Le croci del Museo di San Matteo a Pisa: la raccolta di croci dipinte più grande al mondo


A Pisa, il Museo Nazionale di San Matteo accoglie una straordinaria collezione di croci dipinte: è la più grande al mondo. Ci sono anche capolavori come le croci di Giunta Pisano, e ci offrono uno spaccato su quasi tre secoli di arte a Pisa.

Fuori dal classico giro turistico di Pisa che vede protagonista Piazza dei Miracoli con la sua Torre pendente, il Museo Nazionale di San Matteo, situato sul Lungarno, in Piazza San Matteo in Soarta, negli spazi dell’ex Monastero delle Benedettine di San Matteo, dovrebbe essere una tappa assolutamente imperdibile per chi visita la città toscana, ma anche per gli stessi pisani e per gli studenti di una delle più antiche Università d’Italia. Oltre essere punto di riferimento per la pittura e la scultura medievale e rinascimentale includendo artisti pisani e toscani dal Duecento al Quattrocento, il museo custodisce la più importante raccolta al mondo di croci dipinte monumentali, testimonianza di uno dei punti massimi della Scuola pisana nel periodo compreso tra l’XI e il XIII secolo e dell’arte medievale. Grazie alla potenza commerciale, economica, politica e culturale della Repubblica di Pisa, dall’anno Mille con un culmine nel Duecento si sviluppa qui una Scuola pisana che si caratterizza per una qualità elevata delle opere e per una vivacità che nella stessa epoca non ha eguali nella penisola italiana. Attraverso i fiorenti scambi commerciali lungo il Mediterraneo con l’Oriente dell’Impero bizantino arrivano a Pisa tessuti e altre merci preziose, ma anche l’arte è influenzata da questi scambi che portano la ricchezza e la varietà artistica di quel mondo: l’arte di tradizione toscana si intreccia quindi a quella bizantina, di religione cristiana, introducendo novità nel linguaggio, nelle tecniche e nelle raffigurazioni, elevando la Scuola pisana a una delle più importanti del panorama artistico di quel tempo. Occidente e Oriente uniti nell’arte di un piccolo centro toscano che diventa, in particolare nel Duecento, una vera capitale artistica, aprendo i suoi orizzonti al mondo e all’Oriente. Particolare esempio di quest’apertura e della fusione tra i due mondi e di conseguenza tra linguaggi sono proprio le monumentali croci dipinte esposte nel Museo Nazionale di San Matteo a Pisa, a cui quest’ultimo dedica un’intera sala del percorso espositivo.

Sono in tutto nove le monumentali croci dipinte esposte in questa sala, in posizione sopraelevata e leggermente inclinata, e non appese alle pareti, ma collocate per mezzo di sostegni lungo il perimetro dell’ampio ambiente, all’interno del quale il visitatore si trova a passeggiare con il naso all’insù per poter ammirare le varie scene raffigurate sulle imponenti croci. Questa collocazione che inevitabilmente obbliga a tenere sempre lo sguardo verso l’alto ha una precisa motivazione, poiché queste croci dipinte si trovavano solitamente, con ogni probabilità, sopra il tramezzo che nelle chiese divideva lo spazio riservato al clero da quello riservato ai fedeli.

Croci dipinte del Museo Nazionale di San Matteo a Pisa
Croci dipinte del Museo Nazionale di San Matteo a Pisa
Croci dipinte del Museo Nazionale di San Matteo a Pisa
Croci dipinte del Museo Nazionale di San Matteo a Pisa
Croci dipinte del Museo Nazionale di San Matteo a Pisa
Croci dipinte del Museo Nazionale di San Matteo a Pisa
Croci dipinte del Museo Nazionale di San Matteo a Pisa
Croci dipinte del Museo Nazionale di San Matteo a Pisa
Croci dipinte del Museo Nazionale di San Matteo a Pisa
Croci dipinte del Museo Nazionale di San Matteo a Pisa

