La casa di Piero della Francesca a Sansepolcro: quando la casa d'artista incontra la ricerca


Il pittore Piero della Francesca, uno dei maggiori protagonisti del Rinascimento, nacque in Valtiberina, dove ancora oggi è presente la casa dove visse lunghi anni. Oggi, oltre ad essere visitabile, è anche un importante centro di ricerca dedicato al pittore biturgense.

“Lasciò nel Borgo bonissime facultà et alcune case che egli stesso si aveva edificate, le quali per le parti furono arse e rovinate l’anno 1536”. Così scriveva Giorgio Vasari nella Vita di Piero della Francesca, evidenziando come, benché la carriera dell’artista biturgense lo avesse condotto in lungo e largo per il Centro Italia per attendere a commissioni di grande prestigio, non avesse mai reciso il cordone ombelicale che lo legava alla sua città natale, Borgo San Sepolcro, oggi Sansepolcro. Questa attitudine peraltro ci è testimoniata non solo dal discreto numero di opere che realizzò per il borgo di Sansepolcro, ma anche dai ruoli nella vita pubblica che ricoprì nel piccolo comune della Valtiberina. La fortuna vuole che, nonostante i secoli che si frappongo tra la sua vita e la nostra contemporaneità, ancora oggi l’edificio di famiglia, che elesse a sua principale abitazione, si conservi mantenendo da ormai più di trent’anni una funzione pubblica legata alla valorizzazione degli studi inerenti uno dei più importanti protagonisti della pittura rinascimentale in Italia.

La casa di Piero della Francesca o dei Franceschi sorge a pochi metri dal Duomo di Sansepolcro, in un contesto urbanistico di grande fascino, che sembra non aver subito il passare del tempo, e così anche la residenza del pittore pare essere immutata. L’imponente e sobrio edificio che occupa quasi un intero isolato risulta dai documenti d’epoca di proprietà dei Franceschi quantomeno dal 1350.

Qui abitò la famiglia dell’artista: il padre Benedetto, agiato commerciante di tessuti, le cui fortune erano iniziate però con la concia delle pelle in un laboratorio nel Cantone dei Graziani, e la madre Romana di Pierino da Monterchi, i fratelli Marco e Antonio che in seguito avrebbero portato avanti l’attività di famiglia, che nell’edificio continuarono a risiedere anche da sposati, con le rispettive famiglie. E con buone probabilità qui nacque anche Piero in un anno impreciso da collocarsi tra il 1406 e il 1416.

Si vuole che lo stesso artista abbia sovrinteso alla riorganizzazione dell’edificio, durante un ampliamento avvenuto intorno al 1465 a seguito di un lascito testamentario di un parente sacerdote, Luca Manaria. Ciò è ancora ravvisabile nella disposizione architettonica, come ad esempio nella scansione ritmica delle finestre, che sembra rispondere a quell’unica tavola dedicata all’architettura presente nel De prospectiva pingendi, il celebre trattato sulla prospettiva lasciatoci dall’artista. Il progetto completato non fu però visto da Piero, che morì infatti prima della sua ultimazione. L’incendio menzionato dal Vasari, forse di origine dolosa, colpisce l’edificio quando era ancora di proprietà della famiglia Franceschi. In seguito la casa ha avuto vari passaggi di proprietà: da Luigi Graziani, che l’aveva ricevuta in dote sposando una Franceschi, e che fu l’autore della ripristino dopo i danni dell’incendio, ai Gherardi, fino ai Collacchioni, la famiglia tristemente nota anche per aver depauperato l’edificio dell’affresco di mano di Piero che ancora si conservava. Fortunatamente, grazie all’interesse dell’indimenticato storico dell’arte Mario Salmi, la casa fu acquistata dal Demanio, stipulando un contratto per destinarla a un centro studi dedicato al pittore.

