Il visitatore che trovandosi a Firenze vuol farsi un’idea quanto più completa degli interessi collezionistici della corte toscana nei 290 anni di vita del Granducato, non potrà limitarsi ad ammirare i roboanti capolavori pittorici degli Uffizi o le sfarzose sale adorne di opere della Galleria Palatina, ma dovrà necessariamente regalarsi la scoperta anche del meraviglioso Tesoro dei Granduchi.
Il museo trova spazio nello splendido Palazzo Pitti, edificio di origine quattrocentesca, ma in seguito continuamente rimaneggiato, che dalla metà del XVI secolo, acquistato dai Medici, divenne residenza principale dei Granduchi di Toscana, non solo della famiglia fiorentina ma anche della dinastia degli Asburgo-Lorena. Il Tesoro dei Granduchi si distribuisce in quelli che furono gli ambienti dell’appartamento estivo della famiglia Medici: quattordici sale al piano terra dell’ala laterale e tredici nel soprastante mezzanino.
Noto fino al 2015 come Museo degli Argenti, ha cambiato titolazione con quella di “Tesoro dei Granduchi”, nome più accattivante e più rappresentativo delle collezioni custodite rispetto al precedente, esso è un prezioso scrigno affrescato da importanti artisti e contiene capolavori d’arte applicata e d’artigianato, ori, argenti, artefatti in ambra, avorio e tutti i più lussuosi materiali che solleticavano il raffinato gusto collezionistico dei Granduchi toscani.
Spesso è chiamato erroneamente anche “Tesoro dei Medici”, volendo evidenziare i primi proprietari di questi lussuosi spazi decorati in occasione del matrimonio fra Ferdinando II e Vittoria della Rovere avvenuto nel 1637, e perché qui si conservano i tesori della famiglia, dai vasi di Lorenzo il magnifico, ai cristalli appartenuti a Francesco I, le ambre di Maria Maddalena d’Austria consorte di Cosimo II, solo per citarne alcuni.
Ma il museo espone oggetti raccolti nel tempo anche dai regnanti della dinastia lorenese, tanto che la precedente titolazione era desunta dal “Tesoro di Salisburgo”, ovvero le collezioni di argenti che erano state raccolte dai vescovi di Salisburgo e di Würzburg, e che furono “razziate” da Ferdinando III di Lorena che le portò con sé a Firenze.
Le decorazioni della splendida sala di rappresentanza affrescate dal pittore del Valdarno, Giovanni da San Giovanni, e da altri importanti artisti come Cecco Bravo, Ottavio Vannini e Francesco Furini, volevano con un complesso programma iconografico esaltare e propiziare l’unione delle due importanti famiglie, anche attraverso l’immagine di Lorenzo il Magnifico, che se non fu l’iniziatore delle fortune medicee, ebbe sicuramente un ruolo di massima importanza. Il Magnifico è omaggiato anche nel percorso museale, dove in una sala si raccolgono i vasi in pietre dure che l’avveduto mecenate aveva collezionato. Generalmente si tratta di artefatti antichi, di manifattura romana, veneta o bizantina, che Lorenzo si premurò di far decorare e siglare. Più avanti si scoprono altri magnifici tesori come il Reliquiario della santa croce, una croce in argento dorata e impreziosita da pietre preziose e cristalli, che fu realizzato da un orafo francese per Cristina di Lorena, o la sinuosa architettura dello Stipo d’Alemagna, realizzato in ebano intagliato con pannelli in commesso e dipinti, che custodiva un tempo le gemme e altre preziosità collezionate da Ferdinando II de’ Medici.
Sono raccolti inoltre i preziosi cristalli che un tempo facevano bella mostra nella tribuna degli Uffizi, spesso di manifattura milanese, dai bizzosi stilemi manieristi. Un’altra delle pregiate meraviglie custodite in queste sale è la celebre Fiasca in lapislazzuli, capolavoro di Bernardo Buontalenti con l’intervento di orafi fiamminghi. Altro artista che ebbe un ruolo importante nella produzione manifatturiera fiorentina fu Giovan Battista Foggini, di cui il museo espone uno splendido stipo dalle volute barocche. Il percorso poi continua tra preziose e ardimentose sculture in avorio, gli splendidi cammei, intagli e gioelli che appartennero a casa Medici, di cui forse il più celebre è il Cammeo di Cosimo I in onice, che raffigura il Granduca con la consorte Eleonora di Toledo. Gli argenti del tesoro di Salisburgo esibiscono invece la calligrafica perizia di artigiani e orafi del nord Europa, mentre un ricco nucleo testimonia i manufatti provenienti dai paesi d’oltremare che mostrano i contatti del Granducato con regni lontanissimi, così come testimonia anche la sontuosa raccolta di porcellane orientali.
Questi ricchissimi e variegati nuclei rivelano l’evolversi di mode e di gusti nel mondo dell’artigianato di lusso, e la grande curiosità collezionistica dei regnanti toscani.
L'autore di questo articolo: Jacopo Suggi
Nato a Livorno nel 1989, dopo gli studi in storia dell'arte prima a Pisa e poi a Bologna ho avuto svariate esperienze in musei e mostre, dall'arte contemporanea, alle grandi tele di Fattori, passando per le stampe giapponesi e toccando fossili e minerali, cercando sempre la maniera migliore di comunicare il nostro straordinario patrimonio.