In un’epoca in cui l’arte doveva essere più didascalica possibile sia per raccontare, soprattutto ai fedeli, le storie sacre della Bibbia sia per insegnare loro i comportamenti da seguire per essere un buon cristiano e quindi educare alle regole della fede cristiana, le croci con le loro scene dipinte costituivano una vera Bibbia dei poveri, poiché narravano a coloro che andavano in chiesa (all’epoca il principale luogo di aggregazione) gli episodi della storia sacra, a cominciare proprio dalla Crocifissione, scena fondante sulla quale si basa l’intera religione cristiana, in quanto testimonianza del sacrificio di Cristo per la salvezza dell’umanità. La struttura compositiva era, come si nota dalle croci esposte, più o meno simile: il Cristo crocifisso al centro, con una cimasa e un piedicroce, rispettivamente in alto e in basso, raffiguranti scene della vita di Gesù; il corpo è affiancato da tabelloni che riportano altre scene, e altre ancora sono dipinte nei terminali, le estremità dei bracci orizzontali della croce. Vi sono tuttavia due tipologie di Cristo crocifisso, entrambe presenti nella sala delle croci monumentali dipinte: il Christus triumphans e il Christus patiens, letteralmente il Cristo trionfante e il Cristo dolente, secondo quale aspetto della natura di Cristo si desideri privilegiare nella raffigurazione. Il primo è il Cristo divino che trionfa sulla morte e che quindi non soffre sulla croce: viene dunque generalmente rappresentato con la testa eretta, gli occhi aperti, un’espressione che non presuppone alcun tipo di dolore e con nessun segno di ferite e di sangue; il secondo è invece il Cristo umano che soffre sulla croce e che quindi manifesta tutti i segni di sofferenza e di dolore: la testa rivolta verso il basso, gli occhi chiusi, il corpo leggermente piegato che si abbandona al suo peso verso un lato della croce, ferite visibili in corrispondenza dei chiodi con il quale è attaccato alla croce e rivoli di sangue che scendono dalle ferite su mani, piedi e costato. Questo secondo tipo di raffigurazione, già utilizzata nella cultura bizantina, intendeva portare l’osservatore a una maggiore partecipazione della sofferenza di Cristo sulla croce, suscitando compassione per un Cristo più “umano”, immedesimazione, e ovviamente una maggiore devozione.

Si trova proprio qui al Museo Nazionale di San Matteo la prima raffigurazione del Christus patiens su una croce dipinta: si tratta della cosiddetta Croce n. 20 realizzata tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo da un pittore pisano-bizantino con tempera e oro su pergamena applicata su tavola e proveniente dal convento di San Matteo di Pisa. Collocata in fondo alla sala su sfondo blu (una delle uniche due croci appese ad una parete), la croce presenta al centro la figura di Gesù crocifisso, coperto da un drappo intorno alla vita, con le caratteristiche del Cristo dolente, ovvero il capo reclinato sulla spalla, gli occhi chiusi, rivoli di sangue dalle ferite di mani, piedi e costato, ed espressione sofferente del volto; sulla cimasa il Cristo risorto in trono tra quattro angeli e due serafini, e sul piedicroce la discesa agli inferi. Il corpo è affiancato da sei riquadri, tre per ogni lato, raffiguranti a sinistra dall’alto verso il basso la Deposizione dalla croce, il Compianto su Cristo morto, la Sepoltura di Cristo, mentre a destra dall’alto verso il basso le Pie donne al sepolcro con l’angelo, l’Apparizione di due discepoli e la Cena in Emmaus, l’Incredulità di san Tommaso; nei terminali, la Vergine e san Giovanni Evangelista da una parte e due pie donne dall’altra. È un’opera che risente degli influssi della cultura bizantina giunta a Pisa dall’Oriente sia nell’iconografia (probabilmente legata alla dinastia dei Comneni) e nelle decorazioni ornate sia nei colori, meno brillanti rispetto alle croci pisane del Duecento.

La Croce n. 20 è accostata per contrasto alla croce del Maestro della Croce del Santo Sepolcro, proveniente dalla chiesa del Santo Sepolcro di Pisa e realizzata a tempera e oro su tavola nella seconda metà del XII secolo. Questa presenta la raffigurazione del Cristo trionfante con corpo ben eretto, gli occhi aperti, nessun segno di dolore sul volto, ma qui dalle ferite sgorgano ugualmente sottili rivoli di sangue. Nei sei riquadri del tabellone si riconoscono scene quali la Derisione di Cristo, la Crocifissione, le Pie donne al sepolcro, l’Apparizione ai discepoli e la Cena in Emmaus, l’Apparizione agli apostoli nel cenacolo; ai lati, nei terminali, l’Ultima Cena e la Lavanda dei piedi, mentre nella cimasa e nel piedicroce l’Assunzione di Maria tra angeli e apostoli e la Pentecoste. Ancora più antica, risalente all’inizio del XII secolo, è tuttavia la croce dalla Chiesa di San Paolo all’Orto di Pisa, realizzata da un pittore pisano e raffigurante il Christus triumphans affiancato da quattro riquadri con san Giovanni Evangelista e la Vergine, due pie donne, la Discesa al Limbo e la Cena in Emmaus. È una delle croci dipinte più antiche della Toscana dato che risale probabilmente all’anno 1100, ed è notevole la raffigurazione tipica del Cristo trionfante, con il corpo ben eretto, gli occhi grandi e aperti, espressione impassibile e nessuna ferita né sangue.