Il retro della casa di Piero della Francesca, dove si trovava l'entrata originale prima del rifacimento dell'artista
Il retro della casa di Piero della Francesca, dove si trovava l’entrata originale prima del rifacimento dell’artista
La facciata della casa di Piero
La facciata della casa di Piero
I giardini Piero della Francesca prospicienti alla casa dell'artista con la statua dedicata al biturgense di Arnaldo Zocchi
I giardini Piero della Francesca prospicienti alla casa dell’artista con la statua dedicata al biturgense di Arnaldo Zocchi
La targa posta in facciata
La targa posta in facciata
Il portale originale nell'atrio
Il portale originale nell’atrio

A seguito di un lungo restauro e con l’istituzione della Fondazione Piero della Francesca, nel 1990 l’edificio assume finalmente una finalità pubblica, sia come centro di studi, spazio per esposizioni, e dotandosi nel tempo di una collezione aperta al pubblico, con la finalità di valorizzare la memoria del grande artista.

Oggi, benché l’edificio sia in parte modificato da quando era abitato da Piero con la sua famiglia, è evocata un’atmosfera che permette al visitatore di rivivere gli spazi di vita dell’artista, tutto questo senza affidarsi a facili quanto discutibili soluzioni d’arredo, ma lasciando invece la possibilità all’architettura di esprimersi al meglio. Nell’atrio con volte a crociera, che accoglie il visitatore, ad esempio, si trovano ancora gli elementi lapidei originali probabilmente voluti dall’artista nella risistemazione, come il portone con architrave decorato a fiori di cardo e palmette, che sembra essere stato ridipinto anche nello sfondo della Flagellazione, oggi a Urbino, e qui si trova anche lo stemma della famiglia in pietra serena, un tempo collocato all’esterno. Si passa poi per un grande salone, con un’esposizione che funge da approfondimento bibliografico di Piero, qui infatti sono disposte diverse pubblicazioni, tra cui i testi di Luca Pacioli tra i primi a citare Piero della Francesca, e appellarlo “monarca della Pittura a’ suoi dì”. Si passa poi a pubblicazioni di autori inglesi, tedeschi e francesi che ebbero il merito ancor prima degli italiani di riscoprire Piero, e poi ancora le opere di Roberto Longhi, fra cui la monografia del 1927, fondamentale per la ripresa degli studi in Italia. Sempre nella stanza si trova una scultura in terracotta policroma attribuita ad Angelo Tricca, con un Ritratto di Piero giovanile proveniente dai depositi del Museo Civico di Sansepolcro, così come i due sportelli dipinti, che per lungo tempo hanno custodito la Madonna della Misericordia, del celebre polittico, che nel XVII secolo era stato scomposto e reimpiegato in un altare di gusto barocco.

Segue una stanza dedicata alla mostre temporanee, talvolta anche installazioni contemporanee, e successivamente la ricostruzione di uno studium, spazio di ricerca che Piero e Luca Pacioli avevano a Sansepolcro, dove sono esposte edizioni dei trattati e alcuni poliedri, forme geometriche complesse che interessarono ambedue gli studiosi biturgensi, e una tarsia in deposito dal Museo Civico, parte di un coro ligneo del XV secolo che Salmi ha ricondotto a scuola pierfrancescana per il grande interesse prospettico che queste tavole mostrano.

Sempre al piano terra è presente anche un sala con grottesche che espone nelle vetrine alcune smaglianti ceramiche con motivi naturalistici e copricapi, ispirati agli affreschi del Ciclo della Vera Croce e realizzati nel 1992 per la mostra Con gli occhi di Piero. Continuando al piano terra si incrociano alcuni spazi funzionali alle riunioni della Fondazione e adibiti a biblioteca. Poi la visita si sviluppa a un piano inferiore, quello della casa antica: scendendo da uno scalone monumentale, si arriva a un chiostro con pozzo, impreziosito da soffitto a volte con raffinati peducci in pietra, e da altri ambienti. In questi spazi si trovavano probabilmente anche le cucine, oggi evocate da un camino non dell’epoca, e poi vi sono alcune installazioni multimediali, che permettono di conoscere le opere e gli studi di Piero.

