di
Ilaria Baratta
, scritto il 29/06/2020
Categorie: Opere e artisti / Argomenti: Novecento - Toscana - Parchi d'arte contemporanea
A Collodi è aperto, dal 1972, il Parco monumentale di Pinocchio: un incredibile percorso di arte e natura, con sculture di grandi artisti che rievocano la fiaba del burattino più famoso del mondo.
“C’era una volta... – Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno”. Tutti sapranno che questo è l’incipit de Le avventure di Pinocchio di Carlo Lorenzini (Firenze, 1826 – 1890), meglio conosciuto con lo pseudonimo di Carlo Collodi, dal luogo di origine di sua madre e borgo dove l’autore della storia del burattino più celebre del mondo trascorse gran parte della sua infanzia. L’incipit dà tuttavia inizio anche al parco monumentale interamente dedicato a Pinocchio proprio nel paese di Collodi, nei pressi di Pescia, nel cuore della Toscana.
Le avventure del burattino finalmente trasformato in un bambino di carne e ossa grazie alla fata turchina sono infatti ripercorse a tappe attraverso sculture in bronzo e acciaio realizzate da grandi artisti del Novecento. Immerse nella vegetazione, le opere riportano alla mente gli episodi più salienti della storia e, se qualche episodio sfugge alla memoria, un innovativo sistema QR code dà la possibilità di ascoltare il passo del testo originale corrispondente a ciascuna statua recitato dalle voci di Pinocchio e dei personaggi che via via incontra nel suo percorso di vita. I bambini, prediletti visitatori del parco, hanno così modo di associare i vari momenti della storia alle ventuno sculture disseminate tra il verde, che si raggiungono semplicemente percorrendo su sentieri un itinerario predefinito; i genitori, che qui tornano a loro volta bambini, possono far ascoltare ai loro figli dal proprio dispositivo le scene recitate e magari, una volta tornati a casa, rileggere insieme il libro delle avventure di Pinocchio.
Il Parco richiama perlopiù famiglie con bambini o è meta ogni anno di gite d’istruzione, ma tra gli oltre sette milioni di visitatori da tutto il mondo che lo hanno attraversato molti sono appassionati di arte contemporanea e di architettura del Novecento e del Paesaggio, poiché le opere scultoree che lo compongono sono di significativo interesse nel panorama artistico contemporaneo. Potrebbe essere definito infatti un vero museo a cielo aperto, perché le sculture tracciano un percorso fantastico tra i fiori e la vegetazione, invitando i visitatori a proseguire nel loro cammino per farsi narrare la celebre storia del burattino e per incontrare tutti i vari personaggi con cui lo stesso Pinocchio si trovò a dialogare. Sono inoltre opere nate dalla creatività intellettuale e manuale di alcuni tra i più noti artisti del secondo Novecento, quali Pietro Consagra (Mazara del Vallo, 1920 – Milano, 2005), Marco Zanuso (Milano, 1916 – 2001), Emilio Greco (Catania, 1913 – Roma, 1995), Venturino Venturi (Loro Ciuffenna, 1918 – Terranuova Bracciolini, 2002).
Venne aperto al pubblico nel 1956, evolvendosi per rimanere al passo coi tempi, ma mantenendosi sempre fedele al romanzo di Collodi. E venne ideato e realizzato dal Comitato per un Monumento a Pinocchio, presieduto dal professor Rolando Anzilotti, formatosi negli anni Cinquanta da un gruppo di cittadini locali, con il sostegno del Comune di Pescia. A gestirlo è invece la Fondazione Nazionale Carlo Collodi, che ne possiede anche la proprietà.
All’epoca della sua inaugurazione, il Parco occupava un’area verde progettata dagli architetti Renato Baldi e Lionello De Luigi nella parte bassa del paese di Collodi, ed era composto solamente dalla statua in bronzo realizzata da Emilio Greco che raffigurava Pinocchio e la Fata, oggi collocata circa all’ingresso, e dalla Piazzetta dei Mosaici compiuta da Venturino Venturi. Queste ultime sono tuttora visibili nella prima parte del parco. Dal 1963 cominciò a essere ampliato con la costruzione dell’edificio che ancora ospita l’Osteria del Gambero Rosso, mentre il percorso monumentale con le sculture dei personaggi venne realizzato nel 1972 grazie al progetto del paesaggista Pietro Porcinai (Fiesole, 1910 – Firenze, 1986).
