Leonardo e il tema del sogno. Nuova interpretazione dell’“Allegoria dello specchio solare” del Louvre


Una nuova lettura per un celebre foglio di Leonardo da Vinci, l'“Allegoria dello specchio solare” conservata al Louvre: quale il significato di questo foglio?

Uno dei disegni allegorici di Leonardo da Vinci, la cosiddetta Allegoria dello specchio solare del Louvre (Département des Arts Graphiques, n. 2247), databile al 1485-1494 circa1, continua a suscitare interesse per la cripticità del significato, ancora lungi dall’essere chiarito. Già nel 1730 il suo primo commentatore, Pierre Jean Mariette2, ne evidenziava l’ermetismo e il simbolismo. La scena appare in effetti assai problematica. Un giovane dai lunghi capelli seduto su di una roccia, posizionato di tre quarti e con la schiena rivolta all’osservatore, sorregge con la mano sinistra, poggiata sulla gamba corrispondente, uno specchio convesso che riflette un sole sfolgorante; l’uomo indirizza con lo specchio i raggi del sole verso un gruppo di animali che combattono di fronte a lui, e che possono essere identificati con buona approssimazione3: un drago immobilizza con gli artigli e con il morso sul collo un leone, ma a sua volta è aggredito alle spalle da un lupo; sulla sinistra un unicorno sta caricando il gruppo, contro cui è rivolto indispettito un altro felino, in primo piano, raffigurato di spalle, che ha l’aspetto di un gatto dalle pronunciate vibrisse4; sullo sfondo, a sinistra, un cinghiale fa capolino tra le rocce. L’ambientazione è affidata a due quinte rocciose stratificate, una, più vicina all’osservatore, si erge a fianco dell’uomo, l’altra, più estesa, è sovrastata dal sole; entrambe accolgono arbusti fogliati, in tutto quattro.

Svariate le interpretazioni che si sono succedute da parte degli esegeti, alcune minoritarie come l’illustrazione di un incantesimo alchemico5, o il riferimento al tema platonico di Orfeo6, altre più seguite, come la lettura in chiave morale lanciata da Giuseppina Fumagalli7 che spiegava il sole come la Verità e la figura con lo specchio come la Virtù o la Scienza, fino alla proposizione da parte di Varena Forcione8della lotta tra il mondo del male, simboleggiato dagli animali in lotta, e quello della verità, simboleggiato dal sole splendente. Ma l’interpretazione che ha avuto più fortuna è quella dell’allegoria politica.

Leonardo da Vinci, Allegoria dello specchio solare (1490-1494 circa; penna e inchiostro, 104 x 124 mm; Parigi, Musée du Louvre, Département des Arts graphiques)
Leonardo da Vinci, Allegoria dello specchio solare (1490-1494 circa; penna e inchiostro, 104 x 124 mm; Parigi, Musée du Louvre, Département des Arts graphiques)


Da Leonardo da Vinci, Allegoria dello specchio solare (XVI secolo; penna e inchiostro, 89 x 105 mm; Londra, British Museum)
Da Leonardo da Vinci, Allegoria dello specchio solare (XVI secolo; penna e inchiostro, 89 x 105 mm; Londra, British Museum)

Edmondo Solmi9 vide in effetti nel disegno un’allegoria del conflitto tra la Casa di Aragona, governatrice del regno di Napoli, e Ludovico il Moro, interpretando il drago con la Casa di Aragona, l’unicorno con il ruolo di Gian Giacomo Trivulzio antagonista del Moro, e le balze rocciose dello sfondo con la Lombardia, mentre la Verità, simboleggiata dalla luce del sole, interveniva per interrompere la lotta. Anny Popp10 riferiva ugualmente l’allegoria a Ludovico il Moro, riconoscendo nel sole sfolgorante uno degli emblemi dello Sforza, la raza, ovvero il sole radiante, ereditato dall’analoga divisa viscontea11, e individuando la pianta del gelso moro, allusiva di Ludovico, negli alberelli dello sfondo. Recentemente, Marco Versiero12 ha rilanciato la lettura in chiave politica, recuperando il riferimento di Solmi alla cruciale spedizione di Carlo VIII, iniziata nell’autunno-inverno del 1494, e ipotizzando che il disegno fosse preparatorio di uno stendardo o di un pannello celebrativo del Moro, volto alla legittimazione politica del nuovo duca, erede della precedente stirpe ducale, da cui l’allusione all’insegna araldica della raza viscontea; nella figura del giovane, secondo lo studioso, sarebbe forse un’immagine idealizzata di Ludovico.

