Come rendere contemporanea una linea barocca e come far entrare nelle case di tutti un oggetto ispirato al gusto antico? Devono essere queste le domande che nel 2004 si è posto uno dei più grandi designer italiani, Ferruccio Laviani (Cremona, 1960), poco prima di dar forma a una delle sue creazioni più note: la lampada Bourgie, disegnata per Kartell. Un pezzo di design che ha conquistato il mondo dell’arredamento e dell’illuminazione per la sua capacità di coniugare l’eleganza classica con un design contemporaneo e con la funzionalità moderna, offrendo una soluzione versatile e accattivante per l’illuminazione di ogni ambiente.
Bourgie, lanciata al Salone del Mobile di Milano del 2004 (si trattava della quarta lampada prodotta da Kartell dopo la sospensione della produzione della divisione illuminazione tra il 1981 e il 2002: Bourgie fu preceduta solo da Easy, Fl/y e Take, tutte disegnate da Laviani), si distingue per le sue forme avvolgenti che ricordano il Seicento, ma rielaborate in maniera minimale, per creare un oggetto innovativo e sorprendente, e se vogliamo anche ironico e divertente: non bisogna infatti dimenticare che il nome dato alla lampada è una versione abbreviata del sostantivo francese bourgeoisie, “borghesia”, a suggerire a chi la acquista l’interpretazione dissacrante dell’idea di lusso incarnata da questo oggetto. In sostanza, Laviani ha lavorato su linee che suggerivano nel passato lusso ed eleganza ed erano dunque simbolo di prodotti proibitivi e inaccessibili per la stragrande maggioranza delle persone, e le ha reinterpretate in una versione moderna e accattivante, utilizzando materiali innovativi e un design unico. La forma della lampada, con la sua combinazione di linee curve e angoli acuti, richiama la silhouette delle lampade a candelabro di un tempo, ma con un’estetica più sofisticata e contemporanea. Realizzata in policarbonato, la versione “classica” (perché, nonostante i pochi anni di vita, si può dire che Bourgie sia diventata una sorta di classico del design italiano) è quella trasparente, ma la lampada di Laviani è disponibile in una vasta gamma di colori, dai toni classici del bianco e del nero a quelli più audaci come il rosso e l’arancione passando anche attraverso il viola e il dorato, rendendola adatta a qualsiasi stile di arredamento.
La versatilità di Bourgie è un’altra chiave del suo successo. Può essere infatti utilizzata come abat jour per illuminare una camera da letto, oppure può essere sistemata su di un tavolo da pranzo, per non parlare poi di un soggiorno o di uno studio. La sua luce soffusa e morbida è infatti perfetta per creare un’atmosfera accogliente e rilassante, mentre la sua forma la rende un’aggiunta elegante e di design a qualsiasi stanza. La Bourgie può essere utilizzata da sola come pezzo centrale di un ambiente, oppure può essere abbinata a più lampade per creare un effetto ancora più drammatico. E poi, la struttura in policarbonato rende la Bourgie molto leggera, resistente e facile da pulire.
Si tratta infatti di una lampada che pesa appena 3,4 chilogrammi, a fronte di un’altezza raggiunge un massimo di 78 centimetri. È un oggetto subito riconoscibile per via dell’apparente contrasto tra il sostegno e il paralume: la base, costituita da tre piani bidimensionali che si incrociano, ricorda infatti le elaborate basi a tripode dei candelieri barocchi, mentre il grande paralume ha linee meno sinuose, essendo realizzato con effetto plissettato per fare in modo che la rifrazione della luce riesca a creare suggestivi effetti di riflessi nella stanza che viene illuminata da Bourgie. E proprio il cappello, unico elemento regolabile della lampada (grazie infatti a un particolare sistema di aggancio), consente di raggiungere tre diverse altezze (78, 73 e 68 centimetri).
Anche se la linea è quella degli arredi seicenteschi, in realtà l’ispirazione a Laviani è giunta da... un oggetto che gli era molto familiare: una lampada dei suoi genitori. Il designer cremonese ha spiegato le origini del progetto in un’intervista uscita nel dicembre 2020 su Mohd Design Magazine. “Era forse un prodotto che mancava sul mercato”, ha spiegato Laviani. “Era il 2003 e dominava il post minimalismo, si lavorava su qualcosa di completamente epurato da qualsiasi tipo di decoro, anche in reazione all’iper decoro e colore che avevano dominato gli anni Ottanta e inizio anni Novanta. Quindi anche ad un livello culturale era una lampada che si poneva in una maniera che altri hanno definito ‘neobarocco’. Era una fase della mia vita così. Era la prima volta che Kartell mi dava un budget più cospicuo per progettare una lampada, tra l’altro era il secondo anno in cui Kartell si era rimessa a fare lampade. Come sempre accade, uno pensa a diecimila cose e poi alla fine ho rifatto una lampada che avevano i miei genitori sulla scrivania pensando di farla in plastica. E la cosa sorprendente, è che ogni tanto mi riguardo i disegni originali e quella lampada è andata in produzione esattamente come era stata disegnata la prima volta”.