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L’incipit del libro di Pinocchio. Ph. Credit Parco monumentale di Pinocchio
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Emilio Greco, Pinocchio e la fatina (1956; bronzo; Collodi, Parco monumentale di Pinocchio). Ph. Credit Parco monumentale di Pinocchio
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Il Parco monumentale di Pinocchio. Ph. Credit Finestre sull’Arte
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Il Parco monumentale di Pinocchio. Ph. Credit Finestre sull’Arte
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Il Parco monumentale di Pinocchio. Ph. Credit Finestre sull’Arte
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La piazza dei mosaici. Ph. Credit Finestre sull’Arte
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A quest’ultimo si devono, nel pistoiese, circa una decina di interventi (in tutta la Toscana circa quattrocento): tra questi, progetti all’interno di stabilimenti termali di Montecatini e in un vivaio di Pistoia e la sistemazione del giardino dell’Accademia di Montecatini, ma il progetto più significativo fu certamente il Parco di Pinocchio, che costituisce un unicum in tutta Italia. Erano gli anni Settanta quando Porcinai si stava dedicando al giardino dell’Accademia di Montecatini e già in questa occasione aveva ideato un museo di scultura all’aperto con sculture collocate all’esterno, tra siepi e platani. In questo progetto si vedono perciò già i principî fondamentali che avrebbe introdotto su un’area più grande, il Parco di Pinocchio, come la collocazione delle opere scultoree all’aperto, circondate dalla vegetazione, e la collaborazione con gli artisti. Qui il progetto del parco e il posizionamento delle sculture, dato dall’interesse soprattutto per gli scultori, si amalgamano totalmente. La collaborazione tra Porcinai, Consagra e Zanuso ha dato vita a un luogo votato alla semplicità, dove i materiali sono in armonia con l’ambiente circostante e le opere si presentano in uno stile essenziale e sobrio.
Ripercorrendo la storia della creazione del Parco di Pinocchio, Porcinai è ideatore perciò del successivo ampliamento, compiuto negli anni Settanta. Tutto ebbe inizio infatti in occasione del settantesimo anniversario della prima pubblicazione del romanzo di Collodi, nel 1951, quando venne istituito il Comitato Nazionale per il Monumento a Pinocchio: a quest’ultimo spettava il compito di realizzare un monumento che omaggiasse il famoso burattino. Due anni dopo venne indetto da Rolando Anzilotti, sindaco di Pescia, un concorso nazionale per il progetto del monumento. A pari merito vinsero il concorso Emilio Greco e Venturino Venturi, in collaborazione con gli architetti Renato Baldi e Lionello De Luigi: Greco ideò una statua bronzea che raffigurava la fata con Pinocchio (l’idea gli giunse durante un viaggio in treno da Roma a Carrara, dove aveva la cattedra di scultura presso l’Accademia di Belle Arti, e ne fece lo schizzo sul retro di una busta), Venturi progettò invece una vera piazza circondata da muri interamente decorati a mosaico con le scene principali della storia di Pinocchio. Emilio Greco si avvicinò molto giovane alla scultura, all’età di tredici anni, a seguito delle condizioni modeste della sua famiglia e di una malattia di suo padre: lasciò la scuola per lavorare nella bottega di uno scultore di monumenti funerari, dove imparò a maneggiare bene il marmo e a modellare nella creta frammenti di opere classiche. Nel corso della sua attività artistica fu in grado d’impiegare i più diversi materiali, dal marmo alla terracotta, dal gesso al cemento, al bronzo. Inoltre vinse nel 1956 il Gran Premio della Scultura alla XXVIII Biennale di Venezia. Venturino Venturi si formò a Firenze, dove si dedicò agli studi accademici e conobbe molti artisti e letterati con cui strinse amicizia. Nel suo periodo milanese, dal 1947 al 1949, incontrò gli artisti che maggiormente si dedicavano alla ricerca formale, tra cui Lucio Fontana, e qui intensificò la sua predisposizione verso l’astratto. Nel progetto della piazza per il monumento a Pinocchio, Venturi aveva collocato al centro anche una statua con funzione di meridiana (un Pinocchio in bronzo con la mano alzata, la cui ombra avrebbe indicato il susseguirsi degli episodi illustrati sulle pareti della piazza), ma l’ex aequo impedì la realizzazione della statua, poiché Greco aveva già proposto una scultura. Concluse la sua opera architettonica, ma cadde in uno stato di grande depressione, forse alimentata dall’incompiutezza della realizzazione del suo progetto originale nonché dal ricordo della guerra, e fu ricoverato all’Ospedale Psichiatrico di San Salvi a Firenze: qui eseguì una serie di disegni a pastello e tempera su carta in cui raffigurò spesso Pinocchio. Oltre a essere una straordinaria opera architettonica e musiva, la Piazzetta dei Mosaici può essere adibita a teatro per piccole rappresentazioni.
