La Ballerina di Degas: la storia di un'opera stroncata e di un sogno infranto


La Ballerina di Degas è oggi tra le opere più acclamate del grande impressionista, ma quando fu presentata venne pesantemente stroncata dalla critica. Solo Huysmans l'avrebbe lodata. E dietro la scultura si cela anche la triste storia della sua modella.

È una delle opere di Edgar Degas (Parigi, 1834 – 1917) più fotografate al mondo. In effetti, della Piccola ballerina di quattordici anni esistono ventisei esemplari, i più famosi custoditi al Musée d’Orsay, alla National Gallery of Art di Washington, al Metropolitan Museum of Art di New York, al Virginia Museum of Fine Arts, ma solo uno si può ritenere essere l’originale, realizzato direttamente dall’artista. Il primo esemplare della Petite danseuse fu infatti eseguito in cera ed è quello oggi conservato alla National Gallery of Art di Washington, mentre tutti gli altri sono versioni in bronzo dell’originale. Si tratta inoltre dell’unica scultura che Degas espose pubblicamente durante la sua esistenza, precisamente in occasione della sesta Exposition des Indépendants, nel 1881.

Occorre sottolineare tuttavia che se oggi la scultura è così apprezzata in ogni sua versione dai visitatori di tutte le sedi museali che ne custodiscono un esemplare, quando la statua venne presentata per la prima volta non ricevette questo trattamento, anzi. Il critico Henry Trianon si scandalizzò per la bruttezza di quella scultura e fece della cattiva ironia affermando che “nei bassifondi delle scuole di danza, esistono delle povere bambine che somigliano a questo piccolo mostro”; suggerì inoltre di “metterle in un museo di zoologia, d’antropologia, di fisiologia, ma non in un museo d’arte”. E non contento, aggiunse ancora che Degas l’aveva scelta tra le più “odiosamente brutte”. Élie de Mont commentò: “Non chiedo che l’arte sia sempre elegante, ma non credo che il suo ruolo sia sostenere la causa della bruttezza” e accostò la Piccola ballerina a “una scimmia, a un azteco, da mettere in contenitore sotto formalina”, mentre Paul Mantz disse: “I borghesi ammettono di rimanere stupefatti nel contemplare questa creatura di cera, ma si sentono i padri pregare Dio perché le loro figlie non diventino delle ballerine”, e parlò dell’“istruttiva bruttezza del viso”, ragionando che “senza dubbio Degas è un moralista”. L’atteggiamento di Degas era secondo lui di “bestiale sfrontatezza”.

Edgar Degas, Piccola ballerina di quattordici anni (1878-81; cera colorata, metallo, capelli umani, nastro di seta e lino, corpetto in pizzo, tutù di cotone e seta, scarpette di seta, su base di legno, 98,9 x 34,7 x 35,2 cm senza base; Washington, National Gallery of Art, Collezione Paul Mellon)
Edgar Degas, Piccola ballerina di quattordici anni (1878-81; cera colorata, metallo, capelli umani, nastro di seta e lino, corpetto in pizzo, tutù di cotone e seta, scarpette di seta, su base di legno, 98,9 x 34,7 x 35,2 cm senza base; Washington, National Gallery of Art, Collezione Paul Mellon)


Edgar Degas, Adrien-Aurélien Hébrard, Piccola ballerina di quattordici anni (1921-31; bronzo patinato, tutù in tulle, nastro di raso, base in legno, 98 x 35,2 x 24,5 cm senza base; Parigi, Musée d'Orsay). Credit Musée d'Orsay
Edgar Degas, Adrien-Aurélien Hébrard, Piccola ballerina di quattordici anni (1921-31; bronzo patinato, tutù in tulle, nastro di raso, base in legno, 98 x 35,2 x 24,5 cm senza base; Parigi, Musée d’Orsay). Credit Musée d’Orsay


Edgar Degas, Adrien-Aurélien Hébrard, Piccola ballerina di quattordici anni (1922; bronzo, tarlatana, raso di seta, legno, 97,8 x 43,8 x 36,5 cm; New York, Metropolitan Museum)
Edgar Degas, Adrien-Aurélien Hébrard, Piccola ballerina di quattordici anni (1922; bronzo, tarlatana, raso di seta, legno, 97,8 x 43,8 x 36,5 cm; New York, Metropolitan Museum)