Se la parte sinistra della sala si completa con la croce firmata di Ranieri di Ugolino della fine del XIII secolo proveniente dagli Spedali di Santa Chiara di Pisa, nella parte destra si può ammirare la croce di colui che raccolse e più di tutti svilluppò gli influssi bizantini gettando le basi per quelle successive di Cimabue e di Giotto, ovvero Giunta Pisano, artista della Scuola Pisana che si fece promotore della raffigurazione di un Cristo “umano”, ma soprattutto delle regole dell’Ordine francescano, attraverso il quale si diffuse sempre più l’immagine drammatica del Cristo dolente e più vicino all’uomo piuttosto che al divino. È un vero capolavoro la croce proveniente dalla chiesa di San Ranierino a Pisa che Giunta Pisano realizzò nella metà del XIII secolo e che firmò sul piedicroce. Il pittore ha reinterpretato qui in modo straordinariamente espressivo e drammatico il Christus patiens d’influenza bizantina: la testa e il corpo si abbandonano alla morte, sul volto è ben visibile la sofferenza patita, l’incarnato è verde per indicare la lividezza mortale. Per concentrare lo sguardo dell’osservatore sul Cristo crocifisso ha eliminato inoltre le numerose scene e figure sacre che, come si è visto, caratterizzavano le croci dipinte: al posto dei riquadri del tabellone vi è solo una decorazione geometrica che fa da sfondo al corpo estremamente arquato di Gesù; in alto è raffigurato il busto di Cristo benedicente, mentre nei terminali vi sono i mezzi busti della Vergine e di san Giovanni Evangelista. Le figure sono quindi ridotte al minimo proprio per concentrare tutta l’attenzione su Cristo e far partecipare il fedele alla sofferenza.

Pittore pisano-bizantino, Christus patiens tra la Vergine e san Giovanni Evangelista, due pie donne e storie della passione (fine del XIII secolo; tempera e oro su pergamena applicata su tavola, 298 x 233 cm; Pisa, Museo Nazionale di San Matteo, inv. 20)
Pittore pisano-bizantino, Croce n. 20: Christus patiens tra la Vergine e san Giovanni Evangelista, due pie donne e storie della passione (fine del XIII secolo; tempera e oro su pergamena applicata su tavola, 298 x 233 cm; Pisa, Museo Nazionale di San Matteo, inv. 20)
Maestro della croce del Santo Sepolcro, Christus triumphans e storie (seconda metà del XII secolo; tempera e oro su tavola; Pisa, Museo Nazionale di San Matteo, inv. 15)
Maestro della croce del Santo Sepolcro, Christus triumphans e storie (seconda metà del XII secolo; tempera e oro su tavola; Pisa, Museo Nazionale di San Matteo, inv. 15)
Pittore Pisano, Croce di San Paolo all'Orto: Christus triumphans tra i simboli degli Evangelisti e storie (inizi del XII secolo; tempera e oro su tavola; Pisa, Museo Nazionale di San Matteo)
Pittore Pisano, Croce di San Paolo all’Orto: Christus triumphans tra i simboli degli Evangelisti e storie (inizi del XII secolo; tempera e oro su tavola; Pisa, Museo Nazionale di San Matteo)
Ranieri di Ugolino, Christus patiens tra la Vergine e san Giovanni Evangelista (fine del XIII secolo; tempera e oro su tavola; Pisa, Museo Nazionale di San Matteo, inv. 4895)
Ranieri di Ugolino, Christus patiens tra la Vergine e san Giovanni evangelista (fine del XIII secolo; tempera e oro su tavola; Pisa, Museo Nazionale di San Matteo, inv. 4895)
Giunta Pisano, Croce di San Ranierino: Christus patiens tra la Vergine e san Giovanni evangelista (metà del XIII secolo; tempera e oro su tavola, 185 x 135 cm; Pisa, Museo Nazionale di San Matteo)
Giunta Pisano, Croce di San Ranierino: Christus patiens tra la Vergine e san Giovanni evangelista (metà del XIII secolo; tempera e oro su tavola, 185 x 135 cm; Pisa, Museo Nazionale di San Matteo)
Giunta Pisano, Croce processionale dipinta su entrambi i lati: Christus patiens tra la Vergine e san Giovanni evangelista (metà del XIII secolo; tempera e oro su tavola, 113 x 83 cm; Pisa, Museo Nazionale di San Matteo, inv. 2325)
Giunta Pisano, Croce processionale dipinta su entrambi i lati: Christus patiens tra la Vergine e san Giovanni evangelista (metà del XIII secolo; tempera e oro su tavola, 113 x 83 cm; Pisa, Museo Nazionale di San Matteo, inv. 2325)
Pittore pisano seguace di Giunta Pisano, Croce processionale dipinta su entrambi i lati: Christus patiens, recto (metà del XIII secolo; tempera e oro su tavola; Pisa, Museo Nazionale di San Matteo, inv. 5722)
Pittore pisano seguace di Giunta Pisano, Croce processionale dipinta su entrambi i lati: Christus patiens, recto (metà del XIII secolo; tempera e oro su tavola; Pisa, Museo Nazionale di San Matteo, inv. 5722)
Pittore pisano seguace di Giunta Pisano, Croce processionale dipinta su entrambi i lati: Christus patiens, verso (metà del XIII secolo; tempera e oro su tavola; Pisa, Museo Nazionale di San Matteo, inv. 5722)
Pittore pisano seguace di Giunta Pisano, Croce processionale dipinta su entrambi i lati: Christus patiens, verso (metà del XIII secolo; tempera e oro su tavola; Pisa, Museo Nazionale di San Matteo, inv. 5722)
Berlinghiero Berlinghieri, Christus triumphans tra la Vergine e san Giovanni evangelista (1230-1235 circa; tempera e argento su tavola, 156 x 100 cm; Pisa, Museo Nazionale di San Matteo)
Berlinghiero Berlinghieri, Christus triumphans tra la Vergine e san Giovanni evangelista (1230-1235 circa; tempera e argento su tavola, 156 x 100 cm; Pisa, Museo Nazionale di San Matteo)
Maestro di Castelfiorentino, Christus patiens tra due angeli, la Vergine e san Giovanni evangelista (metà del XIII secolo; tempera e argento su tavola; Pisa, Museo Nazionale di San Matteo, inv. 5721)
Maestro di Castelfiorentino, Christus patiens tra due angeli, la Vergine e san Giovanni evangelista (metà del XIII secolo; tempera e argento su tavola; Pisa, Museo Nazionale di San Matteo, inv. 5721)
Deodato Orlandi (attr.), Christus triumphans tra i simboli degli evangelisti (ultimo decennio del XIII secolo; tempera e oro su tavola; Pisa, Museo Nazionale di San Matteo)
Deodato Orlandi (attr.), Christus triumphans tra i simboli degli evangelisti (ultimo decennio del XIII secolo; tempera e oro su tavola; Pisa, Museo Nazionale di San Matteo)