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La piazza dei mosaici di Venturino Venturi. Ph. Credit Finestre sull’Arte
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La piazza dei mosaici di Venturino Venturi. Ph. Credit Finestre sull’Arte
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La piazza dei mosaici di Venturino Venturi. Ph. Credit Finestre sull’Arte
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Tornando al concorso del 1953, altro progetto premiato fu quello di Pietro Consagra: una serie di personaggi della storia di Pinocchio da collocare nel cosiddetto Paese dei Balocchi, ovvero in un percorso tracciato in un parco progettato dall’architetto Marco Zanuso. Successivamente, nel 1963, il consiglio della Fondazione Carlo Collodi incaricò Pietro Porcinai di progettare la sistemazione delle opere di Consagra nel nuovo parco ideato da Zanuso. Dunque il paesaggista Porcinai realizzò, usando un’espressione da lui molto utilizzata, “il tessuto connettivo” del parco per dare un aspetto paesaggistico al progetto di Consagra-Zanuso. Oltre a progettarne la collocazione, ideò alcuni stratagemmi per dare carattere e movimento alle sculture: queste ultime, secondo quanto scritto nelle relazioni progettuali, dovevano muoversi grazie a “congegni idraulici indipendenti e autonomi da sistemare alla base di ognuna delle sculture”; ad esempio il carabiniere doveva muoversi in senso rotatorio per dare l’impressione di acciuffare i bambini, il gatto aveva gli occhi mobili grazie a calamite che si muovevano con un gettone metallico vicino, la fatina doveva battere le mani, i due ladroni dovevano muoversi zoppicando, e così via. Tuttavia, per la complessità di alcuni stratagemmi, ne vennero realizzati solo alcuni, in particolare giochi d’acqua. Alcuni disegni di strutture architettoniche ideati da Zanuso, come la casa della fata e il labirinto, sono stati modificati e reinterpretati da Porcinai. La realizzazione dell’intero parco così come progettato da Porcinai si dilungò per diversi anni e si arrivò alla sua inaugurazione solo nel 1972.
L’intento, ben concretizzato nell’aspetto pressoché attuale, era quello di creare un percorso su un sentiero che si dipanasse e si inoltrasse nella vegetazione tipica della macchia mediterranea; all’interno di quest’ultima i visitatori dovevano trovarsi di fronte alle statue di Consagra che, come detto, rappresentano gli episodi più significativi della storia. Così come oggi.
Consagra si dichiarava un astrattista formalista e marxista e con altri artisti fondò il gruppo Forma. Le sue sculture non sono mai tridimensionali, poiché a suo parere la tridimensionalità denota un centro autoritario; la visione frontale nasce come alternativa per significare un’apertura, un ridimensionamento che alleggerisce la scultura dal giogo del bagaglio storico e la riporta all’essenzialità. Il dialogo con l’osservatore diviene così più immediato. Inoltre le sue opere scultoree sono costituite da piani sottili accostati o sovrapposti che, similmente a uno schermo, si rendono adatte a un dialogo spirituale. Tutte le sue sculture nel Parco di Pinocchio sono infatti bidimensionali e presentano l’accostamento o la sovrapposizione di lamine sottili di bronzo e di acciaio.
