La collezione di strumenti scientifici della Biblioteca Casanatense


La Biblioteca Casanatense di Roma possiede una preziosa collezione di strumenti scientifici che cominciò a crescere fin dall’epoca della fondazione dell’istituto e si arricchì nel tempo, secondo l’idea per cui la biblioteca è anche un museo della conoscenza. 

Astrolabi, compassi, magneti, quadranti, meridiane. Sono alcuni degli antichi strumenti scientifici che fanno parte della collezione della Biblioteca Casanatense, che opera dal 1701 nel convento domenicano di Santa Maria sopra Minerva a Roma. La Biblioteca Casanatense ha cominciato fin da subito a rimpinguare la propria collezione di strumenti scientifici: era infatti normale nel Settecento che le raccolte librarie fossero arricchite con opere d’arte o con strumenti che avessero legami con il patrimonio bibliografico.

Ma in realtà fin dal Rinascimento, ci spiega la direttrice della Casanatense, Lucia Marchi, “l’istituzione biblioteca veniva considerata un museo della conoscenza, nel quale il patrimonio librario era connesso con le varie tipologie di fondi comprensive di opere artistiche, strumenti scientifici, reperti archeologici, documenti d’archivio in modo da divenire una testimonianza dell’epoca da tramandare alle generazioni future per mantenere viva la fiamma della conoscenza”. Questa virtuosa propagazione della cultura sarebbe stata interrotta, continua Marchi, in primis dalla “legge sulla soppressione delle corporazioni religiose di Roma, emanata dallo Stato italiano nel giugno del 1873, all’indomani dell’avvento di Roma capitale del Regno, per cui le biblioteche romane si trovano coinvolte nell’assetto organizzativo che conduce ad un principio di razionalizzazione tipologica dei contenuti, in modo che le collezioni librarie vengono distinte dalle raccolte antiquarie, numismatiche, artistiche”, e in seguito dalla “parcellizzazione dei beni culturali per migliorare la valorizzazione, solo dichiarata, ma poi raramente realizzata, per problematiche burocratiche e difficoltà che gli istituti specifici hanno avuto via nel XX secolo per progressive e sensibili diminuzionì di fondi ed endemiche riduzioni di personale soprattutto nel settore dei beni culturali, che hanno impedito nel tempo la fruibilità delle migliaia di opere in essi collocate, ed attualmente spesso ancora conservate negli innumerevoli depositi sempre più polverosi e sempre meno provvisti di personale idoneo a riportarli alla luce. Ora con la nuova denominazione del Ministero, la terminologia Cultura rende più chiara la missione che si ha davanti, ovvero la costruzione di una rete che colleghi inscindibilmente le testimonianze materiali e immateriali del passato e del presente, affinché le meravigliose bellezze che custodiamo nei nostri istituti rinnovate, grazie anche all’utilizzo delle sempre più innovative tecnologie di digitalizzazione e di comunicazione, continuino a stimolare la voglia di conoscenza nei visitatori e negli studiosi del futuro”.

Tornando invece all’epoca della fondazione della Casanatense, all’epoca era idea diffusa che una biblioteca universale dovesse rispecchiare le tendenze del proprio tempo e che contestualmente dovesse anche proiettarsi verso il futuro: così, già prima del marzo 1703, il maestro generale dell’ordine domenicano, padre Antonin Cloche (Saint-Sever, 1628 - Roma, 1720), che promosse una rinascita intellettuale e teologica dell’ordine, aveva disposto per la Casanatense l’acquisto di una grande sfera armillare dal costruttore di strumenti scientifici Girolamo Caccia, e l’aveva fatta modificare in modo che diventasse “più copiosa e di maggior intelligenza per far conoscere li due sistemi di Ticone e di Copernico”, così da essere in linea coi dettami dell’ortodossia cattolica del tempo (la sfera della Casanatense prende infatti in considerazione il sistema dell’astronomo danese Tycho Brahe che metteva in dialogo il geocentrismo con l’eliocentrismo: una soluzione che, ancora nel Settecento, veniva accettata da una Chiesa che si interessava agli studi sull’universo). Successivamente, nel 1715, lo stesso Cloche ordinava l’acquisto di due globi, uno terrestre e uno celeste, realizzati a inchiostro e dipinti a tempera dal cartografo e cosmologo Silvestro Amanzio Moroncelli (Fabriano, 1652 - 1719), abate della congregazione dei Silvestrini della chiesa di Santo Stefano del Cacco: l’acquisto dei globi doveva integrare il patrimonio librario a tema astronomico e geografico che già era presente nella biblioteca. Peraltro, sul globo terrestre è presente anche un ritratto dello stesso Cloche.