Bourgie riveste inoltre una notevole importanza storica, che gli viene attribuita in primis dall’esperto di design Alyn Griffiths nel suo importante libro 21st Century Lighting Design, dov’è menzionata tra i prodotti che hanno formato il gusto nell’illuminazione del nuovo millennio. “Nella prima parte del XX secolo”, scrive Griffiths nell’introduzione del volume, “il design era dominato dalle dottrine del modernismo, e una filosofia del design per necessità si faceva urgente per via delle due distruttive guerre mondiali. Gradualmente, nella seconda metà del secolo, movimenti reazionari desiderosi di reintrodurre la decorazione e l’umorismo nel design cominciarono a emergere e ottennero il loro momentum. L’Italia giocò un ruolo cruciale in questo forte risveglio creativo, grazie anche al governo italiano che supportava le collaborazioni tra design e industria come parte dei suoi piani per rinvigorire l’economia del paese dopo la seconda guerra mondiale. Prodotti readymade e soluzioni per illuminare create da designer influenti come i fratelli Castiglioni negli anni Sessanta, e il design scultoreo di gruppi radicali come Studio Alchimia e Memphis negli anni Settanta e Ottanta, ispirarono le generazioni successive dei designer a sfidare le forme e le tipologie di prodotti familiari […]. L’attitudine italiana alla creatività e alle soluzioni ingegnose fu una combinazione perfetta per evidenziare le qualità espressive della luce”. Il nuovo millennio al contrario cercò di ridurre il decorativismo che si era diffuso a partire dagli anni Settanta senza però negarlo ma cercando di mitigarne gli eccessi, e tra le soluzioni che si sarebbero distinte figura anche Bourgie poiché, spiega lo studioso, “incarna una tendenza popolare del XXI secolo, quella di combinare riferimenti visivi storici con materiali contemporanei”.
Originariamente prodotta con l’idea di dare un saggio inequivocabile della lucentezza del policarbonato trasparente, “la forma giocosa di Bourgie”, scrive ancora Gryffiths che dedica nel suo libro una scheda alla lampada di Laviani, “evoca gli intricati dettagli dei classici design barocchi. Le proprietà riflettenti della plastica conferiscono alla lampada l’aspetto del cristallo molato, rafforzando l’impressione di preziosità intrinseca nonostante sia realizzata con un materiale relativamente economico e robusto. [...] Il design iconoclasta della lampada, che combina riferimenti formali di un’epoca precedente con materiali contemporanei, le consente di stare comodamente accanto ad oggetti d’antiquariato e oggetti di diversi stili estetici, rendendola una scelta popolare per l’uso in interni moderni o eclettici”.
In appena pochi anni di vita, Bourgie riusciva a ritagliarsi un ruolo da vera icona pop, grazie alle sue forme accattivanti, alla sua adattabilità, alla capacità di creare un’atmosfera calda e accogliente in ogni stanza. E in occasione del suo decimo compleanno, nel 2014, Kartell ha chiesto a diciannove designer di reinterpretare la lampada più famosa della casa milanese. Ne sono risultati dieci singolari pezzi presentati nel 2014 prima a Maison&Objet a Parigi, poi al Flagship Store di Parigi, quindi al Museo Kartell di Milano e infine nel negozio Kartell di Green Street a New York. Particolarmente apprezzata è stata la lampada Eigruob (ovvero Bourgie letto al contrario) di Oki Sato (Toronto, 1977): una rilettura finita anche su alcuni libri di design come esempio dell’immaginazione che è capace di vedere forme anche nel vuoto. La lampada del designer nippo-canadese è infatti l’esatto complementare di Bourgie e riempie i suoi spazi vuoti, con un paralume dalla forma elaborata che s’incastra perfettamente bella base di Bourgie, e una base dalle forme rigide che invece contrasta col paralume.
Una lampada di grande successo, in sostanza. Forse quando uscì, ha spiegato sempre Laviani, “nessuno pensava a una lampada del genere, era una lampada trasversale perché il fatto che fosse di plastica la rendeva da una parte ironica e quindi piaceva ai più giovani ma dall’altra parte confortevole dal punto di vista del design, rispetto ad altre lampade dell’epoca estremamente minimali o futuristiche. Il primo anno, credo che siano state vendute settantamila lampade e sono stati prodotti due stampi perché con uno non ce la facevamo”. Una produzione che a oggi non si è certo arrestata: Bourgie è ancora uno dei prodotti di punta di Kartell e una delle lampade più apprezzate del design del XXI secolo.