Mentre risulta arduo riconoscere l’albero del gelso moro negli arbusti esoradicanti abbarbicati sulle quinte rocciose, dalle foglioline genericamente abbozzate e per niente appuntite come quelle dell’essenza in questione13, è invece assai probabile che Leonardo nel raffigurare il sole raggiante si sia ispirato all’insegna ducale. Ma non saprei se ciò sia sufficiente a supportare l’interpretazione politica, appena evocata, dell’allegoria, o se sia semplicemente indizio di un’opera comunque condotta all’interno del patronage sforzesco.

La nuova proposta interpretativa che qui si presenta muove dall’osservazione di due dettagli del disegno che, a quanto mi risulta, non sono stati finora evidenziati.

Il giovane protagonista dell’allegoria ha gli occhi in ombra, come se fossero chiusi, ha la gamba destra distesa in condizione di riposo, e poggia la testa reclinata sulla mano destra14 con cui tiene un secondo specchio, riconoscibile dalla cornice ovale e apparentemente privo di riflessi. Dunque sono due gli elementi da valorizzare: siamo di fronte alla figura di un dormiente15, ed esiste nel disegno un secondo specchio, la cui oscurità è ben visibile, soprattutto nella copia londinese. Alla luce di queste nuove osservazioni, quale può essere il significato dell’allegoria?

Lo specchio, sia esso piano o convesso, rappresenta per Leonardo la quintessenza della visione, poiché non solo vale per lui l’analogia degli antichi tra occhio e specchio16, ma lo specchio, come si ricava da più luoghi del Libro di pittura17, è lo strumento privilegiato del pittore, e la visualizzazione che esso offre della realtà esteriore, grazie alle leggi della riflessione, è un potente ausilio della vista. Quindi lo specchio oscuro, incapace di riflettere, che il dormiente del disegno tiene stretto a sé, simboleggia il senso della vista che durante il sonno è inattivo. Lo specchio riflettente che lo stesso dormiente sostiene è invece simbolo della facoltà immaginifica del sogno, è “l’occhio ne’ sogni” che, secondo l’appunto dal Codice Arundel (f. 278v=P 78r; 1504 circa18) “vede più certa la cosa… che colla immaginazione stando desto”19. L’associazione tra specchio e sogno aveva comunque dei fondamenti nella cultura medievale, ove si pensi al De planctu naturae di Alano di Lilla e al Pélerinage de la vie humaine di Guillaume de Deguilleville20.

Il rapporto di Leonardo con il sogno è piuttosto problematico. Non è un caso che l’unico resoconto onirico che ci ha consegnato è relativo ad un incubo avuto nell’infanzia, la spaventosa scena di un nibbio che con la coda gli apriva la bocca e lo percuoteva dentro le labbra21. Leonardo era informato sull’oniromanzia, e arrivò a possedere una copia del volgarizzamento italiano del principale manuale di interpretazione dei sogni dell’epoca, il Somniale Danielis22; ma, da scienziato, nutrì per i sogni anche un interesse fenomenologico, debitore forse del trattatello sui Sogni nei Parva naturalia di Aristotele. Abbiamo ricordato in proposito l’appunto dal Codice Arundel in cui attribuiva alle immagini prodotte nei sogni una veridicità superiore a quella delle immagini mentali, a riprova dell’alto grado allucinatorio del sogno che pare un effettivo duplicato della realtà. Ma anche nella profezia Del sognare dal Codice Atlantico (f. 393r=ex 145 ra), scritta intorno al 1508, egli si mostra consapevole dell’enorme potere della mente dell’uomo durante la fase onirica, capace di far volare il sognatore, di farlo spostare di luogo in un baleno, di fargli sentire parlare gli animali; e affermerà: “Oh maraviglia delle umane spezie!”. Ma subito dopo chiederà al genere umano: “Qual frenesia t’ha sì condotto?”. Lo inquietano infatti le fantasie oniriche che possono dar vita alle più basse passioni (“userai carnalmente con madre e sorelle”) e a false immagini.