Sono esposte inoltre due croci processionali dipinte su entrambi i lati: una dello stesso Giunta Pisano risalente alla metà del Duecento e proveniente dal monastero di San Paolo a Ripa d’Arno di Pisa, che, similmente alla croce di San Ranierino, propone anch’essa una decorazione geometrica nei tabelloni e nei terminali la Vergine e san Giovanni Evangelista; l’altra di un pittore pisano seguace di Giunta Pisano realizzata nella prima metà del Duecento e proveniente dall’Opera del Duomo di Pisa (meglio conservato il retro rispetto al fronte, in cui non è più visibile il volto di Gesù).

A queste si aggiungono poi una croce dipinta di Berlinghiero firmata, eseguita tra il 1230 e il 1235 circa e proveniente dalla chiesa di San Salvatore di Fucecchio, e una croce dipinta del Maestro di Castelfiorentino risalente alla metà del Duecento e proveniente dalla chiesa di San Giovanni dei Fieri di Pisa.

Il museo ne conserva infine altre tre, non esposte nella sala dedicata ma nell’ambiente immediatamente successivo insieme ad altre opere d’arte: sono più tarde, dall’ultimo decennio del XIII secolo al 1320, e sono di mano del Maestro di San Torpè (chiesa di Belvedere di Crespina, Pisa), di Deodato Orlandi (attribuita, proveniente dalla sacrestia della chiesa di San Francesco a Pisa) e di un artista toscano (Carceri Giudiziarie).

Una pagina importante della storia di Pisa e della sua arte antica, data dall’incontro con un’altra cultura, e il Museo Nazionale di San Matteo ne custodisce la testimonianza più significativa al mondo.


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Ilaria Baratta

L'autrice di questo articolo: Ilaria Baratta

Giornalista, è co-fondatrice di Finestre sull'Arte con Federico Giannini. È nata a Carrara nel 1987 e si è laureata a Pisa. È responsabile della redazione di Finestre sull'Arte.




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