Quando parliamo di Halloween è impossibile non analizzare l’arte che cita i temi dell’orrore e del macabro. In particolar modo durante il periodo gotico dell’Ottocento, si sviluppò una narrativa di paura che ha influenzato la letteratura, con autori come Mary Shelley e il suo Frankenstein ovvero il moderno Prometeo scritto nel 1818, ma anche il mondo dell’arte. La figura del mostro, simbolo di una bellezza distorta e di una solitudine profonda, si riflette in opere che indagano il lato oscuro dell’esistenza. Tra i dipinti più inquietanti possiamo trovare L’Incubo di Johann Heinrich Füssli (Zurigo, 1741 – Putney Hill, 1825) del 1781, rappresentazione di un sogno angosciante in cui una figura femminile è oppressa da un demone. Un altro esempio è Saturno devorando a su hijo - Saturno che divora i suoi figli di Francisco Goya (Fuendetodos, 30 marzo 1746 – Bordeaux, 16 aprile 1828), realizzato tra il 1820 e il 1823.
L’artista rappresenta Saturno, la divinità mitologica romana, (Crono per la mitologia greca) nell’atto di divorare uno dei suoi figli per impedire una profezia secondo cui sarebbe stato detronizzato da uno di loro. Saturno appare in preda a una violenza primitiva e deforme, con un’espressione stravolta e mani scheletriche che stritolano il corpo del figlio in un impulso di sopravvivenza. Il dipinti dell’orrore portano anche a riflettere sulle paure collettive che hanno caratterizzato gli artisti del Settecento e Ottocento e che caratterizzano tutt’ora la nostra esistenza. Altri esempi significativi includono Il giardino delle delizie databile al 1480-1490 circa e Inferno realizzato tra il 1500 e il 1504 da Hieronymus Bosch (’s-Hertogenbosch, 1453 – 1516), due opere che pur non essendo tradizionalmente dell’orrore presentano immagini disturbanti che mettono in discussione il destino dell’umanità. Gli artisti dell’orrore attingono perciò da temi esistenziali e dal fascino per il macabro, spinti dal desiderio di confrontarsi verso ciò che non si può controllare. Gli elementi gotici, dalle rovine lugubri ai paesaggi tenebrosi, rispecchiano la sensibilità che ispeziona l’anima umana. Halloween, con i suoi rituali e simbolismi, ne è il contesto ideale: ecco quindi otto opere d’arte per celebrare la notte dell’orrore.
Nel Triptychon der Irdischen Eitelkeit und der Himmlischen Erlösung (Trittico della Vanità terrena e della salvezza divina), opera del 1485 composta da sei pannelli, Hans Memling (Seligenstadt, 1436 circa – Bruges, 1494), affronta il tema della vanità umana in contrapposizione alla realtà della decomposizione e della morte. Riconosciuto come uno dei maggiori artisti del Rinascimento del Nord, Memling fu influenzato dal pittore fiammingo Rogier van der Weyden e venne conosciuto soprattutto per le sue opere religiose. L’opera dimostra l’abilità di Memling nel combinare elementi di bellezza e orrore attraverso le figure di angeli, demoni e cadaveri in decomposizione. Nel pannello Inferno, una creatura spaventosa danza sui dannati mentre questi si consumano nel fuoco eterno. Memling intensifica l’orrore, facendo sì che l’inferno si agiti nelle fauci di un pesce gigantesco, mentre il demone tiene in mano uno stendardo che nega ogni possibilità di redenzione “All’inferno non c’è speranza”. La scena appartiene a un altare più grande, concepita per spaventare i fedeli del XV secolo e per incoraggiarli a un comportamento più integro. Il dipinto è considerato uno dei primi esempi di arte incentrata sull’orrore.
La Danza della Morte del tedesco Michael Wolgemut (Norimberga, 1434 – 1519) fa parte della Schedelsche Weltchronik – Le Cronaca di Norimberga dello storico tedesco Hartmann Schedel, uno dei primi grandi volumi illustrati a stampa. Nella rappresentazione della Danza Macabra, la morte viene presentata come la forza capace di raggiungere chiunque. Non possiede classe sociale. Nell’illustrazione le figure danzano in compagnia di scheletri, simboli della visione tardo-medievale della vita precaria e della morte come unica certezza. La tematica richiama in realtà le conseguenze della peste nera e l’interesse crescente per la vanitas, che spingeva a riflettere sul significato delle ambizioni umane di fronte alla mortalità.
The Flying Dutchman (L’Olandese Volante) del 1860 di Charles Temple Dix (Albany, 1838 – Roma, 1873) rievoca la leggenda del vascello fantasma, una nave destinata a solcare i mari come segno di sciagura. La figura leggendaria della nave, protagonista del folklore marittimo appare in genere durante le tempeste, con una luce spettrale tendente al rosso, che sembra emergere dalle onde agitate per poi svanire nel nulla. Nel dipinto Dix cattura il rapporto drammatico con forze sovrannaturali del mare e oltre alla condanna senza fine dell’Olandese Volante. In questo modo riesce ad infondere alla scena un’atmosfera di inquietudine che richiama la maledizione eterna dell’equipaggio condannato a vagare senza mai approdare. La leggenda della nave è infatti legata al capitano Hendrick van der Decken, che, sfidando le condizioni più avverse dei mari, avrebbe tentato di attraversare il Capo di Buona Speranza. La tradizione popolare racconta che, per questa sfida, il diavolo lo abbia condannato a navigare senza mai toccare terra. Anche il futuro re Giorgio V affermò di aver intravisto l’olandese volante durante un viaggio nel 1881.