La Piccola Ballerina suscitò così tanto scalpore perché si trattava di qualcosa di molto innovativo dal punto di vista della scultura del tempo: usciva totalmente dagli schemi delle statue marmoree che spesso raffiguravano nudi idealizzati nelle abituali esposizioni. L’allontanamento dalla tradizionale scultura classica francese si concretizzava in quest’opera nell’utilizzo di materiali non convenzionali e realistici e nella posa che non rimandava affatto alla grazia, all’eleganza e alla bellezza, attributi solitamente associati al mondo della danza. La statua era modellata in cera colorata (non nel tradizionale marmo), e presentava inoltre accessori reali: aveva capelli umani veri legati con un nastro di raso, indossava un corpetto in stoffa, un tutù di pizzo e scarpette da ballo in seta rosa. La posa era lontana dal portamento eretto e composto tipico di una ballerina di danza classica, poiché il petto e il mento protendevano in avanti in un portamento sgraziato, le mani erano unite dietro le schiena, la gamba destra posta in avanti con il piede in en dehors, assumendo tuttavia una posizione rilassata. Per questo i critici avevano percepito nella scultura di Degas la bruttezza della ballerina, perché si discostava completamente dai modelli aggraziati e raffinati di ballerine che erano abituati ad ammirare in questi contesti espositivi. Ad accrescere inoltre la sensazione di trovarsi di fronte a una scimmia, come era stato affermato, o comunque a una creatura da studiare zoologicamente o antropologicamente, era il fatto che la statua era chiusa in una teca di vetro, come un artefatto di un museo etnografico. La rappresentazione scultorea di Degas di un’opera rat, appellativo con cui si definiscono tuttora i giovani ballerini dell’Opera di Parigi, era dunque estremamente lontana dalla tradizione accademica e dall’ambiente della borghesia francese. I rats provenivano all’epoca solitamente da famiglie di classe operaia, che secondo le idee del tempo si credevano molto più vulnerabili alla corruzione morale. Probabilmente Degas volle dare alla sua Piccola ballerina l’aspetto di una giovane, che sta per diventare donna, appartenente a quel contesto sociale, e lo fece rendendo distorta la sua fisionomia.

In disaccordo con i critici citati in precedenza fu il letterato e critico Joris-Karl Huysmans, il quale rimase positivamente stupito dalla ballerina di Degas. La definì “l’unica opera tridimensionale dell’esposizione”, la “prima formulazione di una nuova arte”. Per i materiali utilizzati e la tecnica di realizzazione, l’assimilò al “metodo degli antichi maestri spagnoli”, trovando una somiglianza con il “Cristo della Cattedrale di Burgos, i cui capelli sono dei veri capelli, le spine sono delle vere spine, i tessuti vere stoffe”. Dichiarò inoltre: “raffinata e barbara allo stesso tempo, col suo abito ingegnoso e le sue carni colorate che palpitano, solcate dal lavorio dei muscoli, questa statuetta è il solo tentativo di vera modernizzazione della scultura che io conosca”. “La terribile realtà di questa statuetta causò al pubblico un evidente disagio”, aggiunse Huymans, “tutte le sue idee sulla scultura, su questi freddi biancori inanimati, su questi famosi stereotipi ricopiati da secoli, vengono sconvolte. Il fatto è che con il suo primo tentativo monsieur Degas ha rivoluzionato le tradizioni della scultura come ha scosso da tempo le convenzioni della pittura”. Degas s’ispirò probabilmente alle statue di cera di Madame Tussauds a Londra, ai manichini di cera delle mostre etnografiche parigine.

Prima di realizzare la scultura, l’artista eseguì alcuni studî su carta, disegnando la ballerina da diverse angolazioni. Questi disegni si dividono principalmente in gruppi: alcuni mostrano la giovane ballerina vestita o nuda da cinque diverse angolazioni in una posa simile a quella della scultura finale, sebbene le sue braccia siano poste davanti al petto, e dove vestita, si stia aggiustando lo spallino. Altri la raffigurano ancora nuda o vestita nella stessa posa della scultura, mentre ulteriori disegni sono dedicati alla testa, al busto, alle braccia, e addirittura un intero foglio contiene cinque studî solo dei suoi piedi. Il Gabinetto dei Disegni del Louvre custodisce un foglio con quattro studi di ballerina che riporta un nome e un indirizzo, gli stessi che appaiono in un taccuino che Degas utilizzava tra il 1880 e il 1884: i dati rimandano a una certa Marie van Goethem, la giovane che fece da modella per la Piccola ballerina di quattordici anni. In effetti Marie, nata il 17 febbraio 1864, aveva esattamente quattordici anni nel 1878. I quattro studî raffigurano la ballerina nella posa adottata nella statua. Forse la presenza del nome e dell’indirizzo su quel foglio indica quest’ultimo come il primo di una serie di studi di Marie in quella posa e col tutù. Un foglio conservato invece all’Art Institute of Chicago raffigura tre studî di ballerina in quarta posizione, uno frontale e gli altri nei due profili; la posa è ancora quella che sarà adottata nella scultura. Il disegno di Chicago è uno dei più raffinati di questo gruppo ed è legato a un altro foglio delle stesse dimensioni, appartenente tuttavia a una collezione privata, che rappresenta Marie in tre studi di schiena. Appartiene alle collezioni del Metropolitan Museum di New York il foglio intitolato Due ballerine: in questo caso, le danzatrici non hanno le braccia dietro la schiena, ma si stanno aggiustando lo spallino del vestito.

