La parola che accomuna queste due arcinote architetture veneziane, il Fontego dei Tedeschi e Palazzo Contarini del Bovolo, è fontego. Sì, perché Palazzo Contarini è una casa-fontego, pur nella sua accezione di residenza privata. Ma fontego (o fondaco, in italiano) cosa vuol dire? Qual è l’origine di questo termine che richiama il Mediterraneo e le sue rotte commerciali lungo le quali i veneziani transitarono per più di un millennio? L’origine è la parola araba funduq, che a sua volta deriva dal greco πανδοκεῖον (pandocheion) che significa “albergo per tutti”. Non molto diversi erano i caravanserragli del Nord Africa e del Medio e Vicino Oriente che venivano usati per la sosta delle carovane che attraversavano il deserto.
Venezia si era affermata nel corso del Medioevo come uno dei principali empori di transito per le rotte commerciali terrestri e marittime di tutta l’Europa e dell’Oriente. In città, di questi fonteghi, ne esistevano diversi; erano attrezzati per dare ospitalità ai mercanti delle varie etnie e nazioni che giungevano in laguna. Rimane traccia o memoria di quelli dei turchi, dei persiani, dei mori e, appunto, dei tedeschi.
A Venezia esistevano anche diverse case-fontego, la più parte lungo il Canal Grande, la principale arteria della città, per la quale transitava il mondo intero. Solo un esempio: le due sedi del municipio di oggi, Ca’ Farsetti e l’attigua Ca’ Loredan, appartengono entrambe a questa tipologia. La “casa da stazio”, cioè la residenza della famiglia, era tutt’uno con l’impresa, un microcosmo dove si viveva e si conducevano i propri affari: palazzo dominicale e centro commerciale al contempo.
Facciata di Palazzo Contarini del Bovolo |
La celebre scala di Palazzo Contarini del Bovolo |
Il piano terra con la sua ampia corte interna è il luogo deputato alle operazioni di carico, scarico e stoccaggio delle merci: le imbarcazioni possono infatti attraccare direttamente alla porta di casa; vi sono i depositi, gli uffici e lo spazio per le contrattazioni, come una piazza privata. Al piano superiore il mezzanino accoglie gli uffici e l’abitazione dell’amministratore; ci sono poi il primo e secondo piano nobile riservati alla famiglia, mentre nel sottotetto si sistema la servitù.
I Contarini del ramo di San Paternian, che verranno poi chiamati “del Bovolo”, a seguito dello scalpore che aveva suscitato la bizzarra e grandiosa scala costruita a fine Quattrocento, potevano vantare antenati illustri, fra cui un doge, Andrea Contarini, vincitore nel 1381 della sanguinosa guerra contro Genova (guerra di Chioggia), l’acerrima nemica di sempre. Erano una delle più ricche e potenti famiglie della Serenissima e, come tutta la classe aristocratica, dovevano la propria fortuna ai traffici e non si sottraevano a far coesistere il proprio ruolo politico con il mestiere più “prosaico” di commercianti e uomini d’affari.
Quanto al fontego vero e proprio, come quello dei Tedeschi, pur derivando da una concezione architettonica simile, per quanto in una scala ben più ampia nelle dimensioni degli spazi, si differenzia dalla casa-fontego perché è un luogo “istituzionalizzato” già dalla metà del Duecento per accogliere tutti i mercanti stranieri provenienti da un generico Nord Europa che transitano per Venezia. Non risiedevano in città, se non il tempo necessario a concludere i loro affari, anche se spesso tenevano le stesse camere, a volte per molti anni, pagando il dovuto affitto alla magistratura preposta dei Visdomini. Confinare tutti gli gli uomini d’affari stranieri in un unico edificio, con la scusa di garantire loro protezione e servizi, permetteva alla Repubblica di controllare, anche fiscalmente, tutti i loro traffici all’interno dei confini della Serenissima. Questo sistema di controllo degli stranieri era una peculiarità tutta veneziana. Nelle città del Levante, i mercanti stranieri avevano i propri fondaci, concessi loro dai regnanti tramite privilegi ed erano gestiti in modo autonomo. I Veneziani avevano, nelle città portuali (pensiamo a Costantinopoli), dei quartieri a loro designati con uffici, abitazioni e botteghe, mentre la Repubblica non diede mai questo diritto agli stranieri, anzi, nel corso dei secoli i controlli ed i limiti si fecero via via più stretti.