Henryk Weyssenhoff (Kaunas, 1859 – Varsavia, 1922), pittore polacco di paesaggi, illustratore e scultore, discendeva dalla nobiltà livoniana ma trascorse l’infanzia negli Urali, dove si era trasferito con la famiglia dopo l’esilio del padre. Przeczucie è una delle opere più conosciute di Weyssenhoff, realizzata attorno al 1893. Il dipinto ritrae una figura spettrale simile al Grim Reaper, conosciuto anche come il Triste mietitore di anime, posizionata al centro della composizione e immersa in un contesto che appare come un tranquillo villaggio o una fattoria. A completare l’atmosfera inquietante due cani sembrano ululare come se percepissero la presenza della Morte.
Albert Joseph Pénot (Xermaménil, 1862 – Parigi, 1930) un pittore meno conosciuto tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, si specializzò in nudi femminili dal carattere macabro e fantastico, simili a quelli del contemporaneo Luis Ricardo Falero, autore del dipinto del 1878 Brujas yendo al Sabbath (Le streghe al Sabba). Pénot dedicò gran parte della sua produzione artistica alla raffigurazione del corpo femminile; ciononostante, se i suoi soggetti solitamente mostrano tratti seducenti e sguardi introversi, La Femme Chauve-Souris (La donna pipistrello) realizzato nel 1890 circa, rappresenta una svolta per l’artista, esattamente tanto quanto Départ pour le Sabbat (Partenza per il Sabba) del 1910. La figura di una donna nuda con ali da pipistrello, capelli neri mossi dal vento, simile a una femme fatale appare al centro di un cielo nuvoloso. Il dipinto mostra una simmetria rigorosa e utilizza toni scuri e notturni, ad eccezione di una luce nell’angolo in alto a sinistra. Nell’opera la figura vola nell’aria, immersa in un’aura occulta e fissa lo spettatore con braccia sollevate. Che sia lanciando un incantesimo?
Il britannico Philip Burne-Jones (Londra, 1861 – 1926) eseguì The Vampire (Il Vampiro) nel 1897. L’opera è probabilmente la più conosciuta di Jones e raffigura una figura femminile oscura e dominante, seduta accanto a un uomo senza vita vittima di una sorta di morso psicologico piuttosto che fisico. L’attrice Patrice Campbell posò come modella per la vampira, che nell’opera incarna il tema gotico della femme fatale, simbolo di pericolo e tentazione. Si ritiene inoltre l’attrice Campbell, fosse l’amante di Burne-Jones. L’opera suscitò un fascino tale da ispirare Rudyard Kipling, a scrivere una poesia dedicata alla vampira. Il dipinto affronta quindi l’ambiguità della seduzione. Ha inoltre influenzato il cinema ispirando film come A Fool There Was – La Vampira, del 1915. La figura oscura e seducente della femme fatale ha lasciato una forte impronta culturale e continua a ispirare il cinema e l’arte visiva. La figura del vampiro è presente in molte culture ed epoche, ma solo all’inizio del XVIII secolo il termine vampiro si diffuse ampiamente, grazie all’influsso di superstizioni provenienti dall’Europa sud-orientale e dai Balcani, dove tali racconti erano particolarmente radicati. La paura del vampirismo raggiunse livelli di isteria collettiva. Questo causò in alcuni casi pratiche come l’infissione di paletti nei cadaveri e accuse di vampirismo nei confronti di persone vive.
Frida Kahlo (Città del Messico, 1907 – 1954), pittrice messicana, dipinge nel 1938 Niña con máscara de calavera - Ragazza con maschera mortuaria, che raffigura una giovane fanciulla in un paesaggio desolato. La bambina tiene tra le mani una calendula, fiore tradizionalmente posato sulle tombe per guidare gli spiriti nel loro ritorno durante il Día de los Muertos in Messico. Il volto è celato da una maschera a forma di teschio, simbolo della cultura messicana legata alla celebrazione della morte mentre ai suoi piedi invece appare un’altra maschera dalle fattezze animalesche. Attraverso l’opera, Kahlo affronta la presenza inesorabile della morte, tema a lei particolarmente caro e ricorrente soprattutto dopo il doloroso aborto spontaneo che aveva subito.
The Hands Resist Him, dipinto nel 1972 da Bill Stoneham (Boston, 1947), raffigura un bambino e una bambola di fronte a una porta con pannelli di vetro, dietro la quale appaiono numerose mani premute contro il vetro. Stoneham ha dichiarato che il bambino si basa su una sua foto all’età di cinque anni, mentre la porta rappresenta la soglia tra la realtà e l’immaginazione. La bambola, invece, simboleggia una guida che accompagna il bambino oltre questa barriera. Le mani nell’opera rappresentano vite o possibilità alternative. Nel 2000, quando l’opera fu messa in vendita su eBay insieme a una descrizione che suggeriva fosse infestata, divenne oggetto di una leggenda metropolitana virale su Internet. Stoneham ha successivamente ricordato che il proprietario della galleria Perception Gallery in Michigan dove l’opera fu esposta la prima volta, e il critico che la recensì, morirono entrambi entro un anno dal contatto con il dipinto. Com’è anche conosciuto The Hands Resist Him? Il suo secondo titolo è Il quadro maledetto di eBay...
L'autrice di questo articolo: Noemi Capoccia
Originaria di Lecce, classe 1995, ha conseguito la laurea presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara nel 2021. Le sue passioni sono l'arte antica e l'archeologia. Dal 2024 lavora in Finestre sull'Arte.