Tornando al disegno, lo specchio lucente del sognatore cattura i raggi del sole, simboleggiante la verità della realtà vigile23, e li riflette alterandone, con immagini distorte, il valore morale ed esperienziale. La lotta degli animali su cui convergono i raggi riflessi evoca il contenuto potenzialmente drammatico ma anche fallace dei sogni, da cui la presenza di esseri ibridi, bizzarri e fantasiosi come il drago e l’unicorno. Che nella mente di Leonardo la verità e il sogno occupassero posizioni diametralmente opposte è provato da un brano dal Codice sul volo degli uccelli (f. 12r; 1503-1506) dedicato all’“eccellenzia” della verità e al “vilipendio” della bugia, paragonata la prima alla luce e la seconda alle tenebre, quando in una nota marginale dello stesso foglio si legge: “Ma tu che vivi di sogni ti piace più le ragion sofistiche e barerie de’ parlari nelle cose grandi e incerte, che delle certe, naturali, e non di tanta altura”. L’“occhio ne’ sogni” (ovvero lo specchio del sognatore nel disegno del Louvre) riflette illusionisticamente le forme della realtà, ma si discosta inevitabilmente dalle cose “certe” e “naturali”, e si avvicina alla sfera della bugia.

Il disegno del Louvre è dunque un’Allegoria del sogno, e Leonardo vi affidò la sua personale concezione del fenomeno onirico, scegliendo il medium grafico come avrebbe poi fatto anche Michelangelo nel disegno del Sogno della vita umana (1533 circa; Londra, The Courtauld Gallery). Dal punto di vista iconografico esso rappresenta un unicum, che non ebbe un seguito nel genere delle rappresentazioni oniriche rinascimentali24. Ma a ben vedere Leonardo anticipa un elemento figurativo che diverrà paradigmatico, vale a dire la presenza sulla scena di creature ibride con l’intento di alludere alle immagini bizzarre e deformate dei sogni e degli incubi. Nell’incisione Il sogno di Raffaello (1508 circa) Marcantonio Raimondi inserirà una serie di mostriciattoli, e più avanti nel Cinquecento Battista Dossi popolerà la sua Allegoria della notte (1543-1544; Dresda, Staatliche Kunstsammlungen) di creature inverosimili. Il drago diventerà la sintetica rappresentazione del potere di Icelo, figlio del sonno e personificazione dell’incubo, di assumere le caratteristiche di belve, uccelli e serpenti (Ovidio, Metamorfosi, XI), come è provato dalla scena di Iride che giunge alla casa del Sonno di Primaticcio (1541-1544; Fontainebleau, vestibolo della Porte Dorée), dove il personaggio ha l’aspetto del fantastico animale; infine, un draghetto apparirà in posizione centrale nel cosiddetto Sogno di Raffaello inciso da Giorgio Ghisi (1561), in realtà Titone che invoca l’intervento di Aurora per essere svegliato dal suo sonno eterno, popolato di incubi25.

Michelangelo, Sogno della vita umana (1533 circa; matita nera, 398 x 280 mm; Londra, The Courtauld Gallery)
Michelangelo, Sogno della vita umana (1533 circa; matita nera, 398 x 280 mm; Londra, The Courtauld Gallery)


Marcantonio Raimondi, Il sogno di Raffaello (1508 circa; stampa a bulino, 338 x 238 mm; Pavia, Musei Civici)
Marcantonio Raimondi, Il sogno di Raffaello (1508 circa; stampa a bulino, 338 x 238 mm; Pavia, Musei Civici)


Battista Dossi, Allegoria della notte (1543-1544; olio su tela, 82 x 149,5 cm; Dresda, Staatliche Kunstsammlungen, Gemäldegalerie Alte Meister)
Battista Dossi, Allegoria della notte (1543-1544; olio su tela, 82 x 149,5 cm; Dresda, Staatliche Kunstsammlungen, Gemäldegalerie Alte Meister)


Giorgio Ghisi, Sogno di Raffaello (1561; incisione a bulino, 385 x 546 mm; Collezione privata)
Giorgio Ghisi, Sogno di Raffaello (1561; incisione a bulino, 385 x 546 mm; Collezione privata)