Il Salone Monumentale della Casanatense
Il Salone Monumentale della Casanatense
Sfera armillare (fine del XVII secolo - inizi del XVIII secolo)
Sfera armillare (fine del XVII secolo - inizi del XVIII secolo)
Il globo celeste di Silvestro Amanzio Moroncelli
Il globo celeste di Silvestro Amanzio Moroncelli
Il globo terrestre di Silvestro Amanzio Moroncelli
Il globo terrestre di Silvestro Amanzio Moroncelli
Targa marmorea in ricordo del museolum allestito da padre Audiffredi
Targa marmorea in ricordo del museolum allestito da padre Audiffredi

La collezione di strumenti scientifici della Casanatense si arricchì ulteriormente con padre Giovanni Battista Audiffredi (Saorgio, 1714 - Roma, 1794), astronomo, bibliografo e prefetto della Casanatense dal 1759 al 1794: Audiffredi si occupò non soltanto dell’ampliamento del patrimonio bibliografico ma anche dell’acquisto di strumenti astronomici, scientifici, di fondi numismatici, di gemme preziose e anche opere d’arte, secondo la visione illuminista del tempo. Gli interessi scientifici che Audiffredi coltivava lo avvicinavano a intellettuali del tempo come Ludovico Antonio Muratori, Girolamo Tiraboschi, Angelo Maria Bandini, e lo portarono a far diventare la Casanatense una delle istituzioni culturali più illustri del tempo: fu sotto la sua prefettura che la Casanatense si dotò di un “Piccolo museo di storia naturale” (l’historiae naturalis museolum), il nucleo fondante dell’attuale percorso museale della biblioteca. Audiffredi aveva anche passione per le scienze naturali, per la numismatica, per l’antiquaria e l’anatomia: “si racconta”, spiega Lucia Marchi, “che in una loggia del Convento della Minerva aveva allestito un gabinetto astrologico per le sue osservazioni ed i suoi studi sul passaggio di Venere e di Mercurio, sulle eclissi ed i moti della luna, sulla teoria delle comete e sulla parallassi solare, relazionate in alcune sue opere pubblicate tra il 1753 ed il 1770. E, malgrado lui stesso si rappresentava come un antico dilettante di astronomia, e considerasse le sue opere bagatelle astronomiche, in realtà era apprezzato per la sua precisione nei calcoli e la sua accuratezza dei rilevamenti astronomici al punto che il gesuita Giuseppe Ruggero Boscovich, sostenitore del newtonianismo del Collegio Romano ed astronomo di fama europea, lo aveva definito ‘diligentissimo osservatore de’ fenomeni celesti’, ed il celebre astronomo francese Joseph-Jerome de Lalande, che lo aveva incontrato visitando la Casanatense in un suo soggiorno romani, lo considerava un ‘habile astronome’”.

Gli strumenti che Audiffredi utilizzò per le sue ricerche confluirono probabilmente nell’osservatorio astronomico che nell’Ottocento era stato realizzato da padre Alberto Guglielmotti, bibliotecario casanatense dal 1850 al 1859, nel Collegio di San Tommaso d’Aquino alla Minerva: nel Libro delle Ragioni è infatti riportato l’acquisto di un lotto contenente anche oggetti scientifici con fondi dell’eredità Casanate nel 1770, presumibilmente con lo scopo di ampliare il museolum realizzato alla Casanatense dall’Audiffredi, interamente a sue spese, di cui restano in nella biblioteca modeste testimonianze.

