Assai nobile mostra quella a Forlì, ai chiostri di San Domenico, dove in ognuno degli anni trascorsi abbiamo potuto ammirare rassegne sempre di alto valore e di eccezionale impegno organizzativo. Quest’anno il soggetto è ancora di unico nome e riguarda un personaggio religioso, Maria di Màgdala, che (a stretto dettato evangelico) partecipa soltanto ai tre momenti essenziali della Redenzione ottenuta da Cristo: la Crocifissione; la Deposizione con relativo compianto e sepoltura; la Resurrezione. I testi degli evangelisti sono brevi, così come gli atti descritti, e soltanto nel terzo episodio la Maddalena ha con Gesù un attimo di colloquio. Con tutto questo, pur ignorando le vicende precedenti della donna, eppoi la sua vita dopo l’incontro divino, la Santa dell’esondante amore verso il Dio incarnato ha riscosso un’intensissima devozione secolare presso il popolo dei fedeli, una continua meditazione nei monasteri e nei chiostri, e infine una somma di figurazioni nell’arte cristiana che impressiona per quantità, diffusione e cómpito imitativo offerto alla ascesi di ogni anima.
Grande audacia e grande fiducia pertanto è stata quella di aver scelto Maddalena quale protagonista solitaria di un percorso museale che nel lunghissimo invaso del complesso forlivese doveva offrire una molteplicità di spunti, o mistici o immaginari, che potessero far reggere costantemente il tema e tener desto l’interesse del medio popolo che sinora ha riversato annualmente alla città romagnola una presenza davvero notevole. L’articolazione in dieci capitoli soggettuali rivela lo sforzo ideale degli organizzatori, ma nel concreto non toglie ripetitività e conosce flessioni di stanchezza. Il Catalogo rimane il campo della rimarcata dedizione volitiva qui donata a piene mani dagli autori delle schede; e offre inoltre la sequenza riproduttiva delle opere che Silvana editoriale ha sostenuto con immutata bravura, la quale compone una sorta di piccola enciclopedia monodica come punto di riferimento che rimarrà sicuramente nella bibliografia artistica e religiosa. La mostra scivola lentamente da un incipit esemplare allo svaporare della “Legenda”, eppoi si dedica (anziché ad un ritorno mistico di grande forza) ad una successione cronologica di storia dell’arte che spesso appare fine a se stessa e che non può non terminare nell’inevitabile debolezza novecentesca, dove la forza sacramentale dei valori di Maddalena scivola in perdimenti troppo palesi e corporali, compresa la progressiva nudità, dai quali la Santa non viene riscattata né dalla potente presentazione manzùniana a pieno culo, né dalla fragilità iconografica degli altri recenti artisti.
Che cosa manca nella mostra? Che cosa manca alla litanica sequenza di Maddalene piangenti o penitenti? Una cosa molto importante riferita alla personalità esemplare, evangelica, di Maria Maddalena, ossia quella ascesa in primissimo piano rispetto alla verità della Resurrezione e alla investitura ricevuta direttamente di Cristo di annunciarla agli Apostoli. La Chiesa non si astiene dal dichiarare Maria di Màgdala “apostola degli apostoli”, come massimo titolo principiale della diffusione della Buona Novella. Il significato del termine, che comporta “l’invio lontano” rende palese la natura stessa della Chiesa e avrebbe dovuto stimolare una iconografia semantica che - lo riconosciamo - è molto difficile trovare, ma che si può indurre con i significati traslati di alcune immagini della Chiesa nel mondo. Santa Maria Maddalena rimane peraltro la madre dello spargimento della parola di Cristo, della missionarietà ecclesiale.
Ci soccorre qui un meraviglioso dipinto del Correggio, conservato a Parma, che è la Madonna di San Girolamo, altrimenti detto Il Giorno, dove l’insigne vegliardo che si era coscientemente impegnato nella traduzione della Bibbia dall’ebraico al latino popolare (la Vulgata) vuole presentare il proprio lavoro a Gesù stesso per ottenerne l’approvazione. La stupenda stesura del Correggio segue la pia credenza che San Girolamo abbia trascorso tanti anni nella Grotta di Betlemme per realizzare l’atto fondamentale della traduzione della Sacra Scrittura in compagnia di un leone ammansito ma con l’assistenza di un angelo. Il santo chiede all’angelo di chiamare Gesù e questo torna come Bambino nella sua grotta natale portato amorevolmente dalla sua mamma, osserva il Libro e lo benedice con un gesto preciso. Il dipinto del Correggio riguarda un atto storicamente universale per l’umanità: il momento dove la Parola di Dio, già rinchiusa per un piccolo popolo nel rotolo che san Girolamo tiene nella destra, passa all’intero ecumene: sullo sfondo infatti l’annunciatore s’incammina fuori dalla città. È un significato totalmente apostolico ed ecco giustificata qui la presenza radiosa della Maddalena, così bella, così unita a Gesù, così abbandonata all’immensa e amorosa fiducia in Dio. Tanto bella che El Greco, certamente ammaliato, la definì la “unica figura de la pintura”.
Ecco il dipinto dove colei che era piangente ora è immersa nella dolcezza. La Madonna pure è colma di tenerezza e l’angelo sorride mirabilmente, “in modo che chiunque fosse nelle angosce, vedendolo, troverebbe serenità e gaudio” (Vasari). Davvero la diffusione della Parola divina merita l’assoluta presenza della Maddalena. Almeno la copia baroccesca de “il Giorno” poteva comparire a chiudere questa epocale mostra.
L'autore di questo articolo: Giuseppe Adani
Membro dell’Accademia Clementina, monografista del Correggio.