Edgar Degas, Due ballerine (1879 circa; carboncino e gesso bianco su carta patinata, 63,8 x 48,9 cm; New York, Metropolitan Museum)
Edgar Degas, Due ballerine (1879 circa; carboncino e gesso bianco su carta patinata, 63,8 x 48,9 cm; New York, Metropolitan Museum)


Edgar Degas, Tre studi di una ballerina in quarta posizione (1879-80; carboncino e pastello su carta, 48 x 61,6 cm; Chicago, Art Institute)
Edgar Degas, Tre studî di una ballerina in quarta posizione (1879-80; carboncino e pastello su carta, 48 x 61,6 cm; Chicago, Art Institute)


Edgar Degas, Quattro studi di una ballerina (RF 4646, Recto; Parigi, Département des arts graphiques, Fonds des dessins et miniatures, collection du musée d'Orsay) © RMN-Grand Palais (Musée d'Orsay) - Photo Adrien Didierjean
Edgar Degas, Quattro studî di una ballerina (RF 4646, Recto; Parigi, Département des arts graphiques, Fonds des dessins et miniatures, collection du musée d’Orsay) © RMN-Grand Palais (Musée d’Orsay) - Photo Adrien Didierjean

Della giovane Marie van Goethem si conosce a grandi linee la triste storia: fin da bambina, Marie sognava di diventare una ballerina dell’Opera di Parigi. Per lei la danza rappresentava una sorta di evasione, nonché una fonte di gioia, per combattere le condizioni di vita disagiata in cui si trovava la sua famiglia: era figlia di un sarto e di una lavandaia, ma la madre era caduta nell’alcool e nella prostituzione, e viveva nel quartiere di Notre-Dame de Lorette, zona nota fin dall’Ottocento per il forte degrado sociale. Marie venne ammessa nella prestigiosa scuola di ballo, dove conobbe Degas, che come è testimoniato dalle numerosissime rappresentazioni pittoriche del mondo della danza e del palcoscenico ne era infinitamente appassionato.

Tuttavia, dopo essere stata ritratta più volte in disegno e in scultura dal celebre artista, la giovane abbandonò sempre più la danza; cominciò a frequentare taverne e luoghi non raccomandabili, finendo per cadere nel vizio e nella prostituzione. Si dice che la situazione peggiorò ulteriormente alla morte del padre, poiché la madre per sopravvivere fu costretta a far prostituire le sue tre figlie. Per questo Marie non fu più ammessa alle lezioni, anche a causa delle troppe assenze: finiva così il suo sogno di ballerina. Da quel momento di Marie non si hanno più testimonianze. Il suo nome è scomparso dai registri dell’Opera di Parigi; una delle sorelle venne arrestata per furto e anche la stessa Marie subì l’arresto per aver tentato di borseggiare uno dei suoi clienti.

La storia di un sogno infranto che rivive in tutti gli esemplari della Piccola ballerina di quattordici anni, da quello originale della National Gallery of Art di Washington a quelli in bronzo dei più prestigiosi musei del mondo. L’unica scultura che Degas decise di esporre nella sua esistenza: alla sua morte, nel 1917, la sua bottega rivelò un tesoro di ben 150 sculture di cera o di terra, fino ad allora sconosciute.

Bibliografia essenziale

  • Camille Laurens, Little dancer aged fourteen: The true story behind Degas’s masterpiece, Other Press, 2018
  • Marie-Josée Parent, La petite danseuse de quatorze ans: Une analyse de la fonction subversive de l’oevre, 2009 Bernd Growe, Edgar Degas 1834 – 1917, Taschen, 2001 Jean Sutherland Boggs (a cura di), Degas, catalogo della mostra (New York, The Metropolitan Museum of Art, dal 27 settembre 1988 all’8 gennaio 1989), Metropolitan Museum of Art, 1988 Theodore Reff, Degas: The artist’s mind, Metropolitan Museum of Art, 1976


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Ilaria Baratta

L'autrice di questo articolo: Ilaria Baratta

Giornalista, è co-fondatrice di Finestre sull'Arte con Federico Giannini. È nata a Carrara nel 1987 e si è laureata a Pisa. È responsabile della redazione di Finestre sull'Arte.






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