“Se avessi capito come ho disegnato la Tolomeo ne avrei disegnate delle altre”: è la scherzosa frase che il designer Michele De Lucchi (Ferrara, 1951) pare abbia detto in riferimento al successo della sua lampada più famosa, la Tolomeo appunto, progettata assieme a Giancarlo Fassina (Milano, 1935) nel 1987 e divenuta una delle più celebri icone del design italiano, simbolo dell’essenza del connubio tra funzionalità ed estetica, classico del design contemporaneo.
La storia della lampada Tolomeo comincia nel 1986, quando Ernesto Gismondi, fondatore nel 1960 di Artemide, una delle aziende di illuminazione più note al mondo, con la quale De Lucchi già aveva collaborato, chiede al designer ferrarese di ammodernare la tradizionale lampada a braccio, come la Naska Loris, la famosissima creazione di Jac Jacobsen, disegnata nel 1933 (e divenuta poi così celebre da essere entrata a far parte del... logo della Pixar, che dalla Naska Loris appunto trae ispirazione). Sembra che l’idea per Tolomeo sia giunta a De Lucchi, che peraltro possedeva una Naska Loris (per lui è una delle lampade più belle che siano mai state disegnate), osservando un pescatore al lavoro con la sua canna da pesca: la base di partenza era sempre l’idea della lampada a molla, ma l’obiettivo era nascondere il meccanismo. “Quando un pescatore pesca con la lenza”, ha dichiarato De Lucchi in un’intervista alla rivista Archiportale, “ha sempre bisogno di sostenere la punta della canna, è così ad esempio che funzionano i trabucchi, le antiche macchine da pesca diffuse soprattutto in Puglia, in cui le aste che servono a sostenere la rete sono tenute da una serie di corde. Mi sembrava intelligente che, con un piccolo braccio di leva e un cavo, si potesse sospendere un’asta alla quale attaccare qualche cosa. Quello era il riferimento che avevo in mente quando ho disegnato la Tolomeo”.
Come ogni lampada a braccio, anche Tolomeo nasce per rispondere alle esigenze di una luce direzionabile, in grado di soddisfare le esigenze di chi lavora, legge o scrive al tavolo. E con la sua struttura snella e articolata, Tolomeo permette di regolare l’intensità della luce e la direzione del fascio luminoso con estrema precisione. È proprio il sistema di regolazione a essere basato su un meccanismo a molla che consente di orientare il braccio e di conseguenza il diffusore in diverse direzioni e di fissarlo nella posizione desiderata.
La base di Tolomeo è costituita da un disco di metallo che garantisce stabilità alla lampada e la rende facilmente posizionabile su qualsiasi superficie. Dalla base della Tolomeo poi parte un braccio snello e articolato, anch’esso in alluminio, composto da due elementi tubolari collegati da cavi e giunti: è questo il sistema che De Lucchi e Fassina hanno inventato per ammodernare il tradizionale meccanismo a molla. I due designer, scrive Silvana Annicchiarico nel suo libro 100 oggetti del design italiano, “optano per un materiale leggero come l’alluminio e intervengono soprattutto sullo scheletro portante dell’oggetto, sostituendo le tradizionali molle d’acciaio con cavi e giunti che mantengono la lampada in equilibrio, dissimulando e occultando però il loro funzionamento”. Le molle ci sono, ma non si vedono: sono infatti poste all’interno dei bracci, messe in tensione proprio dai cavi esterni in acciaio, che dunque consentono alle molle di lavorare consentendo il movimento del braccio.
La struttura ideata da De Lucchi e Fassina permette di regolare la posizione della lampada in modo preciso e fluido, permettendo di orientare la luce in qualsiasi direzione e trasformare questo oggetto, scrive ancora Annicchiarico, “di volta in volta”, in “una lampada da disegno, da tavolo o anche, qualora l’utente lo desideri, un generatore di luce ambientale”. Così, Tolomeo si è rapidamente imposta come soluzione ideale per l’illuminazione di ambienti di lavoro come uffici, studi, librerie e scrivanie, ma anche per l’illuminazione di ambienti domestici come salotti e camere da letto.