La prima sala dedicata all'approfondimento bibliografico
La prima sala dedicata all’approfondimento bibliografico
Lo studiolo
Lo studiolo
Il trattato De prospectiva pingendi aperto alla pagina che mostra gli interessi architettonici di Piero
Il trattato De prospectiva pingendi aperto alla pagina che mostra gli interessi architettonici di Piero
La sala delle grottesche
La sala delle grottesche
L'installazione 3d dedicata a Piero
L’installazione 3d dedicata a Piero
La chiostra della “casa vecchia”
La chiostra della “casa vecchia”
La vista su Sansepolcro dalla loggia
La vista su Sansepolcro dalla loggia
La collezione di gioielli dell'artista Giulio Manfredi
La collezione di gioielli dell’artista Giulio Manfredi
La sala adibita a conferenze dove fu ritrovato l'Ercole
La sala adibita a conferenze dove fu ritrovato l’Ercole
La targa originale posta dopo l'asportazione dell'affresco
La targa originale posta dopo l’asportazione dell’affresco

Invece al piano superiore, ancora parte di quella che i documenti ricordano come “casa nuova”, si trova una splendida loggia che affaccia sul centro storico di Sansepolcro, praticamente rimasto immutato, da quando in questi spazi si affacciava Piero, tra cui il campanile della badia, che l’artista ha probabilmente ripreso anche in alcuni suoi dipinti. Qui è esposta anche una selezione di sontuosissimi gioielli del piacentino Giulio Manfredi, artista, designer e maestro orafo celebrato in tutto il mondo.

Alcuni di essi sono stati realizzati filologicamente, cioè ripresi dalle opere di Piero e in particolare dalla Pala di Brera, che mostra un campionario molto vario di collane, spille, e preziose croci, o come la splendida corona posata sulla testa della Regina di Saba negli affreschi di Arezzo; altri invece sono invenzioni moderne del designer, suggestionate però dai dipinti del biturgense.

Ci si introduce poi nella grande sala dove si tengono conferenze e convegni di importante levatura culturale, seguitissimi anche online. Lo spazio è attiguo alla stanza un tempo camera da letto dell’artista. Tra il 1860 e il 1870, sul muro sopra la porta venne ritrovato l’affresco, a lungo scialbato, dell’Ercole, dipinto da Piero, nonché unica sua opera conosciuta di soggetto mitologico. Quel “gigante troppo nervoso”, come ne scrisse Longhi, fu tristemente staccato e venduto dai proprietari dell’epoca, la famiglia Collacchioni, che pensò di compensare la perdita con un’epigrafe, ancora oggi presente. L’affresco, purtroppo non tutelato dalle leggi di allora, oggi si trova presso l’Isabella Stewart Gardner Museum a Boston, e rappresenta il semidio in atteggiamento di contemplativo riposo, simbolo della cultura umanistica. Benché non sia ancora l’iconografia dell’Ercole al Bivio, l’affresco anticipa la tematica delle virtus che in seguito avrebbero avuto ampia fortuna nelle case d’artista e degli intellettuali, dimostrando come Piero della Francesca avesse raggiunto un accresciuto prestigio sociale.

La casa di Piero della Francesca pertanto non solo si attesta come uno splendido museo grazie ad una suggestiva architettura d’epoca, che ancora oggi mostra in parte le ricerche estetiche, architettoniche e prospettiche di Piero, che qui visse e operò, ma trova compendio anche nelle collezioni, variegate e disposte con gusto e sobrietà, senza eccedere in arbitrari revival. Inoltre, il fatto che trae la sua principale ragione d’essere non tanto dalla fruizione turistica, ma dalla volontà di promuovere la ricerca dedicata all’artista, grazie al serio impegno della Fondazione coadiuvata da un comitato scientifico con nomi di primo piano della storia dell’arte nazionale e internazionale, rende la casa natale di Piero della Francesca una delle più riuscite e meritorie case d’artista musealizzate attive sul territorio italiano.


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Jacopo Suggi

L'autore di questo articolo: Jacopo Suggi

Nato a Livorno nel 1989, dopo gli studi in storia dell'arte prima a Pisa e poi a Bologna ho avuto svariate esperienze in musei e mostre, dall'arte contemporanea, alle grandi tele di Fattori, passando per le stampe giapponesi e toccando fossili e minerali, cercando sempre la maniera migliore di comunicare il nostro straordinario patrimonio.



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