Veduta del Fondaco dei Tedeschi dall’alto |
Incisione di Rafhael Custos (1616) raffigurante l’interno del Fondaco dei Tedeschi |
Cortile interno del Fontego prima dei lavori di rinnovamento del 2008-2016 |
Cortile interno del Fontego dopo i lavori di rinnovamento del 2008-2016. Ph. Credit Didier Descouens |
Giorgione, La Nuda, uno degli affreschi che decoravano il Fondaco dei Tedeschi (1508 circa; affresco staccato, 250 x 140 cm; Venezia, Gallerie dell’Accademia) |
Nel 1505 uno spaventoso incendio distrusse fino alle fondamenta la grande struttura in legno del Fondaco, che era stata ricostruita, sempre a seguito di un analogo accidente, già nel 1318. Il Senato reagì con grande tempestività, considerato che il mercato del Nord Europa rappresentava per Venezia una piazza importantissima, vitale, e già la mattina dopo il grande rogo, il 29 gennaio, deliberò di “dare prestissimum restaurationi fontici nostri Theutonicorum combusti”. Per il progetto saranno in lizza Giorgio Spavento (Venezia, 1440 circa – 1509) e un architetto tedesco, di cui conosciamo soltanto il nome, Hyeronimus, che alla fine sarebbe risultato vincitore. Ben presto, forse per conflitti legati al cantiere in corso, il tedesco lasciò Venezia e cedette l’incarico al collega. A sua volta, pochi mesi dopo, Giorgio Spavento si sarebbe trovato costretto a lasciare l’incarico ad Antonio Abbondi detto lo Scarpagnino (Venezia?, 1465/1470 – Venezia, 1549), in quanto gravato dai troppi impegni assunti come Proto di San Marco. L’inaugurazione ufficiale del nuovo fontego si tenne il 1° agosto 1508. In pochissimo tempo venne dunque realizzato un edificio immenso, sintesi di un linguaggio mediterraneo di tradizione islamica che si sposa alla tradizione tedesca e alle suggestioni della nascente cultura rinascimentale italiana, tenendosi lontano però da uno stile aulico, all’antica, preferendo la sobrietà e la severità della forma priva di decorazioni. Unica licenza estetica concessa dal Senato è l’enorme ciclo pittorico (gli affreschi oggi sono pressoché scomparsi) delle facciate commissionate alle nuove star dell’arte veneziana: Giorgione e Tiziano.
L’interno del fontego ha mantenuto inalterata la struttura originaria. Al pianoterra, moltissimi magazzini per le merci e, al centro, una piazza a tutti gli effetti, circondata su tutti i lati da quattro ordini di ariosi loggiati su cui si affacciano le ottanta stanze dedicate alla residenza temporanea degli stranieri.
L’aspetto interno di Palazzo Contarini del Bovolo, la cui costruzione è attribuita, considerate le numerose analogie col Fontego dei Tedeschi, a Giorgio Spavento, era la medesima: una corte interna con una serie di loggiati che traforava tutti i quattro piani del palazzo. Fra il XVII e XVIII secolo, quando l’edificio, ormai privo di manutenzione da diversi decenni, si avviava alla decadenza, tutti i loggiati vennero tamponati, sia per ovviare a problemi statici che si erano presentati, sia per guadagnare spazi da dare in locazione. Da residenza di una famiglia illustre e blasonata, il palazzo andava via via riciclandosi in una locanda di infimo ordine. Ce lo ricorda il nome della calle che dà accesso alla Scala del Bovolo: Calle de le Locande.
L'autrice di questo articolo: Agata Brusegan
Storica dell'arte, è conservatore del patrimonio storico-artistico delle Istituzioni Pubbliche di Assistenza Veneziane (IPAV).