All’estremità del braccio si trova il diffusore, anch’esso in alluminio, che diffonde la luce emessa dalla sorgente luminosa. Il diffusore può essere orientato e regolato in diverse posizioni, per consentire un’illuminazione diretta o indiretta a seconda delle esigenze. La forma essenziale del diffusore, a tronco-cono rovesciato, è stata progettata per ottimizzare la diffusione della luce e minimizzare l’effetto abbagliante. Inoltre, De Lucchi e Fassina hanno introdotto una innovazione nel riflettore, grazie all’inserimento di una forcella che consente di direzionare la luce a lampada accesa, senza bruciarsi le dita. E, sempre a differenza della Naska Loris, De Lucchi e Fassina hanno inserito un foro di raffreddamento sopra alla lampadina.
Presentata per la prima volta nel 1987 alla mostra Euroluce di Milano, Tolomeo ha subito ottenuto un enorme successo, e neppure De Lucchi è mai riuscito veramente a spiegarsene le ragioni, come ha sempre dichiarato. Un successo che lo ha travolto e sorpreso: forse è dovuto alla forma della lampada, forse al modo in cui ha rivisitato un’idea tradizionale, forse perché è anche un progetto molto personale (il designer ha rivelato che voleva creare una lampada secondo il suo gusto, che fosse adatta per il suo tavolo da disegno, una lampada che insomma sentisse “sua”), forse per via del suo meccanismo innovativo (lo stesso De Lucchi avrebbe detto: “Ho disegnato la Tolomeo nel 1986: forse dovrei dire l’ho inventata, perché in effetti, prima della lampada è nata l’idea di un nuovo meccanismo”), sta di fatto che Tolomeo è arrivata anche a vincere, nel 1989, il Compasso d’Oro: “per il recupero di una immagine tradizionale unitamente all’alto contenuto tecnologico e prestazionale” (questa la motivazione della giuria).
La Tolomeo è oggi riconosciuta come un prodotto di design senza tempo, in grado di coniugare funzionalità, estetica e sostenibilità. Grazie alla sua versatilità e alla sua eleganza, la Lampada Tolomeo si adatta a qualsiasi ambiente e a qualsiasi stile di arredamento, diventando un elemento imprescindibile per chiunque desideri illuminare il proprio spazio con stile e classe. Ne sono state poi tratte numerose versioni: la Tolomeo Terra, una piantana con lungo braccio regolabile, la Tolomeo Parete che può essere fissata al muro, la Tolomeo Maxi, una versione più grande della creazione di base (mentre, viceversa, la Tolomeo Mini è la versione in scala ridotta), e poi ancora la piccola Tolomeo Pinza da agganciare a qualunque superficie, la esile Tolomeo Braccio, la Tolomeo Faretto che rivisita il concetto di applique, la Tolomeo Mega e la Tolomeo Micro (la prima con un grande paralume, la seconda con un piccolo diffusore). Non mancano le versioni da esterno come la Tolomeo XXL, la Tolomeo Paralume, e la Tolomeo Lampione che è l’unica della famiglia ad aver vinto un premio (il Wallpaper Design Award nel 2017). Questa enorme versatilità deriva dal fatto che De Lucchi ha concepito ogni componente della lampada come un pezzo indipendente dagli altri, così che anche il diffusore da solo possa essere una lampada a sé: da qui, dunque, le tantissime varianti, adatte sia ad ambienti classici che a locali tradizionali.
Rimane infine un’ultima curiosità: a che cosa la Tolomeo deve questo nome così curioso? Il suo nome è infatti quello dell’astronomo greco Claudio Tolomeo, noto per la sua opera Almagesto, un trattato di astronomia che descrive il sistema solare e le stelle fisse. L’idea dietro il nome della lampada deriva dall’ispirazione dei suoi designer, Michele De Lucchi e Giancarlo Fassina, che hanno voluto creare un prodotto che combinasse la precisione e l’equilibrio degli strumenti scientifici con l’eleganza e la funzionalità di un oggetto d’arredo. “Il nome”, ha dichiarato De Lucchi, “è stato deciso la notte prima che venisse presentata al Salone del Mobile. Ernesto [Gismondi] faceva ogni anno una lista di nomi, e Tolomeo ci sembrava il personaggio più adatto a rappresentare la lampada, perché era un astronomo, un matematico, insomma era quello più adatto all’idea di una mentalità scientifica”. Il nome “Tolomeo” rappresenta quindi l’unione tra la precisione della scienza e la creatività del design, caratteristiche fondamentali della lampada. Inoltre, il nome richiama forse anche l’idea di una lampada che illumina e guida, come le stelle che Tolomeo studiava e catalogava nei suoi trattati di astronomia. Più di una lampada: De Lucchi parlerebbe di “una formula, una filosofia di prodotto”.