Il visitatore che oggi entri alla Biblioteca Casanatense troverà molti degli strumenti scientifici raccolti fin dalla fondazione dell’istituto. Tra questi oggetti figura, naturalmente, anche la sfera armillare acquistata da Cloche nel 1703: si presenta con una circonferenza di quasi quattro metri ed è una raffigurazione della sfera celeste secondo l’astronomia antica. Nella scrittura privata che regola l’acquisto della sfera, anch’essa conservata alla Casanatense, si legge che la sfera armillare è “composta di due mezzi cerchij di ferro lisci con vn’asta di ferro attaccata alli detti, quali cerchij et asta di ferro attaccata seruono per posamento e sostegno di detta sfera sopra de quali cerchij è fermato l’Orizzonte d’ottone… in una con il suo meridiano e Zodiaco con li due Colluri e Legature li due Tropici, due Cerchij Polari e tre Cerchi de’ Pianeti Superiori”. Esposti poi anche i due globi di Moroncelli, la cui grandiosità si può facilmente desumere dalla frase che l’ultimo prefetto domenicano, Pio Tommaso Masetti, pronunciò per ricordare che “per farli entrare fu d’uopo allargare la porta d’ingresso”. Sia la sfera armillare che i due globi occupano oggi gli spazi del Salone Monumentale della Casanatense, progettato dall’architetto Antonio Maria Borioni (documentato tra il 1685 e il 1727), e che oggi vediamo non troppo distante da com’era allestito nel Settecento, dal momento che nei tempi successivi i curatori della Casanatense cercarono sempre di preservarne l’integrità.

Astrolabio
Astrolabio
Il radio latino
Il radio latino
Quadrante in ottone
Quadrante in ottone
Magnete naturale
Magnete naturale
Il cosmoplano di Jacques Francois Dicquemare
Il cosmoplano di Jacques Francois Dicquemare
Compasso topografico
Compasso topografico

Ancora, il pubblico, nel percorso museale della Casanatense, può ammirare un radio latino (un antico strumento per misurare distanze e altezze, inventato nel Cinquecento dal condottiero Latino Orsini), in ottone, degli inizi del secolo XVII, e poi ancora un oggetto originale in rame ed ottone con pregevoli incisioni decorative, che serviva alla misurazione del tempo, il cui verso è uguale al verso di un astrolabio, presumibilmente del XVI secolo. E poi, un quadrante con cursore in ottone del XIV secolo, di fabbricazione tedesca; un orologio solare a tazza, in ottone, del 1626, di fattura italiana; un compasso topografico in ottone del XVII secolo; tre compassi di divisione in legno con punte metalliche del XVIII secolo, dei quali il più grande potrebbe essere identificato come uno strumento d’uso dell’enciclopedico prefetto, in quanto compare nel ritratto ad olio dell’Audiffredi, ed infine un cosmoplano (ovvero un globo celeste piano) fabbricato a Parigi nel 1768 su progetto dell’abate Jacques Francois Dicquemare (Le Havre, 1733 - 1789). Inoltre esiste anche documentazione dell’acquisto nel 1765 di un magnete naturale incluso in rivestimento d’ottone. Completano la selezione una riga parallela a rotelle, fabbricata a Londra dalla rinomata casa costruttrice Dollond ed un pesa monete, entrambi agli inizi del XIX secolo.