Note

1 Penna e inchiostro bruno; mm. 104x124. Ne esiste una copia, probabilmente cinquecentesca, al British Museum di Londra (I-33). Secondo Arthur Eward Popham (The Drawings of Leonardo da Vinci, New York 1945, p. 36, n. 110 A) è databile al 1494 ca. Dal disegno fu ricavata nel diciottesimo secolo un’incisione dal Conte di Caylus (+1765), che la inserì nella sua Recueil (fol. 58, n. 146) conservata al Département des Arts Graphiques del Louvre. Al disegno è ispirata, con varianti sostanziali, un’incisione a bulino attribuita al Maestro della Decollazione di San Giovanni Battista (1515-1520 ca.); cfr. G. Lambert, Les premières gravures italiennes: Quattrocento début Cinquecento, Paris, 1999, pp. 272-273, n. 526. Secondo Carlo Pedretti (Disegni di Leonardo da Vinci e della sua cerchia nella Biblioteca Reale di Torino, Firenze 1990, p. 29, fig. 47) il disegno sarebbe collegabile ad uno schizzo vergato da Leonardo sul verso del foglio 15578 della Biblioteca Reale di Torino, dove è una figura seduta che si piega in avanti verso un fuoco al disopra del quale stanno volando numerose falene. Per la bibliografia degli studi sul disegno del Louvre, cfr. Léonard de Vinci. Dessins et manuscripts, catalogo della mostra (Parigi, Musée du Louvre, 8 maggio-14 luglio 2003) a cura di F. Viatte e V. Forcione, Paris 2003, pp. 156-161. Il disegno, al momento della scrittura del presente saggio, è esposto nella mostra dedicata a Leonardo allestita al Museo del Louvre (24 ottobre 2019-24 febbraio 2020), e ne è stata data una breve descrizione nel relativo catalogo per cura di Vincent Delieuvin (Léonard de Vinci (a cura di V. Delieuvin e L. Franck), Muséè du Louvre, Paris, Hazan 2019, p. 407, cat. 56), dove viene ribadita l’oscurità del significato dell’allegoria (“Cette composition obscure …; Le sens de la composition demeure donc assez mystérieux …”), e proposta la datazione al 1485-1490 ca.

2 P.J. Mariette, Recueil des Testes de caractère & de charges dessinées par Léonard de Vinci, Paris, chez Mariette 1730, dopo p. 22.

3 Un primo tentativo di identificazione compare in Leonardo prosatore, scelta di scritti Vinciani (a cura di G. Fumagalli), Milano, Albrighi 1915, pp. 360-361.

4 Quest’ultimo animale è considerato un leone nella scheda del disegno curata da Varena Forcione in Leonardo da Vinci Master Draftsman (a cura di C.C. Bambach), New Haven and London, Yale University Press 2003, p. 444.

5 Cfr. F. Spesso, Leonardo ermetico, Roma, Guidotti, 1996, p. 42.

6 Cfr. A. Chastel, Art et humanisme à Florence au temps de Laurent le Magnifique. Études sur la Renaissance et l’humanisme platonicien, Paris 1959, p. 274.

7 Leonardo prosatore cit. Fumagalli si ricollegava alla nota vergata da Leonardo sul recto del foglio con Diagrammi di Windsor, Royal Library, 12700: “verità-il sole; bugia-maschera”.

8 Scheda del disegno a cura di Varena Forcione in Leonardo da Vinci Master Draftsman cit., p. 445.

9 E. Solmi, La politica di Lodovico il Moro nei simboli di Leonardo da Vinci (1489-1499), in Scritti varii di erudizione e di critica in onore di Rodolfo Renier, Torino, Bocca 1912, p. 504, nota 1.

10 A.E. Popp, Leonardo da Vinci: Zeichnungen, Munich 1928, n. 21.

11 Su questa divisa araldica, cfr. F. Cengarle, Il Sole ducale (1430): a proposito di una divisa viscontea, in Il Ducato di Filippo Maria Visconti, 1412-1447. Economia, politica, cultura (a cura di F. Cengarle e M.N. Covini), Firenze, University Press 2015, pp. 231-246.

12 M. Versiero, Leonardo in “chiaroscuro”. Politica, profezia, allegoria. c. 1494-1504, Mantova, Oligo Editore 2019 (I ed. 2015), pp. 133-134. Si veda anche Idem, Lo specchio solare di Leonardo. Suggestioni alchemiche e simbologia politica nell’allegoria del Louvre, in “Graal”, III, 2005, 3, pp. 54-59.