A dare inizio al percorso monumentale è il grande Carabiniere, che a gambe divaricate tenta di acciuffare i bambini, ma loro passano sotto svelti; s’incontra poi il Grillo parlante che niente ha a che fare con quello rappresentato dalla Disney, con abito, cappello a cilindro e ombrellino: quello di Consagra ha l’aspetto di un vero grillo. Passando per il Gran Teatro dei burattini, si giunge all’Osteria del Gambero Rosso, dove ad accogliere i visitatori sono il Gatto e la Volpe, la coppia più ingannevole della storia di Pinocchio. I tre sostano qui per mangiare un boccone e ripartono a mezzanotte per essere all’alba nel campo dei miracoli. Pinocchio fa però un brutto incontro nella notte: gli Assassini, che minacciano di uccidere il burattino se non dà loro i denari che ha nascosto in bocca, e addirittura di impiccarlo alla grande quercia. Dopo quest’esperienza traumatica, appare la Fata bambina, al centro di una spazio circolare: una “bella bambina coi capelli turchini e il viso bianco come un’immagine di cera”; dalla finestra della sua casa dice al burattino che lì non c’è nessuno, perché sono tutti morti. Lì vicino sta anche una Chiocciola. Cammina cammina ci si trova poi sotto le fronde dell’Albero degli zecchini d’oro: furbescamente il Gatto e la Volpe ingannano l’ingenuo Pinocchio a scavare con le mani una piccola buca per piantare le monete d’oro, facendogli credere che da lì a poco sarebbe cresciuto un bell’albero di monete. “Scusi, signor Serpente, che mi farebbe il piacere di tirarsi un pochino da una parte, tanto da lasciarmi passare?” domanda il burattino a un Serpente che gli blocca la strada (la scultura in bronzo riproduce il rettile che, con mezzo corpo sollevato da terra, tiene la bocca semiaperta).
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Il villaggio di Pinocchio, opera di Marco Zanuso. Ph. Credit Finestre sull’Arte
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Pietro Consagra, Il carabiniere (1963; bronzo; Collodi, Parco monumentale di Pinocchio). Ph. Credit Finestre sull’Arte
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Pietro Consagra, Il grillo parlante (1963; bronzo; Collodi, Parco monumentale di Pinocchio). Ph. Credit Finestre sull’Arte
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Il Gran Teatro dei Burattini. Ph. Credit Finestre sull’Arte
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Pietro Consagra, Il gatto e la volpe (1963; bronzo; Collodi, Parco monumentale di Pinocchio). Ph. Credit Finestre sull’Arte
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Pietro Consagra, Gli assassini (1963; bronzo; Collodi, Parco monumentale di Pinocchio). Ph. Credit Finestre sull’Arte
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Pietro Consagra, La fata bambina (1963; bronzo; Collodi, Parco monumentale di Pinocchio). Ph. Credit Finestre sull’Arte
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Pietro Consagra, La chiocciola (1963; bronzo; Collodi, Parco monumentale di Pinocchio). Ph. Credit Finestre sull’Arte
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Pietro Consagra, L’albero degli zecchini (1963; bronzo; Collodi, Parco monumentale di Pinocchio). Ph. Credit Finestre sull’Arte
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Pietro Consagra, Il serpente (1963; bronzo; Collodi, Parco monumentale di Pinocchio). Ph. Credit Finestre sull’Arte
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Poco più avanti fanno la loro comparsa quattro conigli che trasportano una bara: è la bara per il burattino, poiché se non berrà la medicina per guarire dalla febbre resteranno a lui solo pochi minuti di vita (una stratagemma ad hoc per fargli prendere la medicina). “Fata mia, datemi subito quel bicchiere... Spicciatevi, perché non voglio morire” dice impaurito Pinocchio. Ed ecco che giunge la Fata grande, con i suoi capelli turchini e le braccia aperte: è qui che avviene il noto episodio del naso che si allunga per le bugie dette. Questo è anche il punto più alto del Parco. Sul suo