Le Collezioni Egittologiche dell’Università di Pisa, parte del Sistema Museale d’Ateneo, conservano un tesoro preziosissimo per lo studio della società egizia: sono gli ostraka di Ossirinco, che rappresentano un corpus straordinario di testimonianze storiche, linguistiche e culturali dell’antico Egitto.
Questi frammenti in ceramica e altri materiali furono scoperti in gran parte durante le campagne di scavo condotte nel sito archeologico di Ossirinco (odierna El-Bahnasa: il nome “Ossirinco”, greco, è quello che l’antica città egizia di Per-Medjed assunse dopo la conquista dell’Egitto da parte di Alessandro Magno), situato nell’Egitto centrale, lungo la riva occidentale del Nilo. Il sito, celebre per la straordinaria quantità di papiri ritrovati, è stato una fonte fondamentale per lo studio della vita quotidiana, della burocrazia e della cultura nell’Egitto greco-romano e tardoantico. La raccolta pisana comprende circa mille e cinquecento ostraka ceramici, acquisiti dall’Università di Pisa nel 1968.
Il termine ostraka (plurale di ostrakon, dal greco ὀστράκον) si riferisce a frammenti di ceramica utilizzati come supporto scrittorio nell’antichità. La scelta di questi materiali era legata alla loro ampia disponibilità e al basso costo rispetto al papiro, che era più pregiato e costoso. C’era però anche un materiale che oggi ci appare alquanto bizzarro: le ossa di animali. Le Collezioni Egittologiche di Pisa, in particolare, conservano una scapola e una mandibola di dromedario, quest’ultima particolarmente riconoscibile in quanto conserva ancora alcuni denti, dove vediamo incisi i segni in demotico. Non era raro che le ossa di animali venissero utilizzate come supporto per la scrittura, proprio a causa della loro facile reperibilità. Gli ostraka erano impiegati per molteplici scopi: documenti amministrativi, promemoria, liste contabili, ricevute.
Gli ostraka ritrovati a Ossirinco offrono uno spaccato unico della società egiziana in epoca ellenistica, romana e bizantina, rivelando aspetti sia della vita quotidiana sia delle strutture amministrative e religiose. I frammenti delle Collezioni Egittologiche di Pisa, la maggior parte dei quali sono scritti in demotico (si tratta della penultima fase della lingua egizia, caratterizzata da una scrittura derivante da forme di scrittura in “ieriatico”, un sistema che si sviluppò assieme ai più famosi geroglifici), mentre altri sono in greco o copto, forniscono un’importante testimonianza degli usi e delle attività del popolo egizio, dal momento che la scrittura demotica era riservata soprattutto ai documenti comuni. La si può considerare una sorta di scrittura popolare, in breve.
Il sito di Ossirinco è noto per aver restituito una delle più grandi collezioni di testi dell’antico Egitto, soprattutto papiri, ma anche ostraka, tutti risalenti all’epoca romana, augustea e post-augustea. Gli ostraka di Ossirinco conservati presso l’Università di Pisa provengono da una delle fasi di esplorazione archeologica condotte nel sito tra il XIX e il XX secolo. Le collezioni pisane includono materiali di grande interesse per gli studiosi di egittologia e papirologia.
Fra i documenti più comuni vi sono ricevute (per esempio relative a forniture d’acqua, grano, olio), registrazioni di pagamenti, liste di beni. La maggior parte degli ostraka riguarda i commerci tra la città di Ossirinco e la piccola oasi di Baharia: studiare questi frammenti di ceramica è dunque fondamentale per comprendere la storia economica dell’Egitto in età romana e come fossero organizzati i commerci tra l’Egitto e le oasi all’epoca a cui risalgono i frammenti (ovvero l’epoca della dominazione romana dell’Egitto).
Uno degli aspetti più affascinanti è la varietà linguistica. Gli ostraka riflettono la transizione linguistica e culturale avvenuta in Egitto, evidenziando l’interazione tra la cultura indigena egiziana e le influenze greche e romane. Il demotico, una forma semplificata della scrittura geroglifica utilizzata per scopi pratici, e il copto, l’ultima fase della lingua egiziana scritta con l’alfabeto greco, convivono accanto al greco, che dominava nella sfera amministrativa e letteraria.
Gli ostraka sono stati oggetto di studio approfondito da parte di egittologi e papirologi, che ne hanno analizzato sia il contenuto testuale sia le caratteristiche materiali. La paleografia, ossia lo studio delle forme scrittorie, ha permesso di datare i frammenti e di identificare i contesti di produzione, e le analisi sui materiali hanno contribuito a comprendere meglio le tecnologie e le pratiche artigianali dell’epoca.
Si tratta di reperti di grande importanza non solo per gli studiosi di storia antica e papirologia, ma anche per il pubblico generale. Rappresentano infatti una finestra unica sulla vita quotidiana dell’antico Egitto, rivelando dettagli concreti sulle pratiche amministrative di quest’antica civiltà. La loro conservazione presso le Collezioni Egittologiche dell’Università di Pisa consente agli studiosi di accedere a una risorsa preziosa per comprendere meglio le dinamiche culturali e sociali dell’Egitto antico. Un tassello fondamentale del mosaico culturale dell’antico Egitto, in sostanza: questi frammenti, sebbene spesso di dimensioni ridotte, racchiudono informazioni preziose che illuminano aspetti complessi e variegati della società egiziana in epoca greco-romana. La loro conservazione e il loro studio rappresentano un contributo significativo alla comprensione della storia, della lingua e della cultura di una civiltà che continua a suscitare fascino e interesse.
Le Collezioni Egittologiche di Pisa sono un museo regolarmente aperto al pubblico: il sito web fornisce informazioni pratiche sugli orari e le tariffe d’ingresso.
La tua lettura settimanale su tutto il mondo dell'arte
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER