e alcuni addirittura non sono mai stati esposti nei Paesi Bassi. Un evento dunque di grande portata per tutta la città e per l’intero ambito della pittura olandese del Seicento, come ha dichiarato la stessa direttrice del Museum Prinsenhof, Janelle Moerman: “mai prima d’ora abbiamo assistito al ritorno di così tanti capolavori di Pieter de Hooch nella sua Delft, la città dove l’artista creò i suoi più bei cortili e interni quasi quattrocento anni fa. In queste opere, è possibile ancora immergersi nell’atmosfera della Delft secentesca con i bellissimi edifici e chiese”.
Pieter de Hooch (attribuito), Autoritratto? (1648-1649; olio su tavola, 32,5 x 34 cm; Amsterdam, Rijksmuseum) |
Sala della mostra su Pieter de Hooch a Delft. Ph. Credit Finestre sull’Arte |
Sala della mostra su Pieter de Hooch a Delft. Ph. Credit Finestre sull’Arte |
La prima attestazione dell’artista a Delft, dove visse, risale al 1652, ma de Hooch era nato a Rotterdam nel 1629 da padre muratore e madre levatrice: nessuna influenza artistica dunque da parte dei genitori. Suo maestro fu invece il pittore paesaggista Nicolaes Pietersz Berchem (Haarlem, 1620 – Amsterdam, 1683), con cui fece il suo apprendistato ad Harleem. Giunto a Delft, de Hooch fece da dienaar, da assistente, a Justus de la Grange, ricco mercante nella cui collezione a Delft e a Leiden erano presenti già a quel tempo undici dipinti dell’artista. Si sposò con Jannetje van der Burch, probabilmente sorella del pittore Hendrick van der Burch (Delft, 1627 - 1664), e la coppia mise al mondo sette figli.
È invece documentata nel 1655 l’entrata dell’artista nella celebre Corporazione di San Luca, dove probabilmente conobbe Vermeer. Rimase nella cittadina olandese fino al 1660 circa per poi trasferirsi per il resto della sua vita, fino al 1684, ad Amsterdam, ad eccezione di qualche soggiorno sporadico a Delft.
Pertanto, i dipinti che risalgono al periodo di Delft, protagonisti della mostra, sono riconducibili alla sua giovinezza, ma anche all’epoca di maggior fioritura dell’attività pittorica olandese. Come già affermato infatti il Seicento è definito il Secolo d’Oro olandese, poiché caratterizzato da un grande successo economico e commerciale; una maggioranza calvinista del Nord dei Paesi Bassi aveva dato vita a una repubblica autonoma, che prese il nome di Repubblica delle Sette Province Unite, e l’indipendenza di quest’ultima aveva coinciso con l’affermazione politica delle forze legate agli interessi delle oligarchie mercantili. Già agli inizi del Seicento, l’Olanda costituiva la più grande potenza commerciale e marittima dell’intera Europa, concentrando in sé la maggior parte dei traffici commerciali europei, non solo tra il Mar Baltico e il Mare del Nord, ma anche tra l’Europa settentrionale e il Mediterraneo. E inoltre godette di un ruolo di grande rilievo nel traffico mercantile extraeuropeo, in particolare in Oriente, grazie all’espansione della Compagnia delle Indie Orientali, fondata nel 1602. Le città che ospitavano le camere, ovvero gli uffici della Compagnia, diventarono necessariamente le più ricche dell’Olanda e in questo clima di grande prosperità si svilupparono enormemente le arti, le scienze e la cultura. L’attività artistica, soprattutto la pittura, ricevette un grande impulso, grazie anche al fatto che i dipinti non venivano più commissionati solo dalla nobiltà o dalla chiesa, ma anche da privati, ricchi commercianti che desideravano possedere opere d’arte per le loro case. Anche i temi raffigurati perciò subirono una trasformazione: non solo temi religiosi e biblici, ma scene di vita mondana e quotidiana. Visitare l’Olanda è perciò un’immersione nel Secolo d’Oro olandese, poiché sono molte le città che offrono luoghi e percorsi legati a questo fiorente periodo.
