La Cattedrale di San Martino a Lucca ospita sia fuori che tra le sue mura inestimabili capolavori di scultura e pittura, che si legano indissolubilmente alla storia del Duomo e della sua città. La fondazione della chiesa di San Martino, secondo la tradizione ad opera del vescovo di Lucca San Frediano, risale al VIII secolo. L’edificio non era isolato, al contrario si trovava proprio al limite dell’antica cittadella romana, nell’attuale piazza San Martino, dove erano ospitati altri edifici clericali come il Battistero e la chiesa dei Santi Giovanni e Reparata, alla quale, nell’VIII ecolo d.C. , venne sottratto il titolo di cattedrale in favore della nuova chiesa
La prima ricostruzione della chiesa avvenne nel 1067, quando il vescovo Anselmo da Baggio, trovatosi davanti ad un edificio evidentemente deteriorato, decise di operare una ristrutturazione su vasta scala. La nuova cattedrale venne consacrata dieci anni dopo, alla presenza di ventidue vescovi e della contessa Matilde di Canossa. Di questa antica struttura, a cinque navate, non restano evidenti tracce se non nel paramento perimetrale del lato sud. Risalente al XII secolo, ed edificato sulla precedente Torre dei Nardulli, è il campanile di San Martino, sul quale vennero successivamente innalzati cinque livelli, i primi tre realizzati in pietra di Guamo, mentre gli ultimi in calcare bianco di San Giuliano, così da risaltare anche a distanza. La cattedrale ebbe nei secoli numerosi rifacimenti, ma la più grande opera di riedificazione, decisa dell’Opera di San Martino, venne attuata nel XIV secolo a causa della crescente preoccupazione per la stabilità dell’edificio. I lavori, cominciati a inizio Trecento, trovarono interruzione con l’avvento della grande peste del 1348, e ripresero nel 1372, quando il cantiere venne affidato agli operari Bartolomeo Banchini e Francesco Guinigi. La costruzione venne terminata circa dopo l’inizio, con la realizzazione di un impianto a croce latina e la riduzione delle navate da cinque a tre. Per controbilanciare l’eccessiva spinta delle volte furono utilizzati pilastri ottagonali. La chiesa presentò a lungo problemi di stabilità, che portarono, nel 1738, a dover smantellare e ricostruire i muri di nord e ovest.
La facciata rivolta su piazza San Martino presenta un portico con tre grandi arcate, di cui quella destra notevolmente ridotta, contrariamente ai principi di simmetria ed equilibrio caratteristici dell’architettura del periodo, a causa della vicinanza del preesistente campanile. L’atrio porticato fu utilizzato nei secoli per ospitare venditori di spezie e cambia valute, come testimonia una scritta che incita i cambiavalute a non frodare i clienti. La porzione superiore della facciata viene attribuita alla taglia di Guidetto, come testimonia il nome dello scultore effigiato sul fronte della chiesa, e con i suoi quattro livelli di logge supportate da una serie di basse arcate cieche, presenta reminiscenze del Duomo di Pisa. La facciata, estremamente vivace, presenta una spiccata individualità, ogni singola colonna differisce dalle altre, e la decorazione ad intarsio dei pennacchi ospita motivi geometrici liberamente combinati con animali e uomini.
Originariamente collocato sotto le loggette, oggi spostato dentro al Duomo e sostituito da una copia. Il gruppo equestre che vede come protagonista il santo titolare della cattedrale. Il gruppo rappresenta infatti san Martino vescovo di Tours, personaggio iconico dell’antichità cristiana, perfetta incarnazione dell’ideale della compassione, della condivisione e della fratellanza. È immortalato nella statua l’episodio, tratto dalla vita del santo, in cui durante un inverno gelido, con un estremo gesto di pietas, il santo offre metà della sua clamide da soldato a un povero nudo esposto . Questo magnifico gruppo statuario, quasi a tutto tondo, ha la funzione di presentare il personaggio al fedele, infatti Martino non guarda il povero, ma il fedele che trova davanti a sé. L’autore è ignoto, ma gli studiosi sono concordi nell’affermare che ci sia una stretta relaziona tra questo tra l’autore di questo gruppo e la bottega che ha realizzato il portale est del battistero di Pisa.