Oggi, la Biblioteca Casanatense aspira a riprendere il filo mai interrotto di comunicazione esistente tra le varie tipologie di patrimonio, e riscoprire interessanti legami che hanno portato al saggio pubblicato nel volume Rischiarare il vero, rilevare il bello. Storie e modelli di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale della collana Notiziario del Portale Numismatico dello Stato: uno studio che, grazie anche all’intervento della direttrice generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, Federica Galloni e della direttrice generale Biblioteche e Diritto d’Autore, Paola Passarelli, ed alla disponibilità dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, ha ottenuto lo speciale seguito di stampa dedicato La Biblioteca Casanatense: il Museo svelato. Guida alle collezioni, e si presenta come un fondamentale saggio grazie al quale comprendere le varie collezioni non prettamente librarie (dunque le raccolte archeologiche, numismatiche, scientifiche) presenti nella prestigiosa istituzione, e, in particolare, gli intimi legami che le collegano inscindibilmente con queste ultime. “Questo nuovo narrare della Biblioteca nel terzo millennio”, conclude la direttrice Marchi, “ha creato un legame indissolubile tra il percorso propriamente museale che porta al Salone Monumentale ed il percorso bibliografico che trova il suo naturale approdo nelle tre Sale di lettura della sezione novecento, attualmente aggiornate in linea alle esigenze degli utenti dell’era digitale, ove si può accedere anche in maniera virtuale grazie all’adozione di Minerva Access, e nelle quali si ha la possibilità di studiare indistintamente dai più antichi manoscritti fino alle nuovissime banche dati, grazie agli accorgimenti speciali inseriti in ogni postazione ed alla rete che è presente nell’intera superficie dell’istituto”.

La Biblioteca Casanatense

La Biblioteca Casanatense aprì nel 1701 nel convento di Santa Maria sopra Minerva a Roma: fu istituita dai padri dell’ordine domenicano per volere del cardinale Girolamo Casanate (Napoli, 1620 - Roma, 1700). Per realizzarla, l’architetto Antonio Maria Borioni progettò un apposito edificio nell’area del chiostro della Minerva: la biblioteca aprì ospitando la ricca collezione libraria del cardinale, che contava su più di 25.000 volumi. Successivamente, grazie anche alla rete di collegamenti che i padri curatori della Casanatense seppero costruire con il commercio librario europeo, la biblioteca si arricchì presto di libri, opere d’arte, strumenti scientifici, reperti archeologici, materiale etnologico, monete. Il maggior ampliamento delle raccolte si ebbe con il prefetto Giovanni Battista Audiffredi, che aprì il museolum, il primo nucleo del percorso museale tuttora visitabile nella biblioteca. La gestione della biblioteca passò dai domenicani allo Stato nel 1884: dopo essere stata a lungo amministrata dal Ministero della Pubblica Istruzione, oggi la Casanatense è un istituto periferico del Ministero della Cultura.

Attualmente la Casanatense possiede circa 400.000 volumi tra manoscritti, incunaboli e stampati: di questi, circa 60.000 sono ancora conservati nel Salone Monumentale. Il fondo dei manoscritti, che si è formato soprattutto grazie all’opera di acquisizione dei padri domenicani (Girolamo Casanate infatti ne possedeva pochissimi), copre un arco di tempo che va dall’VIII al XX secolo, ed è composto da circa 6.200 volumi di diversi formati. Anche la raccolta di incunaboli (circa 2.000: tra questi di notevole interesse sono i particolari incunaboli miniati, tra cui anche un’edizione della Divina Commedia) fu formata in larga parte nel Settecento, grazie soprattutto all’operato di Gian Domenico Agnani e Giovanni Battista Audiffredi. E poi ancora, tra i tesori della Casanatense si annoverano il fondo grafico (con molte stampe di artisti tedeschi e fiamminghi, da Albrecht Dürer ad Hans Baldung Grien, da Hendrik Goltzius a Lucas van Leyden), la raccolta scientifica, la collezione archeologica, la raccolta di periodici che comprende 1.850 testate, il fondo di editti e bandi (80.000 documenti circa), il fondo musicale, che annovera il fondo dei manoscritti di Nicolò Paganini con 90 pezzi in prevalenza autografi, il nucleo di carte di Ottorino Respighi, e una collezione di libretti per musica a stampa con circa 1.900 esemplari.

La Sala di Lettura della Casanatense
La Sala di Lettura della Casanatense

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