cammino, Pinocchio incontra anche un Granchio (la scultura spruzza veramente acqua) e il Pescatore verde che, con rete e padella già pronte, minaccia lo sfortunato di essere cucinato. Al centro di un grande e isolato spazio, quello del palcoscenico del circo, sta poi triste il povero Ciuchino Pinocchio, incitato a esibirsi davanti al pubblico dal direttore. Tornato burattino, finisce successivamente nella bocca del Grande Pescecane, anche se una Capretta lo avverte del pericolo imminente e lo incita a nuotare più veloce: è però nella pancia del pescecane che Pinocchio trova e si ricongiunge al suo povero babbo Geppetto, finito anche lui inghiottito dal feroce animale. Il Grande Pescecane è l’opera più famosa del Parco e si caratterizza per essere una scultura-edificio: si può entrare infatti nella sua enorme bocca da cui spuntano file di denti bianchi aguzzi. Realizzata da Marco Zanuso, architetto, urbanista e tra i protagonisti nel panorama culturale fin dal dopoguerra, la scultura si presenta monumentale all’interno di una vasca d’acqua ed è decorata con pietre di fiume e scaglie di vetro colorato (la decorazione è dell’artista Augusto Piccoli). I visitatori possono camminare nella bocca del Pescecane, tra i denti, e addentrarsi al suo interno, dove si trova la statua di Geppetto, e possono inoltre salire sulla cima della grande “cupola”. Prima di congedarsi a Pinocchio, diventato ormai un bambino in carne e ossa, che saluta tutti i visitatori che hanno attraversato il parco, il percorso si conclude con il Labirinto progettato da Porcinai, al cui termine è collocato un Pinocchio in ceramica di Eugenio Taccini, lo stesso artista che ha realizzato il Gioco dell’Oca di Pinocchio nell’area del parco adibita a parco giochi per i più piccoli, con giostre, teatrini e il Carrozzone di Mangiafuoco e della Fata.
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Pietro Consagra, I quattro conigli (1963; bronzo; Collodi, Parco monumentale di Pinocchio). Ph. Credit Finestre sull’Arte
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Pietro Consagra, La fata grande (1963; bronzo; Collodi, Parco monumentale di Pinocchio). Ph. Credit Finestre sull’Arte
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Pietro Consagra, Il granchio (1963; bronzo; Collodi, Parco monumentale di Pinocchio). Ph. Credit Finestre sull’Arte
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Il pescecane di Marco Zanuso. Ph. Credit Finestre sull’Arte
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Pietro Consagra, Geppetto (1963; bronzo; Collodi, Parco monumentale di Pinocchio). Ph. Credit Finestre sull’Arte
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Pietro Consagra, Pinocchio (1963; bronzo; Collodi, Parco monumentale di Pinocchio). Ph. Credit Finestre sull’Arte
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Il Pinocchio di legno più alto del mondo (opera del 2009 dell’atelier Volet, Svizzera, alta 16 metri). Ph. Credit Francesco Bini
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Il Parco di Pinocchio non si configura però semplicemente come un parco divertimenti a tema (è stato creato anche un nuovo percorso avventura con tanto di Nave dei Pirati), bensì come un luogo che racchiude, come si è raccontato, tante opere di grandi artisti del Novecento: è un vero parco di arte contemporanea che celebra una delle storie più conosciute.
Si lascia il Parco con un’infinita voglia di tornare a leggere il capolavoro per grandi e piccoli di Carlo Lorenzini, autore omaggiato dalla scultura che si trova all’esterno, nei pressi dell’ingresso: un dialogo ravvicinato tra lo scrittore e il suo burattino. E, poco distante, una curiosità: il Pinocchio in legno più alto del mondo, di ben sedici metri d’altezza.
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L'autrice di questo articolo: Ilaria Baratta
Giornalista, è co-fondatrice di Finestre sull'Arte con Federico Giannini. È nata a Carrara nel 1987 e si è laureata a Pisa. È responsabile della redazione di Finestre sull'Arte.