Il Ritratto di Giovanni della Volta con moglie e figli dell’artista veneziano Lorenzo Lotto può rivelare alcuni aspetti della sua personalità e della società che lo circondava. Il ritratto è la chiave per comprendere le qualità dell’artista, i valori familiari, il simbolismo e le usanze della Venezia del XVI secolo.
All’epoca di Lotto, Venezia era la fiorente capitale di uno Stato che giocava un ruolo dominante nel Mediterraneo orientale. Era un centro internazionale e culturale che attirava artisti, studiosi, editori, insieme a diplomatici e mercanti. Questa era l’atmosfera che Lotto assorbì negli anni della sua formazione. A Venezia conobbe gli smalti traslucidi e le infinite potenzialità della tecnica pittorica ad olio, nonché l’uso del colore che era una specialità della scuola veneziana.
Nonostante il suo straordinario talento, Lotto sentiva che non c’era posto per lui nella sua città natale. Era considerato una sorta di disadattato e finì per viaggiare costantemente in tutta Italia trascorrendo la maggior parte della sua vita in zone marginali ma tornando periodicamente a casa. Durante la sua carriera, Lotto si è concentrato principalmente su pale d’altare e ritratti. Nella ritrattistica ha contribuito notevolmente allo sviluppo del ritratto a tre quarti. Il Ritratto di Giovanni della Volta con moglie e figli è un ottimo esempio della sua tarda produzione.
Lotto ha toccato le sue vette più alte con la ritrattistica. Riuscì a conquistare la fiducia di ricchi mercanti e imparò a ritrarli in pose insolite, abbinandoli a insoliti oggetti di scena. Movimento, diagonali, oggetti specifici, gesti espressivi e forti elementi psicologici allontanano le sue composizioni dalla ritrattistica aulica in voga all’epoca in Italia. Durante il suo ultimo soggiorno a Venezia, fu ospite di un ricco mercante, Giovanni della Volta, dove potrebbe aver dipinto questo ritratto in cambio di un affitto.
Nel dipinto la famiglia della Volta, composta da madre, padre e due figli, è riunita intorno al tavolo in un tempo che sembra sospeso. La composizione presenta una forma a V le cui estremità sono le teste dei due adulti e il piatto sul tavolo. Tuttavia, i nostri occhi sono attratti anche dalla diagonale che va dalla madre al bambino nudo. Inoltre la composizione è leggermente sbilanciata, portando più peso al lato dei due maschi. Ognuna delle figure si muove ma la scena sembra congelata e i volti sono insondabili. Non mostrano il forte carattere emotivo che si riscontrava nei precedenti ritratti di Lotto. L’artista non dona ai suoi personaggi un coinvolgimento emotivo, sembra riflettere in qualche modo il proprio stato d’animo di vaga tristezza, che ha permeato l’ultima parte della sua vita.
La madre offre le ciliegie alla figlia suggerendo il tema della fertilità (e della maternità) mentre il padre le dà al figlio piccolo. Il velo in cui il bambino è parzialmente avvolto mostra i suoi genitali come indicazione della continuazione del lignaggio. I genitori proteggono con fiducia la loro prole con i loro gesti, in uno spazio reso intimo dalla presenza del tappeto dai toni caldi esposto sul tavolo. Non c’è spazio per altri mobili o effetti personali. Lo spazio nel dipinto presenta una duplice natura contrastante: lo spazio interno è ritratto come sicuro e familiare, mentre lo spazio esterno può essere percepito come minaccioso attraverso l’ampia e astratta apertura nel muro spoglio. Quell’apertura, situata appena dietro il soffice tappeto, permette la visione di un freddo paesaggio costiero (non è la laguna veneziana che si sarebbe potuta vedere dalla loro finestra), coronato da nuvole potenzialmente minacciose.
In questo ritratto, madre e figlia indossano un’elegante gamurra con scollo squadrato e corpetto aderente, rispettivamente color ciclamino e cobalto. Le maniche sono staccabili, intercambiabili e punteggiate dagli sbuffi della camicia bianca alle giunture. All’epoca l’abbigliamento per bambini non esisteva e i giovani indossavano scomodi abiti da adulto in miniatura. Madre e figlia indossano entrambe fili luminosi di perle. Sul petto della fanciulla è presente un pendente in corallo, tipicamente indossato dai bambini per il suo potere apotropaico. La donna indossa una coroncina con inserti incastonati, un braccialetto e una serie di anelli. L’uomo indossa una zimarra - un soprabito alla moda e comodo sopra un farsetto blu - e un cappello di velluto.
Venezia fungeva da collegamento tra l’Europa e il Medio Oriente. L’intenso scambio tra questi due mondi ha portato alla penetrazione di un’estetica diversa, che ha sviluppato nuovi gusti e desideri. I tappeti turchi erano tra i beni di lusso molto richiesti durante il XV e XVI secolo. A Venezia, i preziosi tappeti anatolici venivano esposti appesi alle finestre e ai balconi durante le grandi cerimonie pubbliche ed erano considerati dall’élite dei supremi status symbol. Questi tappeti erano troppo preziosi per essere messi a terra e solitamente ricoprivano cassapanche o scrivanie come oggetti puramente ornamentali. Molti sono visibili nella pittura veneziana del Quattrocento e del Cinquecento, tanto che certi tappeti anatolici iniziarono ad essere chiamati “tappeto Bellini”, “tappeto Crivelli” o “tappeto Lotto”. I tappeti Lotto sono anche chiamati Ushak (dalla città turca dove venivano fabbricati) e sono spesso caratterizzati da una griglia arabescata gialla su una superficie rossa delimitata da una striscia verde e bianca simile a quella del ritratto. Nei dipinti, i tappeti venivano usati per mostrare la ricchezza dei soggetti e per denotare lo spazio abitato. Sono stati impiegati anche come elementi compositivi e coloristici oltre che come architetture morbide, capaci di delimitare lo spazio. Sappiamo che Lotto possedeva un tappeto anatolico e forse lo utilizzò come modello in alcune sue opere.
Il pensiero della sua morte perseguitava Lotto da tempo. Nel testamento scritto pochi mesi prima del completamento dei ritratti, non avendo eredi, lasciò i pennelli, i colori e i pochi oggetti del suo atelier a due giovani pittori meritevoli. Quelli erano i beni terreni di uno degli artisti più talentuosi del XVI secolo.
Verso la fine della sua vita terrena, stanco e deluso dalla fredda accoglienza del suo ultimo soggiorno veneziano, Lotto decise di ritirarsi a Loreto dove visse come oblato membro di una chiesa per alcuni anni fino alla morte. È confortante leggere quanto scrisse di lui il coetaneo Giorgio Vasari nelle sue celebri Vite de’ più eccellenti pittori, scultori, e architettori: “I quali ultimi anni della sua vita provò egli felicissimi e pieni di tranquillità d’animo e, che è più, gli fecero, per quello che si crede, far acquisto dei beni di vita eterna”.
Le straordinarie doti artistiche di Lotto lo hanno affiancato ai geni del suo tempo, come Bellini, Giorgione, Tiziano e Veronese, nonostante durante la sua vita sia sempre rimasto fuori dal mainstream. Era un animo inquieto la cui sensibilità e il cui gusto raffinato contribuirono a dare nuova vita e profondità alla ritrattistica.