Tra i maggiori artisti del Secolo d’Oro si possono ricordare Rembrandt, Vermeer, Frans Hals, Jan Steeen e naturalmente Pieter de Hooch. Quest’ultimo prediligeva rappresentare minuziosamente i luoghi di vita quotidiana, sia interni che esterni, caratterizzati da tinte calde e luce naturale e spesso, quando raffigurava interni di case tipiche, tendeva a tenere aperte le porte delle stanze dipinte perché l’osservatore potesse addentrarsi con lo sguardo in altri ambienti della casa, che magari offrivano un ulteriore sguardo verso l’esterno. Come nel caso del dipinto Il dovere di una madre realizzato tra il 1658 e il 1660 e oggi conservato al Rijksmuseum di Amsterdam: in un sobrio ambiente famigliare una madre, seduta su una sedia, sta svolgendo silenziosamente il suo compito, quello di togliere i pidocchi dai capelli di sua figlia, la quale è completamente appoggiata, faccia compresa, a lei. Dietro di loro si intravede un letto e a destra del dipinto è collocato un kakstoel, ovvero una sorta di seggiolone per bambini completo di vasino. Nella stessa stanza è un cagnolino completamente rivolto verso la porta dai cui vetri entra la luce del giorno e s’intravede un giardino esterno. L’ambiente è dominato da colori caldi e da un’atmosfera di quiete domestica.
Pieter de Hooch, Il dovere di una madre (1658-1660 circa; olio su tavola, 52,5 x 61 cm; Amsterdam, Rijksmuseum) |
Pieter de Hooch, Il cortile di una casa a Delft (1658; olio su tela, 73,5 x 60 cm; Londra, National Gallery) |
Pieter de Hooch, Una donna e una bambina all’aperto (1657-1659; olio su tela, 73,5 x 63 cm; Collezione privata) |
Pieter de Hooch, Figure in un cortile (1663-1665 circa; olio su tela, 60 x 45,7 cm; Amsterdam, Rijksmuseum) |
Mai esposto prima nei Paesi Bassi è il dipinto del 1658, Il cortile di una casa a Delft, proveniente dalla National Gallery di Londra. In questo caso Pieter de Hooch raffigura un esterno, un cortile, ma sempre in un ambiente domestico, e anche qui regna la tranquillità. L’opera si divide in due parti: sulla destra, sotto un pergolato, una giovane donna sta scendendo due scalini tenendo per mano una bambina, tra le due si percepisce una dolce intesa; sulla sinistra, nel passaggio sotto un arco, oltre il quale si vedono altre case, è rivolta di spalle presumibilmente la madre della bimba. La scena è dominata dalla presenza di mattoni rossi e bianchi e dalla posizione dei muri si percepisce che la giovane donna che si occupa della bambina e quest’ultima si trovano in un cortile chiuso; l’unica apertura verso il mondo esterno è rappresentata dalle case verso le quali sta osservando la madre.
Ambientato invece in un’area che veniva utilizzata per stendere sul terreno il tessuto in modo da renderlo più bianco grazie all’azione del sole è un altro dipinto, oggi in collezione privata, che l’artista eseguì tra il 1657 e il 1659. Una giovane donna in compagnia di una bambina, che la sta osservando incuriosita, sta cogliendo da ceste di vimini panni bianchi e li sta letteralmente stendendo sul terreno; si vedono già a terra alcuni pezzi stesi. Si tratta di un angolo esterno soggetto al passaggio di altre persone, come si può notare dall’avvicinarsi di un uomo che sta passeggiando in un viottolo e dalla coppia che s’intravede piccola in secondo piano, nello spazio oltre la giovane donna protagonista. Inoltre in questo dipinto l’artista ha raffigurato le caratteristiche architetture della città: sullo sfondo si riconosce infatti un’architettura simile alla Oude Kerk con il suo campanile.
Le ambientazioni dei quadri di Pieter de Hooch trasportano quindi direttamente l’osservatore nelle scene di vita quotidiana della Delft del Seicento; scene silenziose di fronte alle quali non si può fare a meno d’immedesimarsi e di rispettare quella tranquillità che invade tutti i capolavori dell’artista.
Gli autori di questo articolo: Federico Giannini e Ilaria Baratta
Gli articoli firmati Finestre sull'Arte sono scritti a quattro mani da Federico Giannini e Ilaria Baratta. Insieme abbiamo fondato Finestre sull'Arte nel 2009. Clicca qui per scoprire chi siamo