Si aprono sul loggiato i tre portali della cattedrale. Quello di destra è attribuito ad un anonimo Maestro di San Regolo forse identificabile con Guidobono Guidarelli, a cui sono attribuiti anche la lunetta del portale centrale e i simboli degli Evangelisti. Sono rappresentante scene della vita del santo, nella lunetta si trova infatti il Martirio. I rilievi del portale centrale, con Cristo benedicente tra due angeli, e l’architrave con la Vergine con Apostoli, sono attribuiti alla mano dello scultore comasco Guido Bigarelli.
Nel 1257 venne assunto per completare la decorazione dei portali Nicola d’Apulia, meglio conosciuto come Nicola Pisano. Per la decorazione del portale sinistro, che si apriva sulla rispettiva navata dove, in una cappella, era conservato il Volto Santo, realizzò la Deposizione di Cristo. Si riallaccia così alla tradizione che vuole in Nicodemo, colui che depose, schiodandolo, Cristo dalla croce, lo scultore del Volto Santo. Sotto la lunetta sono rappresentate scene dal ciclo iconografico della natività. La presenza sul portale oltre che della deposizione di episodi relativi alla nascita di Cristo, come l’Annunciazione, la Natività e la Visitazione dei magi, permette di porre il Cristo bambino avvolto in fasce in diretta relazione con il Cristo morto e deposto, quasi a sintetizzare la frase sic natus et mortus. Per quanto riguarda la datazione della magnifica opera di Nicola Pisano, gli specialisti hanno posizioni diverse, ma l’utilizzo di marmi bicromi, già presenti nel pulpito di Pisa, e il trattamento dei panneggi, fanno pensare a una datazione posteriore rispetto alla realizzazione del pulpito. Su una delle pietre del pilastro adottato al campanile è scolpito un labirinto, simbolo legato al tema del pellegrinaggio, presente anche in altre chiese lungo la Via Francigena. Un’iscrizione in latino fa riferimento al mito di Teseo e Arianna, ma spesso questo simbolo viene collegato all’ordine dei templari.
All’interno della chiesa, che si presenta oggi con una pianta a croce latina con tre navate sormontate da volte a crociera, sono raccolte numerose opere d’arte, collezionate durante i secoli di storia vissuti dalla cattedrale. Sul primo altare a destra si colloca la Natività di Domenico Passignano, mentre si colloca sull’altare successivo il dipinto di Federico Zuccari raffigurante l’Adorazione die Magi, realizzato nel 1598, coeva all’opera del Passignano e alla Presentazione al tempio di Alessandro Allori. Capolavoro del Tintoretto, l’Ultima Cena, realizzata nel 1594 con l’aiuto del figlio Domenico, è una delle ultime opere realizzate dall’artista prima della sua morte. Dentro al duomo è possibile ammirare le opere di due grandi artisti fiorentini, la pala realizzata da Domenico Bigordi detto il Ghirlandaio nel 1479, con la Sacra conversazione, e la pala di Fra Bartolomeo, datata 1509, con la Madonna col Bambino.
Nella sacrestia della cattedrale è possibile ammirare un magnifico capolavoro di statuaria, il Monumento funebre di Ilaria del Carretto, commissionato nel 1406 dal signore di Lucca Paolo Guinigi allo scultore Jacopo della Quercia. Il monumento è dedicato alla seconda moglie del politico, morta dando alla luce la sua bambina a soli ventisei anni. La statua è scolpita con incredibile realismo, così come il dolce cagnolino ai suoi piedi, rendendo perfettamente tutta la bellezza e l’eleganza della sfortunata fanciulla.
La statua più antica ospitata dentro il duomo è tuttavia la veneratissima reliquia del Volto Santo, collocata cronologicamente intorno alla fine del VIII secolo. Importantissima per la città, al punto da essere effigiata anche sulle monete, era meta di pellegrinaggio da tutta Europa. Secondo la tradizione infatti la statua era stata scolpita da Nicodemo, che per rispetto avrebbe lasciato incompiuto il volto, completato poi da mano divina, e considerato quindi il volto del Salvatore. Collocata all’interno della cappella realizzata da Matteo Civitali nel 1484, è oggetto di immensa venerazione e fama, tanto da essere citata anche da Dante Alighieri nell’Inferno.
La Cattedrale è raggiungibile comodamente a piedi, a circa dieci minuti di distanza dalla stazione, oppure utilizzano il servizio bus. Con l’auto si può arrivare fino al limite del centro storico, e poi proseguire a piedi. Per orari e prezzi dei biglietti è possibile consultare direttamente il sito.