In quest’articolo pubblicato su The Art Newspaper e scritto da Pac Pobric, viene analizzata la Pop art soffermandosi sull’influsso che questo movimento ha ancora ai nostri giorni sulla nostra società. Vi proponiamo l’articolo nella mia traduzione e qui il link dell’originale. ;)
Dalla fine degli anni Cinquanta del Novecento, con l’avvento della Pop art, è stato affidato agli artisti il compito di affrontare il retaggio e le implicazioni del suddetto movimento. Negli ultimi anni, studiosi e curatori lo stanno analizzando con l’analoga urgenza dell’epoca della sua nascita. Questo mese, la Yale University Press ha pubblicato The long march of Pop: Art, Music and Design 1930-95 (“La lunga marcia del Pop: Arte, musica e design 1930-95”), libro dello storico dell’arte Thomas Crow, che esamina il ruolo di artisti come Andy Warhol e Roy Lichtenstein nel vastissimo contesto della cultura americana e internazionale del Novecento. Qui, viene analizzata la lunga storia della Pop art, mettendola in parallelo con le tradizioni dell’arte popolare americana e relazionandola con gli sviluppi successivi, come il punk della Los Angeles degli anni Ottanta.
“Si è sempre pensato che la Pop art si sia affievolita alla fine degli anni Sessanta del secolo”, afferma Crow. “Ma io non penso che sia così. Il libro dimostra come l’impulso pop che arrivò così vivacemente negli anni Sessanta sia frutto di una lunga preparazione” sostiene Crow. “Successivamente, si è diretta verso altri ambiti della cultura”.
Il suo libro è l’ultimo di una serie di riesami contemporanei sulla vasta influenza della Pop art. Il Seattle Art Museum ha ospitato fino all’11 gennaio “Pop Departures”, che accoppia artisti storici come Warhol ad artisti attuali come Josephine Meckseper. Inoltre, il libro di Crow è stato pubblicato prima di “International Pop” al Walker Art Center di Minneapolis (9 aprile – 6 settembre), in cui viene gettato uno sguardo sullo sviluppo del movimento oltre il mondo occidentale. Ma questo interesse non ha luogo solo in America: la Tate Gallery a Londra ha ospitato recentemente retrospettive dedicate a Roy Licthenstein (in collaborazione con l’Art Institute di Chicago nel 2013) e a Richard Hamilton (nel 2014).
Antônio Henrique Amaral, Homenagem ao Século 20/21 (“Omaggio al secolo 20/21”), 1967, su concessione del Walker Art Center per The Art Newspaper |
Il Whitney Museum of American Art di New York è stato particolare fulcro di mostre sulla Pop art e sul suo influsso negli ultimi anni. Nel 2012, il museo ha ospitato due mostre che andavano oltre l’ostentazione Pop e si avvicinavano alle sue implicazioni più oscure: “Sinister Pop” e “Dark and Deadpan: Pop in TV and the Movies”. L’anno successivo, il Whitney ha tenuto “Robert Indiana: Beyond Love”, prima retrospettiva americana dell’artista, a cui ha fatto seguito, nel 2014, la grande retrospettiva dedicata a Jeff Koons.
Donna de Salvo, principale curatrice del Whitney e co-organizzatrice di “Sinister Pop”, afferma che il rinnovato interesse degli studiosi per la Pop art conduce a una rivalutazione della nostra stessa cultura contemporanea. “Ad ogni modo, la moltitudine di immagini che oggi vediamo ovunque e che provengono da un’arte figurativa già esistente costituiva il punto di forza della Pop art. Così quest’ultima attesta la nostra situazione attuale. La storia ci permette di osservare il nostro stesso tempo e, in modo divertente, la Pop art ci offre un punto di riflessione su ciò”.
Lo storico dell’arte Hal Foster, autore di “The First Age of Pop” del 2011, sostiene che, in particolare, gli influssi pop cambiano a seconda di come consideriamo le nostre identità. “Dopo un certo periodo nella società capitalistica, siamo diventati homo imago”, afferma, riferendosi al fatto che la nostra identità è legata al modo in cui siamo rappresentati nelle immagini. “Le persone sono al giorno d’oggi una sorta di immagine e questa è una delle conseguenze della Pop art, soprattutto quella di Warhol” afferma Foster. Lo sviluppo dei social network come Facebook e Twitter, che sono inondati di immagini, dimostra il punto di vista di Foster.
Per Crow, la Pop art necessita di essere compresa nella sua più profonda storia sociale al fine di darle un senso. “L’arte figurativa non è valorizzata se viene emarginata. È riduttivo non pensare alle sue relazioni e al suo feedback continuo”. La Pop art, forse più di qualsiasi altro movimento artistico, offre questi confronti e illustra la loro persistente importanza. “Ne emerge che la Pop art non si è mai arrestata”.
L'autrice di questo articolo: Ilaria Baratta
Giornalista, è co-fondatrice di Finestre sull'Arte con Federico Giannini. È nata a Carrara nel 1987 e si è laureata a Pisa. È responsabile della redazione di Finestre sull'Arte.