13 L’assenza di riscontri botanici che possano determinare la specie degli alberelli mi viene confermata dal prof. Paolo Emilio Tomei, docente di Botanica dell’Università di Pisa, che qui ringrazio.

14 Nella copia del British Museum la mano destra è omessa, e la testa del giovane poggia direttamente sulla cornice del secondo specchio.

15 Da apprezzare il sottile equilibrio con cui Leonardo ha costruito la figura del dormiente, che pure ha presso di sé due specchi tra loro tangenti, uno poggiante sulla mano sinistra sostenuta dalla gamba piantata a terra, l’altro tenuto fermo dal peso della testa reclinata.

16 Cfr. L’ottica di Leonardo tra Alhazen e Keplero. Catalogo della Sala di Ottica del Museo Leonardiano di Vinci (a cura di L. Luperini), Milano, Skira 2008, p. 113.

17 “L’ingegno del pittore vuol essere a similitudine dello specchio” (56); “Sempre la cosa specchiata partecipa del colore del corpo che la specchia … E quella cosa parrà di più potente colore nello specchio” (256); “Come lo specchio è il maestro de’ pittori” (408); “Come la vera pittura stia nella superficie dello specchio piano” (410).

18 Per la datazione dell’appunto, cfr. C. Pedretti, The Literary Works of Leonardo da Vinci compiled and edited from the original manuscripts by J.P. Richter. Commentary, II, Berkeley and Los Angeles, University of California Press 1977, p. 311.

19 Sulla visione onirica di Leonardo, cfr. C. Pedretti,L’occhio nei sogni, in La mente di Leonardo. Al tempo della ‘Battaglia di Anghiari’ (a cura di C. Pedretti), Firenze, Giunti 2006, pp. 206-208.

20 Si veda in proposito S.F. Kruger, Il sogno nel Medioevo, Milano, Vita e Pensiero 1996 (I ed. Cambridge University Press 1992), pp. 225-235.

21 Si tratta del passo dal Codice Atlantico che dette origine al celebre saggio di Freud Eine Kindheitserinnerung des Leonardo da Vinci (Ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci) pubblicato nel 1910 negli “Schriften zur angewandten Seelenkunde”. Freud lo giudicò “eine Phantasie”, una sorta di sogno ad occhi aperti. Per Max Marmor (The Prophetic Dream in Leonardo and in Dante, in “Raccolta Vinciana”, 31, 2005, pp. 150 e 171) si tratta di un sogno profetico. Si veda comunque J. Beck, I sogni di Leonardo, Firenze, Giunti 1993 (Lettura Vinciana, 32); C. Vecce, Per un ‘ricordo d’infanzia’ di Leonardo da Vinci, in Studi di letteratura italiana in onore di Claudio Scarpati (a cura di E. Bellini), Milano, Vita e Pensiero 2010, pp. 133-149.

22 Nella lista dei libri posseduti da Leonardo nel 1503 (Codice di Madrid II, f. 3r) è segnato: “Sogni di Daniello”, probabilmente il volgarizzamento italiano del Somniale Danielis stampato a Firenze da Lorenzo Morgiani (1492-1496 ca.; ISTC 11500); cfr. Vecce, op. cit., pp. 145-146. Sul Somniale Danielis si veda V. Cappozzo, Dizionario dei sogni nel Medioevo. Il Somniale Danielis in manoscritti letterari, Firenze, Olschki 2018.

23 Si veda supra nota 7. L’interpretazione del sole come Verità è anche in J. Keizer, Leonardo and Allegory, in “The Oxford Art Journal”, 5, 2012, p. 444.

24 Da considerare, con le dovute cautele, che l’elemento dello specchio ricorrerà nel disegno di Giorgio Vasari raffigurante l’Allegoria del sogno (1560-1570; New York, Metropolitan Museum of Art, Rogers Fund), dove tre geni alati tengono nelle mani ciascuno uno specchio rivolto verso la figura del Sogno, rappresentato come un giovane addormentato (lo si veda riprodotto in Il sogno nel Rinascimento (a cura di C. Rabbi Bernard, A. Cecchi, Y. Hersant), Livorno, Sillabe 2013, fig. 4 a p. 51).

25 Il riconoscimento del soggetto è in M. Paoli, Il sogno di Giove di Dosso Dossi e altri saggi sulla cultura del Cinquecento, Lucca, Accademia Lucchese di Scienze, Lettere e Arti 2013, pp. 41-42.


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